…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

sabato 31 marzo 2012

Candele

Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese,
dorate, calde e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.
Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora il loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.
Accanto, dissero qualcosa: attento
mi rivolsi alla soglia del caffè.
E vidi, allora, lo stupendo corpo,
dove di sé faceva maggior prova Amore:
vi plasmava gioioso acconce membra,
innalzava, scolpita, la persona,
con emozione vi plasmava il viso,
del suo tratto lasciando come un arcano senso
sulla fronte, sugli occhi, sulla bocca.
Costantino Kavafis

Cose nascoste

Dalle cose che feci o dissi
non cerchino d’indovinare chi fui.
C’era un impedimento a trasformare
il mio modo di vivere e di agire.
C’era un impedimento che m’interrompeva
molte volte che stavo per parlare.
Dalle mie azioni meno appariscenti
e dai miei scritti più velati –
da questo solo mi conosceranno.
Anche se forse non varrà la pena
che faccian tanti sforzi per capirmi.
Più avanti – in una società perfetta –
apparirà di certo qualcun altro
che mi somigli e come me sia libero.
Costantino Kavafis

Voler bene a una persona

Voler bene a una persona
è un lungo viaggio –
rupi, cadute d’acqua e bui
improvvisi, dilatati,
il chiuso di foreste,
lampi a volte
sul silenzio così vasto del mare
e strade sopraelevate, grida
viali immersi all’improvviso
in una luce sconosciuta.
Voler bene a uno, a mille, a tutti
è come tener la mappa nel vento.
Non ci si riesce ma il cuore
me l’hanno messo al centro del petto
per questo alto, meraviglioso fallimento.
Sugli altipiani di ogni notte
eccomi con le ripetizioni e le mani
rovesciate
della poesia:
non farli stare male, sono tuoi,
non farli andare via.
Davide Rondoni

Mura

Senza riguardo, senza pudore né pietà,
m’han fabbricato intorno erte, solide mura.
E ora mi dispero, inerte, qua.
Altro non penso: tutto mi rode questa dura
sorte. Avevo da fare tante cose là fuori.
Ma quando fabbricavano come fui così assente!
Non ho sentito mai né voci né rumori.
M’hanno escluso dal mondo inavvertitamente.
Konstantinos Kavafis

Attesa

L’attesa è lunga,
il mio sogno di te non è finito.
Eugenio Montale, Il sogno del prigioniero

venerdì 30 marzo 2012

Attrazione inesorabile

Attrazione inesorabile: non c'è stupore, nè paura, ma la sola consapevolezza di vivere una sensazione inevitabile...benefica. Necessaria.
Frugare e godere di quanto ci appartiene. Ritrovare chi si vuole e sentirsi
nel posto più intimo e protetto, la propria casa.
E sapersi avvinti, stretti, allacciati, senza esserne mai paghi,
senza chiedersene il motivo, senza pensare se sia giusto o meno,
abbandonandosi, vivendo quel richiamo come la più naturale
delle condizioni umane...Non è forse questo l'Amore?
Le flotte: anche loro convergono verso il porto.
Il treno: anche lui corre verso la stazione.
E io verso di te a maggior ragione, perchè io amo, mi sento proteso e attratto.
L'ultimo cavaliere puskiniano scende a godersi nel sotterraneo
i suoi beni e a frugare.
Così io a te ritorno, amata. Mio è questo cuore, e io godo di quanto è mio.
Voi ritornate a casa tutti lieti, a raschiarvi di dosso
la sporcizia, radendovi e lavandovi.
Così io, tornando a te.
Forse non vado a casa mia io, quando vengo da te?
Il grembo terrestre attende i terrestri. Noi volgiamo alla mèta finale.
Così io verso di te tendo inesorabilmente:
anche appena separati, anche appena abbiamo finito di vederci.
Vladimir Majakovskij

Il dolore di un distacco

Il dolore di un distacco
non è altro che il taglio di un rasoio su una vena.
Se sopravvivi ci penserai persino con sentimento:
e così diventerà un taglio nell’anima.
La prima ferita si rimarginerà,
la seconda sanguinerà per sempre.
Dorothy Parker, da Collected Poetry, Random House, New York, 1944

Sento risuonare l'acqua

Sento risuonare l'acqua che cade nel mio sogno.
Le parole cadono come l'acqua io cado. Disegno
nei miei occhi la forma dei miei occhi, nuoto
nelle mie acque, mi dico i miei silenzi. Tutta
la notte attendo che il mio linguaggio riesca a
darmi forma. E penso al vento che viene a me,
perdura in me. Tutta la notte ho camminato sotto
la pioggia sconosciuta. Mi hanno dato un silenzio
pieno di forme di visioni (dici). E corri desolata
come l'unico uccello nel vento.
Alejandra Pizarnik, La figlia dell’insonnia

Quando leggo...

... quando leggo in realtà non leggo, io infilo una bella frase nel beccuccio e la succhio come una caramella, come se sorseggiassi a lungo un bicchierino di liquore, finché quel pensiero in me si scioglie come alcool, si infiltra dentro di me così a lungo che mi sta non soltanto nel cuore e nel cervello, ma mi cola per le vene fino alle radicine dei capillari.
Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa.

Ogni giorno creo una nuova patria

Ogni giorno creo una nuova patria
in cui muoio e rinasco quando voglio
una patria senza mappe né bandiere
celebrata dai tuoi occhi profondi
che mi accompagnano per tutto il tempo
del viaggio verso cieli fragili
in tutte le terre io dormo innamorato
in tutte le dimore mi sveglio bambino
la mia chiave può aprire ogni confine
e le porte di ogni prigione nera
ritorni e partenze eterne il mio essere
da fuoco a fuoco e da acqua a acqua
l'inno delle mie patrie è il canto del merlo
ed io lo canto in ogni stagione di luna calante
che sorge dalla tua fronte di buio e di stelle
con la volontà eterna del sole
Gezim Hajdari

Lascio questi versi come un addio

Lascio questi versi come un addio
inghiottito dalla nudità della memoria
sapendo che il mondo non ne ha bisogno
Del mio saluto con la mano che trema
giù nel fondo stellato
nessuno si accorge.
Orizzonte precario
mi appoggio alla tua acqua fredda
e scavo la tua fronte di cielo oscuro
abbandonato nella nebbia fitta
non so da dove vengo e dove vado
assedio nevi che mi assediano
in balia di neri uccelli
voglio sapere chi mi separa da una terra impazzita
e che fine faranno la mia Ombra oltre l'acqua
la pioggia che cade nella pioggia e gli Dèi fra gli alberi
in fila accanto al freddo e al destino
attendo che mi chiamino all'alba dalle pietre
volti pallidi di voci arrochite
il mio nome è una linea che divide
la luce dall'oscurità
il mio corpo misura tra la sabbia e il cielo
Gezim Hajdari

In defence of adultery

Noi non cediamo all’amore:
è l’amore che sale in noi
come certa musica,
una sinfonia o una ballata
ed è color seppia
...come il tè versato che risale lento
attraverso i mille tunnel perfetti
di una zolletta di zucchero
posata accanto alla tazza.
Sì, l’amore è così:
proprio quando meno ne abbiamo bisogno
quando meno ce l’aspettiamo
una parte di noi vi affonda dentro
per caso o per sbaglio
e l’amore risale attraverso
le nostre vene
e si aggrappa all'interno delle camere del cuore.
Julia Copus

In memoriam

Stammi vicina quando la mia luce si sta spegnendo
quando il sangue mi scorre lento e i nervi mi pizzicano
e formicolano, e il cuore è malato
e tutte le ruote dell’essere sono lente.
Stammi vicina quando il corpo sensuale
è tormentato dai dolori che sconfiggono la fiducia
e il Tempo un maniaco che sparpaglia la polvere
e la Vita una furia che getta le fiamme.
Stammi vicina quando la mia fede si sarà prosciugata
e gli uomini le mosche della primavera inoltrata
che depositano le uova e pizzicano e cantano
e tessono le povere cellule e muoiono.
Stammi vicina quando mi spegnerò
per porre fine alle fatiche umane
e sul ciglio basso e buio della vita
il crepuscolo della giornata eterna.
Alfred Tennyson

Plenilunio

Niente, non aspetto piú niente da te, cielo,
Dovunque mi aggrappi cado con fragore
Dal tuo tetto d’aria colmo di conchiglie
Dal mazzo arrugginito delle tue stelle;
Una luna spropositata sorge in me
S’ingrossa minacciosa sui miei crinali
Sorgerà un plenilunio a frantumarmi.
Antonis Fostieris

Le tue mani esistevano

Un giorno il mondo rimase in silenzio;
gli alberi, in alto, erano profondi e maestosi,
e noi sentivamo sotto la nostra pelle
il movimento della terra.
Soavi le tue mani nelle mie
e io sentii la gravezza e la luce
e tu che mi vivevi dentro il cuore.
Tutto era verità sotto gli alberi,
tutto era verità. Io capivo
tutte le cose come si capiscono
un frutto con la bocca, una luce con gli occhi.
Antonio Gamoneda

Sei lontano e a Sud

Sei lontano e a Sud
là non sono le quattro
chinato sulla sedia
sul tavolo del bar
nella tua stanza
buttato sul tuo letto
il tuo o quello di qualcuno che vorrei cancellare
sto pensando a te
non a chi ti cerca
a chi ti vuole accanto, come lo voglio io
Sto pensando a te da quasi un’ora
o forse mezza
non so.
Quando andrà via la luce
saprò che son le nove
spianerò il mio letto
indosserò il vestito nero
mi liscerò i capelli
Andrò a mangiare
E’ chiaro.
Idea Vilariño

Ti sto chiamando

Amore
dall’ombra
dal dolore
amore
ti sto chiamando
dal pozzo asfissiante del ricordo
senza che nulla giovi
né ti attenda.
Ti sto chiamando
amore
come il destino
come il sonno
come la pace
ti sto chiamando
con la voce
con il corpo
con la vita
con tutto ciò che ho
e che non ho
con disperazione
con sete
con pianto
come se tu fossi aria
e io affogassi
come se tu fossi luce
e io morissi.
Da una cieca notte
da oblio
da ore chiuse
in solitudine
senza lacrime né amore
ti sto chiamando
come la morte
amore
come la morte.
Idea Vilarino

Solo

Fanciullo, io già non ero
come gli altri erano, né vedevo
come gli altri vedevano. Mai
derivai da una comune fonte
le mie passioni, né mai,
da quella stessa, i miei aspri affanni.
Né il tripudio al mio cuore
io ridestavo in accordo con altri.
Tutto quello che amai, io l'amai da solo.
Allora, in quell'età, nell'alba
d'una procellosa vita, fu derivato
da ogni più oscuro abisso di bene e male
il mistero che ancora m'avvince,
dai torrenti e dalle sorgenti,
dalla rossa roccia dei monti,
dal sole che d'intorno mi ruotava
nelle sue dorate tinte autunnali,
dal celeste baleno
che d'accanto mi guizzava,
dal tuono e dalla tempesta
e dalla nuvola che forma assumeva
(mentre era azzurro tutto l'altro cielo)
d'un demone alla mia vista.
Edgar Allan Poe (Poems, 1831)

giovedì 29 marzo 2012

La felicità

La felicità, questa condizione esistenziale a cui ciascuno ambisce, è accessibile a tutti a prescindere dalla ricchezza, dalla condizione sociale, dalle capacità intellettuali, dalle condizioni di salute.
Non dipende dal piacere, dal benessere fisico, dall’amore, dalla considerazione o dall’ammirazione altrui, ma esclusivamente dalla piena accettazione di sé, che Nietzsche ha sintetizzato nell’aforisma: “Diventa ciò che sei”.
Sembra quasi un’ovvietà, ma non capita quasi mai, perché siamo soliti misurare la felicità non sulla realizzazione di noi stessi, che è fonte di energia positiva per quanti ci vivono intorno, siano essi familiari, colleghi, conoscenti, ma sulla realizzazione dei nostri desideri, che formuliamo senza la minima attenzione alle nostre capacità e possibilità di realizzazione.
Non accettiamo il nostro corpo, il nostro stato di salute, la nostra età, la nostra occupazione, la qualità dei nostri amori, perché ci regoliamo sugli altri, quando non sugli stereotipi che la pubblicità ci offre ogni giorno.
Umberto Galimberti

Tu sei ciò che sognerò stanotte, che stanotte sognerà me

St-Gilles-sur-Vie, 2 agosto 1926
Rainer, ho ricevuto la tua lettera il giorno del mio onomastico: il 30 luglio, perché una santa ce l’ho anch’io, benché mi senta la primogenita del mio nome, e senza te come primogenito del tuo.
Il santo chiamato Rainer aveva certamente un nome diverso. Tu sei Rainer.
Dunque, il giorno del mio onomastico, il regalo più bello – la tua lettera! del tutto inattesa, come ogni volta: non mi abituerò mai a te
(né a me!), e neanche allo stupore, e neanche al mio pensare a te.
Tu sei ciò che sognerò stanotte, che stanotte sognerà me.
(Sognare o essere sognata?) Io sconosciuta in un sogno estraneo.
Non aspetto mai, ti riconosco sempre.
Il giorno in cui qualcuno ci sognerà insieme – allora ci incontreremo.
Rainer, voglio venire da te anche per il mio nuovo io, quello – quella – che può nascere soltanto con te, soltanto in te. E allora Rainer, non arrabbiarti con me, sono io, io che voglio dormire con te – addormentarmi e dormire.
Splendida espressione popolare – quanto profonda, quanto autentica, quanto priva di ambiguità, esattamente come ciò che esprime. Semplicemente dormire, e null’altro.
No, ancora: la testa sprofondata nell’incavo della tua spalla sinistra, il braccio intorno a quella destra, e null’altro. No, ancora: e fin dentro il sonno più profondo sapere che sei tu. E ancora: il suono del tuo cuore.
E – baciare quel cuore.
La bocca l’ho sempre sentita come mondo: volta celeste, Il corpo l’ho sempre tradotto in anima, l’ho reso magnifico a tal punto che all’improvviso non ne è rimasto nulla.
Perché ti dico tutto questo? Per paura, forse – che tu mi ritenga comunemente passionale.
“Ti amo e voglio dormire con te” – all’amicizia non è data tanta concisione. Ma è con un’altra voce che io lo dico, quasi nel sonno profondo. Il mio suono è diverso da quello della passione.
Tutto ciò che mai dorme desidera saziarsi di sonno fra le tue braccia.
Fin dentro l’anima (gola) sarebbe il bacio. (non incendio: voragine).
Rainer, si fa sera, ti amo. Ulula un treno. I treni sono i lupi, i lupi la Russia. Non un treno – la Russia intera sta ululando verso di te.
Rainer, non arrabbiarti, oppure arrabbiati quanto vuoi: stanotte dormirò con te. Uno squarcio nel buio – ci sono le stelle – concludo: finestra. (Alla finestra penso, non al letto, quando penso a te e a me.)
Gli occhi spalancati, perché fuori è ancora più buio che dentro.
Il letto è un vascello, ci mettiamo in viaggio.
Non occorre che tu risponda – continua a baciare.
M.
Lettera di Marina Cvetaeva a Rainer Maria Rilke

mercoledì 28 marzo 2012

Chiamare

La parola diventa rugiada sulle tue labbra.
Dici: albero –
E vedo foreste di alberi.
Dici: pietra –
Non asfalto o cemento,
ma sotto l’acqua punge la roccia.
Dici: prato –
E la notte avanza con babbucce scure sulle punte dei fili d’erba.
Dici: lago –
E con lente bollicine
Emergono perle e anelli dal profondo.
Dici: bello –
E l’alba fa spuntare tulipani
e il nostro grembo si riempie di primule.
Dici: io –
E bruci nel fuoco pallido,
come la candela accesa in un giorno d’estate.
Dici: estate –
E lucertole ansimano su pietre infuocate,
arde la radice del fiore nella terra.
Colmo di profumo cammina sulla Via Lattea
un carro di fieno di luglio.
Dici: autunno –
E trenta bigonce si riempiono di mirtilli.
E quando è finito già quasi tutto:
un sigillo rosso prende il posto della tua bocca,
quando sciogli lentamente il mio nome.
Amy Károlyi

L'abbraccio

Questo gesto dove si era nascosto,
questo abbraccio rotondo?
Scuro e morbido, come la notte d'estate,
in cui le stelle pulsano tutte...
Chi mi ha lasciato in eredità questo ponte sensibile,
che dalla solitudine mi conduce a te?
Un suo pilastro è il mio palmo,
l'altro pilastro è la tua mano.
Amy Károlyi

Amare da morire

Sapete cos'è l'amore, quello vero? 
Avete mai amato così profondamente da condannare voi stessi all'inferno per l'eternità? 
Io l’ho fatto
Jeanne Modigliani

Le mani negative

"Chiamiamo mani negative le pitture di mani trovate nelle grotte magdaleniane dell’Europa Sud-Atlantica. L’impronta di queste mani - completamente aperte sulla pietra - era impregnata di colore. Di blu e di nero più di frequente. A volte di rosso. Nessuna spiegazione è stata trovata per questa pratica.

Davanti all’oceano, sotto la scogliera, sulla parete di granito: queste mani aperte, blu e nere. Del blu dell’acqua, del nero della notte. L’uomo è venuto solo nella grotta, davanti all’oceano. Tutte le mani hanno la stessa grandezza. Era solo. L’uomo, solo nella notte, ha guardato nel rumore, nel rumore del mare, l’immensità delle cose. E ha gridato. Tu, che hai un nome, tu che hai un’identità: Io ti amo. Queste mani, del blu dell’acqua, del nero del cielo, impresse, aperte, squartate, sul granito grigio affinché qualcuno le veda. Sono quello che chiama, sono quello che chiamava, che gridava trentamila anni fa. Ti amo. Grido che voglio amarti. Ti amo. Amerei chiunque senta che grido. Sulla terra vuota, resteranno queste mani. Sulla parete di granito, di fronte al fragore dell’oceano. Insostenibile. Nessuno sentirà più, né vedrà. Trentamila anni, quelle mani, nere. La luce rifranta sul mare fa vibrare la parete di pietra. Sono qualcuno, sono quello che chiamava, che gridava in questa luce bianca. Il desiderio. La parola non è stata ancora inventata. Lui ha guardato l’immensità delle cose nel fragore delle onde, l’immensità della sua forza, poi ha gridato. Su di lui le foreste d’Europa, sconfinate. Lui si tiene al centro della pietra, dei canaloni, delle vie di pietra, ovunque. Tu, che hai un nome, tu che hai un’identità... ti amo di un amore indefinito. Bisognava discendere la scogliera, vincere la paura. Il vento soffia dal continente, respinge l’oceano. Le onde lottano contro il vento: avanzano rallentate dalla sua forza e pazientemente toccano la parete. Tutto si schianta. Ti amo oltre te. Amerei chiunque mi sente gridare che ti amo. Trentamila anni. Chiamo quella che mi risponderà. Voglio amarti. Ti amo. Da trentamila anni grido davanti al mare. Lo spettro bianco. Sono colui che gridava di amarti. Di amare te".
Marguerite Duras, Les mains négatives, 1978, trad. it. di Roberta De Francesco

martedì 27 marzo 2012

Io mi porto questo verde alle labbra

Io mi porto questo verde alle labbra-
questo vischioso giurare di foglie-
questa terra che è spergiura: madre
di bucaneve, aceri, quercioli.
Mi piego alle umili radici, e guarda
come divento insieme cieco e forte;
non fa dono, il risonante parco,
di una sontuosità eccessiva agli occhi?
E - palline di mercurio - le rane
con le voci s'agglomerano a palla;
i nudi stecchi si mutano in rami
e in lattea finzione il vapore dell'aria.
Osip Mandel'stam

Forse questo è il punto di follia

Forse questo è il punto di follia,
Forse questo è la tua coscienza –
Il nodo della vita nel quale siamo
Riconosciuti e slegati all’esistenza.
Come cattedrali di cristalli iperreali
Che una leale luce-ragno
Lascia correre sui costoni, e ancora
Raccoglie in unico fascio.
E i fasci riconoscenti di limpide linee,
Così mossi da timido raggio,
S’incontreranno, un giorno convergeranno
Quali ospiti dalla nobile fronte –
Soltanto qui, sulla terra, in cielo no,
Sì che a una casa di musica colma –
Se solo non li spaventeranno, nè li sfregeranno –
Cosa buona sarà per noi se vivremo…
Ciò che io dico, perdona...
Leggimelo piano piano...
Osip Mandel'štam - 15 marzo 1937

Per favore posso avere un uomo

Per favore posso avere un uomo coi calzoni di velluto a coste.
Per favore posso avere un uomo
che sappia il nome di 100 rose diverse;
che non si scocci se i miei conigli distratti
vanno e vengono
come fossero padroni loro,
che mi faccia un curry cremoso con fragrante cedronella,
che cammini come Belmondo in A Bout de Souffle;
che attacchi tutte le mie amate cartoline -
spedite da posti esotici
dove lui non s'aspetta di venire con me,
ma ci verrebbe se glielo chiedessi, cosa che farò -
sul muro della sua camera, e solo quelle,
a cominciare da Ivy, il Famoso Maiale Che Si Tuffa,
di lui in azione ne ho comprate dieci;
che parli anche come Belmondo, con labbra morbide
e sigillate come boccioli di peonia
ricoperti di cioccolata (cioccolata fusa);
che sa che montare ostinato sopra di me come un piumone
imbottito di libri della biblioteca e sacchetti per la spesa
è troppo facile: per favore posso avere un uomo
che non sia disposto a questo.
Che non sia disposto neppure a dire che sono "carina".
Che, quando esco dal bagno trotterellando
con gli squittii di un maialino appena strofinato
che non vorrebbe altro che una scorpacciata
di affetto e indisciplina e non complicazione,
apra le braccia come un trogolo perché io mi ci ficchi.
Selima Hill

Ritratto del mio ex marito come un recinto per polli

I recinti per polli sono la mia idea di paradiso.
Nessuno si accorge se crolla tutto;
e i polli dal cervello di gallina vagano in su e in giù
deponendo le uova nei posti sbagliati
e correndo sopra il cibo.
Ma chi se ne importa?
Ogni volta che infilzano un vermetto
sanno che il mondo è fatto per loro diletto;
perché cosa c'è di più comodo e incantevole
che scivolare dietro una sfilza di campanule
sguazzare nella polvere calda e soffice come piuma di tortora
prima di tornare a un nido tranquillo?
Se solo avessi avuto il buonsenso, Signore,
di trasformare mio marito in un recinto per polli,
tutta questa storia angosciante
non sarebbe mai successa.
Selima Hill

Ritratto del mio ex marito in forma di valigia

Ascoltami, Signore, lo so che vuoi aiutarmi,
ma me la daresti una valigia, piuttosto?
Una di quelle piccole un po' ammaccate
tutta coperta di vecchie etichette,
e con quegli scomparti interni con l'elastico
per metterci gli occhiali da sub, le collane, il succo di ribes;
una che aspetta alla porta con aria ansiosa e carina
e che ti devi portar dietro
tutte le volte che vai via;
che andrebbe dappertutto e che farebbe di tutto;
e che sia rosea ed estiva, Signore,
come un semifreddo.
Certo, Signore, lo so che vuoi aiutarmi,
ma tu non hai mai avuto a che fare con un ex marito, vero?
Quindi non puoi sapere che cosa vuol dire.
Inverno, Signore.
Ho bisogno di qualcosa che posso tenere in mano.
E non posso dare la mano a una nevicata, vero?
E certo non sarebbe difficile per uno come te,
trovarmi una valigetta da portare in giro.
E vorrei che avesse due piccole chiavi.
E ne vorrei una che sia buona davvero
e che mi ami per sempre.
Selima Hill

È rimasta laggiù, calda, la vita

È rimasta laggiù, calda, la vita,
l'aria colore dei miei occhi, il tempo
che bruciavano in fondo ad ogni vento
mani vive, cercandomi...
Rimasta è la carezza che non trovo
più se non tra due sonni, l'infinita
mia sapienza in frantumi. E tu, parola
che tramutavi il sangue in lacrime.
Nemmeno porto un viso
con me, già trapassato in altro viso
come spera nel vino e consumato
negli accesi silenzi...
Torno sola
tra due sonni laggiù, vedo l'ulivo
roseo sugli orci colmi d'acqua e luna
del lungo inverno. Torno a te che geli
nella mia lieve tunica di fuoco.
Cristina Campo

La neve era sospesa

La neve era sospesa tra la notte e le strade
come il destino tra la mano e il fiore.
In un suono soave
di campane diletto sei venuto...
Come una verga è fiorita la vecchiezza di queste scale.
O tenera tempesta
notturna, volto umano!
(Ora tutta la vita è nel mio sguardo,
stella su te, sul mondo che il tuo passo richiude).
Cristina Campo

lunedì 26 marzo 2012

Marchio di fuoco

Non dormimmo più, poiché giacevamo nel quadrante della malinconia
e flettemmo le sfere come verghe,
e rimbalzarono indietro e sferzarono il tempo a sangue,
e dicesti imbrunire crescente,
e dodici volte dissi tu alla notte delle tue parole,
ed essa si schiuse e rimase aperta,
e le posi un occhio nel grembo e ti intrecciai l'altro ai capelli
e allacciai tra i due la miccia, la vena aperta -
e una giovane folgore si avvicinò nuotando.
Paul Celan

Stamattina avrei voluto portarti delle rose

Stamattina avrei voluto portarti delle rose
ma ne ho messe così tante nel mio corsetto
che i lacci troppo stretti non hanno potuto trattenerle.
I nastri sono saltati. Le rose sono volate via
nel vento, e sono giunte tutte al mare.
Hanno seguito la corrente per non ritornare più;
l'onda appariva rossa, come se fosse in fiamme.
Stasera il mio vestito ne conserva ancora il profumo...
Respirane su di me l'odoroso ricordo.

Marceline Desbordes-Valmore

1860

Il posto di una donna

Devi stare attenta alla bocca, soprattutto
se sei una donna. Un sorriso
va soffocato con l’orlo del sari.
Nessuno deve vedere la tua serenità incrinata,
neppure dalla gioia.
Se ogni tanto hai bisogno di urlare, fallo
da sola, ma di fronte a uno specchio
dove puoi vedere la forma strana che prende la bocca
prima che la strofini via.
Imtiaz Dharker
(Da “L’india dell’anima” a cura di Andrea Sirotti, editrice Le Lettere, anno 2000)

Spazio vitale

È che ci sono poche
linee dritte. Ecco
il problema.
Nulla è piatto
o parallelo. Le assi
stanno in bilico sbilenche su perni
che rifuggono la verticale.
I chiodi s’aggrappano a giunture sconnesse.
L’intera struttura s’inclina pericolosamente
verso il miracoloso.
Dentro a questa cornice rustica
qualcuno ha ricavato
uno spazio vitale,
arrivando perfino a depositare
queste uova in un canestro di metallo,
fragili curve di bianco
sospese sul bordo cupo
di un universo deformato,
che raccolgono la luce
dentro,
come fossero
le pareti sottili e luminose della fede.
Imtiaz Dharker

Questa stanza

Questa stanza sta fuggendo fuori
da se stessa, attraverso le crepe
nei muri
in cerca di spazio, luce,
aria leggera.
Il letto si solleva liberandosi
dai suoi incubi.
Dagli angoli bui, le sedie
si alzano fino a schiantarsi fra le nuvole.
Questo è il momento e il posto
in cui sentirsi vivi:
quando gli arredi quotidiani delle nostre vite
si scuotono, quando accade l’inverosimile.
Teglie e tegami si scontrano
in giubilo, risuonano
di fronte alla folla di cipolle, spezie, aglio,
volando vicino alla ventola sul soffitto.
Nessuno cerca la porta.
In tutta questa euforia
mi chiedo dove
ho lasciato i piedi, e perché
le mie mani sono fuori, ad applaudire.
Imtiaz
Dharker

L'uomo

Le piante, da quelle di seta fino alle più arruffate
gli animali, da quelli a pelo fino a quelli a scaglie
le case, dalle tende di crine fino al cemento armato
le macchine, dagli aeroplani al rasoio elettrico
e poi gli oceani e poi l’acqua nel bicchiere
e poi le stelle
e poi il sonno delle montagne
e poi dappertutto mescolato a tutto l’uomo
ossia il sudore della fronte
ossia la luce nei libri
ossia la verità e la menzogna
ossia l’amico e il nemico
ossia la nostalgia la gioia il dolore
sono passato attraverso la folla
insieme alla folla che passa.
Nazim Hikmet

Malinconia

Ricercando me stesso, non ritrovavo se non la mia malinconia.
Ricercando il mio silenzio, non ritrovavo se non la mia musica.
 

Notturno - Gabriele D’Annunzio

Si vive per anni accanto a un essere umano

Si vive per anni accanto a un essere umano,
senza vederlo.
Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede.
In un attimo, non si sa il perché,
non si sa come,
qualcosa si rompe:una diga tra due acque.
E due sorti si mescolano,
si confondono e precipitano 
Gabriele D'Annunzio

I tuoi occhi di ceramica, le tue membra lussuose

I tuoi occhi di ceramica, le tue membra lussuose
la tua vigliacca pelle fanno di me il più forte
degli schiavi d'amore. Impertinente fu la mia
vita finché si scontrò con la tua lussuria, tetto
coniugale con tutte le carte in ordine. Il disordine
della mia passione attirò il tuo petto di bracie
le mie sconvolgenti frasi d'imploro commossero
i tuoi occhi pieni di lacrime, cibo preferito
degli dei scanzonati. Una canzone avvolse la
mia mira nella tua rete; tu la rompesti, avvolgendola
nel tuo cuore di uomo con tutte le carte in
un disordine tipico del tuo cuore senza amore.
Amare frasi andai ripetendo finché non ti rintracciai
sul tuo trono di viande e di disperazioni. Due
azioni mi portarono vicino a te: la tua frase
ignorante e il tuo cuore di tufo, seppellito
oramai nelle mie lunghe braccia trionfanti d'amore
e di lussuria regina della notte e delle stelle.
Amelia Rosselli
(da Variazioni belliche, 1964)

Lettera d'amore

Mio carissimo ragazzo,questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l' incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione.Il caro *** mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi rassicurato: che a mia madre non mancherà mia niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice.Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo), quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, parti per l'Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all' Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai.Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos'è l'amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perchè la natura di quell' amore non è stata compresa. Nella tua lettera di stamattina tu dici una cosa che mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Credo sia vero. Ci proverò e lo farò. Voglio che tu tenga informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così che quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvocati possano vedere i detenuti con una certa frequenza. Così potrò comunicare con te.Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti costato. Per me sarebbe stato un tormento pensarti in Inghilterra mentre il tuo nome veniva fatto in tribunale. Spero tu abbia copie di tutti i miei libri. I miei sono stati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possa io vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita. Se dovessi morire, voglio che tu viva una vita dolce e pacifica in qualche luogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di farmi avere tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze ; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspetta mi! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale. 
Oscar

La semplicità

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi,
di apparire fragili,
di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere,
dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
Mi piacciono i barboni.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose,
catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità,
lì c’è dolcezza,
lì c’è sensibilità,
lì c’è ancora amore.
Alda Merini

Abbastanza

E’ abbastanza per me di giorno
Camminare sulla stessa terra luminosa con lui;
Abbastanza che su di noi di notte
Lo stesso grande tetto di stelle sia buio.
Non ho alcuna cura di legare il vento
O posare un ostacolo sul mare—
E’ abbastanza sentire il suo amore
Che soffia come musica su di me.
Sara Teasdale

Libera d'amare

Sono libera d’amare come un uccello che vola verso sud in autunno,
Rapido e deciso, non chiedendo alcuna gioia da un altro,
Felice di dimenticare tutte le passioni di Aprile
Prima che fosse libera d’amare.
Sono libera d’amare, e ascolto la musica leggermente,
Ma se lui tornasse, se mi guardasse profondamente,
Mi sveglierei, mi sveglierei e ricorderei
Che sono del mio amante.
Sara Teasdale

domenica 25 marzo 2012

Addio ad Antonio Tabucchi scomparso nella sua amata Lisbona

(AGI) - Lisbona, 25 mar. - Lo scrittore italiano, Antonio Tabucchi, e' morto a Lisbona. E' quanto hanno riferito fonti editoriali vicine allo scrittore scomparso. Da tempo ammalato, Tabucchi si e' spento nella capitale lusitana all'eta' di 68 anni. Lo scrittore e' stato uno dei maggiori conoscitori e divulgatori dell'opera di Fernando Pessoa ed e' divenuto noto al grande pubblico con "Sostiene Pereira".
  Antonio Tabucchi era nato a Pisa il 24 settembre 1943.
  Docente di letteratura portoghese e tra i massimi esperti di Fernando Pessoa. Inizio' l'attivita' di scrittore nel 1975 con il romanzo "Piazza d'Italia", cui fecero seguito varie raccolte di racconti ("Il gioco del rovescio" del 1981 e "Piccoli equivoci senza importanza" del 1985). Il successo giunse con i romanzi "Requiem" del 1992 e soprattutto "Sostiene Pereira" del 1994, con cui vinse anche il premio Campiello. Il volume, pubblicato da Feltrinelli, e' ambientato a Lisbona durante la dittatura di Salazar. L'impegno civile e l'alone di mistero che pervadono lo stile letterario di Tabucchi sono stati confermati nelle sue ultime opere importanti: "La testa perduta di Damasceno Monteiro" del 1996 e soprattutto il romanzo epistolare "Si sta facendo sempre piu' tardi" del 2001. Nel 2003 appare in libreria "Autobiografie altrui. Poetiche a posteriori", sette testi di poetica, per la maggior parte inediti o inediti in Italia. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo "L'oca al passo" (2006) e "Il tempo invecchia in fretta" (2009). L'ultima fatica letteraria e' "racconti con figure" (2011).
  I suoi libri sono tradotti in quaranta lingue. Alcuni dei suoi romanzi sono stati portati sullo schermo da registi italiani e stranieri (Roberto Faenza, Alain Corneau, Alain Tanner, Fernando Lopes) o sulla scena da rinomati registi teatrali (Giorgio Strehler e Didier Bezace fra gli altri). Ha ricevuto numerosi premi in Italia, fra cui il Pen Club Italiano, il Premio Campiello e il Premio Viareggio-Repaci; e prestigiosi riconoscimenti all'estero, fra cui il Prix Medicis Etranger, il Prix Europe'en de la Litterature e il Prix Mediterranee in Francia; l'Aristeion in Grecia; il Nossack dell'Accademia Leibniz in Germania; l'Europaischer Staatspreis in Austria; il Premio Hidalgo e il premio per la liberta' di opinione "Francisco Cerecedo" attribuito ogni anno dal Principe delle Asturie, in Spagna. E' stato nominato "Chevalier des Arts et des Lettres" dalla Repubblica francese e ha ricevuto la decorazione dell'Ordine dell'Infante D. Henrique dal presidente della Repubblica portoghese. E' stato professore dell' Universita' di Siena ed ha insegnato in prestigiose Universita' straniere (Bard College di New York, Ecole de Hautes Etudes e Colle'ge de France di Parigi). Ha collaborato con quotidiani italiani e stranieri ("Corriere della Sera". "Unita'", "Il manifesto", "Le Monde", "El Pai's", "Diario de Noticias", "La Jornada", "Allegemein Zeitung") e riviste quali "La Nouvelle Revue Francaise" e Lettre International". E' membro fondatore dell'"International Parliament of Writers". Dal 2000 e' stato proposto dal Pen Club italiano all'Accademia di Svezia quale candidato italiano per il Nobel di letteratura. (AGI) .

Hope

Sul vetro incrinato

Sul vetro incrinato,
aveva il ragno tessuto una tela.
Sul vetro,
il diamante dei tuoi occhi.
tracciò una riga.
In frantumi, il vetro
ruppe il silenzio degli alberi.
Restarono solo i tuoi occhi
e la luna:
nel mio sguardo cucirono,
insieme,
il loro sguardo.
Nader Naderpur

Un amico non si fa', si riconosce

Ho amici che non sanno quanto sono miei amici.
Non percepiscono tutto l'amore che sento per loro
né quanto siano necessari per me.
L'amicizia è un sentimento più nobile dell'amore.
Questo fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti,
mentre l'amore è imprescindibile dalla gelosia, che non ammette rivalità.
Potrei sopportare, anche se non senza dolore,
la morte di tutti i miei amori, ma impazzirei se morissero tutti i miei amici!
Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici
e quanto la mia vita dipenda dalla loro esistenza...
Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono.
Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita.
Ma, proprio perché non li cerco con assiduità,
non posso dir loro quanto io li ami.
Loro non mi crederebbero.
Molti di loro, leggendo adesso questa "crônica"
non sanno di essere inclusi nella sacra lista dei miei amici.
Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo,
anche se non lo dichiaro e non li cerco.
E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno
la benché minima nozione di quanto mi siano necessari,
di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale,
perché loro fanno parte del mondo che io faticosamente ho costruito,
e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la vita.
Se uno di loro morisse io diventerei storto.
Se tutti morissero io crollerei.
E' per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita.
E mi vergogno perché questa mia preghiera
è in fondo rivolta al mio proprio benessere.
Essa è forse il frutto del mio egoismo.
A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro.
Quando viaggio e sono di fronte a posti meravigliosi,
mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel piacere...
Se qualcosa mi consuma e mi invecchia
è perché la furibonda ruota della vita
non mi permette di avere sempre con me, mentre parlo,
mentre cammino,
vivendo,
tutti i miei amici,
e soprattutto quelli che solo sospettano
o forse non sapranno mai che sono miei amici.
Un amico non si fa', si riconosce.
Vinicius de Moraes

La partenza degli amici

Fa parte del mio destino scegliere gli amici
Fra coloro che passano,
e ritrovarmi solo nelle ore in cui la vita
Ferisce la mia anima stanca.
L'attrazione dei porti chiama i naufraghi
Sul mio giovane orizzonte
Come sono nobili, fieri e belli i cari visi
Degli amici che se ne vanno!
Ripeto con orgoglio i vostri nomi
Immerso nel silenzio
E voi mi apparite
Oh! Voi tutti che siete svaniti con la mia infanzia
Esseri del mio passato.
Amici, amici! Verso l'inquietante Africa presto partirò
Possa io ritrovarvi sempre facendo fronte all'amaro dolore
Del mio destino nostalgico
Poiché stasera il pensiero intenso che mi brucia
nel cuore di tanto amore
Mi conduce verso di voi come il crepuscolo
Triste, conclude il giorno.
Louis Brauquier

I sogni

I sogni sono fatti di tanta fatica.
Forse, se cerchiamo di prendere delle scorciatoie,
perdiamo di vista la ragione
per cui abbiamo cominciato a sognare
e alla fine scopriamo
che il sogno non ci appartiene più.
Se ascoltiamo la saggezza del cuore
il tempo infallibile ci farà incontrare il
nostro destino.
Ricorda:
Quando stai per rinunciare,
quando senti che la vita è stata
troppo dura con te,
ricordati chi sei.
Ricorda il tuo sogno.
Ci sono cose che non puoi vedere
con gli occhi:
devi vederle con il cuore
e questo non è facile.
Se trovi lo spirito della giovinezza
dentro di te,
con i ricordi di adesso e i sogni di allora,
potrai farlo rivivere
e cercare una strada nell'avventura
che chiamiamo vita,
verso un destino migliore.
E il tuo cuore non sarà mai stanco
né vecchio.
Alcune cose saranno sempre più forti
del tempo e della distanza,
più profonde del linguaggio e delle abitudini:
seguire i propri sogni
e imparare a essere se stessi, condividendo con gli altri
la magia di quella scoperta...
- Il Delfino, Sergio Bambarén -

Non dire che non capisco

Non dire che non capisco
l’asprezza del tuo combattimento,
Perché ero con te molte volte
nel buio della notte.
Anche se eri molte miglia lontano
e c’erano anni di differenza,
Ho sentito spesse volte la tua agonia,
il dolore nel tuo cuore.
Non dire di aver combattuto
la battaglia spietata nel buio tutto solo,
Perché io ero con te là in preghiera,
in piedi al tuo fianco davanti al Trono.
Con scudo di fede e spada dello Spirito
ho risposto alle Sue parole,
E son venuto in battaglia al tuo fianco
quando ho udito la tua chiamata.
Non dire: “E’ fantasia che uno possa udire
un pianto così distante”.
Poiché siamo uno in Colui che amiamo,
il Suo Spirito ci avvicina.
E spesso Lui sussurra al mio cuore
la chiamata a “pregare in fretta”,
Così ti ho raggiunto lì in preghiera
anche se sei lontano…
Virginia Brandt 
(tratto da "Rivi che non inaridiscono mai")