…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

giovedì 31 gennaio 2013

Eppure

Amico mio, io non sono ciò che sembro.
L'apparenza è come un'abito che indosso,
un'abito che protegge me dai tuoi interrogativi
e te dalle mie negligenze.
Amico mio, l' "io" dimora in me nella casa del silenzio
e lì rimarrà per sempre,
impercettibile e inavvicinabile.
Non voglio che tu creda ciecamente in ciò
che dico o faccio, le mie parole e le mie azioni infatti
non sono altro che i tuoi pensieri e le tue speranze resi tangibili.
Quando tu dici "Il vento spira verso est",
io confermo "Sì, spira proprio in quella direzione";
perchè non voglio che tu sappia che la mia mente
non dimora nel vento ma nel mare.
Tu non puoi capire i miei pensieri
trasportati dalle onde, nè voglio che tu lo faccia.
Preferisco navigare da solo.
Quando da te è giorno , da me è notte;
e pure descrivo il mezzogiorno che danza sulle colline e
la furtiva ombra purpurea che attraversa la valle;
perchè tu non puoi udire il canto della mia oscurità
nè vedere il battito delle mie ali contro le stelle;
del resto, meglio così.
Rimarrò solo con la mia notte.
Quando tu ascendi al Paradiso,
io scendo dall'inferno;
e quando, dalla riva opposta del golfo che ci separa,
mi chiami: "compagno, amico ",
a mia volta ti chiamo "compagno, amico "
poichè non voglio che tu veda il mio Inferno.
La fiamma ti brucerebbe gli occhi
e il fumo ti invaderebbe le narici.
E io amo troppo il mio Inferno per fartelo visitare.
Resterò all'Inferno da solo.
Tu ami la Verità,
la Bellezza,
la Giustizia
e io per amor tuo dico che amare è giusto e decoroso,
anche se dentro di me rido del tuo amore.
Ma non voglio che tu lo veda.
Riderò da solo.
Amico mio, tu sei buono, cauto e saggio,
certo , sei perfetto.
Anch'io, benchè sia pazzo,
quando parlo con te lo faccio con saggezza e con cautela,
mascherando la mia pazzia.
Sarò pazzo da solo.
Amico o nemico che tu sia,
come posso farti capire?
Anche se camminiamo insieme,
mano nella mano, la mia strada non è la tua.
Khalil Gibran " Parole Sussurrate"

Ala e Parola

Lo sforzo strenuo è solo una scala
per condurre alla sommità.
Ovvio, preferirei
raggiungere la vetta in volo,
ma la vita non ha insegnato alle mie ali
a battere e librarsi:
cosa fare dunque?
Certo, preferisco la verità sommersa
a quella che appare evidente,
come preferisco la percezione silenziosa,
piena e di per sé appagante,
a quella che richiede
analisi e giustificazione.
Ma ho scoperto
che un elevato silenzio
inizia sempre da un’elevata parola.
 Da una lettera a Mary Haskell  “ Le Parole Dette “ K. Gibran

La Rivelazione

Ho sempre pensato
che una Rivelazione
sia semplicemente la scoperta
di un elemento in noi stessi,
nel nostro "Io" più grande,
l’io che sa
ciò che noi non sappiamo,
e sente
ciò che noi non sentiamo.
E’ quello che chiamiamo crescita
non è altro che la conoscenza di quell’io più grande.
Da una lettera a Mary Haskell “Le parole dette” K. Gibran

Parlando del passato

Parlando del passato,
rendiamo sempre il presente e il futuro
più chiari e concreti.
A lungo ho avuto un sacro terrore
di togliere al passato il suo velo;
un terrore causato dalla mia mancanza
di schiettezza e di franchezza.
Sarebbe stato infinitamente meglio
se avessi avuto il coraggio
di parlare di dolore.
Ho sofferto in silenzio:
e il silenzio a volte
rende la sofferenza più profonda,
perché il silenzio stesso è profondo.
Per molte persone
è  più facile non parlare:
di regola,
quando pensano a voce alta,
fanno un gran guazzabuglio.
Da una lettera a Mary Haskell “Le parole dette” Khalil Gibran

Non solo il fuoco

Ahi, sì, ricordo,
ahi, i tuoi occhi chiusi
come pieni dentro di luce nera,
tutto il tuo corpo come una mano aperta,
come un grappolo bianco della luna,
e l’estasi,
quando un fulmine ci uccide,
quando un pugnale ci ferisce nelle radici
e una luce ci spezza la chioma,
e quando
di nuovo
torniamo alla vita,
come uscissimo dall’oceano,
come tornassimo feriti
dal naufragio
tra le pietre e l’alghe rosse.
Ma
altri ricordi esistono,
non solo fiori dell’incendio,
ma piccoli germogli
che compaiono d’improvviso
quando vado nei treni
o nelle strade.
Ti vedo
che lavi i miei fazzoletti,
che appendi alla finestra
i miei calzini rotti,
vedo la tua figura in cui tutto,
tutto il piacere come una fiammata
cadde senza distruggerti,
di nuovo,
donnina
d’ogni giorno,
di nuovo essere umano,
umilmente umano,
superbamente povero,
come devi essere perché tu sia
non la rapida rosa
che la cenere dell’amore dissolve,
ma tutta la vita,
tutta la vita con sapone ed aghi,
con l’aroma che amo
della cucina che forse non avremo
in cui la tua mano, tra le patate fritte
e la tua bocca, che nell’inverno canta,
mentre arriva l’arrosto,
saran per me la permanenza
della felicità sopra la terra.
Ahi, vita mia,
non solo il fuoco tra noi arde,
ma tutta la vita,
la semplice storia,
l’amore semplice
di una donna e d’un uomo
uguali a tutti gli altri.

Pablo Neruda

Uno + Uno = Uno

Da solo
uno può ma non molto
da solo uno beve
e da solo uno canta
da solo uno
se crede deve pregare.
In due
si grida meglio
con zelo di larve
con gesti di gomma
su letti di bronzo
prima e dopo il saccheggio. 

La somma
dei due vuoti ci somiglia.
Nelo Risi 

Avrei incontrato la Maga?

Avrei incontrato la Maga? Tante volte mi era bastato affacciarmi, arrivando da rue de Seine, all'arco che dà sul quai de Conti, e appena la luce di cenere e di olivo sospesa sul fiume mi lasciava distinguere le forme, subito la sua figurina sottile si disegnava sul Pont des Arts, qualche volta muovendosi da una parte all'altra, qualche altra ferma contro la ringhiera di ferro, china sull'acqua. Ed era così naturale attraversare la strada, salire i gradini del ponte, penetrare nella sua sottile vita ed avvicinarmi alla Maga, che sorrideva senza sorpresa, convinta quanto me che incontrarsi per caso non era un caso nelle nostre vite, e che la gente che si dà appuntamenti precisi è la medesima che ha bisogno del foglio a righe per scriversi o che preme dal basso il tubetto del dentifricio.
Ma adesso le non ci sarebbe stata, sul ponte. Il suo volto delicato dalla pelle quasi trasparente si affacciava forse ai vecchi portici del ghetto del Marais, forse stava chiaccherando con una venditrice di patate fritte o mangiando un salsicciotto caldo nel boulevard Sebastopol. Ad ogni modo salii sul ponte, e la Maga non c'era. 
Adesso la Maga non era neppure sulla mia strada, e per quanto conoscessimo i nostri indirizzi, ogni vuoto delle nostre due stanze di falsi studenti a Parigi, ogni cartolina come una finestrella Braque o Ghirlandaio o Max Ernst stretta fra le povere modanature e la tappezzeria chiassosa, nonostante questo non saremmo andati a cercarci in casa. Preferivamo incontrarci sul ponte, al tavolino di un caffè, in un cineforum o curvi su un gatto in un qualsiasi cortile del quartiere latino.
Camminavamo senza cercarci pur sapendo che camminavamo per incontrarci.
Julio Cortázar, Il gioco del mondo (Rayuela)

Le farfalle

Quando poniamo molta fiducia o aspettative in una persona, il rischio di una delusione è grande.

Le persone non esistono in questo mondo per soddisfare le nostre aspettative, così come noi non siamo qui per soddisfare le loro.
Dobbiamo bastare... dobbiamo bastare a noi stessi sempre, e quando vogliamo stare con qualcuno dobbiamo essere coscienti che stiamo insieme perché ci piace, lo vogliamo e stiamo bene, giammai perché abbiamo bisogno di qualcuno.
Una persona non ha bisogno dell'altra, esse si completano... non per essere due metà, ma per essere un intero, disposte a condividere obiettivi comuni, gioia e vita.
Nel corso del tempo, ti rendi conto che per essere felice con un'altra persona, è necessario, in primo luogo, che tu non abbia bisogno di questa persona.
Comprendi anche che la persona che ami (o pensi di amare) e che non vuole condividere niente con te, sicuramente, non è l'uomo o la donna della tua vita.
Impara a volerti bene, a prenderti cura di te stesso, e principalmente a voler bene a chi ti vuole bene.
“Il segreto non è prendersi cura delle farfalle, ma prendersi cura del giardino, affinché le farfalle vengano da te.
Alla fine troverai non chi stavi cercando, ma chi stava cercando te.”
Mario Quintana

Le Orme - Una dolcezza nuova


mercoledì 30 gennaio 2013

Di gennaio, di notte



Di gennaio, di notte
quando lungo le sue vene lo spazio
trepida per un vento inesauribile, ravviva
negli alberi speranze ancora vane
e li sveglia a una vita ancora incerta,
troppo remota oltre le cime
ed oltre le radici;
nei giorni incerti ai crocevia del tempo
nelle ore dopo la passione quando
anche il dolore ha fine
e l'anima si tiene appena
che non frani nel suo vuoto
e si chiede stupita più che ansiosa
s'è quella l'agonia ch'è in ogni inizio
o il termine, il termine di tutto,
e accade che qualcuno
per certezza, per afferrarsi a un segno
mormori il suo tra il nome dei suoi cari
ed è strano come murare lapidi
su case per memoria d'un passaggio,
d'una sosta nel transitare eterno,
viso di molto amata un tempo
che tra pagina e pagina del libro
sfogliato senza termine degli anni
hai la pace che dà l'essere fiochi
e spenti sotto la crudele patina
qualcuno soffia nelle tue fattezze,
t'eccita, ti richiama al mio tormento
quale fosti d'età in età, puerile,
puerile sotto nuvole di marzo,
giovinetta sgusciata da anni informi
tra infanzia e pubertà, donna nel vento.
Frattanto siamo divenuti grigi.
Esco, guardo addossato ai muri alti
la mia patria ventosa e montuosa,
prendo fiato, poi seguo la
via crucis.
Mario Luzi

Togli alla pietra che sono

Togli alla pietra che sono
quello che le è di troppo,
martella, scolpisci, intaglia.
So che la tua mano può dare la giusta forma,
so che il tuo amore può raggiungermi
più in là del peso delle ore
e della cieca tirannia degli astri.
Non sono soltanto quest'ombra sulla terra
che insegue la morte,
legge le vocali del mio corpo
le parole che cercano la vita
nel fondo, venute da lontano, quelle che esplodono
nel sogno;
fa che ai tuoi occhi sia leggibile, sia nitido,
voglio indagare la mia notte stella per stella.
Togli alla pietra che sono
la sua oscurità,
la sua patina terrestre,
fronte a fronte voglio osservare il mio desiderio.
Eugenio Montejo

Amore

La regola è questa:
dare solo l’essenziale,
ottenere il massimo,
non abbassare la guardia,
mettere i colpi a tempo,
non arrendersi,
e non combattere corpo a corpo,
non scoprirsi in alcuna circostanza
né scambiare colpi con il sopracciglio ferito;
non dire mai “ti amo”, sul serio,
all’avversario.
È la migliore strategia
per essere eternamente infelice
e vincitore
senza rischi apparenti.
Eduardo Lizalde

Che piacere, cuore, questo liberarti

Che piacere, cuore, questo liberarti
giorno dopo giorno, dal tuo guscio,
questo andare incontro alla tua forma vera,
tenera, nuda, palpitante,
con quel profondo incanto, eterna calamita
delle cose che generano!
                                    Cuore al vento,
resistente nella tua forte vita debole
all’impeto di tutto il sentimento,
all’impeto di tutto il pensiero
- ideale, istinto, sogno; queste
cento ansie centimane -,
come la giovane moglie
all’impeto completo dell’amore!
 Juan Ramón Jiménez
(da Pietra e cielo, 1919)

Zone di silenzio

L’esuberanza del mondo
ci lascia spesso impotenti,
non siamo in grado di distinguere
che pochi frammenti,
piccoli brandelli.
Lo stesso capita
quando ci soffermiamo davanti a una tela,
a un quadro esposto in un museo:
dobbiamo allontanarci qualche passo
per abbracciarlo tutto.
La solitudine sono proprio
questi pochi passi di distanza.
Ci sono due ricchezze,
due forze molto simili,
per quanto completamente distinte.
Una è immanente al mondo
e all’uomo che agisce,
combatte e ama.
Il suo creatore è Dio.
L’altra si esprime attraverso dipinti,
libri, musica o film,
ed è un’eco della prima.
Il suo creatore è l’uomo.
La solitudine è la zona di silenzio
che c’è tra questi due frastuoni.
Adam Zagajewski
(da Solidarność i samotność, 1986)

La vittoria del candore

In un libro di versi schizzato
dall'amore, dalla tristezza, dal mondo,
i miei figli hanno disegnato signore gialle,
elefanti che avanzano sopra ombrelli rossi,
uccelli trattenuti sul bordo di una pagina,
hanno invaso la morte,
il grande cammello azzurro riposa sulla parola cenere,
una guancia scivola sopra la solitudine delle mie ossa,
il candore vince sul disordine della notte.
Juan Gelman
(da Gotán, 1962)

Solo, amore mio

Solo, amore mio, solo
Come neppure l'usignuolo.
Io questa solitudine fo pegno
Di segreta delizia
Ed essa eleggo a mio splendente regno.
Amare note canta la Pizia,
Ben so che andranno tutte vuote
Queste ultime speranze -
         Eppure, amore
Io mi scavo una nicchia dentro l'ora
Fuggevole e alterna,
E piango e soffro e tremo ancora.
Tommaso Landolfi
(da Viola di morte, Adelphi, 2011)

martedì 29 gennaio 2013

Una parola d'amore

Una parola d'amore ci resta sempre chiusa in bocca, non detta, è come un sassolino nel sandalo, o un chiodo: non ti va di fermarti a levarlo, di sciogliere i laccetti, di far tardi - ormai ti domina il ritmo segreto del cammino, più forte del disagio del sassolino, più del richiamo ostinato della tua stanchezza o di un rinvio; c'è anche una fiera, appuntita esultanza, un ricordo che il sassolino viene da una riva che ami, da una bella passeggiata con piacevoli pensieri, con immagini d'acqua - quando s'udivano dalla taverna in riva al mare le parole dei mercanti di tabacco insieme alla canzone dei marinai e alla canzone del mare lontano, lontano, perduto, vicino, estraneo, nostro. 
Ghiannis Ritsos, "Oreste"

Prendimi per mano

Prendimi per mano.
Cammineremo.
Cammineremo soltanto.
Sarà piacevole camminare insieme.
Senza pensare di arrivare da qualche parte.
Cammina in pace.
Cammina nella gioia.
Il nostro è un cammino di pace.
Poi impariamo
che non c'è un cammino di pace;
camminare è la pace;
non c'è un cammino di gioia;
camminare è la gioia.
Noi camminiamo per noi stessi.
Noi camminiamo per ognuno
sempre mano nella mano.
Cammina e tocca la pace di ogni istante.
Cammina e tocca la gioia di ogni istante.
Ogni passo è una fresca brezza.
Ogni passo fa sbocciare un fiore sotto i nostri piedi.
Bacia la terra con i tuoi piedi.
Imprimi sulla terra il tuo amore e la tua gioia.
La terra sarà al sicuro
se c'è sicurezza in noi.
Thich Nhat Hanh

La notte è il grande dubbio

La notte è il grande dubbio
del mondo e del tuo amore.
Ho bisogno che il giorno
ogni giorno mi dica
che è il giorno, che è lui,
che è la luce: e lì tu.
Quel crollo immenso
di marmi e di canne
quel grande scolorire
 dell’ala e del fiore:
la notte; la minaccia
di una soppressione
del colore e di te,
mi fa tremare : il nulla?
Mi hai amato?
E mentre tu taci
ed è notte, non so
se luce,  amore esistono.
Ho bisogno del miracolo
insolito : un altro giorno
e la tua voce, a conferma
del prodigio di sempre.
Ed anche se tu taci,
nell’enorme distanza,
l’aurora, almeno,
l’aurora  sì . La luce
che oggi lei mi porterà
sarà il gran sì del mondo
all’amore che ho per te.
“La voce a te dovuta” Pedro Salinas