…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

martedì 31 luglio 2012

Lei è venuta da lontano

Lei è venuta da lontano,
e io, senza aspettarla,
sapevo che arrivava.
Che fare se posso appena
vederla al passo del vento,
se la sua voce è profumo
che mi perseguita e fugge,
se il suo corpo è un sogno
da cui mi desto in pianto
se le sue mani son petali,
che solo posso sfiorare,
e il suo riso, arcobaleno
lontano nel silenzio
umido della sera?
Nicolás Cristóbal Guillén Batista

Tempo

Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione.
MILAN KUNDERA, L’insostenibile leggerezza dell’essere

A casa

È bello tornare
Togliersi le scarpe
Lavare via con l’acqua la polvere del lungo giorno
Toccare nuda le pareti nude della casa
Camminare come cieca tra i mobili, i libri, le lampade
come una cieca che possiede solo queste povere cose
Dovrei sistemare le porte, ridipingere il soffitto
smerigliare gli specchi dove mi smarrisco
dove guardo una che non può scappare da nessuna parte
perché la casa è una torre che nessuno conosce
Meglio così
Mi basta quello che ho
Mie sono le formiche assorte
il percorso brillante delle lumache
la rana appena nata nel bagno di mia figlia
e questo lungo blues per dire il tuo nome
come un trofeo.
Soledad Álvarez (Santo Domingo, 1950)

Mai che l'attimo si fermi

Mai che l'attimo si fermi,
da guardare, capire.
Sempre una corsa.
Cogliere lembi.
Udire parole mozze,
promesse a metà-
Così risa, musiche, amori, sogni.
Tutto accennato e lasciato.
Elio Pecora

Dio mio se avessi un pezzo di vita...

Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore. Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
Gabriel Garcìa Marquez

Cicatrici

Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro.
Frida Kahlo

Ti esploro

Ti esploro, mia carne, mio oro, corpo mio, che ti spio, mia cruda carta nuda,
che ti segno, che ti sogno, con i miei seri, severi semi neri, con i miei teoremi,
i miei emblemi, che ti batto e ti sbatto, e ti ribatto, denso e duro, tra le tue fratte,
con il mio oscuro, puro latte, con le mie lente vacche, tritamente, che ti accendo,
se ti prendo, con i miei pampani di ruggine, mia fuliggine, che ti aspiro, ti respiro
con le tue nebbie e trebbie, che ti timbro con tutti i miei timpani, con le mie dita
che ti amano, che ti arano, con l mia matita che ti colora, ti perfora, che ti adora,
mia vita, mio avaro amore amaro:
io sono qui così, la zampa del mio uccello, di quello

che ti gode e ti vigila, sono la papilla giusta che ti degusta, la pupilla che ti vibra
e ti brilla, che ti tintinna e titilla; sono un irto, un erto, un ermo ramo, io che
ti pungo, mio fungo, io che ti bramo: sono pallida pelle che si spella, mia bella, io,
passero e pettirosso del tuo fosso: io la piuma, io l’osso, che ti scrivo: io, che ti vivo
E. Sanguineti, L’ultima passeggiata – Omaggio a Pascoli – 1982

Sono un tranquillante

Sono un tranquillante.
Agisco in casa,
funziono in ufficio,
affronto gli esami,
mi presento all’udienza,
incollo con cura le tazze rotte –
devi solo prendermi,
farmi sciogliere sotto la lingua,
devi solo mandarmi giù
con un sorso d’acqua.
So come trattare l’infelicità,
come sopportare una cattiva notizia,
ridurre l’ingiustizia,
rischiare l’assenza di Dio,
scegliere un bel cappellino da lutto.
Che cosa aspetti –
Fidati della pietà chimica.
Sei un uomo (una donna) ancora giovane,
dovresti sistemarti in qualche modo.
Chi ha detto
Che la vita va vissuta con coraggio?
Consegnami il tuo abisso –
Lo imbottirò di sonno.
Mi sarai grato (grata)
Per la caduta in piedi.
Vendimi la tua anima.
Un altro acquirente non capiterà.
Un altro diavolo non c’è più.
Wislawa Szymborska (da “Ogni caso”, 1972)

L'altra solitudine

Esistono molte solitudini intersecate - dice - sopra e sotto
ed altre in mezzo;
diverse o simili, ineluttabili, imposte
o come scelte, come libere - intersecate sempre.
Ma nel profondo, in centro, esiste l'unica solitudine - dice;
una città sorda, quasi sferica, senza alcuna
insegna luminosa colorata, senza negozi, motociclette,
con una luce bianca, vuota, caliginosa, interrotta
da bagliori di segnali sconosciuti.
In questa città
da anni dimorano i poeti.
Camminano senza far rumore, con le mani conserte,
ricordano vagamente fatti dimenticati, parole, paesaggi,
questi consolatori del mondo, i sempre sconsolati, braccati
dai cani, dagli uomini, dalle tarme, dai topi, dalle stelle,
inseguiiti dalle loro stesse parole, dette o non dette.
Ghiannis Ritsos

lunedì 30 luglio 2012

Il gioco degli dei

Gli dei lanciano i dadi, ma non domandano se vogliamo partecipare al gioco.
Non vogliono sapere se hai lasciato un uomo, una casa, un lavoro, una carriera, un sogno.
Gli dei non badano al fatto che tu vuoi avere una vita in cui ogni cosa sia al proprio posto,
in cui ogni desiderio si possa esaudire con il lavoro e la pertinacia.
Gli dei non tengono conto dei nostri piani e delle nostre speranze.
In qualche luogo dell'universo, loro lanciano i dadi e, casualmente, vieni scelto tu.
Da quel momento in poi, vincere o perdere è solo questione di opportunità.
Gli dei lanciano i dadi e liberano l'amore dalla sua gabbia.
Questa forza può creare o distruggere, a seconda della direzione in cui soffiava il vento
nel momento in cui si è liberata dalla prigione. L'amore può condurci all'inferno o in paradiso,
comunque ci porta sempre in qualche luogo. É necessario accettarlo, perché esso
è ciò che alimenta la nostra esistenza.
Se non lo accettiamo, moriremo di fame pur vedendo i rami dell'albero della vita carichi di frutti:
non avremo il coraggio di tendere la mano e di coglierli.
É necessario ricercare l'amore la dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore,
giorni, settimane di delusione e di tristezza. Perchè nel momento in cui partiamo in cerca dell'amore,
anche l'amore muove per venirci incontro. E ci salva. E nell'amore non esistono regole.
Possiamo tentare di seguire dei manuali, di controllare il cuore, di avere una strategia di comportamento.
Ma sono tutte cose insignificanti. Decide il cuore.
E quando decide è ciò che conta.
Paulo Coelho

Overdose

Dio, la mia testa!
Stamattina
già cinque caffè
e tanta nicotina
Dammi due cachet
E lo stomaco! Ci ho proprio
un chiodo nel duodeno
saranno le tre grappe
o i Campari a digiuno?
(Il Martini? ma via
ne ho preso solo uno!)
Piuttosto è la Vodka
che m’ha un po’ agitato
per fortuna col Valium
mi sono calmato
(ma, credi a me
il massimo è il Tavor
con Gin e Fernet)
Adesso però
devo star su
fino a domattina
mi sparo due caffè
Optalidon e Aspirina
e se proprio crollo
un’Anfetamina
Ah, sí le sigarette
io quando lavoro
devo aver lí sul tavolo
una stecca di Marlboro
se no, non riesco
Forza, partiamo!
Due whiskini ghiacciati
e scriviamo un bel pezzo
su quei poveri drogati
(Ahi, la mia testa,
presto altri due cachet)
Dunque: perché lo fanno?
Perché?
Perché?
Stefano Benni

Non ci sono tesori

Non ci sono tesori, dicono i pellegrini che ritornano.
Se ne stanno lì, sul ciglio delle strade, sulle sponde di mari e
fiumi, senza dormire e senza poter toccare l'acqua, maleodoranti e
allucinati, a indicare impauriti l'orizzonte.
Non ci sono tesori, dicono e chiudono gli occhi, e spezzano i
bastoni, e si gettano a terra e non aspettano.
Non implorano più, non supplicano più. Il cielo non risponde e
non c'è speranza nei sogni.
È una menzogna la storia dei galeoni sommersi. Non
esistono i forzieri sepolti sul fondo degli oceani, con
tutto l'oro delle antiche corti, coi rubini, gli
smeraldi e le corone degli imperi scomparsi.
Non c'è mai stato un simile sfavillio in mezzo ai pesci,
ripetono, deliranti, i pellegrini che tornano.
Ignori perché si sono stancati, chi li ha dissuasi, quale
demone dell'impazienza ha spento tra le alghe la luce
dell'oro e delle pietre preziose.
Tu ti fermi un istante.
Non ci sono tesori, gridano disperati.
(Non voltare la testa. Non li vedere con gli occhi vuoti. Non
li sentire. La strada è lunga e non c'è tempo da perdere.)
Abilio Estevez

Eri dritta e felice

Eri dritta e felice
Sulla porta che il vento
Apriva alla campagna.
Intrisa di luce
Stavi ferma nel giorno,
Al tempo delle vespe d'oro
Quando al sambuco
Si fanno dolci le midolla.
Allora s'andava scalzi
Per i fossi, si misurava l'ardore
Del sole dalle impronte
Lasciate sui sassi.
Leonardo Sinisgalli

Se mi hai amato

Se mi hai amato mi verrai a cercare,
sono certo che mi verrai a cercare:
in ogni pietra, in ogni sguardo
e in tutte le stelle.
Perchè il mio corpo scomparirà,
il tuo corpo scomparirà,
ma ciò non farà alcuna differenza.
Perchè, se ci fosse la benchè minima differenza,
vorrebbe dire che tra noi
non è accaduto l’amore.
Perchè l’amore è fuori
dal tempo eterno, immortale.
Se mi hai amato mi verrai a cercare,
sono certo che mi verrai a cercare,
e mi troverai: in ogni sguardo e in tutte le stelle.
Osho

Voglio uno sciopero dove incontrarci tutti

Voglio uno sciopero dove incontrarci tutti.
Uno sciopero di braccia, di gambe, di capelli,
uno sciopero che nasca in ogni corpo.
Voglio uno sciopero
di operai, di colombe
di autisti, di fiori
di tecnici, di bambini
di medici, di donne.
Voglio un grande sciopero,
che arrivi sino all'amore.
Uno sciopero dove si fermi tutto,
l'orologio, le fabbriche
lo stabilimento, le scuole
l'autobus, gli ospedali
la strada, i porti.
Uno sciopero di occhi, di mani, di baci.
Un grande sciopero dove non sia permesso respirare,
uno sciopero dove nasca il silenzio
per ascoltare i passi del tiranno che si allontana.
Gioconda Belli

Altro cielo

Non esiste spugna per lavare il cielo
ma se anche, tu potessi insaponarlo
e poi sciacquarlo con secchi e secchi di mare
e stenderlo al sole perchè asciughi
sempre ti mancherebbe un uccello in silenzio
non esistono metodi per toccare il cielo
ma se anche, tu ti allungassi come una palma
e riuscissi a sfiorarlo nei tuoi delirii
e sapessi, infine, come è al tatto
sempre ti mancherebbe la nube di cotone
non esiste un ponte per attraversare il cielo
ma se anche, tu riuscissi a raggiungere l’altra sponda
a forza di ricordi e pronostici
e comprovassi che non è così difficile
sempre ti mancherebbe il pino del crepuscolo
questo perchè si tratta di un cielo che non è il tuo
nonostante sia impetuoso e stracciato
quando invece arriverai a quello che ti appartiene
non lo vorrai lavare nè toccare nè attraversare
ma ci saranno l’uccello la nuvola e il pino.
Mario Benedetti

Todo cambia - Tutto cambia

“Cambia ciò che è superficiale
e anche ciò che è profondo
cambia il modo di pensare
cambia tutto in questo mondo.
Cambia il clima con gli anni
cambia il pastore il suo pascolo
e così come tutto cambia
che io cambi non è strano.
Cambia il più prezioso brillante
di mano in mano il suo splendore,
cambia nido l’uccellino
cambia il sentimento degli amanti.
Cambia direzione il viandante
sebbene questo lo danneggi
e così come tutto cambia
che io cambi non è strano.
Cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia.
Cambia il sole nella sua corsa
quando la notte persiste,
cambia la pianta e si veste
di verde in primavera.
Cambia il manto della fiera
cambiano i capelli dell’anziano
e così come tutto cambia
che io cambi non è strano.
Ma non cambia il mio amore
per quanto lontano mi trovi,
né il ricordo né il dolore
della mia terra e della mia gente.
E ciò che è cambiato ieri
di nuovo cambierà domani
così come cambio io
in questa terra lontana.
Cambia, tutto cambia…”.

Mercedes Sosa

Chi ami di più?

- Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?
- Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.
- I tuoi amici?
- Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto.
- La patria?
- Non so sotto quale latitudine si trovi.
- La bellezza?
- L’amerei volentieri, ma dea e immortale.
- L’oro?
- Lo odio come voi odiate Dio.
- Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?
- Amo le nuvole… Le nuvole che passano… laggiù… Le meravigliose nuvole!
Charles Baudelaire (Lo straniero)

domenica 29 luglio 2012

I cani romantici

A quel tempo avevo vent’anni
ed ero pazzo.
Avevo perduto un paese
ma guadagnato un sogno.
E avendo quel sogno
tutto il resto non aveva importanza.
Né lavorare né pregare
né studiare all’alba
in compagnia dei cani romantici.
Il sogno viveva nel vuoto del mio spirito.
Una casa di legno,
nella penombra,
in un polmone dei tropici.
A volte qualcosa mi tormentava
e facevo visita al sogno: statua che si perpetua
in pensieri liquidi,
verme bianco che si contorce
nell’amore.
Un amore sfrenato.
Un sogno dentro un altro sogno.
L’incubo mi diceva: crescerai.
Lascerai dietro di te le immagini del dolore e del labirinto
e dimenticherai.
Ma a quel tempo crescere sarebbe stato un crimine.
Sono qui, dissi, con i cani romantici
e qui resterò.
Roberto Bolaño
, da I cani romantici, 2006

Soluzione...

Per quanto una situazione possa sembrare disperata, c’è sempre una possibilità di soluzione. Quando tutto attorno è buio non c’è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all’oscurità.
Haruki Murakami

Specchio in frantumi

Mi sentivo vuoto. Non potevo scrivere, ne` pensare ne` sentire. Se mi avessero chiesto chi ero, la mia risposta sarebbe stata: -Sono uno specchio in frantumi-.
Alejandro Jodorowsky, La danza della realtà.

Estate

Improvvisamente fu piena estate.
I campi verdi di grano, cresciuti e 

riempiti nelle lunghe settimane di piogge,

cominciavano a imbiancarsi,

in ogni campo il papavero lampeggiava

col suo rosso smagliante.La bianca e polverosa strada maestra era arroventata,

dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato,

più greve e penetrante il richiamo del cuculo,

nei prati delle alture, sui loro flessibili steli,

si cullavano le margherite e le lupinelle,

la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio

e nel febbrile, folle anelito della dissipazione

dell'approssimarsi della morte

perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro,

inesorabile avvertimento delle falci in azione. 
Hermannn Hesse

Io sono nelle parole

Io sono nelle parole
così languidamente
muto.
Sono maschere le mie sentenze.
E
racconto
a voi
tutti:
racconto
favole,
poiché
così mi è destinato,
ma non comprendo
per qual motivo;
poiché
da tempo ogni cosa è fuggita nel buio;
poiché
poco importa ch'io sappia o lo ignori;
poiché
mi attedio dovunque:
poiché
la favola
-smeraldina-
in cui
ogni cosa è diversa...
poiché
si ha
voglia di svaghi
a dismisura
poiché
la penosa
esistenza
ha per tutti
la stessa conclusione...
poiché
infine,
a che scopo questo inferno?
poiché
una sola è la fine
per tutti...
E
in
me
si leva una risata
sopra
il destino
di tutti
e
su
me stesso!
Andrej Belyj

Giorgio Gaber - Monologo sugli Italiani

Secondo me gli italiani e l'Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale. Ma la colpa non è certo dell'Italia, ma degli italiani che sono sempre stati un popolo indisciplinato, individualista, se vogliamo un po' anarchico, ribelle, e troppo spesso cialtrone.
Secondo me gli italiani non si sentono per niente italiani. Ma quando vanno all'estero li riconoscono subito.
Secondo me gli italiani sono cattolici e laici. Ma anche ai più laici piace la benedizione del Papa. Non si sa mai...
Secondo me gli italiani sono poco aggiornati e un po' confusi perché non leggono i giornali. Figuriamoci se li leggessero!
Secondo me non è vero che gli italiani sono antifemministi. Per loro la donna è troppo importante. Specialmente la mamma.
Secondo me gli italiani hanno sempre avuto come modello i russi e gli americani. Ecco come va a finire quando si frequentano le cattive compagnie.
Secondo me gli italiani sentono che lo Stato gli vuol bene. Anche perché non li lascia mai soli.
Secondo me gli italiani sono più intelligenti degli svizzeri. Ma se si guarda il reddito medio procapite della Svizzera, viene il sospetto che sarebbe meglio essere un po' più scemi.
Secondo me gli italiani sono tutti dei grandi amatori. Peccato che nessuna moglie italiana se ne sia accorta.
Secondo me gli italiani al bar sono tutti dei grandi statisti. Ma quando vanno in parlamento sono tutti statisti da bar.
Secondo me un italiano quando incontra uno che la pensa come lui fa un partito. In due è già maggioranza.
Secondo me gli italiani sono i maggiori acquirenti di telefonini. E non è vero che tutti quelli che hanno il telefonino sono imbecilli... è che tutti gli imbecilli hanno il telefonino.
Secondo me gli italiani non sono affatto orgogliosi di essere italiani. E questo è grave. Gli altri invece sono orgogliosi di essere inglesi, tedeschi, francesi, e anche americani… e questo è gravissimo.
Secondo me gli italiani sono i più bravi a parlare con i gesti. E quando devono pagare le tasso fanno… [gesto dell'ombrello].
"Italiani popolo di combattenti". L'ha detto Giosuè Carducci.
"Italiani popolo di pensatori". L'ha detto Benedetto Croce.
"Italiani popolo di eroi". L'ha detto Gabriele D'Annunzio.
"Italiani popolo di sognatori". L'ha detto Gigi Marzullo.
Secondo me gli italiani e l'Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale. Ma la colpa non è certo degli italiani, ma dell'Italia che ha sempre avuto dei governi con uomini incapaci, deboli, arroganti, opportunisti, troppo spesso ladri, e in passato a volte addirittura assassini.
Eppure gli italiani, non si sa con quale miracolo, sono riusciti a rendere questo paese accettabile, vivibile, addirittura allegro.
Giorgio Gaber

Stornello per Irene

Un’altra vita per te ho conosciuta,
bocca d’alba perduta.
Un’altra sete, un’altra giovinezza,
occhi di tenerezza.
Un cuore nuovo al vento che ti culla,
gran chioma di betulla.
Un primo amore pungente e divino,
mani di biancospino.
Il tuo felice addio sempre annunciato,
mio futuro radioso di passato.
Simone Weil

Stupore supremo

Stupore supremo,
se talora in cuore
stanchezza del vivere mi tenta,
tacitamente, Terra,
dall’eterno tuo incanto esser toccata,
e nella luce bionda
alberi scorgere, salienti inni,
e onde e rupi ed erbe
gemmee nell’etere sospese,
stupore supremo
poter improvvisa nel pianto
ancora dal tuo incanto
tacitamente esser toccata,Terra.
Sibilla Aleramo

Un gatto che dorme

Un gatto che dorme il pomeriggio
nel larghissimo letto padronale
in un punto qualunque, però comodo,
che si sveglia in un’ora qualunque
perchè qualcuno passa e lo carezza,
non si sveglia del tutto nè si chiede
chi è che lo carezza, ma si porge
dal sonno solo un pò
per stirarsi in arrendevole lunghezza
perchè duri di più quella carezza.
Forse così potrebbe essere l’Amore
Patrizia Cavalli

venerdì 27 luglio 2012

Testamento

Cercami nelle parole
che non ho trovato
Blaga Dimitrova

Continuità

Niente è mai veramente perduto, o può essere perduto,
Nessuna nascita,
forma,
identità,
nessun oggetto del mondo.
Nessuna vita,
nessuna forza,
nessuna cosa visibile;
l’apparenza non deve ostacolare,
né l’ambito mutato confonderti il cervello.
Vasto è il Tempo e lo Spazio,
vasti i campi della Natura.
Il corpo, lento, freddo, vecchio
- cenere e brace dei fuochi di un tempo,
la luce velata degli occhi
tornerà a splendere al momento giusto;
il sole ora basso a occidente
sorge costante per mattini e meriggi;
alle zolle gelate
sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
con l’erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.
Walt Whitman

Se potessi avere sul volto quel lampo fugace

Se io, ancor che nessuno,
potessi avere sul volto
quel lampo fugace
che quegli alberi hanno,
avrei quella gioia
delle cose al di fuori,
perché la gioia è dell’attimo;
dispare col sole che gela.
Qualunque cosa m’avrebbe meglio giovato
della vita che vivo -
vivere questa vita di estraneo
che da lui, dal sole, mi era venuta!
Viaggiare! Perdere paesi!
Essere altro costantemente,
non avere radici, per l’anima,
da vivere soltanto di vedere!
Neanche a me appartenere!
Andare avanti, andare dietro
l’assenza di avere un fine,
e l’ansia di conseguirlo!
Fernando Pessoa, Lisbona 1888 – 1935

Non so se è amore che possiedi o amore che simuli

Non so se è amore che possiedi o amore che simuli
quello che mi dai.
Dammelo. Questo mi basta.
Se non lo sono più per età,
che io sia giovane per sbaglio.
Poco gli déi ci danno, e quel poco è illusorio.
E tuttavia, quando ce lo danno, pur illusorio,
come dono è autentico.
Lo accolgo, chiudendo gli occhi: mi basta.
Ma che pretendo di più?
Fernando Pessoa

Nulla

Gli angeli vennero a cercarla
La trovarono al mio fianco,
lì dove le sue ali l’avevano guidata.
Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.
Mi amava perché l’amore
ama solo le cose imperfette.
Gli angeli vennero dall’alto
e la portarono via da me.
Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.
É vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.
Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.
Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.
Fernando Pessoa

Dov'eri?

Dov’eri tu, dov’eri, mia amata,
mentre ti cercavo nelle taverne,
alla luce delle candele,
all’ombra dei bicchieri…
Mentre ti cercavo sorseggiando il mio vino,
nella malinconia delle tombe
nelle volute della mia sigaretta
nelle luci smorzate della notte
dov’eri tu, mia amata, dov’eri
quando ti cercavo nella palma della mia mano
nel silenzio delle tue labbra
nell’angolo del mio cuore
dov’eri tu, dov’eri, mia amata?
CRAZY ALI (Ortahisar -TURKEY)

Ritorni

E’ ritornato. Non ha detto nulla.
Era chiaro però che aveva avuto un dispiacere.
Si è coricato col vestito.
Ha messo la testa sotto la coperta.
Ha ripiegato le gambe.
E’ sulla quarantina, ma non in questo momento.
Esiste – ma solo quanto nel ventre di sua madre,
al di là di sette pelli, al riparo del buio.
Domani terrà una conferenza sull’omeostasi
nella cosmonautica metagalattica.
Per il momento si è raggomitolato, dorme.
Wislawa Szymborska, da “Ogni caso”, 1972

Solitudine

 Solitudine, se vivere devo con te,
      Sia almeno lontano dal mucchio confuso
      Delle case buie; con me vieni in alto,
Dove la natura si svela, e la valle,
Il fiorito pendio, la piena cristallina
      Del fiume appaiono in miniatura;
      Veglia con me, dove i rami fanno dimore,
E il cervo veloce, balzando, fuga
Dal calice del fiore l'ape selvaggia.
Qui sarei felice anche con te. Ma la dolce
Conversazione d'una mente innocente, quando le parole
Sono immagini di pensieri squisiti, è il piacere
      Dell'animo mio. E' quasi come un dio l'uomo
Quando con uno spirito affine abita in te.
John Keats

Il bacio

Il bacio appena sognato
in una notte di tradimenti,
dove tutti consumano amplessi
che non hanno profumo,
il tuo bacio febbricitante,
il candore delle tue labbra,
somiglia alla mia porta
che non riesco ad aprire.
Il bacio è come una vela,
fa fuggire lontano gli amanti,
un amore che non ti gela
che ti dà mille duemila istanti.
Ho cercato di ricordare
che potevi tornare indietro,
ma ahimè il tuo bacio
è diventato simile a un vetro.
Io come un animale
mi rifugio nel bosco
per non lasciare ovunque
il mio candido pelo.
Il pelo della mia anima
è così bianco e così delicato
che persino un coniglio ne trema.
Tu mi domandi quanti amanti ho avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d’Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un’immersione nell’anima
e vedo l’universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ho versato per te.
Alda Merini da “Rasoi di Seta”

giovedì 26 luglio 2012

Quelle come me

Quelle come me regalano sogni,
anche a costo di rimanerne prive
Quelle come me donano l’Anima,
perché un’anima da sola è come
una goccia d’acqua nel deserto…
Quelle come me tendono la mano
ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio
di cadere a loro volta…
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…
Quelle come me cercano un senso all’esistere e,
quando lo trovano, tentano d’insegnarlo
a chi sta solo sopravvivendo…
Quelle come me quando amano, amano per sempre
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono
inermi nelle mani della vita…
Alda Merini

Secondo motivo della rosa

(A Madode Andrade)

Per quanto ti celebri, non mi ascolti,
sebbene per forma e madreperla tu sia simile
alla conchiglia sonante, al musicale orecchio
che registra il mare nelle intime volute.
Ti depongo in cristallo, davanti a specchi,
senza eco di caverne o di grotte…
Assenza e cecità assolute
offri alle vespe e alle api.
E a chi ti adora, o sorda e silenziosa,
e cieca e bella e infinita rosa,
che in tempo e aroma e verso ti trasmuti!
Senza terra né stelle brilli, prigioniera
del mio sogno, insensibile alla bellezza
che sei e non conosci, perché non mi ascolti…
Cecília Meireles

Spiaggia

Sono abitatrice delle sabbie, di alte spume:
le navi passano per le mie finestre
come il sangue nelle mie vene,
come i piccoli pesci nei fiumi...
Non hanno vele e hanno vele;
e il mare ha e non ha sirene;
e io navigo e sto ferma,
vedo mondi e sono cieca,
perché questo è un male di famiglia,
essere di sabbia, di acqua, di isola...
E persino senza barca naviga chi al mare è stata destinata.
Dio ti protegga, Cecilia,
che tutto è mare e niente più.
Cecilia Meireles

E noi?

E noi? Non ci saranno elegie, né sonetti sulla separazione,
non ci dividerà lo schermo dei versi,
non si porrà fra noi una metafora riuscita,
l’unica separazione che ora ci minaccia è il sonno,
il profondo antro del sonno la cui soglia varchiamo separati,
- e devo sempre ricordare che la tua mano,
stretta nella mia, è fatta di sogni.
Adam Zagajewski

All’inizio vagabondai per la vita

All’inizio vagabondai per la vita
a causa di un amore infelice:
mantenni però in me un minuto foglio di quarzo
e fu grazie ad esso che puntai gli occhi sull’esistenza.
Acquistai gentilezza
pur recandomi spesso al mercato del desiderio
non mancando di bere l’acqua scura dell’invidia,
quell’astio che tanto spesso trasforma noi uomini
in maschere di paura.
Mi sommersi nella melma marina
dove quel fiore, il giglio, di colpo
parve fagocitarmi nel breve volgere di un’onda.
Lì appoggiai il mio piede
mentre il mio spirito slittava pericolosamente
verso il morso dell’abisso.
E’ così che nacquero i miei primi versi
è così che li riscattai dalle erbe velenose,
che li brandii contro la solitudine
quasi fossero una colpa da espiare
o tutto ciò che mi restava da opporre
al fiore dell’immoralità.
In questo modo, solitario come l’acqua scura
che emerge da abissi profondi,
passai di mano in mano
nella solitudine di ogni mio simile,
vincendo l’odio e l’invidia di ogni giorno.
Imparai che così vivevano altri uomini,
coperti a metà dal mio stesso fango,
come creature del più strano dei mari,
quello che dal pantano della vita
ci conduce alla morte.
La morte che ci spalancherà strade e portoni.
La morte che – con noi – scivolerà sui muri.
Pablo Neruda

Quello che nascondi nel cuore

Quello che nascondi nel cuore,
aprilo agli occhi,
quello che ti pare di vedere,
aspettalo nel tuo cuore.

Di amore si muore,

chi è vivo - dicono
ma la felicità ci vuole,
ci manca come un pezzo di pane.

Chi è vivo, rimane sempre un bambino,

e vuole tornare nel grembo materno
o si ama o si uccide,
campo di battaglia o letto nuziale.

Sarai tu l'ottantenne, che

ucciso dalla nuova generazione,
mentre muori
generi milioni col tuo sangue.

Tu la spina nel piede

non ce l'hai più,
e dal tuo cuore
scappa anche la morte.

Quello che ti pare di vedere,

con la mano devi prendere,
quello che nascondi nel cuore,
uccidilo o bacialo forte. 
József Attila 

*per l'ottantesimo compleanno di Freud

martedì 24 luglio 2012

Notte infinita

Il nostro breve cammino su questa terra serve a prepararci ad un’altra vita più bella e più lunga.
La madre, come diceva Seneca, ci tiene sul suo grembo per nove mesi preparandoci al momento in cui vedremo la luce, capaci di respirare e di resistere all’aria libera.
Da quel momento incomincia il cammino che va dall’infanzia alla vecchiaia e che ci rende maturi per un altro parto, più importante: una nascita senza fine.
Sin dalla prima nascita vive con noi un compagno invisibile che spesso rimane nascosto, incapace di uscire dalla giungla delle sensazioni fisiche, e affiora soltanto quando siamo noi a liberarlo, a portarlo alla luce.
Quando riusciamo a far questo, ci rendiamo conto che non possiamo mai morire del tutto e che nessuno scomparirà nel nulla. Non riusciamo a vedere quelli che se ne sono già andati perché non siamo capaci di concentrarci abbastanza per scorgerli nelle nuove forme adatte al mondo astrale dove sono andati.
La nostra mente e i nostri occhi ci inducono a pensare che la vita abbia un confine e che al di là di quella linea nulla sia possibile: invece non è così. Nel silenzio della nostra anima dobbiamo cercare di aprire l’occhio misterioso che ci da la possibilità di vedere il mondo invisibile che ci circonda.
Nel corso della vita pensiamo alla morte come ad un avvenimento che dovrà accadere in un futuro lontano e non ci accorgiamo invece che la vita in parte è già passata, è ormai alle nostre spalle. Il tempo è l’unico bene che l’uomo non puo’ accumulare ed è costretto a spenderlo fino all’ultimo spicciolo.
Per questo occorre far tesoro di tutto il tempo che abbiamo a disposizione, così sarete padrone dell’oggi e meno schiavo del domani.
Cercate di trovare una casa per il vostro compagno invisibile quando il treno bianco dell’eternità passerà a prendervi. Solo così potrete continuare a vivere nella persona che avete scelto e che vi è cara; non solo, ma dalla vostra vita potrà nascere una nuova vita.
Romano Battaglia dal suo libro “Notte infinita”

Notturno

Stella fredda della tua mano. Tenue cristallo, esiguo fiore.
Ahi! Nevica amore.
Luna deserta del tuo sguardo Puro, glaciale fuoco senza colore!
Ahi! Nevica amore.
Immenso inverno del cuore. Gelo che non finisce di scivolare...
Mi misi a cantare
nella solitudine:
il Tuo freddo viene dal cielo, da me, da te, da chi? Non c''è più sole, estate, calore?
Ahi! Nevica amore.
Cecilia Meireles

Solitudine

La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.
Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l’un l’altro;
e persone che si odiano a vicenda sono costrette
a dormire insieme in un letto unico:
è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi
RAINER MARIA RILKE

Silenzio

Lo senti amore ?... Le mani sollevo
ed è nell'aria (lo senti?) un fruscìo.
Entro la solitudine, perviene
come un suono ogni gesto
alle cose che origliano mute.
Lo senti, amore?... Le palpebre inclino
e ti raggiunge un novello fruscìo.
Lo senti, amore?... Ridesto, le schiudo...
Dimmi, perché non ti veggo, amor mio?
D'ogni più lieve mio gesto, rimane
come un'impronta tenace, che appare
nel serico silenzio.
Ogni più labile moto s'incide
entro il velario disteso dell'etere,
imperituro.
Co'l mio respiro, in un ritmo, le stelle,
via per il cielo salendo scendendo,
muovono in danza.
Alle mie labbra l'olezzo dei fiori
giunge qual filtro che immemore bevo,
e riconosco tralucer, per l'ombra,
d'angeli ignoti un lontano accennare.
Questo, e non altro, sognando ripenso ...
Più non mi avveggo, Diletta, di te.
Rainer Maria Rilke

Perché aveva rifiutato la vita?

Perché aveva rifiutato la vita? Perché l’aveva condannata a morire? Sentiva tutta la sua natura morale andare in frantumi. Nell’ombra del muro del parco scorse delle figure sdraiate. Quegli amori venali e furtivi lo riempivano di disperazione. Imprecò alla rettitudine della propria esistenza: sentiva di essere stato escluso dal banchetto della vita. Una sola creatura umana gli aveva dimostrato amore ed egli le aveva negato vita e felicità. La notte taceva. Sentì che era solo.
James Joyce, Un increscioso incidente (Dubliners)

domenica 22 luglio 2012

Stanotte rimango con te

“Amore mio”. Meu amor. Ripetere queste due parole per dieci pagine, scriverle ininterrottamente, senza sosta, senza spazi bianchi, prima lentamente, lettera dopo lettera, disegnando le tre colline della M manoscritta, l’anello tenue della E simile a braccia che riposano, il letto profondo di un fiume che si scava nella U, e poi lo sgomento o il grido della A sulle onde del mare, eccole, dell’altra M, e la O che non può essere se non quest’unico nostro sole, e infine la R divenuta casa, o tetto, o baldacchino.
E subito dopo trasformare questo lento disegno in un unico filo tremolante, la traccia di un sismografo, perché le membra rabbrividiscono e si turbano, il mare bianco della pagina, una distesa di luce o un lenzuolo levigato.

“Meu amor, “amore mio”
hai detto, e l’ho detto anch’io, spalancandoti la mia porta, e tu sei entrata. Tenevi gli occhi bene aperti venendomi incontro, per vedermi meglio o più di me, e hai posato la borsa per terra. E, prima che ti baciassi, per poterlo dire serenamente, hai detto: “Stanotte rimango con te”.

José Saramago, Manuale di Pittura e calligrafia

Scrivere

liscia carne
carne di occhi
carne di foglie
vive
carte di mani fragili
carne di carta
carne di segno
carne di sogno che dico (non dico)
quasi uscisse l'anima
dal dito
Vera Lúcia de Oliveira

La fine del mondo

il suo corpo leggero

Il suo corpo leggero
è la fine del mondo?
è un errore
è una delizia che scivola
tra le mie labbra
vicino al ghiaccio
ma l’altro pensava:
è solo una colomba che respira
comunque sia
là dove sono
accade qualcosa
in una posizione delimitata nel temporale
*
vicino al ghiaccio è un errore
là dove sono è solo una colomba
ma l’altro pensava:
accade qualcosa
in una posizione delimitata
che scivola tra le mie labbra
è la fine del mondo?
è una delizia comunque sia
il suo corpo leggero che respira nel temporale
*
In una posizione delimitata
vicino al ghiaccio che respira
il suo corpo leggero che scivola tra le mie labbra
è la fine del mondo?
ma l’altro pensava: è una delizia
comunque sia accade qualcosa
è solo una colomba nel temporale
là dove sono è un errore
*
È la fine del mondo che respira
il suo corpo leggero? ma l’altro pensava:
là dove sono vicino al ghiaccio
è una delizia in una posizione delimitata
comunque sia è un errore
accade qualcosa nel temporale
è solo una colomba
che scivola tra le mie labbra
*
È solo una colomba
in una posizione delimitata
là dove sono nel temporale
ma l’altro pensava:
è la fine del mondo
che respira vicino al ghiaccio?
comunque sia è una delizia
accade qualcosa
è un errore
che scivola tra le mie labbra
il suo corpo leggero.
Ghérasim Luca

Prendere corpo

Io tu flora
tu io fauna
Io tu pelle
io tu porta
e finestra
tu io osso
tu io oceano
tu io audacia
tu io meteorite
Io tu chiave d’oro
io tu straordinario
tu io parossismo
Tu io parossismo
e paradosso
io tu clavicembalo
tu io silenziosamente
tu io specchio
io tu orologio
Tu io miraggio
tu io oasi
tu io uccello
tu io insetto
tu io cateratta
Io tu luna
tu io nuvola
tu io alta marea
Io tu trasparente
tu io penombra
tu io limpido
tu io castello vuoto
e labirinto
Tu io parallasse
e parabola
tu io in piedi
e disteso
tu io obliquo
Io tu equinozio
io tu poeta
tu io danza
io tu particolare
tu io perpendicolare
e soppalco
Tu io visibile
tu io silhouette
tu io infinitamente
tu io indivisibile
tu io ironia
Io tu fragile
io tu ardente
io tu foneticamente
tu io geroglifico
Io tu spazio
tu io cascata
io tu cascata
a mia volta ma tu
tu io fluido
tu io stella filante
tu io vulcanico
noi noi polverizzabile
Noi noi scandalosamente
giorno e notte
noi noi oggi stesso
tu io tangente
io tu concentrica
Tu io solubile
tu io insolubile
tu che mi asfissi
e io liberatrice
tu io pulsante
Tu io vertigine
tu io estasi
tu io appassionatamente
tu io assoluto
io tu assente
tu io assurdo
(prendere corpo)
Io tu narice io tu capigliatura
io tu anca
tu mi ossessioni
io tu petto
io busto tu petto poi tu volto
io tu corsetto
tu io odore tu io vertigine
tu scivoli
io tu coscia io ti accarezzo
io tu fremito
tu mi scavalchi
tu io insopportabile
io tu amazzone
io tu gola io tu ventre
io tu gonna
io tu giarrettiera io tu calze io tu Bach
sì io tu Bach per clavicembalo seno e flauto
io tu tremante
mi seduci mi assorbi
ti contendo
ti rischio ti scalo
mi sfiori
ti navigo
ma tu mi agiti
mi sfiori mi racchiudi
tu io carne cuoio pelle e morso
tu io slip nero
tu io ballerine rosse
e quando tu niente tacchi alti sui miei sensi
tu i coccodrilli
tu le foche tu le affascini
mi copri
ti scopro t’invento
talvolta ti abbandoni
tu io labbra umide
ti libero ti deliro
mi deliri e mi seduci
io tu spalla io tu vertebra io tu caviglia
io tu ciglia e pupille
e se io scapola non prima dei polmoni
anche lontana tu io ascelle
ti respiro
giorno e notte ti respiro
io tu bocca
io tu palato io tu denti io tu unghie
io tu vulva io tu palpebre
io tu fiato
io tu inguine
io tu sangue io tu collo
io tu polpacci io tu certezza
io tu guance e vene
io tu mani
io tu sudore
io tu lingua
io tu nuca
io ti navigo
io tu ombra io tu corpo e fantasma
io tu retina nel mio soffio
tu tu iride
io ti scrivo
tu mi pensi
Ghérasim Luca
(1913 – 1994)

L'eco del corpo

Prestami le tue cervella
cedimi il tuo cervello
la cediglia della tua certezza
questa ciliegia
cedimi questa ciliegia
o un’altra all’incirca
accerchiami nelle tue occhiaie
precipitati
nel centro del mio essere
diventa il cerchio di questo centro
il triangolo di questo cerchio
la quadratura delle mie unghie
diventa questo o quello o quasi
un altro
ma seguimi precedimi
seduzione

tra la notte del tuo nudo e il giorno delle tue guance
tra la vita del tuo viso e la provocazione dei tuoi piedi
tra il tempo delle tue tempie e lo spazio del tuo spirito
tra la fronda della tua fronte e le pietre delle tue palpebre
tra il basso delle tue braccia e l’osanna delle tue ossa
tra il do del tuo dorso e il la della tua lingua
tra i raggi della tua retina e il riso della tua iride
tra il tè della tua testa e i vetri delle tue vertebre
tra il vento del tuo ventre e le nuvole del tuo nudo
tra il nudo della tua nuca e la vista della tua vulva
tra la scia delle tue ciglia e la foresta delle tue dita
tra la punta delle tue dita e la punta della tua bocca
tra il peduncolo dei tuoi peli e la pece del tuo petto
tra il punto dei tuoi pugni e la linea dei tuoi legamenti
tra gli spazi delle tue spalle e il sud–est del tuo sudore
tra la gola dei tuoi gomiti e il cucù del tuo collo
tra il naso dei tuoi nervi e la naiade delle tue natiche
tra l’aria delle tua carne e la lama della tua anima
tra la pioggia della tua pelle e l’orcio delle tue ossa
tra la terra delle tue arterie e il fuoco del tuo fiato
tra il segno dei tuoi seni e i seni delle tue mani
tra le città della tua caviglia e la navicella delle tue ascelle
tra la sorgente delle tue sopracciglia e il progetto del tuo petto
tra il muschio dei tuoi muscoli e il nardo delle tue narici
tra la musa dei tuoi muscoli e la medusa del tuo medio
tra il mantello del tuo mento e la tulle della tua rotula
tra lo stagno del tuo tallone e il tono del tuo mento
tra lo sguardo della tua statura e le strette del tuo sangue
tra la polpa della tua pupilla e l’orto delle tue occhiaie
tra le pieghe dei tuoi piedi e il cervelletto del tuo cervello
tra il letto dei tuoi lobi e la custodia del tuo capo
tra il levriere delle tue labbra e il peso dei tuoi polsi
tra le frontiere della tua fronte e il visto del tuo viso
tra il polso dei tuoi polmoni e il polso del tuo pollice
tra la polpa dei tuoi polpacci e il piatto del tuo palmo
tra i pomi dei tuoi pomelli e il piano delle tue scapole
tra le piante delle tue piante e il palazzo del tuo palato
tra le ruote delle tue gote e i lombi delle tue gambe
tra il me della tua voce e la seta delle tue dita
tra l’ ardore delle tue anche e l’alone del tuo alito
tra l’inimicizia del tuo inguine e le cavità delle tue vene
tra le cosce delle tue carezze e l’odore del tuo cuore
tra il genio delle tue ginocchia e il nome del numero
dell’ombelico della tua ombra
Ghérasim Luca