…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

mercoledì 27 febbraio 2013

Esilio

Quando la patria che abbiamo non l’abbiamo
persa per silenzio e per rinuncia
anche la voce del mare diventa esilio
e la luce che ci circonda è come una prigione. 
Sophia de Mello Breyner Andresen

Strumento

Il flauto agreste e l’arpa d’oro
lasciano che qualcuno li accordi
con blando polso e lieve soffio.
Hanno memoria di acqua e vento
e – oltre ai mondi deliranti –
del silenzio, o etereo silenzio!
I loro poteri di eternità
fanno immenso e indimenticabile
il suono più transitorio e soave.
Avvicinati concentrato e cauto,
che tutto l’universo ti ascolta!
Frase inutile, sospiro falso
vibrano così intensamente
che la mano si arresta, il labbro si inumidisce,
per timore del loro stesso inganno.
E l’eco senza perdoni lo ripete
per un udente sovrumano.
Cecília Meireles

Fa pure del tuo peggio per sfuggirmi

Fa pure del tuo peggio per sfuggirmi,
tu in me vivrai per tutta la vita
e vita non durerà più a lungo del tuo amore,
perché sol da questo affetto essa dipende.
Quindi temer non devo il peggior dei torti
quando nel più piccolo la mia vita ha fine;
mi par di meritare miglior sorte
di quella che in balìa dei tuoi capricci.
Non puoi torturarmi con la tua incostanza
Perché nel tuo disdegno muore la mia vita:
o che beato titolo solo io posseggo,
felice del tuo amore, felice di morire!
Ma esiste felicità che nuvole non tema?
Tu potresti ingannarmi ed io non saperlo.
William Shakespeare, (Sonetto 92)

Messaggio

Diego non conosceva il mare.
Esso, il mare, stava dall’altro lato delle dune alte, apettando.
Quando il bambino e il padre raggiunsero finalmente quelle colline di sabbia,
dopo aver camminato molto,
il mare stava di fronte ai loro occhi.
E fu tanta l’immensità del mare,
e tanto il suo fulgore,
che il bambino restò muto per la bellezza.
E quando finalmente riuscì a parlare,
tremando, balbettando, chiese al padre:
“Aiutami a guardare!”
Eduardo Galeano, in “O Livro dos Abraços”

martedì 26 febbraio 2013

Amanti

Che mi riserva rivederti, amore,
quale viaggio t’ hanno dato i venti?
L’oscuro avvolge questi giorni chiari,
circola forse in questa luce densa
qui dove a macchie dondolanti o ferme
filtra oro ed il vino matura.
Spicco dal cielo questo frutto splendido,
chiudo gli occhi su quel che porta seco,
o lo stare sulle spine
o il dirsi addio a cuore gonfio,
questo tempo nel tempo senza fine.
Mario Luzi

Ah tu non resti inerte nel tuo cielo

Ah tu non resti inerte nel tuo cielo
e la via si ripopola d'allarmi
poiché la tua imminenza respira contenuta
dal silenzio di lucide pareti
e dai vetri che fissano l'inverno.
Camminare è venirti incontro, vivere
è progredire a te, tutto è fuoco e sgomento.
E quante volte prossimo a svelarti
ho tremato d'un viso repentino
dietro i battenti d'una antica porta
nella penombra, o a capo delle scale.
Mario Luzi

Ogni realtà pensata



Ogni realtà pensata ogni parvente
realtà sembra immobile al suo posto.
Non dolore né ira è nella mente.
E domani a ogni costo amore mio
ti vedrò. Perché queste mi circondano
forme affrante e mi sbatto in loro anch'io?

Gabriella Leto

Lascio la casa bianca e il muto giardino



Lascio la casa bianca e il muto giardino.
Deserta e luminosa mi sarà la vita.
Nessuna donna saprà cullarti
come io ti celebro nei miei versi:
non scordare la tua cara amica
nell’Eden che hai creato per i suoi occhi,
per me che spaccio una merce rarissima
e vendo il tuo tenerissimo amore.


Carskoe Selo, 27 febbraio 1913

Anna Achmatova

(Da Stormo Bianco)

lunedì 25 febbraio 2013

Elegia

Ci sono cose con cui la gente non sa mai come comportarsi…
Una vecchina tutta sola alla stazione.
Una scarpa nera spaiata: simbolo
della più assoluta vedovanza.
I ricordi delle zitellone.
Quelle cravatte
di così cattivo gusto
che ci danno le vecchie zie.
Le vecchie zie.
Un nuovo parente appena conosciuto.
La parola “quinconce”.
Quei pensieri che ci vengono improvvisi nelle occasioni
                                                                           [ più improprie.
Un cagnolino anonimo che decide di venirti dietro al mattino
                                                             [ presto per la città deserta.
Questa poesia, questa povera poesia
senza fine… 
Mario Quintana

Notturno

Non so perché, ho sorriso improvvisamente
e un sapore di stella m’è arrivato in bocca…
Penso a te, a Dio, ai giri innumerevoli che fan tutte le strade…

A Dio, a te, di nuovo…
La tua tenerezza così semplice…
Vorrei, non so perché, uscir correndo scalzo nella notte immensa
e il vento del mattino mi troverebbe morto ai bordi d’un ruscello,
con i capelli e la fronte immersi nell’acqua limpida…
Immersi nell’acqua limpida, cantante e fresca di un ruscello! 
Mário Quintana

I due

Lei portava la coppa in mano
Pari al suo orlo aveva il mento e la bocca
Aveva un passo così leggero e sicuro,
che dalla coppa non cadeva una stilla.
Non meno leggera e salda era la mano di lui
Un giovane cavallo egli montava
E con gesto noncurante
a una tremante immobilità lo sforzava
Eppure quando dalla mano di lei
La lieve coppa egli dovè prendere
Per entrambi fu troppo pesante;
Perché entrambi tremavano tanto
Che le mani non si trovarono,
E scuro vino corse sul suolo.
Hugo von Hofmannsthal

Albero

Tutto il cielo cammina come un fiume,
grandi blocchi traendo di fiamme e d'ombra.
Tutto il mare rompe, onda dietro onda,
splendido, alle fuggenti dune.
L'albero, chiuso nel puro contorno,
oscuro come uno che sta su la soglia,
muto guarda, senza battere foglia,
gli spazi agitati dal trapasso del giorno.
Diego Valeri

Mi confrontai con la donna

Mi confrontai con la donna che avevo raffigurato,
cominciai a cercarla ma
non trovai una figura a lei somigliante.
Non trovai alcun ponte
tra il mio corpo e il sogno
così rimasi a quel che immaginavo,
frequentando una mia illusione.
Adonis
dal libro Cento poesie d'amore, Guanda editore

Ho paura di raccontare quanto t’amo

Ho paura di raccontare quanto t’amo.
Ho paura che, ascoltato il mio racconto,
il leggero vento nei cespugli a un tratto ebbro1 d’allegrezza
voli sulla terra come un uragano…
Ho paura di raccontare quanto t’amo.
Ho paura che, ascoltato il mio racconto,
le stelle restino immobili in mezzo all’oscura volta
e sovrasterà una notte senza fine…
Ho paura di raccontare quanto t’amo.
Ho paura che, ascoltato il mio racconto,
il mio cuore si spaventi della follia dell’amore
e si spezzi per la felicità e il tormento.
Nikolai Minskij

giovedì 21 febbraio 2013

Arte poetica

Guardare il fiume fatto di tempo e acqua
e ricordare che il tempo è un altro fiume,
sapere che ci perdiamo come il fiume
e che i visi passano come l’acqua.

Sentire che la veglia è un altro sonno
che sogna di non sognare e che la morte
che teme la nostra carne è quella morte
di ogni notte, che si chiama sonno.

Vedere nel giorno o nell’anno un simbolo
dei giorni dell’uomo e dei suoi anni,
convertire l’oltraggio degli anni
in una musica, un rumore e un simbolo.

Vedere nella morte il sonno, nel tramonto
un triste oro, tale è la poesia
che è immortale e povera. La poesia
ritorna come l’aurora e il tramonto.

A volte nelle sere una faccia
ci guarda dal fondo di uno specchio;
l’arte deve essere come quello specchio
che ci rivela la nostra propria faccia.
Jorge Luis Borges
 

Fuori c'è della voce

Fuori c'è della voce, un fragoroso
fiato di mezze grida e di lamenti,
da quando il roco desiderio è esploso,
giù giù per tutti gli altri avvenimenti,

e le parole, care e calde e dure,
canzoni della voglia e buon furore,
pure parole o parole impure:
fuori di te c'è voce e c'è rumore.

Dentro, interno a te, silenzio forte
come il silenzio che illumina un sogno,
o quello in cui si distilla la morte,

o quello in cui l'atroce bisogno
della madre si muta in vittoriosa
pausa d'amore, e schiude la sua rosa.
Roberto Piumini, da L'amore morale, canzoniere erotico

Per amicizia

Per amicizia
fai una catena che tenga
per essere legati
agli altri, a due a due,
una passeggiata, una ghirlanda
offerta da mani
che non possono muoversi
se non unite.
Robert Creeley

Quel che molta gente definisce amare



Quel che molta gente definisce amare consiste nello scegliere una donna e sposarla.
La scelgono, te lo giuro, li ho visti.
Come se si potesse scegliere in amore, come se non fosse un fulmine che ti spezza le ossa e ti lascia lungo disteso in mezzo al cortile.
Tu dirai che la scelgono perché la amano, io invece credo che avvenga tutto all’aicsevor.
Beatrice non la si sceglie, Giulietta non la si sceglie.
Tu non scegli la pioggia che t’inzupperà le ossa all’uscita di un concerto

Julio Cortázar – Il gioco del mondo

Non è vero...

Non è vero che non credi all’amore. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco e perché quello che vedi non è mai perfetto.

 Oriana Fallaci

Ask The Mountains - Vangelis

Remember...

mercoledì 20 febbraio 2013

Quando amo

Quando amo
sento di essere il re del tempo
possiedo la terra e tutto ciò che essa contiene
e cavalco nel sole sul mio cavallo.
Quando amo
mi trasformo in fluida luce
che occhio non vede
e i versi nei miei quaderni
si trasformano in campi di mimosa e papavero.
Quando amo
acqua zampilla dalle mie mani
erba cresce sulla mia lingua
quando amo
sono tempo fuori dal tempo.
Quando amo una donna
tutti gli alberi
corrono scalzi verso di me.
Nizar Qabbani

E odo

E odo,
il suono di una chitarra triste,
e nuoto nel pensiero,
liquido,
languido e straziante.
E il mondo
coi suoi arcobaleni
e i tramonti banali,
di terre e di mari,
restava a guardare
stupidi uomini
che usavano lenti
e profumi di latta.
Pressapoco era vita.
E il sole sbiadiva,
e il cielo finiva,
restava un abito vuoto
e una lacrima calda scorreva.
Duella se vuoi,
sali e scendi dentro l’anima,
a cercare ancora qualche fiore,
a scaldare le tue mani
con una fiamma.
Scontrati
con santi e balordi,
eroi ed eremiti.
Pressapoco è vita.
Cercali se puoi,
sorrisi sinceri
e profonde emozioni,
trovali se vuoi.
Quella chitarra triste
suonerà ancora un pò.
Almina Madau

La colpa è mia

La colpa è mia, piangeva, ed era vero, non si poteva negare, ma è pur certo che se prima di ogni nostro atto ci mettessimo a prevederne tutte le conseguenze, a considerarle seriamente, anzitutto quelle immediate, poi le probabili, poi le possibili, poi le immaginabili, non arriverremmo neanche a muoverci dal punto in cui ci avrebbe fatto fermare il primo pensiero. I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro,compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono. 
Josè Saramago da “Cecità”