…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...
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domenica 26 novembre 2023

Passioni


 Sono fatte di lacrime e di sangue
e d’altro ancora.
Il cuore
batte a sinistra.

 Umberto Saba

martedì 26 luglio 2016

Per quante notti che insonne ho giaciuto

Per quante notti che insonne ho giaciuto,
per l’orror di levarmi, ogni mattina;
tu buona, tu mia dolcissima Lina;
tu dimmi in carità: Come hai potuto?
Però che tutto io ti perdono quanto
soffersi, tutte le mie insonni notti,
i miei sogni agghiaccianti, i sogni rotti
d’un subito; ma dimmi ora, sorella:
come hai potuto tu con la tua bella
faccia, di tanta nobiltà soffusa,
serbar sí addentro quell’infamia chiusa
nel cuore, adulterare i baci e il pianto,
mentirmi ogni carezza, in tuo pensiero
esser non mia, vivendo a me d’accanto?
Ecco il delitto, il solo, il grande, il vero
delitto, che non posso io no scordare,
che senza fine mi farà odiare
me stesso, maledire anche il tuo nome,
chiedermi ognor piú follemente: Come,
come ha potuto?
Ma questo, ed altro che mi taccio, no,
non può esser vero: è solo un sogno, sai;
è un sogno di cui forse morirai,
è un sogno di cui certo io morirò.
Umberto Saba

venerdì 5 giugno 2015

Donna

Quand’eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t’era un’arma, o selvaggia.
Eri difficile a prendere.
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l’anime nostre, una ne fanno
. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.
Umberto Saba

giovedì 2 aprile 2015

Dimmi tu addio...

Dimmi tu addio, che a me dirlo non riesce:
morire è facile,
perderti è difficile.

Umberto Saba

domenica 13 aprile 2014

Saperti amante e non poterti avere

Saperti amante e non poterti avere,
star lontano da te quando in cor m’ardi,
aver la lingua e non poter parlare,
udir quest’acqua e non chinarsi a bere,
correre in riga quando a lenti e tardi
passi vorrei penosamente andare. 
Umberto Saba

giovedì 30 gennaio 2014

La bocca

La bocca
che prima mise
alle mie labbra il rosa dell’aurora,
in bei pensieri ne sconto il profumo.
O bocca fanciullesca, bocca cara,
che dicevi parole ardite ed eri
così dolce a baciare.
Umberto Saba

sabato 5 ottobre 2013

Intorno a una grandezza solitaria

Intorno a una grandezza solitaria
non volano gli uccelli, né quei vaghi
gli fanno, accanto, il nido. Altro non odi
che il silenzio, non vedi altro che l’aria.
Umberto Saba

martedì 12 febbraio 2013

A mia moglie



Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell'andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l'occhio, se il giudizio mio
non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun'altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
se l'incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l'erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t'offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d'un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l'angusta
gabbia ritta al vederti
s'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un'altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.

Umberto Saba



giovedì 17 gennaio 2013

Amai



Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo

Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
 
Umberto Saba

venerdì 21 dicembre 2012

Fanciulle



Maria ti guarda con gli occhi un poco
come Venere loschi.
Cielo par che s'infoschi
quello sguardo, il suo accento è quasi roco.
 Non è bella, né in donna ha quei gentili
atti, cari agli umani;
belle ha solo le mani,
mani da baci, mani signorili.
 Dove veste, sue vesti son richiami
per il maschio, un'asprezza
strana di tinte. È mezza
bambina e mezza bestia. Eppure l'ami.
 Sai ch'è ladra e bugiarda, una nemica
dei tuoi intimi pregi;
ma quanto più la spregi
più la vorresti alle tue voglie amica.
 
Umberto Saba

domenica 23 settembre 2012

Meditazione

Sfuma il turchino in un azzurro tutto
stelle. lo siedo alla finestra e guardo.
Guardo e ascolto; però chel in questo è tutta
la mia forza: guardare ed ascoltare.
La luna non è nata, nascerà
sul tardi. Sono aperte oggi le molte
finestre delle grandi case folte:
d’umile gente. E in me una verità
nasce, dolce a ridirsi, chi darà
gioia a chi ascolta, gioia da ogni cosa.
Poco invero tu stimi, uomo, le cose.
Il tuo lume, il tuo letto, la tua casa
sembrano poco a te, sembrano cose
da nulla, poi che tu nascevi e già
era il fuoco, la coltre era, la cuna
per dormire, per addormirti il canto.
Ma che strazio sofferto fu, e per quanto
tempo dagli avi tuoi, prima che una
sorgesse, tra le belve, una capanna,
che il suono divenisse ninna-nanna
per il bimbo, parola pel compagn.
Che millenni di strazi, uomo, per una
delle piccole cose che tu prendi,
usi e non guardi; e il cuore non ti trema,
non ti trema la mano;
ti sembrerebbe vano
ripensare ch’è poco
quanto all’immondezzaio oggi tu scagli;
ma che gemma non c’è che per te valga
quanto valso sarebbe un dl quel poco
La luna è nata che le stelle in cielo
declinano. Là un giallo
lume si è spento, fumido. Suonò
il tocco. Un gallo
cantò, altri risposero qua e là.
Umberto Saba

lunedì 13 agosto 2012

Poesia

Saperti amante e non poterti avere,
star lontano da te quando in cor m’ardi,
aver la lingua e non poter parlare,
udir quest’acqua e non chinarsi a bere,
correre in riga quando a lenti e tardi
passi vorrei penosamente andare.
Umberto Saba (dal Canzoniere)

giovedì 19 luglio 2012

Senz'addii m'hai lasciato

Senz'addii m'hai lasciato e senza pianti;
devo di ciò accorarmi?
Tu non piangevi perché avevi tanti,
tanti baci da darmi.
Durano sì certe amorose intese
quanto una vita e più.
Io so un amore che ha durato un mese,
e vero amore fu.
Umberto Saba

mercoledì 6 giugno 2012

Quando il pensiero di te mi accompagna

Quando il pensiero di te mi accompagna
nel buio, dove a volte dagli orrori
mi rifugio del giorno, per dolcezza
immobile mi tiene come statua.
Poi mi levo, riprendo la mia vita.
Tutto è lontano da me, giovinezza,
gloria; altra cura dagli altri mi strana.
Ma quel pensiero di te, che tu vivi,
mi consola di tutto. Oh tenerezza
immensa quasi disumana!
Umberto Saba

giovedì 19 gennaio 2012

La malinconia

Malinconia
la vita mia
struggi terribilmente;
e non v'è al mondo, non c'è al mondo niente
che mi divaghi.
Niente, o una sola
casa. Figliola,
quella per me saresti.
S'apre una porta; in tue succinte vesti
entri, e mi smaghi.
Piccola tanto,
fugace incanto
di primavera. I biondi
riccioli molti nel berretto ascondi,
altri ne ostenti.
Ma giovinezza,
torbida ebbrezza,
passa, passa l'amore.
Restan sì tristi nel dolente cuore,
presentimenti.
Malinconia,
la vita mia
amò lieta una cosa,
sempre: la Morte. Or quasi è dolorosa,
ch'altro non spero.
Quando non s'ama
più, non si chiama
lei la liberatrice;
e nel dolore non fa più felice
il suo pensiero.
Io non sapevo
questo; ora bevo
l'ultimo sorso amaro
dell'esperienza. Oh quanto è mai più caro
il pensier della morte,
al giovanetto,
che a un primo affetto
cangia colore e trema.
Non ama il vecchio la tomba: suprema
crudeltà della sorte.
Umberto Saba