…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

domenica 22 maggio 2016

A presto...


Da un po' di tempo

Da un po' di tempo,
la poesia non mi interessa per niente.
 Quello che mi interessa, è la vita.
Il peggio in poesia è precisamente la poesia.
 Quando la vita si confonde con un poema,
questo diventa poesia
senza che l'autore debba nemmeno immischiarsene.

Izet Sarajlic

Com’è amara e com’è dolorosa la nostalgia per la sua casa

Com’è amara e com’è dolorosa la nostalgia per la sua casa
poggiando la guancia sulla spalla della notte arreso a lei
alla sua casa silente sotto l’arco dei pini,
la notte legge le sue opere vegliando le porte e le finestre,
nessun fuoco tranne quello che crepita nel corpo libero, o ciò che divampa
sulla sua terra (oggi è buio quel passaggio verso la sua terra,
e il vento spira impetuoso da ogni parte),
com’è amara e com’è dolorosa la nostalgia
per ciò che rimane delle leggende del mio amore
com’è arduo parlare di lei, non ho fuoco
per questa carcassa
se non quello delle parole.
Adonis

Dolore che naviga



Ti sento così distante nella mia vita vicina,
che imprigiono i miei sogni come palle di fumo
confuse in un dolore che naviga.
Seguo i tuoi passi nell’ombra dimenticata
di sogni che zittiscono i miei sogni.
Ho visto splendori carichi di labbra
vagare tra le nuvole
senza rotta, verso i tuoi occhi.
Quali frutti tiepidi germinano da essi
al calore delle tua bocca assente!
Quale cielo sorto dalla notte
è il tuo corpo!
Manuel Valerio

giovedì 19 maggio 2016

Quando conto i semi

Quando conto i semi
Che sono sparsi là sotto -
Per sbocciare così, via via -
Quando rifletto sulle persone
Distese così in basso -
Per essere accolte tanto in alto -
Quando credo nel giardino
Che il mortale non vede -
Colgo con la fede il suo fiore
E sfuggo la sua Ape,
Posso rinunciare a questa estate - senza esitare.

Emily Dickinson

Pioggia

Mi sono svegliato stamattina con
una gran voglia di restare a letto tutto il giorno
a leggere. Ho cercato di combatterla per un minuto.
Poi ho guardato fuori dalla finestra alla pioggia.
E mi sono arreso. Mi sono affidato totalmente
alla custodia di questa mattinata piovosa.
Rivivrei la mia vita un'altra volta?
Rifarei gli stessi imperdonabili errori?
Si, se appena potessi, si. Li rifarei.

Raymond Carver


Il primo gennaio

So che si può vivere
non esistendo,
emersi da una quinta o da un fondale,
da un fuori che non c'é se mai nessuno
l'ha veduto.
So che si può esistere
non vivendo,
con radici strappate da ogni vento
se anche non muove foglia e non un soffio increspa
l'acqua su cui s'affaccia il tuo salone.
So che non c'é magia
di filtro o d'infusione
che possano spiegare come di te s'azzuffino
dita e capelli, come il tuo riso esploda
nel suo ringraziamento
al minuscolo dio a cui t'affidi,
d'ora in ora diverso, e ne diffidi.
So che mai ti sei posta
il come - il dove - il perché,
pigramente indisposta
al disponibile,
distratta rassegnata al non importa,
al non so quando o quanto, assorta in un oscuro
germinale di larve e arborescenze.
So che quello che afferri,
oggetto o mano, penna o portacenere,
brucia e non se ne accorge,
né te n'avvedi tu animale innocente
inconsapevole
di essere un perno e uno sfacelo, un'ombra
e una sostanza, un raggio che si oscura.
So che si può vivere
nel fuochetto di paglia dell'emulazione
senza che dalla tua fronte dispaia il segno timbrato
da Chi volle tu fossi... e se ne pentì.
Ora
uscita sul terrazzo, annaffi i fiori, scuoti
lo scheletro dell'albero di Natale,
ti accompagna in sordina il mangianastri,
torni dentro, allo specchio ti dispiaci,
ti getti a terra, con lo straccio scrosti
dal pavimento le orme degli intrusi.
Erano tanti e il più impresentabile
di tutti perché gli altri almeno parlano,
io, a bocca chiusa.
Eugenio Montale

martedì 17 maggio 2016

L'irreale


Lascia dormire fra le mie mani la tua dolce testa:
Giugno delle rovine arde nei tuoi capelli biondi,
Liane, vecchio sole sul luppolo.
La tua bocca è un papavero sul muro che presta
La sua vecchia ombra ammuffita ai vagabondi.
Un canto di pescatori nel malva dei mari
È per me la tua voce assopita,
La voce tua, amica invisibile e pensosa.
Il tuo cuore è il letto fiorito dei dolci ieri,
La campana mite e sorda della bonaccia.
Un cielo di paese morto da gran tempo
Canta nei tuoi occhi – un cielo di povera terra
Dove la pallida Annabel e Guy de Vere
E d’Elormie sentono nei forti venti
Risuonare tenue Ottobre dal cimitero.
E cosa importa che tu sia irreale?
Di quelle che non sono mai esistite?
La mia solitudine di giardini antichi e amati
È meno affascinante o meno bella
Del tuo autunno dalle foglie in fiamme?
Oscar Vadislas de Lubicz Milosz

Petali all'alba

Stanza dopo stanza, lampada dopo lampada,
i palazzi si risvegliano  
e tutto intorno la pioggia apre i suoi petali  
con un lento sussurro che percorre  
sete e tendaggi.  
Dormiamo dentro a un fiore che si alza  
troppo lentamente sul mondo.
Tuttora ignoriamo da quale paese remoto  
ci ha portati il sonno,  
ma ci risulta che tra la notte e il giorno
sono passati gli anni…
La pioggia sta schiudendo la sua corolla
nel mezzo della quale ci svegliamo.  
Ora so che il tuo sorriso, i tuoi capelli,
i tuoi occhi dove la notte si attarda,  
la neve che cade sui tuoi seni  
e queste stesse parole  
sono anche petali di qualche immenso calice,  
petali che si stanno aprendo, amore mio,  
con lo stesso sussurro della pioggia  
sui vetri.
Eugenio Montejo

lunedì 16 maggio 2016

Un giorno ci incroceremo

Un giorno ci incroceremo in un caffè o in metropolitana. Cercheremo di non riconoscerci o di fingere di non vederci, ci gireremo svelti dall’ altra parte. Saremo imbarazzati per ciò che è diventato il nostro “noi”, per quello che ne è rimasto.
Niente.
Due estranei uniti da un passato immaginario.
Daniel Glattauer (Le ho mai raccontato del vento del Nord)