…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

venerdì 28 febbraio 2014

Mi piace credere

Mi piace credere
che a volte mi pensi
come capita a me,
che a tratti ti manco e
che se non ci sei è solo
perché non puoi.
Che ti appartiene
lo stesso desiderio,
che il tempo che ci divide
a volte è un tormento
a volte nostalgia,
un dipinto fatto di noi.
Che la notte a volte ti manco,
che appartengo ad un sogno,
che se nulla avviene
è solo perché non puoi.

Silvana Stremiz

Mediterraneo

Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
siccome i ciottoli che tu volvi,
mangiati dalla salsedine;
scheggia fuori dal tempo, testimone
di una volontà fredda che non passa.
Altro fui: uomo intento che riguarda
in sé, in altrui, il bollore
della vita fugace uomo che tarda
all’atto, che nessuno, poi, distrugge.
Volli cercare il male
che tarla il mondo, la piccola stortura
d’una leva che arresta
l’ordegno universale; e tutti vidi
gli eventi del minuto
come pronti a disgiungersi in un crollo.
Seguìto il solco di un sentiero m’ebbi
l’opposto in cuore, col suo invito; e forse
m’occorreva il coltello che recide,
la mente che decide e si determina.
Altri libri occorrevano
a me, non la tua pagina rombante.
Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli
ancora i groppi interni col tuo canto.
Il tuo delirio sale agli astri ormai.
Eugenio Montale

Fino alla fine...


sabato 22 febbraio 2014

Tu non mi perderai mai, finché vivo

Tu da me potrai avere per sempre ciò che vuoi. Ciò che tu vuoi, lo voglio anch’io. Siamo fatti per ciò che abbiamo già, la costante soddisfazione del nostro bisogno reciproco. Quella che esiste tra noi esiste in una sola dimensione. Sforzarsi d’inserirlo in una vita normale ci distruggerebbe entrambi. Tu non mi perderai mai, finché vivo.
  Josephine Hart

venerdì 21 febbraio 2014

Il tuo saluto

Il tuo saluto, la sera,
gli occhi nell’ombra -
dall’ombra, e taci,
mi guardi, un minuto? -
ferma ogni vena nel mondo,
tacito aduni
gli addii della sorte,
la sera, con gli occhi
nell’ombra, ardi?
O piangi, ma forte
ma forte un minuto nel cuore
ogni vena mi ferma
il tuo saluto, la sera.
Sibilla Aleramo

mercoledì 19 febbraio 2014

Scrivimi una lettera lunghissima

Scrivimi, te l’ho detto tante volte, scrivimi una lettera lunghissima che parli solamente di silenzio. L’altro giorno per te ho scritto ventisette pagine parlando di chissà dove.
In nome della morte avrei voluto mettere un paltò d’inverno e scendere al tuo funerale. Scendere nella valle del desiderio, dove si spengono tutti i conati d’amore.
Questa morte è il mio vomito tremendo contro una società tremenda che si occupa solo di festini.
Quando ho saputo che eri morto sono corsa a fare la spesa con i buoni dei dementi. Ti ho preparato un piatto caldo e un letto d’alloro.
Ma non c’era un amico alla festa dei morti.
Era tanto che volevi, Roberto, e Dio te lo ha concesso.
Mi sono detta: una tregua per un padre che era troppo potente per essere disonorato dalla viltà dell’uomo.
Ogni tanto dalla destra del tuo costato esce un’ombra. E diventa sempre più grande, sempre più nera. Sono i momenti peggiori, quelli in cui subisci un’operazione chirurgica senza anestesia, dolorosissima. È un’ombra che spaventa, e che altri chiamano poesia. Ma non è lei, è la solitudine.
La solitudine in un attimo fa sparire tutti i tuoi mariti. Diventi una fredda casalinga lagnosa, piena di accidenti corporei, che corre a disinfestarsi e che si riempie di palliativi.
Vuoi invocare un telefono. Vuoi invocare un treno. Vuoi invocare una qualsiasi lettera. Vuoi guarire e vuoi morire a un tempo. Non ti viene mai in mente che potresti semplicemente vivere.
Della vicina di fianco conosci soltanto la schiena. Sei abituata a pensarla con le mani tozze e gonfie, che impasta gli gnocchi della domenica, con i capelli fermati da mille e più bigodini. Della vicina di fronte conosci solo il peccato mortale, e del suo uomo le figlie che vivono con la moglie.
Ti resta il bar della domenica, dove paghi una coca-cola diecimila lire. Il ricordo ostinato di Maria Corti, che ti ha promesso monumenti nazionali. Lo sciroppo per gli anziani.
Quando calpesti i versi di Baudelaire caduti per terra, su cui hai rovesciato la minestra, gli dai un calcio negli stinchi. E li butti nel cortile.
Cos’è il dolore? Una traccia di nero nella coscienza, un segno di demarcazione, una cancellazione improvvisa. Qualcuno che ti ha sfregiato, ma più che sfregiato ti ha sepolto, ti ha dimenticato. Tu cerchi di capire perchè la persona amata ti abbia lasciata sola nel freddo della tua demenza, nel duro della tua pazienza, ma non ti rimane che una nascita divorante, un pugno di paglia sofferta su cui non vuoi più adagiarti.
Il dolore è un pugno di fango con un alito di anima così sottile da far pensare alla prima gettata dell’uomo.
Forse Dio non usò del fango ma della calcina, forse Dio fece Adamo con un marmo pregiato, un grande marmo bianco, forse Dio lo cavò dalle sue stesse mani, forse Dio, che aveva anima d’uomo, sentì che questo marmo gli premeva le dita. E fu uguale a Michelangelo.
Quello che il poeta non sopporta è che Dio l’abbia creato tale e che gli stia alle spalle come un guardiano, un grande insegnante che fa scorrere le sue dita sulla materia, che lo mantiene sempre in età scolare, che non gli vuole spiegare perchè lui non abbia conosciuto la morte.
Dio è lontano da noi molti anni luce. Forse è già morto, ma noi ne sentiamo ancora i palpiti, i veleni e l’impostura; se Dio ha creato l’amore, ebbene noi ne facciamo a meno; se Dio ha creato i figli, noi li rinneghiamo. Finchè lui, il nostro precursore, non ci spiegherà perchè l’uomo è nato. Perchè è nato metà uomo, metà serpente. E anche santo.
Torso umido addio, torso che veli il cuore mio fin dal mattino. Non ti chiedo l’intolleranza del caso: tu sei felice, temi solamente che la piaga notturna del mattino, la diva luce dalle bianche braccia, ti avvii nel bene. Solco di minaccia, addio. Ti lascio, polvere, cenere e bel suono, o volto di ragazzo e mio abbandono.


Alda Merini (Brano tratto da La pazza della porta accanto)

Le tue mani

Le tue mani sono la mia carezza,
i miei accordi quotidiani
ti amo perché le tue mani
si adoperano per la giustizia
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due
i tuoi occhi sono il mio esorcismo
contro la cattiva giornata
ti amo per il tuo sguardo
che osserva e semina il futuro
la tua bocca che è tua e mia
la tua bocca che non si sbaglia
ti amo perché la tua bocca
sa incitare alla rivolta
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due
e per il tuo aspetto sincero
e il tuo passo vagabondo
e il tuo pianto per il mondo
perché sei popolo ti amo
e perché l’amore non è un’aureola
né l’ingenuo finale di una favola
e perché siamo una coppia
che sa di non essere sola
ti voglio nel mio paradiso
ossia quel paese
in cui la gente vive felice
anche senza permesso
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due. 
Mario Benedetti

Se qualcuno cade

Se qualcuno cade, assicurategli che colui, che adesso è in piedi - Fallì come Lui - ed è conscio che rialzarsi - E' frutto delle Circostanze, e non della Consapevolezza Che la Debolezza è passata - o la Forza - risorta-

E ditegli che il peggio si placa in un momento; Ia paura è solo nel sibilo prima della pallottola. Quando la pallottola entra, con essa entra il silenzio: la morte - annulla il potere di uccidere. 
Emily Dickinson

La soglia

Grandi misteri abitano
la soglia del mio essere,
la soglia dove esitano
grandi uccelli che fissano
il mio tardivo andar aldilà di vederli.
Sono uccelli pieni di abisso,
come ci sono nei sogni.
Esito se scandaglio e medito,
e per la mia anima è cataclisma
la soglia dove essa sta.
Allora mi sveglio dal sogno
e mi rallegro della luce,
seppure di malinconico giorno;
perché la soglia è paurosa
e ogni passo è una croce.
 
Fernando Pessoa

Svegliati

Svegliati che io segua le tue tracce
Ho un corpo per passare la mia vita ad amarti
Ho un corpo per attenderti per seguirti
Dalle porte dell’alba alle porte dell’ombra
Un corpo per passare la mia vita ad amarti
Un corpo per sognare al di fuori del tuo sonno. 
Paul Eluard

martedì 18 febbraio 2014

La bussola

Tutte le cose sono parole della lingua
in cui Qualcuno o Qualcosa, notte e giorno
scrive quell’infinito guazzabuglio
che è la storia del mondo. Nel suo vortice
passano Cartagine e Roma, io tu lui
la mia vita che non capisco, quest’agonia
di essere enigma, caso. Criptografia
e tutta la discordia di Babele.

Dietro al nome c’è quel che non si nomina;
oggi ho sentito gravitare la sua ombra
su questo ago azzurro, lucido e lieve,

che verso il confine di un mare tende il suo zelo,
con qualcosa di un orologio visto in sogno
e qualcosa di un uccello addormentato che si muove.

Jorge Luis Borges

Parco pubblico

Sotto pini marittimi in stretto cerchio
otto panchine su spiazzo sabbioso
a Villa Borghese.
Su ogni panchina una coppietta.
Stessa positura delle gambe,
stessa posizione del capo,
simultanei abbracci
e baci.
Unico e solo
amore.
Rainer Malkowski

Vorrei coprirti di baci

Se c’è qualcosa di cui sono sicuro è che vorrei coprirti di baci. In verità, qualche volta ho pensato anche a coprirti di carezze (di quelle delicate che si scambiano al buio, per riconoscersi e appartenersi, gli amanti), ma queste avrebbero avuto un ruolo propedeutico volto a rivelare i punti migliori per distribuire i baci (di cui sopra).
Franz Kafka da Lettere a Milena

lunedì 17 febbraio 2014

Allo specchio

Ci avevano mostrato un futuro
di beatitudine globale dove tutti
avremmo consumato senza pagare.
Ma era il loro e l’hanno recintato.
Con il nostro se l’erano comprato.
E ci hanno venduto appartamenti
affacciati sulle discariche, palazzine
su terreni franosi, orribili villette
caposchiera. Dicevano: “Guarda!
È bella quasi come quelle dei vip
in Costa Smeralda o a Portofino!”.
Ci hanno concesso mutui dai tassi
velenosi come siero di vipere,
estinguibili in tre o quattro vite.
E noi glielo abbiamo permesso.
Così ci hanno venduto automobili
con i volanti regolabili in altezza
dal nano al gigante, navigatori
parlanti e alzacristalli elettrici,
come se abbassare a mano un vetro
per chiedere un’indicazione
richiedesse uno sforzo titanico o fosse
grave indice di maleducazione.
E noi glielo abbiamo permesso.
Allora ci hanno venduto cose che forse
neanche desideravamo. Abiti, borse,
orologi, ombrelli e occhiali firmati,
dai prezzi folli per noi inabbordabili.
Ma tutti in fila per strada imbacuccati
come uomini-sandwich su Marte
gli abbiamo fatto pure pubblicità.
E ci hanno rifilato cellulari colorati
come perline per gli indigeni,
computer con funzioni memorabili
ma sfuggenti all’umana comprensione.
“È facile” dicevano “puoi averlo a costo
zero, con piccole e comode rate
solo a partire dal prossimo anno”.
Non è stato un miracolo, ma un danno
che lasceremo in eredità ai nostri figli.
Poi ci hanno svuotato le tasche
riempiendoci la testa di password,
tranne una, la più importante, quella
che dava libero accesso a un lavoro.
Infine hanno chiuso le fabbriche.
E noi glielo abbiamo permesso.
E noi glielo abbiamo permesso
di farci corrompere e abbindolare,
ci siamo lasciati dominare senza
che dovessero assumere un dittatore,
né impiegare l’esercito, torturarci,
o farci sbattere dentro dalla polizia.
Adesso, che gli abbiamo permesso tutto,
e non abbiamo un tiranno da abbattere,
a chi fare resistenza se non allo specchio
di fronte al quale li abbiamo scimmiottati
ricoprendoci di merda e di ridicolo?
Diego Cugia (Jack Folla)

Baci

Ci sono baci che emettono da soli
la sentenza di una condanna d'amore,
ci sono baci che si danno con uno sguardo
ci sono baci che si danno con la memoria.

Ci sono baci nobili
baci enigmatici, sinceri,
ci sono baci che si danno solo con l'anima
ci sono i baci proibiti e ci sono i baci veri.

Ci sono baci che bruciano e che feriscono,
ci sono baci che turbano i sensi,
ci sono baci misteriosi che hanno lasciato
i miei sogni confusi ed errabondi.

Ci sono baci problematici che nascondono
una chiave che nessuno ha mai decifrato,
ci sono baci che generano la tragedia,
quante rose in boccio ha sfogliato.

Ci sono baci profumati, baci tiepidi
che palpitano in un intimo anelito,
ci sono baci che lasciano sulle labbra impronte
come un raggio di sole in un campo gelato.

Ci sono baci che sembrano gigli
sublimi, ingenui,puri
ci sono baci traditori e codardi,
ci sono baci maledetti e spergiuri.

Giuda baciò Gesù e lasciò impresso
sul viso di Dio, il segno della sua viltà,
mentre la Maddalena con i suoi baci
fortificò pietosa la sua agonia.

Da allora nei baci palpitano
l'amore, il tradimento e il dolore,
le coppie umane assomigliano
alla brezza che gioca con i fiori.

Ci sono baci che provocano deliri
di amorosa, folle, ardente passione,
tu li conosci bene, sono i miei baci
inventati da me, per la tua bocca.

Baci di fiamma che portano impressi nel viso
i solchi di un amore proibito,
baci tempestosi, baci selvaggi
che solo le nostre labbra hanno provato.

Ti ricordi del primo...? indefinibile,
ti lasciò il viso coperto di rosee impronte
e nello spasimo di quell'emozione terribile,
gli occhi si riempirono di lacrime.

Ti ricordi di quella sera, quando in un momento di follia
ti vidi geloso immaginando chissà quale oltraggio,
ti presi tra le mie braccia... vibrò un bacio, e che cosa vedesti dopo...?
Sangue tra le mie labbra.

Io ti insegnai a baciare: i baci freddi
sono di un impassibile cuore di pietra.
Io ti insegnai a baciare con i miei baci
inventati da me per la tua bocca.
Gabriela Mistral

mercoledì 12 febbraio 2014

Incontrarsi

Incontrarsi fu trovarsi. 
Nel momento misterioso in cui le loro mani si toccarono, esse si saldarono. Quando quelle due anime si scorsero, si riconobbero come necessità reciproca e si abbracciarono indissolubilmente.
Victor  Hugo - I Miserabili

giovedì 6 febbraio 2014

Sì. Sei con me!

Sì. Sei con me! E il peso
della tua anima e della tua carne
sulla mia, fa sì che
io non possa inseguire la tua immagine
- quei prati di roseti
scarlatti, là dove prima fuggivi,
di dove, soave, mi venisti incontro! –;
quell’immagine tua che non dimentico,
quell’immagine tua che non intendo,
quell’immagine tua che dura e dura
come la macchia del sangue…
Juan Ramón Jiménez

La pioggia e il giglio

Le mie ultime parole sono diventate un nodo.
Quando farà sera, diventeranno pioggia.
Innaffierò un giglio.
                                  Tengo
nella memoria il tuo riso. Cucirò con questo
               una veste al giglio.
Nikifòros Vrettakos

Sempre e mai

Di notte, quando l’amore come un pendolo
oscilla tra Sempre e Mai
la tua parola incrocia le lune del cuore
e il tuo occhio grigio e azzurro
dona alla terra lo sguardo del cielo.
Dal bosco lontano, nero
di sogno, ci arriva il vento
di ciò che è passato,
e quello che abbiamo dimenticato
ci gira intorno,
enorme
come sa esserlo solo
lo spettro di ciò che sarà.
Quello che ora si leva e discende
riguarda ciò che è più profondamente nascosto:
è così che il tempo – cieco come lo sguardo che ci offriamo -
ci bacia sulla bocca.
Paul Celan

martedì 4 febbraio 2014

Hai con te il libro che stavi leggendo...

Hai con te il libro che stavi leggendo al caffè e che sei impaziente di continuare, per poterlo poi passare a lei, per comunicare ancora con lei attraverso il canale scavato dalle parole altrui, che proprio in quanto pronunciate da una voce estranea, dalla voce di quel silenzioso nessuno fatto d’inchiostro e di spaziature tipografiche, possono diventare vostre, un linguaggio, un codice tra voi, un mezzo per scambiarvi segnali e riconoscervi.
—  Italo Calvino – Se una notte d’inverno un viaggiatore

lunedì 3 febbraio 2014

La fiamma

Voglio che mi racconti
il dolore che taci
dal canto mio,
ti offro la mia ultima speranza
sei sola
sono solo
ma a volte
la solitudine può
essere
una fiamma.
Mario Benedetti

E quando lei mi parlerà

E quando lei mi parlerà
di un cielo scuro,
di un paesaggio bianco,
ricorderò stelle che non ho visto,
che lei guardava, e neve che nevicava nel suo cielo.
Con la strana delizia di ricordare
di aver toccato ciò che non toccai
se non con quelle mani
che non raggiungo con le mie,
tanto distanti.
 
Pedro Salinas

Quando avrò alzato in me l’intimo fuoco

Quando avrò alzato in me l’intimo fuoco
che originava già queste bufere
e sarò salda, libera, vitale,
allora sarò sola?
E forse staccherò dalle radici
la rimossa speranza dell’amore,
ricorderò che frutto d’ogni
limite umano è assenza di memoria,
tutta mi affonderò nel divenire…
ma fino a che io tremo dal principio
cui la tua mano mi iniziò da ieri,
ogni attributo vivo che mi preme
giace incomposto nelle tue misure.
  Alda Merini

Chi sono

Quando i bimbi giocano
e li odo giocare
qualcosa nella mia anima
comincia a rallegrarsi
e tutta quell’infanzia
che non ebbi mi viene
in un’onda di allegria
che non fu di nessuno.
Se chi fui è un enigma,
e chi sarò visione,
chi sono almeno questo
senta nel cuore.
Fernando Pessoa

Zucchero - Oltre le rive


...Abiti in me
Da sempre e per sempre
 ...
Ovunque sei
Sarà per sempre
Abiti in me, da me
Da sempre... qua...