…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

lunedì 28 aprile 2014

Sulla strada esco solo



Sulla strada esco solo.
Nella nebbia è chiaro il cammino sassoso.
Calma è la notte.
Il deserto volge l’orecchio a Dio
E le stelle parlano tra loro.
Meraviglioso e solenne il cielo!
Dorme la terra in un azzurro nembo.
Cosa dunque mi turba e mi fa male?
Che cosa aspetto, che cosa rimpiango?
Nulla più aspetto dalla vita
E nulla rimpiango del passato,
cerco solo libertà e pace!
Vorrei abbandonarmi, addormentarmi!
Ma non nel freddo sonno della tomba.
Addormentarmi, con il cuore
Placato e il respiro sollevato.
E poi notte e dì sentire
La dolce voce dell’amore
Cantare carezzevole al mio orecchio
E sopra di me vedere sempre verde
Una bruna quercia piegarsi e stormire.
MICHAIL JUR’EVIČ LERMONTOV

Io son colui che tu


Io son colui che tu nella silente
notte hai sentito accanto a te presente,
il cui pensiero al cuor t'ha bisbigliato,
la cui tristezza tu confusamente hai inteso,
la cui immagine hai sognato;
...colui che ogni speranza che riviva
fa cenere, colui che ognuno schiva
ed a cui impreca ogni essere vivente.
Per me lo spazio e il tempo sono niente:
sono il flagel d'ogni mio schiavo umano,
di conoscenza e libertà sovrano,
colui che il male impone alla natura,
il nemico del cielo, eppur se vuoi,
il mio poter depongo ai piedi tuoi.
A te ho portato in umiltà
la pura preghiera dell'amore, a te il tormento
ch'io provo in terra, per la prima volta
e le mie prime lacrime terrene...
Michail Lermontov, da Il Demone

A voce dolce

A voce dolce 
tu mi metti a letto,  
tu vuoi che io dorma. 
Per avviarmi i sogni  
mi elenchi le infinite meraviglie  
di come tu saresti se tu fossi.  
Patrizia cavalli

La forza scardinante della bellezza

Io pensavo che il cuore avesse dimenticato
il facile talento del soffrire
e mi dicevo che ciò che è stato
no, non accadrà più.
Passò l’estasi passò il dolore
passarono i sogni belli da credere
ma ecco ancora mi sorprendono i brividi
alla forza scardinante della bellezza.
Aleksandr Sergeevič Puškin

venerdì 25 aprile 2014

Non è niente del tuo corpo

Non è niente del tuo corpo
né la pelle, né gli occhi, né il ventre,
né quel luogo segreto che entrambi conosciamo,
fossa della nostra morte, conclusione della nostra sepoltura.
Non è la tua bocca – la tua bocca
uguale al tuo sesso –,
né l’incontro esatto dei tuoi seni,
né la schiena dolcissima e liscia,
né il tuo ombelico in cui bevo.
Né sono le tue cosce dure come il giorno,
né le ginocchia di avorio infuocato,
né i tuoi piccoli piedi sanguinanti,
né il tuo profumo, né i tuoi capelli.
Non è il tuo sguardo – che cos’è uno sguardo? -
triste luce distratta, pace senza padrone,
né il quaderno del tuo udito, né la tua voce,
né le occhiaie che ti lascia il sonno.
Neppure è la tua lingua di vipera,
freccia di vespe nell’aria cieca,
né il calore umido dell’asfissia
che sostiene il tuo bacio.
Non è niente del tuo corpo,
né un filo, né un petalo,
né una goccia, né un granello, né un momento.
È solo questo posto dove eri,
queste mie braccia ostinate.
Jaime Sabines

Col passare degli anni

Col passare degli anni,
cosa proverò leggendo questi versi
d’amore che adesso ti scrivo?
Me lo domando perché è nuda
la storia della mia vita davanti a me,
in quest’alba d’intimità,
quando la luce è improvvisa e rossa
e io sono quello che sono
e le parole
conservano il calore del corpo che le dice.
Saranno memoria e pelle del mio presente
o solo umiliazione, intatta ferita.
Ma con il passare del tempo,
quando dolore e fortuna si consumano con noi,
vorrei che questi versi sconfitti
avessero l’emozione
e la calma delle rovine classiche.
Che la parola sempre, sommersa nell’erba,
spunti con il corpo mezzo rotto,
che l’amore, come un fregio consunto,
conservi dignità contro l’azzurro del cielo
e che sul marmo freddo di una passione antica
i viaggiatori romantici affermino
l’omaggio del loro nome,
nel comprendere la fortuna di vivere così fragile,
gli occhi che riuscirono a incontrarsi
nell’infinita solitudine del tempo.
Luis García Montero

Non mi manca...


mercoledì 23 aprile 2014

Ora che il mio destino si rischiara

Ora che il mio destino si rischiara
non posso fare a meno di pensare a te
lacrima eterna del mio pianto.
Intenso o soffocato il tuo amore
è l’unico suono dal tempo inviolato
che m’incanta.
L’immagine cara che non tradisce
rimane intatta; sei vicino a me, ti tocco,
ti bacio la bocca, gli occhi allegri o mesti,
tutta tutta la tua svaporata essenza
mi risveglia, accorre verso il punto
che s’estingue nel lagno delle stagioni
che richiamo alla carezza.
Dario Bellezza

Non c’è un unico tempo

Non c’è un unico tempo: ci sono molti nastri
che paralleli slittano
spesso in senso contrario e raramente
s’intersecano. E’ quando si palesa
la sola verità che, disvelata,
viene subito espunta da chi sorveglia
i congegni e gli scambi. E si ripiomba
poi nell’unico tempo. Ma in quell’attimo
solo i pochi viventi si sono riconosciuti
per dirsi addio, non arrivederci.
Eugenio Montale

Microcosmi

Tra due persone accade che talvolta, molto raramente, nasca un mondo. Questo mondo è poi la loro patria, era comunque l’unica patria che noi eravamo disposti a riconoscere. Un minuscolo microcosmo, in cui ci si può sempre salvare dal mondo che crolla.
  Martin Heidegger a Hannah Arendt

giovedì 17 aprile 2014

Seconda poesia verticale, 67

Un filo più sottile del pensiero,
un filo senza alcuno spessore,
unisce i nostri occhi quando non ci guardiamo.
Quando ci guardiamo
ci uniscono tutti i fili del mondo,
ma manca questo,
che solo dà ombra
alla luce più segreta dell’amore.
Dopo che ce ne andiamo,
forse resta questo filo
a unire i nostri posti vuoti.
Roberto Juarroz
(da Seconda poesia verticale)

Ti voglio e non sei qui

Ti voglio e non sei qui. Mi soffermo
in questo giardino, a respirare il colore che è il pensiero
prima di diventare linguaggio nell’aria ferma. Pure il tuo nome
è un pallido spettro e, per quanto lo esali senza
posa, non mi rimarrà accanto. Stanotte
ti invento, ti immagino, i tuoi movimenti piú nitidi
delle parole che ti faccio dire e che hai già detto.
Ovunque tu sia ora, nella mia testa mi fissi
con uno sguardo, standotene qui mentre la luce fresca della sera
si dissolve nella terra. Sbaglio la tua bocca
ma sorride lo stesso. Ti stringo a me piú vicino, cosí lontano,
a inventare l’amore finché il canto di uccelli notturni
interrompe e muta quel che doveva succedere, di sicuro,
in ricordo. Le stelle ci stanno filmando senza scopo.
Carol Ann Duffy

martedì 15 aprile 2014

Cose lontane e vicine

M'innamoro di cose lontane e vicine,  
lavoro e sono rispettato, infine  
anch'io ho trovato un leggero confine,  
a questo mondo che non si può fuggire.  
Forse scopriranno una nuova legge  
universale, e altre cose e uomini  
impareremo ad amare. Ma io ho nostalgia  
delle cose impossibili, voglio tornare
indietro. Domani mi licenzio, e bevo  
e vedo chimere e sento scomparire  
lontane cose e vicine. 
Beppe Salvia

Credo che sia giunto il momento

Credo che sia giunto il momento, che sia seriamente giunto il momento di corteggiarci un poco. Abbiamo mai avuto il tempo di fermarci sotto gli alberi per dirci del nostro amore?  O di sederci vicino al mare o di creare zone fragranti l'uno per l'altra? Conosci quel particolare, squisito profuno della rosa tea? Sai come si aprono i boccioli, così diversamente dalle altre rose, e di che rosso acceso sono le spine e quasi color porpora le foglie?
Accompagnami per dieci anni: vuoi, caro? Dieci anni nel sole. Non è molto, appena dieci primavere.
Katherine Mansfield, dalle lettere a John Middleton Murry

Ha, l'alba, la tristezza

Ha , l'alba, la tristezza
con cui si giunge, in treno,
a una stazione che non è la nostra.
Come aspri i rumori
d'un giorno che sappiamo passeggero
- oh vita mia! -
- In alto, là, con l'alba, piange un bimbo. -
 Juan Ramòn Jimenéz

I grandi amanti saranno sempre infelici

I grandi amanti saranno sempre infelici, perchè per loro l'amore è grande e quindi esigono dalla "bien aimée" la stessa intensità di pensieri ch'essi hanno per lei.  Altrimenti si sentono traditi.
Cesare Pavese

lunedì 14 aprile 2014

La corsa del tempo

Sotto l'icona un liso tappetino,
dentro la fresca stanza è sceso il buio.
Ha inanellato l'ampia finestra
l'edera rigogliosa, verdecupo.

Dolce aroma che s'alza dalle rose,
stride la lampada bruciando appena.
Cassette variopinte, decorate
da una mano amorosa d'artigiano.

Alla finestra biancheggia un telaio...
Il tuo profilo è fine e crudele.
Celi con ritrosia nel fazzoletto
dita cariche di baci.

Per il cuore pulsare è terribile
tanta è in quest'istante la pena...
E fra le trecce sparse. avvertibile a stento,
si nasconde un sentore di tabacco. 
Anna Achmatova

Per un bel giorno

Un cielo così puro
un vento così leggero
che non so più dove sono
dove ero.
O gaggìa nuda,
bruna violetta
che nel calore fugace
appassisci...
Giorno che te ne vai
e non sai nulla di me e della violetta
che tanto amo
e del ramo
nudo della gaggìa,
giorno, non andar via.
Attilio Bertolucci

Un vestito di jersey rosa

Nel tuo vestito di jersey rosa
quando nulla era ancora imbrattato
stavi davanti all'altare Bloomsday.

Pioggia, e così un ombrello appena comprato
fu la sola parte del mio abbigliamento
con meno di tre anni di servizio.
La cravatta - unica, triste, nera, di ex aviere della RAF -
era il simbolo frusto di una cravatta.
La giacca di velluto a coste - tre volte ritinta di nero, stremata,
si teneva in piedi per miracolo.

Ero un genero di austerità, da dopoguerra!
Non proprio il Principe Ranocchio. Forse il Porcaro
che rubava i sogni di pedigree di questa figlia
da sotto il suo futuro sorvegliato da torrette e riflettori.

Nessuna cerimonia d'arruolamento poteva spogliarmi
dalla mia uniforme. Indossavo tutto il mio guardaroba -
eccetto qualche capo di ricambio, identico.
Le mie nozze, come la Natura, volevano nascondersi.
Comunque, se dovevamo sposarci
era meglio farlo a Westminster Abbey, perché no?
Il Decano ci spiegò perché no. Fu così
che seppi di avere una Chiesa parrocchiale.

San Giorgio degli Spazzacamini.
E alla fine in qualche modo ci sposammo.
Tua madre, coraggiosa anche in questo
azzardo degli Affari Esteri americani,
fece la parte di tutte le damigelle e di tutti gli invitati,
e persino, magnanima, rappresentò
la mia famiglia che non sapeva nulla.
Avevo invitato solo gli antenati.
Non avevo confidato il mio furto di te
nemmeno a un carissimo amico. Come testimone - scudiero
addetto ai temporanei anelli -
sequestrammo il sacrestano. Colmo dello scandalo:
stava caricando su un bus un gruppo di bambini
per portarli allo zoo - sotto quel diluvio!
Tutti gli animali della prigione dovettero pazientare
che fossimo sposati.
Tu eri trasfigurata.
Così sottile e nuova e nuda,
un ramo oscillante di lillà bagnato.
Tremavi, singhiozzavi di gioia, eri profondità d'oceano
traboccanti di Dio.
Dicesti che vedevi aprirsi i cieli
e mostrare ricchezze, pronte a piovere su noi.
Levitato al tuo fianco, io ero soggetto
a uno strano tempo grammaticale: il futuro incantato.

In quel presbiterio feriale spoglio d'echi,
ti vedo
lottare per contenere le fiamme
nel tuo vestito di jersey rosa
e nelle tue pupille - grandi gemme sfaccettate
che scuotono le loro fiamme di lacrime, davvero come grosse gemme
agitate in una coppa di dadi e offerte a me.
Ted Hughes

domenica 13 aprile 2014

Saperti amante e non poterti avere

Saperti amante e non poterti avere,
star lontano da te quando in cor m’ardi,
aver la lingua e non poter parlare,
udir quest’acqua e non chinarsi a bere,
correre in riga quando a lenti e tardi
passi vorrei penosamente andare. 
Umberto Saba

È sempre stato così incerto il cammino fino a te

È sempre stato così incerto il cammino fino a te:
tanti mesi di pietre e di spine, di
cattivi presagi, di rami che graffiavano la
carne come tridenti, di voci che mi
dicevano che non valeva la pena continuare, che
il tuo sguardo era già una menzogna; e il mio
cuore sempre così sordo a tutto questo,
sempre a gridare qualcos’altro più alto affinché
le gambe non potessero ricordare le
loro ferite, perché i piedi ignorassero
le pene del viaggio e avanzassero tutti
i giorni di un poco, quel poco che
era tutto per raggiungerti. Fu per questo che,
al contrario di te, non volli dormire quella
notte: i tuoi baci si trovavano ancora tutti
sulla mia bocca e il disegno delle tue mani
sulla mia pelle. Io sapevo che addormentarsi
era smettere di sentire, e non volevo perdere i
tuoi gesti sul mio corpo un secondo che
fosse. Allora mi sedetti sul letto a guardarti
dormire, e sorrisi come mai avevo sorriso prima
di quella notte, sorrisi tanto. Ma tu parlasti
improvvisamente nel sonno, allungasti il
braccio verso me e chiamasti sottovoce.
Chiamasti due volte. O tre. E sempre così
sottovoce. Ma nessuna fu per dire il mio nome.
Maria do Rosário Pedreira

L’onesto rifiuto

Un mio gioco di sillabe t’illuse.
Tu verrai nella mia casa deserta:
lo stuolo accrescerai delle deluse.
So che sei bella e folle nell’offerta
di te. Te stessa, bella preda certa,
già quasi m’offri nelle palme schiuse.
Ma prima di conoscerti, con gesto
franco t’arresto sulle soglie, amica,
e ti rifiuto come una mendica.
Non sono lui, non sono lui! Sì, questo
voglio gridarti nel rifiuto onesto,
perché più tardi tu non maledica.
Non sono lui! Non quello che t’appaio,
quello che sogni spirito fraterno!
Sotto il verso che sai, tenero e gaio,
arido è il cuore, stridulo di scherno
come siliqua stridula d’inverno,
vôta di semi, pendula al rovaio…
Per te serbare immune da pensieri
bassi, la coscienza ti congeda
onestamente, in versi più sinceri…
Ma (tu sei bella) fa ch’io non ti veda:
il desiderio della bella preda
mentirebbe l’amore che tu speri.
Non posso amare, Illusa! Non ho amato
mai! Questa è la sciagura che nascondo.
Triste cercai l’amore per il mondo,
triste pellegrinai pel mio passato,
vizioso fanciullo viziato,
sull’orme del piacere vagabondo…
Ah! Non volgere i tuoi piccoli piedi
verso l’anima buia di chi tace!
Non mi tentare, pallida seguace!…
Pel tuo sogno, pel sogno che ti diedi,
non son colui, non son colui che credi!
Curiosa di me, lasciami in pace!
Guido Gozzano

venerdì 11 aprile 2014

Tre anni dopo

Mi manca ancora tanto per sapere di te,
ancora ignoro tutto,
perché il bacio è un’altra forma di interrogarti.
Per questo, man mano che il desiderio
diventa sogno,
soffio sul tuo volto
affinché gli occhi, aprendosi,
riconoscano in questa freschezza insospettata
la loro confidenza più intima.
Ancora mi manca tanto per sapere di te,
ancora ignoro tutto,
ma questa luce che ti disegna,
mentre cammini nuda nella stanza,
e ti fissa nel suo ocra dorato,
è già sufficiente, e mi basta.
Juan Gustavo Cobo Borda

Mestiere di navigare

Sopra questo letto d'acque
così esteso profondo inaspettato
tutto ciò che è incerto naufraga
fino a diventare rifiuto
in una spiaggia aperta all'esilio.
Il mare ha un genio malevolo
soffre di furie
e i suoi capricci gridano pericolo
prendimi sul serio
sono signore padrone di ribellioni
convulsioni e guerre mondiali
posso il meglio e il peggio.
Io sopravvissuta di tante cose
di altre innumerevoli faccende di coscienza
confido nel mare e al mare mi consegno
vado al mare nel mare
perchè vivendo pienamente
mi attrae con intensità la morte.
Non navigo in verità
vado alla ventura
senza timone né vele
innamorata di pesci luminosi
di conchiglie e stelle marine
persa completamente in grotte
dense di sale iodio e alghe
in questo mondo che conoscono solo gli affogati.
Carmen Naranjo

Elegia

Quando due che si sono amati si separano
- per sempre -
qualcosa si spezza nell’ordine interno
della notte.
Una mano chiama il guanto ormai perduto
e un alito
si posa teneramente nell’eredità
dell’albero.
Quando due si dicono addio davanti allo specchio
- senza toccarsi -
appoggiando le dita nelle ombre
la forma trattiene il tempo,
e nell’acqua
la luce acquista immagine di finestra.
Può essere che quella luce
in forma abbagliante si faccia ampia
come il mondo
e un uccello multicolore cada crollato,
ferito dalla sete
che trascorre nell’istante
di quei due che un tempo si amarono per sempre.
Quando due che si amano ancora
- si separano -
qualcosa li copre soavemente
e un linguaggio tacito nasce
nel luogo in cui quei due lasciarono
la reciproca tortura di dimenticarsi.
Qualcosa invecchia per sempre nell’aria.
Probabilmente si suicida un angelo di tristezza
nel vedere questi due sparire
- separati da passi e da baci -
inventando storie e cantando,
bagnati e oscuri di una pioggia
che riflette il rumore delle loro parole.
Quando due che si amarono si separano,
l’estate sale sulle ali della notte
e una foglia, sopra l’azzurro del cielo,
apre gli occhi e occulta il suo stupore
con uno scongiuro.
Quando due che si amano si separano
- senza rancori e spade -
un fantasma incantato riscuote la vita
e s’inclina a raccogliere
quelle due labbra,
nude per sempre di linguaggi.
Alfonso Chase

POEMA PRIMO - Possessione nel sogno

Vieni
Amato
 
Ti proverò con allegria.
Ti sognerò con me questa notte.
 
Il tuo corpo finirà
dove comincia per me
l’ora della tua fertilità e della tua agonia;
e poiché siamo pieni di angoscia
il mio amore per te è nato nel tuo petto,
è che ti amo in principio per la tua bocca.
 
Vieni,
mangeremo nel luogo della mia anima.
 
Prima di me ti si aprirà il mio corpo
come mare precipitato e colmo
fino al crepuscolo di pesci.
Perché sei bello,
fratello mio,
eterno mio dolcissimo.
 
I tuoi fianchi in cui il giorno batte le palpebre
colmando con il suo odore tutte le cose,
la tua decisione di amare,
da subito,
sfociando inatteso alla mia anima,
il tuo amore mattutino
in cui riposa il bordo del mondo
e si dilata.
 
Vieni.
Ti proverò con allegria.
 
La tua voce ai miei piedi sarà un mazzo di lampade.
 
Parleremo del tuo corpo
con allegria purissima,
come bambini svelati nel cui precipizio
fu scoperto a stento un altro bimbo
e spogliato il suo incipiente arrivo
e conosciuto nella sua futura età, totale, senza diametro,
nella sua corrente genitale più prossima,
senz’alveo, in opprimente solitudine.
 
Vieni,
ti proverò con allegria.
 
Tu sognerai con me questa notte
e la nostra bocca annoderà aromi caduti.
 
Ti popolerò di allodole e settimane
eternamente oscure e nude.
Eunice Odio