…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

martedì 31 marzo 2015

Felicità che troppo bruci…



Felicità che troppo bruci, come
oggi tu mi diventi intollerabile.
Allontana da me questo tuo vino
così pungente e forte.
Tremante, sfatto dall’angoscia, il cuore
desolato e in tumulto
incontro a te cammino
come un giorno camminerò alla morte.
Sergio Solmi – 1932/1940

Distacco



Chi amo sei tu,

la tua incomparabile dolcezza!

Come possa il tuo incanto essere così meraviglioso,

come… – non so dirlo.

Al mondo non vi è nulla che possa spiegarlo.

Sai tu che in un bacio mi regali la poesia?

Sai che questa poesia mi prende a morsi il cuore?

Con la poesia tu mi dai la passione,

e mi ubriachi completamente.

La scorsa notte ho sognato di baciarti,

oh che dolce labbra!

Svegliatomi non ho trovato la tua bocca,

spero mi invierai in sogno quel bocciolo.

La scorsa notte ho sognato una tua lettera,

di cui non comprendevo il senso,

solo riconoscevo la parola “amore”,

spero mi scriverai in sogno chiaramente.

Quando dormo vedo te entro la zanzariera;

quando bevo vedo solo te nel mio bicchiere;

quando leggo, non vedo le parole, vedo dolo te,

a scuola, non vedo ciò che l’insegnate traccia sulla lavagna, vedo solo te;

Perché non fai altro che nasconderti,

ti lasci solo vedere e non ti lasci prendere?

Tuo padre in questi giorni è a casa?

Vorrei venirti a trovare,

ma ho paura del sapore del distacco;

ed alla fine non oserò incontrarti.

Se ti incontrassi come potrei poi separarmi da te?

No, anche se il distacco è sofferenza,

è una dolce sofferenza!

Dirò alla mia anima di venirti a cercare stanotte,

preparati a riceverla.

Wang Jingzhi – 1922

Acqua sporca

Questo è il fosso dell’acqua putrida e della disperazione,
non un alito di fresca brezza la increspa.
Meglio gettarci anche ferracci arrugginiti e pezzi di rame,
e senza rimorsi anche gli avanzi del pasto.
Forse i pezzi di rame vogliono diventare verdi come giada,
e sulle scatolette di latta si ricama qualche petalo di fior di pesco;
lasciamo che l’unto tessa sopra un tessuto damascato,
e dalla muffa esca evaporando una rosea nuvola.
Lasciamo che l’acqua stagnante fermentando diventi un fosso di verde vino,
pieno di bianca schiuma che fluttuante diventi una perla;
le piccole perle ridendo si trasformano in una grande perla,
rubata e rotta dall’ attacco dei moscerini.
E’ proprio il fosso della disperazione dell’acqua morta,
anche riesce ad avanzare un po’ di acqua chiara.
Se la rana non riesce a sopportare la solitudine,
forse dall’acqua stagnante esce un gracidio.
Questo è il fosso dell’acqua putrida e della disperazione,
qui non è certo il luogo della bellezza,
allora è meglio che i malvagi la vengano a dissodare,
e vedremo che mondo ne sapranno tirar fuori.

Wen Yiduo

venerdì 27 marzo 2015

Sono gli alberi che vagano



Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio:
sono gli alberi che vagano sulla terra notturna.
Sono i grappoli che fermentano in vino dorato,
sono le stelle che di casa in casa peregrinano,
sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso.

E io ho voglia di venire da te sul petto – a dormire.

Marina Cvetaeva

Tra le rovine del mondo



Ho visto il tuo volto attorno alla casa

dipinto su ogni ramo,
mi sono scrollato l’aurora dalle spalle

e ho iniziato la ricerca: è venuta?
ho domandato alla rugiada sui rami

ho domandato al sole se avesse letto
i tuoi passi, dove la notte ti aveva vista,

come si erano incamminati
accanto a te i fiori della casa e gli alberi.

Quasi disgiungo i miei giorni e me stesso:
là è il mio sangue e qui il mio corpo – fogli
che le scintille trascinano tra le rovine del mondo.

Alī Ahmad Sa'īd Isbir (Adonis)