…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

domenica 30 settembre 2012

Non posso dirti

Non posso dirti quanto mi sei caro
Perché è un segreto che neanch’io conosco.
E s’anco lo sapessi non saprei
Esporre il senso d’un tale mistero.
T’amavo allor, quand’era primavera
Pel nostro amore, e un senso dell’eterno,
Puro e perfetto, cogliere in un attimo
Era dato, a me bimba, nel tuo amplesso.
T’amavo allor che, fàttasi l’estate,
I sogni della gioventù, selvaggi,
Belli e ideali, seppur veri ancora,
Eran rischiosi ormai, quasi irreali,
Come alla luna i baci di Endimione.
Ma adesso che l’autunno fa ingiallire
Tutte le foglie e trenta lunghi anni
Han stagionato il nostro lungo amore,
Com’è saldo e sicuro e ricco e colmo
Il solaio che accoglie i nostri frutti
Vita Sackville-West

E mi chiede, come va?

E mi chiede, come va? […] Potrei dire: adesso che ti vedo capisco quanto mi sei mancata, e la sola idea che tu sparisca di nuovo mi fa morire, ti amo, ti amo, ti amo e se mi rispondi `sarai mica scemo´, giuro che mangio tutti questi pesci crudi e due chili di pane con la mollica poi mi butto nella pozza gelida, mi verrà una congestione, annegherò e avrai rimorso tutta la vita.
Alla fine dico soltanto: va bene, insomma, e tu?
Stefano Benni, Saltatempo.

Prendimi la pelle

Prendimi la pelle di un tempo,
divino amore,
quella scorticata e precisa
che hanno dato le mie labbra:
le mie labbra sono ombre funeste.
Prendi i miei baci, amore,
prendimi la polvere delle ali,
perchè possa volarti sul cammino,
io, fantasma giocoso degli specchi.
Alda Merini

Che ci sono persone

Che ci sono persone alle quali semplicemente non piacete, qualsiasi cosa facciate. Che nonostante pensiate di essere furbi, non lo siete molto. Che oltre il cinquanta per cento delle persone con una dipendenza da Sostanza è contemporaneamente affetto da qualche altra forma di disturbo psichico. Che il sonno può essere una forma di fuga emozionale e che, seppure con un certo sforzo, si può abusarne. Che la privazione intenzionale del sonno può essere anch’essa una fuga dalla realtà di cui si può abusare.Che non occorre amare qualcuno per imparare da lui/lei/esso. Che la solitudine non è una funzione di isolamento. Che la validità logica di un ragionamento non ne garantisce la verità. Che le persone cattive non credono mai di essere cattive, ma piuttosto che lo siano tutti gli altri. Che è possibile imparare cose preziose da una persona stupida. Che è statisticamente più facile liberarsi di una dipendenza per le persone con un Qi basso che per quelle con un Qi più alto. Che le attività noiose diventano perversamente molto meno noiose se ci si concentra molto su di esse. Che se il numero sufficiente di persone beve caffè in una stanza silenziosa, è possibile sentire il rumore del vapore che si leva dalle tazze. Che a volte agli essere umani basta restare seduti in un posto per provare dolore. Che la vostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi. Che esiste una cosa come la cruda, incontaminata, immotivata gentilezza. Che è possibile addormentarsi di botto durante un attacco d’ansia. Che concentrarsi intensamente su qualcosa è un lavoro duro. Che la dipendenza è un disagio o una malattia mentale o una condizione spirituale (quando si dice « poveri di spirito » ) o una forma di Disturbo Ossessivo-Compulsivo o un disturbo affettivo e del carattere. Che la maggior parte delle persone con una dipendenza da Sostanza è anche dipendente dal pensare, nel senso che ha un rapporto compulsivo e insano con il proprio pensiero. Che è semplicemente più piacevole essere felici che incazzati. Che le persone di cui avere più paura sono quelle che hanno più paura. Che ci vuole grande coraggio per mostrarsi deboli. Che gli effetti di troppe tazze di caffè non sono per niente piacevoli nè intossicanti. Che praticamente tutti si masturbano. E tanto, a quanto pare. Che il cliché « Non so chi sono » sfortunatamente si rivela più di un cliché. Che gli altri, anche se sono stupidi, riescono spesso a vedere cose di voi che voi non riuscite a vedere. Che è consentito volere. Che tutti sono identici nella segreta tacita convinzione di essere, in fondo, diversi da tutti gli altri. Che questo non è necessariamente perverso. David Foster Wallace - Infinite Jest

sabato 29 settembre 2012

Il tuo dolore

Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio
che racchiude la tua capacità di comprendere.
E se potessi mantenere il cuore
sospeso in costante stupore
ai quotidiani miracoli della vita,
il dolore non ti sembrerebbe
meno meraviglioso della gioia;
e accetteresti le stagioni del tuo cuore,
come hai sempre accettato
le stagioni che passano sui tuoi campi.
Gibran Khalil - da “Parole sussurrate”

Notte di buona solitudine

Ascolta, il più lontano uccello del mondo canta.
La notte è fluida, estesa, integra.
I gerani
e le fronde più chiassose di stagione, ascoltano la luna.
Le scale sono di fronte al palazzo
la porta ha il lume in mano
e la brezza è in profusione,
ascolta, lontano, la strada chiama i tuoi passi.
I tuoi occhi non sono l’ornamento dell’oscurità.
Scuoti le palpebre, indossa le scarpe, e vieni.
Vieni fin dove le ali di luna toccano le tue dita
dove il tempo si siede con te sulla roccia d’argilla
E i salmi notturni, chiamano a se, come un canto, il tuo corpo.
Lì, troverai il vecchio pio che ti dirà:
la miglior cosa è giungere a un sguardo irrorato da vicenda d’amore.
Sohrab Sepehri

Brindisi

Lascia il vino sul desco. Guarda come
un nuovo inverno d'orizzonti oscuri
- legna e nuvole, freddo e aridità -
fantastico e insondabile si mostra.
Beviamo ancora. Sian le nostre anime
di cenere e di tulle, e che districhino
l'infinita matassa della morte.
Entrino nell'inverno della spina,
e le tele di ragno lacerate
e si divida il fumo quieto e bianco.
Obliata la nostra arida carne
e rigida marcisca, e noi si stia
per sempre nella grigia penitenza.
Bevi, se l'aria è cieca. Bevi e guarda
il profondo e crudele inverno ampliarsi
ricurvo alle sue luci nuvolose.
Condannato sprofondo. Il mio futuro
un magro inverno, gelido, insondabile.
Manuel Altolaguirre

Se esco vestita ubbidiente

Se esco vestita ubbidiente alla stagione
- il giorno prima c'era un freddo orrendo -
e chiuso pacco pesante mi trasporto
alle mie tante insipide faccende
e camminando all'ombra arrivo al sole
e poi mi trovo a slacciarmi la sciarpa
e dopo un po' quel mio denso cappotto
tenuto aperto dalle mani in tasca
diventa lieve coda che svolazza
- non per il vento, perché il sole è fermo -
dietro i miei passi ormai più lenti e laschi
languidamente incerti sul da farsi,
quasi che fosse tuo il merito del caldo,
tutta scaldata da questo fermo sole
che posso fare? corro a cercarti,
ho questa scusa, ti devo festeggiare.
( Ma io verrei di corsa anche se piove. )
Patrizia Cavalli

Invidia

Sono invidioso.
                            Un segreto
che non ho mai rivelato a nessuno.
Io so
        che da qualche parte
vive un monello
                               e l’invidio
da morire.
L’invidio
                per come sa fare a pugni;
non ero io così leale e coraggioso.
L’invidio
                per come ride;
non sapevo ridere così da bambino.
Lui se ne va in giro
                                    tutto lividi e graffi,
io ero sempre pettinato,
                                              senza cicatrici.
Tutti i brani
                       che saltavo nei libri
lui non li salterà.
                              Anche in questo è più forte.
Sarà onesto
                      e implacabilmente leale
nel difendere il bene,
                                        la verità
e dove io buttavo la penna:
“Tanto a che vale…”,
lui prendendo la penna
                                             dirà
“Oh, se vale!”.
Se il nodo  non saprà sciogliere,
lo taglierà,
mentre io
                 non saprei che fare.
E se amerà
                   non potrà disamare,
mentre io non farò
che innamorarmi
                                  e di nuovo smarrire l’amore.
Terrò nascosta l’invidia.
Cercherò di sorridere,
                                          facendo lo sciocco:
“Qualcuno deve pur sbagliare,
qualcuno deve pur campare
                                                        da sbalestrato…”.
Ma benché cerchi di convincermi:
“A ciascuno il suo destino…”
non potrò
                  dimenticare
                                         quel monello
che darà frutto più di me.
                                                                Evgenij Evtušenko

Ah se in questo silenzio

Ah se in questo silenzio
con questa purezza
tu diventassi terra tra le mie braccia,
in questo silenzio, con questa purezza
tra le mie braccia
sotto l’ombrello dei miei capelli
quando il terreno del mio giovane corpo
ti beve
come una pioggia delicata
o una carezza di luna
Forugh Farrokhzad

Piove

Piove nella mia anima. Domani i prati saranno ancora più verdi, l’aria frizzante e il sole caldo.
Diluvia nella mia anima. Domani i fiumi rientreranno dopo aver travolto tutto, lasciando pulito un terreno impervio ed impuro.
Oggi la mia anima piange, ma aspetto domani col sorriso.

Judicael Ouango Kiswendsida

Mi guardo bene..

Mi guardo bene dal tenermi in gola le parole: ho passato gran parte della mia vita a non dire le cose che volevo dire, e me ne sono pentito.La nostra natura ci impone di mandare messaggi subliminali, comunicare con i gesti, perchè abbiamo paura di esporci per come siamo. Anche a noi stessi. Quando tutto sarà finito sono sicuro che mi verrà concesso un minuto per ripensare a tutte le volte che volevo urlare cosa sentivo, ma sono stato zitto per paura di non essere capito, e rimpiangerò gli obbiettivi che ho abbandonato perchè il timore di fallire mi ha impedito di perseguirli. Questa vita è una puttana e probabilmente mi spezzerà il cuore, ma cazzo, sono innamorato. Va così, Rhum e Pera, perchè ci sono dei momenti forti che ti lasciano l’amaro in bocca, e altri talmente belli da farti dimenticare quel retrogusto sgradevole che ha la vita. Se davvero Dio mi odia, mi accorgerò di aver finito il succo di frutta soltanto dopo aver bevuto l’ultimo bicchiere di rhum, e resterà un cattivo sapore sul mio palato. Ma sarò troppo ubriaco per rendermene conto.
Charles Bukowski

Il suo sperma

Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e  mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.
Alda Merini

venerdì 28 settembre 2012

Poesia senza titolo n. 1

Noi due,
così freddi.
Con gli sguardi rivolti
in amori diversi.
Edmond Çali

Dentro la notte

Notte di amore e rabbia che si consuma
dietro una finestra di silenzio.
Notte che non da tregua alla vita
che non tace il suo grido,
che non s’arrende alla violenza
delle tenebre ove recita la morte
che volto non vuole.Notte di gesti osceni e di voci
di terre lontane.
Notte lucide di pioggia e di tristi
puttane.
In lei il regno globale della disperazione
di chi niente è padrone,
attraversata da auto veloci e fiammanti
che fendono come lame taglienti,
il buio dilaniano con attimi di verità
dolorose e indecenti.
Immediata è chiusa la ferita e torna
a ghignare sulla putrida preda.
Ciondolanti ubriachi residui
dimenticati di vita senza vittorie,
arrancano nelle vie con le loro storie
tra sogni e illusioni.
Ululano alla luna che ignora
e arrogante è complice della notte
senza anima pietosa.
Claudio Pompi

Il pianto dei tamburi

Ascolta il pianto
dei tamburi sulle mani
la commozione del mare adirato
il risveglio della luna dimezzata
l’inganno di un gioco di parole
morde le righe del mio quaderno
che fuggono senza senso
come l’altra metà della luna
timida e silente
quando gridano i tamburi.
Mario Benedetti

Non sono buona ad aspettare

Non sono buona ad aspettare. Aspettare senza sapere è stata la più grande incapacità della mia vita. Nell’attesa ho avuto lo spazio per costruire enormi impalcature di significato, e dieci minuti dopo farle crollare, per mia stessa mano. Poi riprendere da un punto qualunque, correggere il tiro di qualche centimetro per rendere la costruzione immaginata più solida. Vederla crollare di nuovo. […] Io non so aspettare e non voglio farlo, nell’attesa i mostri prendono forma e si ingigantiscono, mangiano le ore per crescere e mangiarmi. 
Valeria Parrella, Lo spazio bianco
 

Nei pensieri

Pensarti
e pensare a te
e pensare soltanto a te
e pensare a berti
e pensare ad amarti
e pensare a sperare
e sperare e sperare
e sperare sempre più
di rivederti sempre
Non vederti
e nei pensieri
non soltanto pensarti
ma già berti
e già amarti
E soltanto allora aprire gli occhi
e nei pensieri
soltanto allora vederti
e poi pensarti
e poi di nuovo amarti
e poi di nuovo berti
e poi
vederti sempre più bella
e poi vederti pensare
e pensare
che ti vedo
E vedere che posso pensarti
e sentirti
anche se
per tanto tempo ancora non potrò vederti.
Erich Fried

Piccola veglia notturna

Se Nulla è venuto
a consolarmi
forse anche il mio prossimo visitatore
si chiamerà di nuovo Nulla
Allora dovrò domandare:
«Scusi, Lei si chiama Di nuovo Nulla
o Contro il Nulla
che naturalmente sarebbe l'opposto
perché in tal caso
Lei sarebbe
un avversario
del Nulla?»
Ma temo
che a questo
non risponderebbe
nulla
E allora sarei
rimasto sveglio
per nulla,
proprio per nulla
Erich Fried

Senza bussare

Se ti vorrò bene, puoi entrare da me
senza bussare
ma rifletti a fondo,
ti farò stendere sul mio pagliericcio
paglia frusciante si respira con la polvere.
 Ti porterò acqua fresca nella brocca
e prima che tu te ne vada pulirò le tue scarpe
qui nessuno ci disturba,
in pace puoi rattoppare curva le nostre cose.
Il silenzio è un gran silenzio, parlo anche a te se parlo
e se sei stanca ti puoi accomodare sulla mia unica sedia,
se fa caldo puoi toglierti sciarpa e colletto
se hai fame ti do della carta pulita per piatto
e se c'è dell'altro
lasciane allora anche a me, pur io
sono sempre affamato.
 Se ti vorrò bene, puoi entrare da me
senza bussare
ma rifletti a fondo,
mi dispiacerebbe se poi tu mi evitassi a lungo.
Attila József

Ma ecco il pensiero della vita le si stanca

Ma ecco il pensiero della vita le si stanca, l'idea
di sé le si disfa dentro,
nube sottomarina
sfioccata in movimento
verso un'altra nebulosa malferma - chi sa
se ancora lei - lei in un tempo diverso? - no,
nessuno può saperlo, e lei meno che meno che fluttua
sbattuta dalle correnti del fondo
e si perde a brano a brano, tutta, strada facendo.
Ma, prima, ancora un guizzo
di riluttanza - a che cosa, si domanda,
dov'è l'indelebile corallo, il passato, a quello voglio afferrarmi.
Ma niente. Il folto, il troppo ramoso
la confonde, la disunisce. E
"finiscimi" sussurra
allo squalo invisibile tant'è
silenzioso e trasparente che adesso la smembra,
"rinascimi" grida a una madre eterna onnipresente sott'acqua
e in quella alza uno sguardo annegato
allo scoglio di mutismo
dell'uomo fermo di fronte
che da quando - da secoli? - la osserva.
La osserva - ahi, ahi, - o l'aspetta al guado?
Non sa, del resto ancora un poco, ne è certa,
e poi le parrà strano, provato quasi da un'altra
- da un'altra o da nessuno? - pensa, quel dubbio, quello sgomento.
Tutto questo che forse nemmeno lei ricorda,
l'oscuro, il momentaneo,
l'obliterato della sua esistenza -
questo mi perdo a pensare, questi grumi
di vita dissipati dal mondo
eppure impressi a fuoco in una sua memoria latente
da cui non mi distinguo in nulla io scriba
altro da quello non essendo, da quella e dalla sua sofferenza.
da "Il filo perduto dell'avvenimento" - Mario Luzi

Le parole

Le parole non hanno occhi né gambe,
non hanno bocca né braccia,
non hanno visceri
e spesso nemmeno cuore,
o ne hanno assai poco.
Non puoi chiedere alle parole
di accenderti una sigaretta
ma possono renderti più piacevole il vino.
E certo non puoi costringere le parole
a fare qualcosa che non voglion fare.
non puoi sovraccaricarle
e non puoi svegliarle quando decidono di dormire.
Qualche volta gli scrittori
si uccidono
quando le parole li lasciano.
Altri scrittori
fingeranno di averle ancora
in pugno
anche se le loro parole
sono già morte e sepolte.
Le parole sono
uno dei più grandi
miracoli al mondo,
possono illuminare
o distruggere menti,
nazioni,
culture.
Le parole sono belle
e pericolose.
Se vengono a trovarti,
te ne accorgerai
e ti sentirai
il più fortunato
della terra. Nient'altro avrà più
importanza
e tutto sembrerà importante.
Ti sentirai
il dio sole,
riderai del tempo che fugge,
ce l'avrai fatta,
lo sentirai
dalle dita
fino alle budella,
e sarai diventato,
finché
dura,
un fottutissimo scrittore
che rende possibile
l'impossibile,
scrivendo parole,
scrivendole,
scrivendole.
Charles Bukowski

E ricorda...

E ricorda, se una cosa fa male, vuol dire che qualcosa dentro di te è stato represso. Quindi, invece di evitare il dolore, entraci dentro. Lascia che faccia terribilmente male. Lascia che faccia male completamente, così la ferita è totalmente esposta. Quando è del tutto esposta , la ferita comincia a guarire. Se eviti questi spazi un cui senti dolore, rimarranno dentro di te e ti ci imbatterai di continuo. 
Osho

giovedì 27 settembre 2012

Non possiamo finire in questa terra di mezzo

Non è sano che il tempo trascorra così. Non per noi. Non siamo amici, né lo saremo mai. Siamo stati amanti prima ancora di conoscerci. Ci siamo scambiati la carne forsennatamente. E ora è così strana questa cortesia che è scesa tra noi. La guardo e mi chiedo che c’entriamo io e lei con queste acque morte. Non può finire così, senza un grido, senza niente. Se un demonio deve caderci addosso, che ci bruci. Non possiamo finire in questa terra di mezzo.
Margaret Mazzantini

Gli amori impossibili non finiscono mai

Ho passato con lui tutta la vita, stava con me anche quando non c’era… nella mia testa io dormivo con lui e con lui mi svegliavo la mattina.
Tutti questi anni non ho mai cessato di amarlo, è stata una cosa bella ma insopportabile.
Gli amori impossibili non finiscono mai, sono quelli che durano per sempre.
Dal Film: Mine Vaganti.

Vite parallele

...mi manca il mondo parallelo in cui saremmo stati, nonostante tutto, felici.
Il mondo in cui mi avevi scelto e io, per te, avrei buttato tutto alle ortiche.

Fedeltà

Ecco che cos'è fedele: il muro che si sgretola,
ma non è da solo in questo,
poiché si sgretola anche con la statua
che in cima reca...
Come dunque dimenticare
quello che accadrà quando l'universo
che è in fuga dinanzi a se stesso
si incontrerà con se stesso!
Vladimir Holan

Il destino

-Il destino non ha bisogno di abituarsi
né di disabituarsi, esso condanna.
È allo stato puro lui, l'invisibile...
-E le sue crudeltà? Il suo ghigno?
-Ha bisogno di noi come testimoni o come vittime…
-Sì, ma qualcuno fra di loro mente,
e questo in una tale lontananza
che solo da lì lo si sente...
-Il destino, come la musica, non sa niente dello spazio.
Salvo in quei momenti in cui per imprudenza...
-Pensate alla guerra, non è vero?
-Ha bisogno di noi come vittime
o come testimoni...
Vladimir Holan

Per sempre?

È che siete stata qui, cosciente troppo
di voi stessa, e non meno grande,
anche se solo piena di promesse!
E ancora adesso trema la tenda
come testimone della vostra partenza,
testimone che non si può persuadere
perché ha passato il suo limite!
Ma sarà questa mia veglia a mezzanotte,
la veglia senza una sera
e senza un mattino e in misura più grande
di ogni afflizione, quando con insensibile
sentimento indovinerò
dove vi siete fermata
e dove in verità siete...
Vladimír Holan

A una donna

A voi questi versi, per la grazia consolatrice
dei vostri grandi occhi dove ride e piange un dolce sogno,
per la vostra anima pura e così onesta, a voi
questi versi dal fondo del mio violento sconforto.
Perché, ahimè!
L’incubo orrendo che mi tormenta
non mi dà tregua e infuria, folle, geloso,
come branco di lupi si moltiplica
e si accanisce sul mio destino che insanguina!
Oh!
Io soffro, soffro terribilmente, così tanto
che è un’ècloga, in confronto al mio, il primo gemito
del primo uomo scacciato dall’Eden.
E gli affanni che voi potete provare
sono rondini in un cielo pomeridiano,
- mia cara, -
intiepidito da un bel giorno di settembre.
Paul Verlaine

Sono innamorato?

Sono innamorato?
Sì, poiché sto aspettando.
L’altro, invece, non aspetta mai.
Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta;
cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo;
ma a questo gioco io perdo sempre:
qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato,
esatto, o per meglio dire in anticipo.
La fatale identità dell’innamorato non è altro che:
io sono quello che aspetta.
Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso

mercoledì 26 settembre 2012

Ti ho atteso

Ti ho atteso come Penelope aspettava Ulisse, come Giulietta aspettava
Romeo, come Beatrice aspettava Dante per riscattarlo.
Il vuoto della steppa era affollato dai ricordi di Te,
dei momenti passati insieme, dei luoghi nei quali siamo stati,
delle nostre gioie e delle nostre discussioni.
Ma quando guardavi indietro, verso le orme dei miei passi,
non ti vedevo. Ho sofferto molto.
Ho capito che avevo imboccato un cammino senza ritorno,
e mi sono resa conto che, quando agiamo così,
non possiamo fare altro che continuare per quella strada.
Allora sono andata da un nomade che avevo conosciuto tempo prima,
gli ho chiesto di insegnarmi a dimenticare la mia storia personale,
ad aprirmi all’amore che è presente in ogni luogo.
Con lui, ho cominciato ad apprendere la tradizione del Tengri.
Un giorno, guardandomi intorno, ho visto
quell’amore riflesso in un paio d’occhi:
nello sguardo di un pittore di nome Dos.
Ero molto addolorata: non potevo credere che fosse
possibile amare di nuovo. Lui non mi ha detto molte cose: mi ha solo
aiutato a perfezionare il russo, e mi ha raccontato che nella steppa
usano sempre la parola “azzurro” per designare il cielo, anche quando è
grigio – perchè sanno che al di sopra delle nuvole è sempre di quel
colore. Mi ha preso per mano, e mi ha aiutato ad attraversare queste
nuvole. Mi ha insegnato ad amare me stessa, prima che ad amare lui.
Mi ha rivelato che il mio cuore doveva servire me e Dio, e non essere
assoggettato alle necessità degli altri.
Mi ha detto che il mio passato mi avrebbe accompagnato per sempre:
tuttavia, quanto più fossi riuscita a liberarmi dei fatti e a concentrarmi solo sulle emozioni, tanto più avrei capito che nel presente esiste sempre uno spazio grande come la steppa, che dev’essere colmato con altro amore e altra gioia di
vivere.
Infine mi ha spiegato che la sofferenza nasce quando ci
aspettiamo che gli altri ci amino nel modo che immaginiamo, e non nella
maniera in cui l’amore deve manifestarsi – libero, incontrollato, pronto
a guidarci con la sua forza e a impedirci di fermarci.
Paulo Coelho – Lo Zahir

Il ricordo

 
Non esiste ricordo da abbandonare come fosse una fredda, stanca cenere cui più non somigliamo: ogni vero ricordo è ancora un richiamo, una verità che ci lavora nelle ossa, un febbrile atto di sfida al buio di domani…
GIOVANNI ARPINO, L’ombra delle colline

Corpo e anima

La mia anima è un globo di fuoco
Che si consuma senza fine.
Il mio corpo è uno straniero
A cui porto pane ed acqua tutti i giorni.
MURILO MENDES

Durata

La notte ci guarda tra il fogliame delle stelle.
Bella notte silenziosa. Verrà una notte
in cui non ci saremo. E anche allora
il granturco canterà le sue canzoni antiche,
le mietitrici s’innamoreranno accanto ai covoni,
e tra i nostri versi dimenticati
come tra le spighe gialle
un viso giovane, illuminato dalla luna,
guarderà, come noi stanotte, quella piccola
nube d’argento
che si piega e appoggia la fronte sulla spalla
dell’altura.
Ghiannis Ritsos

Non saprai mai

Non saprai mai che la tua anima viaggia
come in fondo al mio cuore, dolce cuore adottivo;
e che nulla, né il tempo, gli altri amori, gli anni,
impediranno mai che tu sia stato.
Che la beltà del mondo ha già il tuo viso,
di tua dolcezza vive, splende del tuo chiarore,
e all’orizzonte il pensieroso lago
narra soltanto la tua serenità.
Non saprai mai che porto la tua anima
come una luce d’oro che rischiara i passi;
che un po’ della tua voce suona nel mio canto.
Dolce fiaccola i tuoi raggi, dolce braciere la tua fiamma,
mi insegnano il cammino dei tuoi passi,
e un poco ancora vivi, perché ti sopravvivo.
Yourcenar Marguerite

Imbrogliando Il Destino

Mescolo le carte
imbroglio il destino.
Nascondo il dolore
mi gioco un sorriso.
Strappo l’angoscia
abbraccio la speranza.
Dai ancora un giro
per confondere il tempo.
La verità è crudele
nascondo anche quella.
Mi gioco il coraggio
chiedo del tempo.
Aggiungo dei giorni
trattengo le lacrime.
Non voglio compassione.
Vincerò, io lo so,
quest’ ultima mano.
Silvana Stremiz

L'Infinito di Tutto e di Niente

Ho imparato che il silenzio può uccidere
e che le parole lo fanno in continuazione,
che diciamo delle cose che non pensiamo
sono poi i gesti a confermarle o meno,
che possiamo rendere stelle le persone
o renderle una semplice nullità.
Ho imparato che l’uomo travolto dalla passione
dice un sacco di “stronzate”,
compie gesti eclatanti che sembrano” pieni”,
si rimangia tutto con una grande facilità.
C’è gente che professa il bene
e sembra guidarti verso l’infinito,
riempie il tuo universo di colori
di speranze, promesse e illusioni
lasciandoti l’infinito di niente.
C’é chi dice ti amo senza conoscerne il senso
chi dice ti odio ma ti riempie d’amore
chi ti riempie di tutto senza lasciarti niente.
C’é chi dovresti odiare ma continui ad amare
C’é chi parla dell’anima calpestando la tua
c’è chi insegna senza aver imparato
c’è l’infinito di tutto o di niente in ognuno di noi.
Silvana Stremiz

martedì 25 settembre 2012

Perchè negare l'evidente necessità del ricordo?

Come te anch'io ho cercato di lottare con tutte le mie forze contro la smemoratezza. E come te ho dimenticato. Come te ho desiderato avere un'inconsolabile memoria, una memoria fatta d'ombra e di pietra. Ho lottato da sola con violenza, ogni giorno, contro l'orrore di non poter più comprendere il perché di questo ricordo. Come te, ho dimenticato.
Perchè negare l'evidente necessità del ricordo? 
Da “Hiroshima mon amour” (1959) di Alain Resnais

La gente che mi piace

Mi piace la gente che vibra, che non devi continuamente sollecitare e alla quale non c'è bisogno di dire cosa fare perché sa quello che bisogna fare e lo fa. Mi piace la gente che sa misurare le conseguenze delle proprie azioni, la gente che non lascia le soluzioni al caso. Mi piace la gente giusta e rigorosa, sia con gli altri che con se stessa, purché non perda di vista che siamo umani e che possiamo sbagliare. Mi piace la gente che pensa che il lavoro collettivo, fra amici, è più produttivo dei caotici sforzi individuali. Mi piace la gente che conosce l'importanza dell'allegria. Mi piace la gente sincera e franca, capace di opporsi con argomenti sereni e ragionevoli. Mi piace la gente di buon senso, quella che non manda giù tutto, quella che non si vergogna di riconoscere che non sa qualcosa o si è sbagliata Mi piace la gente che, nell'accettare i suoi errori, si sforza genuinamente di non ripeterli. Mi piace la gente capace di criticarmi costruttivamente e a viso aperto: questi li chiamo "i miei amici". Mi piace la gente fedele e caparbia, che non si scoraggia quando si tratta di perseguire traguardi e idee. Mi piace la gente che lavora per dei risultati. Con gente come questa mi impegno a qualsiasi impresa, giacché per il solo fatto di averla al mio fianco mi considero ben ricompensato.
Mario Benedetti

Un uomo si fa straniero

Un uomo a un tratto si fa straniero a sé
ai suoi oggetti, alla sua casa, alla donna in cui riposa
e l’aria di ogni giorno su lui posa
come terra strato sopra strato.
Un uomo a un tratto si fa straniero
al suo corpo dissociato, alle molte membra delle quali
si abusa in movimenti infiniti.
E solo la sua testa è un serraglio di animali ammansiti.
E con le dita, nel linguaggio di chi non parla e non sente,
cerca di raccontare a se stesso brevemente
le cose che non disse mai a parole,
ma il suo sangue lentamente
lo soffoca come una cravatta e la rètina distende
una mappa di macchie alle pareti
con terre popolate dalla sola solitudine.
Ori Bernstein

Gente non convinta

Questa pioggia che cade per piazze e per strade,
e in caserma e in collina, va tutta sprecata.
Domattína le piante saranno lavate,
lungo i viali, e il cortile in caserma bel molle,
da sfangarci al ginocchio: i lavori che fanno in città
sembran tutti quest'acqua che cade sui tetti.
(Fuori, piova nel buio per tutte le strade,
finirà che domani per terra c'è l'erba).
Si è veduto stasera venire giù l'acqua
per i fossi, in collina, e la terra ingiallita
dalle foglie e dal fango. Ma, sopra il sentore
della terra, uno sterile tanfo di fiori
che succhiavano l'acqua, e tra i fiori, le ville
che grondavano pioggia. Soltanto dall'altro versante,
arrivare sul vento un sentore di vigna.
(Fuori, piova nel buio per piazze e per strade,
non importa: c'è un vino che viene a scaldarci
di un calore che ancora domani sapremo cos'è).
C'è un odore di pietra nel vento bagnato,
e per terra, soltanto rotaie. Le donne che passano
le conosce nessuno. Le donne in città
sono sempre diverse e non servono a niente.
Nel casino, là sì che gli odori son buoni
e le donne son brave. Ma vivono come in caserma
anche loro e il lavoro che fanno è una stupidità.
(Non importa. le donne verranno a scaldarci
di un calore che ancora domani sapremo cos'è).
Cesare Pavese

La Poesia

La poesia è la notizia dalle frontiere della coscienza. La poesia è quello che invocheremmo svegliandoci in una selva oscura nel mezzo del cammin di nostra vita. Una poesia è uno specchio che cammina lungo una strada alta piena di piaceri visivi. La poesia è la foglia metallica agitata dall’immaginazione, dovrebbe splendere all’esterno e quasi accecarti, è il sole trascorrente nelle maglie del mattino, è notti in bianco e bocche di desiderio, è fatta di aloni che si dissolvono negli oceani del suono, è la lingua di strada di angeli e diavoli, è un divano di cantori ciechi che hanno messo via i bastoni da passeggio. Una poesia dovrebbe innalzarsi all’estasi da qualche parte fra discorso e canto. Una poesia deve cantare e volare via con te oppure è un’anatra morta con un’anima di prosa. La poesia è l’anarchia dei sensi che dà senso. La poesia è tutte le cose nate con ali che cantano. Come un vaso di rose una poesia non dovrebbe essere spiegata. La poesia è una voce di dissenso contro lo spreco di parole e la folle pletora della stampa, è ciò che esiste tra le righe, è fatta con le sillabe dei sogni, è grida lontane lontane su una spiaggia quando si fa sera, è un faro che muove il suo megafono sul mare, è una foto della mamma col suo reggipetto che guarda fuori dalla finestra in un giardino segreto, è un arabo che porta tappeti colorati e gabbie per uccelli lungo le strade di una grande metropoli. Una poesia può essere fatta di comuni ingredienti casalinghi. Sta bene su una sola pagina e tuttavia può riempire un mondo, e sta bene nella tasca del cuore. La poesia è un cantore di strada che salva i gatti randagi dell’amore. La poesia è un pensiero da guanciale dopo il rapporto, è la distillazione di animali articolati che si chiamano gli uni con gli altri attraverso un grande golfo, è il frammento pulsante della vita interna, una musica che non si inceppa, è il dialogo delle nude statue, è il suono dell’estate nella pioggia e di gente che ride dietro a imposte chiuse in un vicolo di notte, è una lampadina spoglia in un albergo per i senza dimora che illumina una nudità di menti e cuori. Lasciate che il poeta sia un animale che canta, diventato ruffiano per un re anarchico. La poesia è l’incomparabile intelligenza lirica impiegata ad agire su cinquantasette varietà di esperienze. La poesia è una casa alta che riecheggia con tutte le voci che abbiano mai detto, qualcosa di folle o meraviglioso La poesia è un attacco sovversivo sul linguaggio dimenticato dell’inconscio collettivo. La poesia è un vero canarino in una miniera di carbone, e sappiamo perché l’uccellino in gabbia canta. La poesia è l’ombra gettata dalle nostre immaginazioni di luci da strada, è la voce della Quarta Persona Singolare, è la voce dentro alla voce della tartaruga, è la faccia dietro alla faccia della razza. La poesia è fatta di pensieri notturni. Se può strapparsi via dall’illusione non sarà ripudiata prima dell’alba. La poesia è fatta evaporando la risata liquida della giovinezza. La poesia è un libro di luce di notte che diffonde nuvole di non sapere. Ode il sussurro degli elefanti e vede quanti angeli danzano sulla capocchia di uno spillo, è un ronzio, un lamento, una risata, un singhiozzo all’alba, una risatina matta è la Gestalt finale dell’immaginazione. La poesia dovrebbe essere emozione ricomposta insieme nell’emozione. Le parole sono fossili viventi. Il poeta dovrebbe rimettere insieme la bestia vivente e farla cantare, un poeta è grande solo quanto il suo orecchio, un male davvero se questo è di latta. La poesia è la rivolta perpetua contro il silenzio, l’esilio e l’inganno. Il poeta è un barbaro sovversivo alle porte della città che sfida costantemente il nostro status quo, è il magistrale ontologo che mette costantemente in discussione la realtà e la reinventa. Ricava bevande mescolando i liquori insani dell’immaginazione ed è sempre sorpreso che mai nessuno balbetti. Dovrebbe essere un oscuro abbaiatore davanti alle tende dell’esistenza. La poesia è quello che si può udire dalle botole che riecheggiano in alto, l’uscita antincendio di Dante. La poesia è religione. La religione è poesia, è il ronzio delle falene mentre girano intorno alla fiamma, è una barca di legno, ormeggiata nell’ombra sotto un salice piangente, nell’ansa di un fiume. La poesia non è tutta eroina, cavalli e Rimbaud,è anche le preghiere impotenti dei passeggeri dell’aereo che allacciano le cinture di sicurezza per l’atterraggio finale. La poesia è il vero argomento della grande prosa. Dice l’indicibile emette il sospiro inesprimibile del cuore. Ogni poesia è una pazzia momentanea, e l’irreale è realista. Una poesia dovrebbe ancora essere un bussare che insorge alla porta dell’ignoto.
Lawrence Felinghetti

lunedì 24 settembre 2012

Marlene Kuntz e Cristina Donà - Nuotando Nell'Aria

 Pelle: è la tua proprio quella che mi manca
in certi momenti e in questo momento
è la tua pelle ciò che sento nuotando nell'aria.
Odori dell'amore nella mente dolente, tremante, ardente:
il cuore domanda cos'è che manca
perchè si sente male, molto male, amando, amando, amandoti ancora.
Nel letto, aspetto ogni giorno un pezzo di te

un grammo di gioia del tuo sorriso e non mi basta
nuotare nell'aria per immaginarti: se tu sapessi che pena.
Intanto l'aria intorno è più nebbia che altro
l'aria è più nebbia che altro
E' certo un brivido averti qui con me

in volo libero sugli anni andati ormai
e non è facile, dovresti credermi,
sentirti qui con me perchè tu non ci sei.
Mi piacerebbe sai, sentirti piangere,
anche una lacrima, per pochi attimi.
Mi piacerebbe sai... 

Settembre

Chiaro cielo di settembre
illuminato e paziente
sugli alberi frondosi
sulle tegole rosse
fresca erba
su cui volano farfalle
come i pensieri d’amore
nei tuoi occhi
giorno che scorri
senza nostalgie
canoro giorno di settembre
che ti specchi nel mio calmo cuore.
Attilio Bertolucci

La persona giusta

Improvvisamente ho capito che non c'è nessuna persona giusta. Non esiste né in terra né in cielo né da nessun'altra parte, puoi starne certa. Esistono soltanto le persone, e in ognuna c'è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c'è tutto quello che ci aspettiamo e speriamo. Nessuna racchiude in sé tutto questo, e non esiste quella certa figura, l'unica, la meravigliosa, la sola che potrà darci la felicità. Esistono soltanto delle persone, e in ognuna ci sono scorie e raggi di luce, tutto…
Sàndor Marai - Da “La donna giusta”

Nostalgia

Io non sono di qui. Non appartengo a questa terra dove sono nato; e nella vita si impara, impara chi vuole imparare, che nessuno appartiene alla terra dov’è nato, dove l’hanno messo al mondo. Che nessuno è di nessun posto. Alcuni cercano di mantenere l'illusione e si costruiscono nostalgie, sensi di possesso, inni e bandiere. Tutti apparteniamo ai luoghi dove non siamo stati prima. Se esiste nostalgia, è per le cose che non abbiamo mai visto, per le donne con cui non abbiamo mai dormito, e per gli amici che non abbiamo avuto, per i libri non letti, per i cibi nella pentola ancora non assaggiati. Questa è la vera e unica nostalgia.
Paco Ignacio Taibo II, da “Ombre nell’ombra”

La forza che nello stelo spinge il fiore

La forza che nello stelo spinge il fiore,
spinge la mia giovane età; la stessa che dilania le radici degli alberi
è la mia distruttrice.
E sono muto a dire alla rosa avvizzita
che la mia giovinezza è piegata dall’identica febbre invernale.
La forza che guida l’acqua tra le rocce
governa il mio sangue; quella che aspira le correnti alle foci
trasforma le mie in cera.
E sono muto a gridare alle mie vene
che alla fonte montana succhia la stessa bocca.
La mano che agita l’acqua nella pozza
Smuove sabbie mobili; quella che imbriglia i burrascosi venti
pure il mio sudario, regge.
E sono muto a dire all’impiccato
quanto del mio essere vi è nel boia che lo impicca.
Le labbra del tempo leccano il punto in cui la fonte sgorga;
l’amore goccia e coagula, ma il sangue che crolla
calmerà le ferite di lei.
E sono muto a dire al vento dell’inverno
come il tempo abbia scandito un cielo intorno agli astri.
E sono muto a dire alla tomba dell’innamorato
come verso il mio lenzuolo strisci lo stesso raggrinzito verme.
Dylan Marlais Thomas

L'Orologio

L’orologio, il dio sinistro, spaventoso e impassibile,
ci minaccia col dito e dice: Ricordati!
I Dolori vibranti si pianteranno nel tuo cuore
pieno di sgomento come in un bersaglio;
il Piacere vaporoso fuggirà nell’orizzonte
come silfide in fondo al retroscena;
ogni istante ti divora un pezzo di letizia
concessa ad ogni uomo per tutta la sua vita.
Tremilaseicento volte l’ora, il Secondo
mormora: Ricordati! – Rapido con voce
da insetto, l’Adesso dice: Sono l’Allora
e ho succhiato la tua vita con l’immondo succhiatoio!
Prodigo! Ricordati! Remember! Esto memor!
(La mia gola di metallo parla tutte le lingue).
I minuti, mortale pazzerello, sono ganghe
da non farsi sfuggire senza estrarne oro!
Ricordati che il tempo è giocatore avido:
guadagna senza barare, ad ogni colpo! È legge.
Il giorno declina, la notte cresce; ricordati!
L’abisso ha sempre sete; la clessidra si vuota.
Presto suonerà l’ora in cui il divino Caso,
l’augusta Virtù, la tua sposa ancora vergine,
lo stesso Pentimento (oh, l’ultima locanda!),
ti diranno: Muori, vecchio vile! È troppo tardi!
Charles Baudelaire

domenica 23 settembre 2012

Luna

Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.
Mark Twain

Segnali

Girovagare per assenze
riempie solitudini e genera deserti.
Qualche volta
un moscone cavalca l’aria
in cerca della tua bocca.
Ed è silenzio.
Un silenzio rosso
che disegna scenari
per i nostri “arrivederci”.
Io,
poco distante da te,
ingrandisco di un abbraccio
la tua ombra.
Quanti cieli ci siamo persi?
E le stelle erano sempre
il riflesso del tuo sguardo più grande
anche quando cadevano sulla genesi
dei desideri.
Ora mi basterebbe abitare
l’insegna al neon intermittente,
rotta,
come un segnale di vita
- o di soccorso -
della tua noia.
- come un segnale di vita -
Beatrice Niccolai

Tutto qui.

So quello che le sta succedendo e non le posso dire che con il tempo passa perché... non è vero, non passa: rimane lì. E' solo uno si abitua a convivere con il dolore, con l'idea dell'assenza.
Dicono che è come la morte, però non è vero: è peggio. Se Massimo fosse morto non penserei che è colpa mia, non penserei di essere diventata vecchia, o non abbastanza bella.
Però non è morto: è stata una sua scelta non stare più con me... Gliel'ho detto non passa, non si dimentica, però diventa sopportabile.
Arriva un momento una mattina che ti svegli e ti vesti meccanicamente ed esci di casa per andare al lavoro e senti che la vita continua. Che è più forte. E che, bene o male, tu ci sei dentro.
Allora  prendi un bel respiro, e ricominci a camminare con la tua ferita: tutto qui.

Giulia (Piera Degli Esposti) in L'uomo che ama

Abbiamo, mia cara, grandi similitudini...

Abbiamo, mia cara, grandi similitudini che ci attaccano l’uno all’altra. Forse grandi nevrosi, grandi richieste da fare al mondo, a chi amiamo, a chi vogliamo bene. Abbiamo un’infinità di desideri, di voglie, di slanci, di entusiasmi. Abbiamo una sofferenza in comune che è quella per cui né tu né io amiamo la vita e la guardiamo come una cosa estranea ai nostri percorsi e che non ci interessa più di tanto; benchè questa stessa dolorosa sensibilità sia, paradossalmente, la radice di un nostro tutto particolare attaccamento al mondo.
Pier Vittorio Tondelli, Biglietti agli amici