Ma ecco il pensiero della vita le si stanca, l'idea
di sé le si disfa dentro,
nube sottomarina
sfioccata in movimento
verso un'altra nebulosa malferma - chi sa
se ancora lei - lei in un tempo diverso? - no,
nessuno può saperlo, e lei meno che meno che fluttua
sbattuta dalle correnti del fondo
e si perde a brano a brano, tutta, strada facendo.
Ma, prima, ancora un guizzo
di riluttanza - a che cosa, si domanda,
dov'è l'indelebile corallo, il passato, a quello voglio afferrarmi.
Ma niente. Il folto, il troppo ramoso
la confonde, la disunisce. E
"finiscimi" sussurra
allo squalo invisibile tant'è
silenzioso e trasparente che adesso la smembra,
"rinascimi" grida a una madre eterna onnipresente sott'acqua
e in quella alza uno sguardo annegato
allo scoglio di mutismo
dell'uomo fermo di fronte
che da quando - da secoli? - la osserva.
La osserva - ahi, ahi, - o l'aspetta al guado?
Non sa, del resto ancora un poco, ne è certa,
e poi le parrà strano, provato quasi da un'altra
- da un'altra o da nessuno? - pensa, quel dubbio, quello sgomento.
Tutto questo che forse nemmeno lei ricorda,
l'oscuro, il momentaneo,
l'obliterato della sua esistenza -
questo mi perdo a pensare, questi grumi
di vita dissipati dal mondo
eppure impressi a fuoco in una sua memoria latente
da cui non mi distinguo in nulla io scriba
altro da quello non essendo, da quella e dalla sua sofferenza.
da "Il filo perduto dell'avvenimento" - Mario Luzi
di sé le si disfa dentro,
nube sottomarina
sfioccata in movimento
verso un'altra nebulosa malferma - chi sa
se ancora lei - lei in un tempo diverso? - no,
nessuno può saperlo, e lei meno che meno che fluttua
sbattuta dalle correnti del fondo
e si perde a brano a brano, tutta, strada facendo.
Ma, prima, ancora un guizzo
di riluttanza - a che cosa, si domanda,
dov'è l'indelebile corallo, il passato, a quello voglio afferrarmi.
Ma niente. Il folto, il troppo ramoso
la confonde, la disunisce. E
"finiscimi" sussurra
allo squalo invisibile tant'è
silenzioso e trasparente che adesso la smembra,
"rinascimi" grida a una madre eterna onnipresente sott'acqua
e in quella alza uno sguardo annegato
allo scoglio di mutismo
dell'uomo fermo di fronte
che da quando - da secoli? - la osserva.
La osserva - ahi, ahi, - o l'aspetta al guado?
Non sa, del resto ancora un poco, ne è certa,
e poi le parrà strano, provato quasi da un'altra
- da un'altra o da nessuno? - pensa, quel dubbio, quello sgomento.
Tutto questo che forse nemmeno lei ricorda,
l'oscuro, il momentaneo,
l'obliterato della sua esistenza -
questo mi perdo a pensare, questi grumi
di vita dissipati dal mondo
eppure impressi a fuoco in una sua memoria latente
da cui non mi distinguo in nulla io scriba
altro da quello non essendo, da quella e dalla sua sofferenza.
da "Il filo perduto dell'avvenimento" - Mario Luzi
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