…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

sabato 26 luglio 2014

Sempre c'è un domani

Sempre c'è un domani e la vita ci dà un'altra opportunità per fare bene le cose, ma se sbaglio e oggi è tutto ciò che mi resta, mi piacerebbe dirti che ti voglio bene, e che mai ti dimenticherò.
Gabriel Garcia Marquez 

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/vita/frase-7807>da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/vita/frase-7807>

martedì 22 luglio 2014

Supplica a mia madre


E' difficile dire con parole di figlio  
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. 
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, 
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore. 
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere: 
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. 
Sei insostituibile. Per questo è dannata 
alla solitudine la vita che mi hai data. 
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame 
d'amore, dell'amore di corpi senza anima. 
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu 
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: 
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso 
alto, irrimediabile, di un impegno immenso. 
Era l'unico modo per sentire la vita, 
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita. 
Sopravviviamo: ed è la confusione 
di una vita rinata fuori dalla ragione. 
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. 
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile… 

Pier Paolo Pasolini

lunedì 21 luglio 2014

In te

Mi piacerebbe essere il tuo pensiero,
l'inseparabile ombra che ti segue
- e se non come amante, come amica,
al sole, alla luna, alla luce di casa.
Vorrei essere il fiato del tuo respiro,
l'amore inquieto che ti avvince,
del tuo edificio colonnato e trave,
delle tue ferite odoroso unguento.
Tanto voglio essere tua, farti mio,
che io lascerei il mio spirito vuoto
perché tu lo riempia con la tua essenza.
Porta il mio profilo sul tuo sentiero,
ombra legata al tuo lieve vagare,
assorbimi nella pelle, nel vivere.
Francisco Álvarez

I fiori che ho lasciato nella terra

I fiori che ho lasciato nella terra,
quelli che non colsi mai per te,
oggi li richiamo tutti alla memoria,
che crescano per sempre,
non nelle poesie né nel marmo,
ma dove caddero e marcirono.
E le navi nei loro imponenti bacini,
immense e transitorie come eroi,
le navi che non potei mai comandare,
oggi le richiamo alla memoria,
che veleggino per sempre,
non in modellini né nelle ballate,
ma dove fecero naufragio e affogarono.
E il bambino sulle cui spalle sto,
la cui brama piegai
con pubblica, regale disciplina,
oggi lo richiamo alla memoria,
che si strugga per sempre,
non in confessione né in biografia,
ma dove fioriva,
crescendo scaltro e peloso.
Non è il rancore che mi porta lontano,
verso il rifiuto, verso il tradimento:
è la stanchezza, vado via perché sono stanco di te.
Oro, avorio, carne, amore, Dio, sangue, luna –
sono diventato il più esperto nel catalogo.
Il mio corpo un tempo così avvezzo alla gloria,
il mio corpo ora è un museo:
questa parte è ricordata grazie alla bocca di qualcuno,
questa per via di una mano,
questa per l’umidità, questa per il calore.
Chi possiede qualcosa che non creò?
La tua bellezza mi lascia indifferente
come le criniere dei cavalli e le cascate.
Questo è il mio ultimo catalogo.
Esalo l’esangue
ti amo, ti amo –
e ti lascio partire per sempre.
Leonard Cohen

sabato 19 luglio 2014

Un'altra rosa

È da giorni sul tavolo. Un’amica
me l’ha regalata senza alcun motivo,
come viene e va la felicità,
senza alcuna intenzione che potesse
farla simbolo di qualcosa.
Ora che ha perso il colore
e che sono seccati i suoi petali
e ha l’odore delle cose perdute
ora dice che non se ne vanno solo
la felicità o l’amore,
ma che passano anche i giorni vuoti,
che non c’è modo di nascondersi dalla vita,
che la fine è la stessa,
che quello che non è neppure cominciato tuttavia finisce.
E la vita, è già compiuta? È tardi per riviverla?
Martín López-Vega

Come l'allodola

Come, di sera, l'uccello
cade dalla terra sull'aria,
vibra le ali per non
continuar la caduta,
e sale finalmente al suolo
- così sprofondo nel mare
delle parole, giù,
mi sbraccio per non
continuar la caduta, e salgo
finalmente al silenzio.
Ángel Crespo

Angoscia

Natura, niente di te mi sommuove, né i campi
generosi, né l’eco vermiglia delle pastorali
siciliane, né gli sfarzi aurorali,
né la dolente solennità dei tramonti.
Rido dell’Arte, rido anche dell’Uomo, dei canti,
dei versi, dei templi greci e delle torri a spirale
che le cattedrali tendono nel cielo vuoto,
e guardo col medesimo occhio buoni e cattivi.
Non credo in Dio, abiuro e rinnego
ogni pensiero, e quanto alla vecchia ironia,
l’Amore, vorrei che non me se ne parlasse più.
Stanca di vivere, con la paura di morire, simile
al vascello perduto in balia dei flutti,
la mia anima salpa per orrendi naufragi.
Paul Verlaine

Per l’ultima notte

Per l’ultima notte
ho camminato
sul tempo
verso di te.
Per l’ultima volta
ho voluto vedere
se lo spazio aveva confini.
Non li aveva
e nemmeno il tempo li aveva
e neanche tu.
Ora riposo
per l’ultima volta
in quest’ultima notte di pace.
Domani avremo tempesta
- mi si dice -
ma ogni attimo mio
è legato al presente
e a te.
Niente domani
niente confini
solo silenzio
per noi
ora.
Vicente Aleixandre

mercoledì 16 luglio 2014

Del silenzio

Le cose che non dicevi mai, proprio quelle
davano sangue alle parole che dicevi e che restavano in aria
sospese, ambigue, come note inspiegabili
di una futura musica notturna. Ora
non hai più niente da dire, giacchè non hai niente da
      nascondere. 
Il silenzio
ti chiude completamente fuori dagli eventi
a sentire le giovani motociclette giù sulla litoranea
a sentire i fischi delle navi "Sàmena", "Ikaros", "Egeo",
che navigavano giorno e notte tra alterne bonacce e tempeste
con destinazione finale il grande Ormeggio oscuro. 
 Ghiannis Ritsos

Tutte queste pietre

Tutte queste pietre, tutta la tristezza, tutta
la luce, schegge di notturne ore e cenere di meriggio,
tutta la ritorta tubatura del sacro,
Muro, torri, aureole rugginose,
tutte le profezie incapaci come vecchi di trattenersi,
tutte le sudaticce ali d’angelo,
tutte le candele fetide, il turismo posticcio,
sterco della redenzione, felicità e testicolo,
spazzatura del nulla, bomba e tempo,
tutta la polvere e tutte queste ossa
intente a risorgere e a volare nel vento,
tutto questo amore, tutte
queste pietre, tutta la tristezza.

Di tutto ciò riempire le valli intorno a Gerusalemme,
perché diventi pianura
per il mio dolce aeroplano
che verrà a rapirmi su nel cielo.
  Yehuda Amichai 

Novità

Sogno il mio sogno preferito
e la notte non finisce mai.
Gli alberi rivelano il loro alfabeto
e stelle che
parlano dell'infinito
di ogni soffio del vivere.
Costruisco madri passate
con la mano affondata nella notte.
Che bello era il suo angolo
dove echi vaghi la nominavano!
Così, di spalle a me,
fuggiva ad un paese baciato
dalla sua gelida gioventù.
Madre che
cucinavi distanze
nelle pentole del giorno.
Mi parli ancora
dalle crepe del tempo.
 
 Juan Gelman

Istante

Come non essere in sintonia proprio adesso
- e magari per sempre - con la vita,
ora che il sole di questa sera fredda e azzurra,
così basso, si insinua nella mia casa
e si addentra fino in fondo senza alcuna esitazione
convertendo al suo passaggio tutto ciò che tocca
in oro vivo e improvviso, in oro
che non durerà ma che riempie
di simpatia il mondo per me in questo istante?
Eloy Sánchez Rosillo

Amore

Il mio modo di amarti è semplice:
ti stringo a me
come se ci fosse un po’ di giustizia nel mio cuore
e io te la potessi dare con il corpo.
Quando ti scompiglio i capelli
qualcosa di bello si forma nelle mie mani.
E quasi non so di più. Io desidero solo
stare con te in pace e stare in pace
con un dovere sconosciuto
che talvolta pesa anche nel mio cuore.
Antonio Gamoneda

domenica 13 luglio 2014

Di tanto amarti perduto

Di tanto amarti perduto
non resterà che questo:
il ricordare a strappi come ci si leva
una benda per rabbia da una ferita
fresca
solo frammenti, dettagli a sangue, o svolte
fulminee,
il senso del dolore prima che il dolore esulti:
il poco, il breve
che non sapevamo vivendoli capaci d'immenso.
Alberto Bevilacqua

Non ti perderò per sempre

Non ti perderò per sempre,
avrò per te, lo sai, un dolore calmo,
un abbraccio inconsueto, un sogno
mai concluso.
Non ti cercherò tra le ombre,
mi stupirò, semmai, del tuo
silenzio, quando un’eco smarrita
di memoria riporterà quel tuo
gioco di labbra.
Io resto. Sulle colline il grano già
matura, ruba luce al tramonto,
chino il capo, alle mie spalle gocciola
un respiro.
Mi volto, quasi a cercare la tua assenza,
vedo quel vento smuovere le spighe,
spingo avanti il mio passo e dentro il petto
tintinna il suono
della tua cavigliera.
Umberto Crocetti

Penso a te nel silenzio della notte

Penso a te nel silenzio della notte, quando tutto è nulla,
e i rumori presenti nel silenzio sono il silenzio stesso,
allora, solitario di me, passeggero fermo
di un viaggio senza Dio, inutilmente penso a te.
tutto il passato, in cui fosti un momento eterno,
è come questo silenzio di tutto.
tutto il perduto, in cui fosti quel che più persi,
è come questi rumori,
tutto l’inutile, in cui fosti quel che non doveva essere,
è come il nulla che sarà in questo silenzio notturno.
ho visto morire, o sentito che morirono,
quanti amai o conobbi,
ho visto non saper più nulla di quelli che un po’ andarono
con me, e poco importa se fu un’ora o qualche parola;
o un passeggio emotivo e muto,
e il mondo oggi per me è un cimitero di notte,
bianco e nero di tombe e alberi e di estraneo chiardiluna
ed è in questa quiete assurda di me e di tutto
che penso a te.
 

Fernando Pessoa

Prima che giunga la sera, amor mio

Prima che giunga la sera, amor mio
- quando qualcosa di irrisolto resta tra di noi
e sia pesante come il piombo la tua mano
che sfiora la mia – parlami se m’ami. col silenzio
non ferirmi.
non debba la solitudine trovar in me dimora.
non debba l’incomprensione, mettere confini
all’immenso.
Anileda Xeka

Solitudine

Quando ho avuto la sensazione che nessuno – assolutamente nessuno: né sciamani né psichiatri né mio marito – fosse in grado di capire ciò che provavo, lui è riuscito a spiegarmi l’origine e l’essenza del mio disagio. La solitudine, nonostante io viva circondata da persone care, che mi augurano ogni bene, ma che probabilmente si preoccupano di aiutarmi soltanto perché condividono la mia stessa situazione – una sorta di isolamento dal mondo – e perché, con il loro gesto di solidarietà, intendono proclamare un concetto che non sanno esprimere: “Io sono utile, anche se sono solo.” Sebbene la mente possa arrivare a convincersi che tutto va bene, la nostra anima è smarrita, confusa, incapace di guarire il malessere che ci tormenta. Ci invia segnali che non sappiamo interpretare: non guardiamo mai nel nostro cuore, e seguitiamo a svegliarci al mattino e a occuparci dei nostri figli, dei nostri mariti, dei nostri amanti, dei nostri capi, dei nostri impiegati, dei nostri studenti, delle decine di persone che costituiscono il nostro mondo fisico.
Per il prossimo, abbiamo sempre il sorriso sulle labbra e una parola di incoraggiamento – nessuno può o vuole raccontare la propria solitudine, soprattutto quando gli altri finiscono per rappresentare la pietra angolare dell’esistenza. Ma la solitudine esiste e continua a minare, a corrodere, il nostro vero essere, visto che dobbiamo impiegare ogni energia per apparire felici: ci imponiamo determinati atteggiamenti, ma ci risulta impossibile ingannare pure noi stessi. In ogni caso, ci ostiniamo a mostrare soltanto la rosa sontuosa, evitando accuratamente di far vedere lo stelo spinoso che ci ferisce e ci fa sanguinare.
E questo anche se sappiamo che tutti, in un qualche momento della vita, si sono sentiti totalmente e assolutamente soli. Reputiamo sconveniente e umiliante dire: “Sono solo, ho bisogno di compagnia. Devo uccidere il mostro che mi sta rubando la gioia di vivere e, a differenza dei draghi delle favole, non è soltanto il frutto della fantasia.” Ci limitiamo ad aspettare un cavaliere virtuoso che, con spada e lancia, vinca la bestia e la ricacci nell’abisso: ma quell’eroe non arriva mai.
Comunque, non possiamo perdere la speranza. E allora ci dedichiamo a nuove esperienze, compiamo scelte che esigono forza e coraggio – molto più di quanto sia necessario. Nel nostro cuore, le spine aumentano, diventano più taglienti e devastanti, eppure dobbiamo sopportare il dolore: non possiamo desistere, abbandonare la sfida. Come se la vita fosse una gigantesca partita a scacchi, tutti sono in attesa del risultato. Fingiamo che non sia importante vincere o perdere, bensì competere, e ci adoperiamo affinché i nostri veri sentimenti siano indecifrabili, nascosti, ma poi…
… Poi, anziché cercare la compagnia e il conforto degli altri, ci isoliamo sempre più, per poter leccarci le ferite in silenzio. Oppure partecipiamo a cene e pranzi con persone lontanissime dalla nostra vita, con le quali ci ritroviamo a conversare di argomenti insignificanti. Ci distraiamo per qualche ora, beviamo e festeggiamo ma, dentro di noi, il drago è sempre vivo. Poi, a un certo punto, le persone davvero vicine si accorgono del nostro disagio e si sentono in colpa perché non sanno renderci felici. Quando ci domandano se abbiamo qualche problema, rispondiamo che va tutto bene, anche se non è così.
Anzi, le cose vanno davvero male. A coloro che ci offrono aiuto, vorremmo dire: “Ti prego, lasciami in pace: non ho più lacrime per piangere né cuore per soffrire. Per me, non c’è altro che insonnia, vuoto, apatia. Credo che tu viva la mia stessa situazione, perciò…” Ma gli altri insistono, dicono che si tratta solo di un periodo difficile, di una depressione passeggera: si sentono assaliti dal terrore al pensiero di pronunciare la parola maledetta: “solitudine”.
Nel frattempo, noi seguitiamo indefessamente a sperare nella comparsa del cavaliere dall’armatura splendente: soltanto l’eroe può donarci la felicità, uccidendo il drago, eliminando le spine dallo stelo della rosa e assaporando il suo profumo.
Alcuni affermano che siamo ingiusti con la vita. Altri si rallegrano della nostra situazione, poiché sono convinti che sia proprio ciò che meritiamo: la solitudine e l’infelicità derivano dal fatto che, a differenza di loro, noi abbiamo tutto ciò che desideriamo.
Poi, un giorno, quelli che sono ciechi cominciano a vedere. Quelli che sono tristi, si consolano. Quelli che soffrono, gioiscono. Arriva il cavaliere e ci libera dal mostro – e, di nuovo, la nostra vita acquista un senso.
Eppure sentiamo ancora il bisogno di mentire e ingannare, anche se con motivazioni diverse. Chi non ha mai avvertito il desiderio di abbandonare tutto e di inseguire un sogno? Nel sogno esiste sempre un elemento di rischio, un prezzo da pagare: in alcuni paesi, esso può condurre a una sentenza di lapidazione; in altri, può causare indifferenza o ostracismo. Di certo, però, ogni sogno ha un costo. Anche se continuiamo a mentire e gli altri fingono di crederci e di invidiarci, nascostamente sparlano alle nostre spalle, dicendo che siamo individui spregevoli, pericolosi. Tu non sei un uomo che inganna la moglie – qualcuno che si tollera e spesso si ammira –, ma un’adultera, una donna che va a letto con un altro e che tradisce il consorte – quel povero marito, sempre così comprensivo e premuroso.
Ma soltanto tu sai che il tuo compagno non è in grado di allontanare la solitudine che ti devasta. Non hai mai cercato di parlargli di ciò che ti manca perché lo ami e non vuoi perderlo. Di certo, un cavaliere dall’armatura scintillante, che ti fa immaginare avventure in terre lontane, si dimostra sempre assai più forte della tua aspirazione a condurre una vita tranquilla, anche se nella situazione in cui ti trovi, gli altri pensano che la soluzione dei tuoi problemi sia una pietra al collo e un tuffo nell’acqua profonda – oltretutto, sei un pessimo esempio.
E il fatto che tuo marito sopporta ogni cosa in silenzio contribuisce a peggiorare lo scenario. Non protesta né urla. Si dice che passerà. D’accordo, passerà, ma per ora ti sta soffocando.
E così la situazione si protrae per un mese, due mesi, un anno… E tutti sopportano in silenzio.
Per cambiare, non occorrono permessi. Ti guardi indietro e ti rendi conto che la pensavi come coloro che ti accusano. Anche tu condannavi le adultere e immaginavi che, se fossero vissute in un altro paese, avrebbero pagato con la lapidazione. Poi è capitato a te. E allora hai trovato un milione di giustificazioni per il tuo comportamento: ti sei ripetuta che hai il diritto di essere felice, fosse pure per poco tempo, perché i cavalieri che uccidono i draghi esistono solo nelle fiabe dell’infanzia. I draghi autentici non muoiono mai. A questo punto, tu non puoi negarti il piacere di vivere una favola adulta almeno una volta nella vita.
E così arriva il momento che, per mesi o anni, ti sei sforzata di evitare a ogni costo: quello che ti obbliga a prendere una decisione, a scegliere se continuare a stare insieme o separarsi. Nel contempo, ti assale la paura di sbagliare, quale che sia la decisione che prenderai. Allora desideri ardentemente che qualcuno scelga al tuo posto, che ti caccino da casa o dal letto, perché è impossibile continuare una vita di falsità. Pensi: ‘In fondo, non esiste più nessuna comunione: siamo due persone totalmente diverse l’una dall’altra.’ È una presa di coscienza nuova, una cosa che non avevi neppure immaginato, e che non sai dove ti condurrà. Di sicuro, è una situazione che farà soffrire un’altra persona, o forse due, oppure tutti, ma…
Ma, soprattutto, distruggerà te – qualunque sia la tua scelta.
  Paulo Coelho - Adulterio

Io sempre al limitare del mio niente

Io sempre al limitare del mio niente
ti ho esasperato, ti ho fatto ammalare.
Ti ho sperperato i battiti del cuore
per far battere il mio senza tremare.
E il tuo amore per me forse è finito,
mentre il mio è ancora tutto da fare.
Amore caro, amato malamente,
sono guarita. Vuoi ricominciare?
Patrizia Valduga

L'amore che poté morire

L'amore che poté morire non era amore.
BERTOLD AUERBACH, Auf der Höhe

Nike

Sei come la Nike di Samotracia a Parigi
o insonne amore:
anche ferito, con lo stesso ardore
tendi le braccia mutilate e voli.
Maria Pawlikowska

venerdì 11 luglio 2014

Preghiera

Dacci crani di brace
crani bruciati dai fulmini del cielo
crani lucidi, crani reali
e attraversati dalla tua presenza
Facci nascere ai cieli del di dentro
crivellati da voragini in tempesta
e che una vertigine ci attraversi
con un’unghiata incandescente
Saziaci abbiamo fame
di commozioni inter-siderali
versa lava astrale
al posto del nostro sangue
Staccaci. Dividici
con le tue mani di braci taglienti
aprici quelle strade brucianti
in cui noi si muore piú lontano della morte
Fa vacillare il nostro cervello
dentro la propria scienza
e strappaci l’intelligenza
con artigli di un tifone nuovo.
Antonin Artaud

Prova a cantare il mondo mutilato

Prova a cantare il mondo mutilato.
Ricorda le lunghe giornate di giugno
e le fragole, le gocce di vino rosé.
Le ortiche che metodiche ricoprivano
le case abbandonate da chi ne fu cacciato.
Devi cantare il mondo mutilato.
Hai guardato navi e barche eleganti;
attesi da un lungo viaggio,
o soltanto da un nulla salmastro.
Hai visto i profughi andare verso il nulla,
hai sentito i carnefici cantare allegramente.
Dovresti celebrare il mondo mutilato.
Ricorda quegli attimi, quando eravate insieme
in una stanza bianca e la tenda si mosse.
Torna col pensiero al concerto, quando la musica esplose.
D’autunno raccoglievi ghiande nel parco
e le foglie volteggiavano sulle cicatrici della terra.
Canta il mondo mutilato
e la piccola penna grigia persa dal tordo,
e la luce delicata che erra, svanisce
e ritorna.
 
Adam Zagajewski

Sirena

Fu quando m’innamorai che divenni una criminale.
Prima facevo la cameriera.
Non volevo venire a Chicago con te.
Volevo sposarti, volevo
che tua moglie soffrisse.
Volevo rendere la sua vita una piéce
in cui tutti i ruoli sono tristi.
Può una brava persona
pensarla in quel modo? Merito
apprezzamento per il coraggio -
Sedevo al buio davanti alla tua porta.
Per me era tutto chiaro:
se tua moglie non ti lasciava andar via
era segno che non ti amava.
Se ti avesse amato
non avrebbe forse voluto vederti felice?
Adesso penso
che con meno sentimenti sarei stata
una persona migliore. Come cameriera
ero brava.
Riuscivo a portare otto bicchieri per volta.
Ti raccontavo i sogni.
Stanotte ho visto una donna seduta al buio sull’autobus
Nel sogno piange, e l’autobus su cui si trova
sta partendo. Con una mano
saluta; con l’altra accarezza
un cartone di uova pieno di bambini.
Ma il sogno non salva la fanciulla.
Louise Glück

Tim Buckley - Song to the Siren


mercoledì 9 luglio 2014

Annuncio

 
Cerco il mio sorriso.
L'ho fatto cadere qui, da qualche parte
in mezzo ai fatti e alle parole.
 
Se qualcuno lo trova,
lo appenda all'orecchio
come un orecchino!
 
E dica al boia:
Non più spauracchi di pianto!
Chi genera paura, è preso dal panico.
 
Blaga Dimitrova
8 aprile 1989

Prologo

I nostri drammi quotidiani
non contano
nella milizia dei giorni.
Uguali alle nubi,
le notti vanno e vengono
in un’arena o tubo.
E le contrarietà sono il nucleo.
Qualunque goccia
ci filtra.
Lo smarrimento
é la nostra identità.
La nostra cifra.
Tutto succede
a tutto
e noi, umani,
non ci succediamo.
Ci succedono.
E il sangue
è la calce
del sangue,
la sua provincia.
Attecchisce solo
ciò che concimiamo
con foglie d’abbandono.
Tavole di ribellione.
Tavole di dolore,
noi siamo.
Tavole, tavole
nell’universo impossibile.
Tutto succede
a tutto.
Senza vestigia.
Indocili,
il nostro amore riaffiora
fino agli astri.
Ed è squilibrio.
Carlos Nejar

martedì 8 luglio 2014

La fine

La fine di qualcosa non è sempre straziante. Certe volte è solo una fine. Una frase composta secondo le regole, dotata di senso e compiutezza, corretta. Dove non resta che puntare la penna con un breve gesto che assomiglia al bucare di un ago, suggellando la fine. Punto.
  Benedetta Cibrario, Sotto cieli noncuranti

lunedì 7 luglio 2014

Come dire all'improvviso

Come dire all’improvviso:
prendimi nelle tue mani,
Non lasciarmi cadere. Ho bisogno di te:
accetta questo miracolo,
dobbiamo imparare a non meravigliarci
di esserci incontrati,
del fatto che la vita possa stare tutta
in un silenzio o in uno sguardo.
Dobbiamo imparare a essere felici,
a non stupirci
di avere qualcosa di nostro.
Dobbiamo imparare a non temerci
a non sgomentarci
a essere sicuri
a non arrecarci danno.
Julia Prilutzky

domenica 6 luglio 2014

Fai attenzione alla tua ombra

Fai attenzione alla tua ombra. Ogni uomo ha un fratello che è la sua copia esatta. È muto e cieco e sordo ma dice e vede e sente tutto, proprio come lui. Arriva nel giorno e scompare la notte, quando il buio lo risucchia sottoterra, nella sua vera casa. Ma basta accendere un fuoco e lui è di nuovo li, a danzare alla luce delle fiamme, docile ai comandi e senza la possibilità di ribellarsi. Sta disteso per terra perché glielo ordina la luna, sta in piedi su una parete quando il sole glielo concede, sta attaccato ai suoi piedi perché non può andarsene. Mai. Quest’uomo è la tua ombra. È con te da quando sei nato. Quando perderai la tua vita, la perderà con te, senza averla vissuta mai. Cerca di essere te stesso e non la tua ombra o te ne andrai senza sapere che cos’è la vita.
Giorgio Faletti da “Fuori da un evidente destino”

venerdì 4 luglio 2014

Ciao

Tu, che giungi camminando
dal fondo della mia vita;
che porti come una bandiera
la musica delle tue risa;
tu che negli occhi nascondi
ciò di cui la mia anima ha bisogno;
tu, che nel mio petto hai vissuto
per anni addormentata
e oggi mi risvegli di colpo
tanto che non ha spazio
il mio piccolo cuore
per questa esplosione di felicità.
Sei il fiume dove volli
un giorno porre delle dighe.
Oggi che si è levata la tua corrente
non ci sono dighe che le resistano.
Nella casa del mio petto,
nel sonno e nella veglia,
nelle strade delle mie mani,
nelle città dei miei giorni,
nella patria dei miei passi
e nel paese della mia vita
vieni, entra e governa: è il tuo regno,
la tua vittoria, la tua conquista.
Manuel José Arce

All’ultima finestra

All’ultima finestra
ti ho vista affacciata
e nel fondo dell’abisso
a me ti sei mostrata.
Le tue braccia apparivano
tese verso la notte
e quanto in me ti abbandonava
per esse ora mi lascia, fugge…
Fu la prova, il tuo gesto,
dell’addio smisurato
che mi ha mutato in vento,
che nel fiume mi ha versato?
Rainer Maria Rilke

La colpa è di uno

Forse è stata un’ecatombe di speranze
un crollo in qualche modo previsto
ah, però la mia tristezza ha avuto solo un senso
tutte le mie intuizioni si sono affacciate
per vedermi soffrire
e di sicuro m’hanno visto
fin qui avevo fatto e rifatto
i miei tragitti con te
fin qui avevo puntato
a inventare la verità
però tu hai trovato la maniera
una maniera così tenera
e insieme implacabile
di dare per spacciato il mio amore
con un solo auspicio l’hai tolto
dai sobborghi della tua vita possibile
l’hai avvolto in nostalgie
l’hai portato per strade e strade
e lentamente
senza che l’aria notturna lo avvertisse
semplicemente l’hai lasciato lì
da solo con la sua fortuna
che non è molta
credo che tu abbia ragione
la colpa è di uno quando non fa innamorare
e non dei pretesti
né del tempo
è da tanto tantissimo
che non mi confrontavo
come stanotte con lo specchio
ed è stato implacabile come te
ma non è stato tenero
ora sono solo
francamente solo
si fa sempre un po’ di fatica
a iniziare a sentirsi disgraziato
prima di tornare
ai miei lugubri quartieri d’inverno
con gli occhi ben asciutti
casomai
guardo come vai addentrandoti nella nebbia
e comincio a ricordarti.
Mario Benedetti

Oggi io sono per sempre

Oggi la luce unica
Oggi l’infanzia intera
Mutando vita in luce
Non passato non domani
Oggi sogno di notte
Al gran sole ogni cosa si libera
Oggi io sono per sempre
Paul Eluard