…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

giovedì 25 settembre 2014

Noi due

Noi due tenendoci per mano
Ci crediamo dovunque a casa nostra
Sotto l’albero dolce sotto il cielo nero
Sotto ogni tetto nell’intimità
Nella strada vuota in pieno sole
Negli occhi vaghi della folla
Accanto a saggi e a folli
Tra i fanciulli e gli adulti
L’amore non è fatto di misteri
Noi siamo l’evidenza stessa
Credono d’essere a casa nostra
Tutti gli innamorati
Paul Éluard

lunedì 22 settembre 2014

Canzone - Posso anche dire che l’amore è eterno

Posso anche dire che l’amore è eterno,
che dura sempre se sta acceso dentro;
e vale anche l’amore di domani
e quello che chiamammo ieri amore.
Ed è amore andarsene in un treno
incontro al cielo che si veste d’ombre,
il vento che respira nelle foglie,
archi di luce a una festa lontana.
Ed è amore la voce nel telefono,
il ricordo improvviso che dispare,
il gesto, il giuramento che non vale
se tutto corre, muta, si tramuta.
Così ripeto che l’amore è eterno
perché ognuno ha bisogno d’amore,
mai smette di cercarlo il desiderio,
lo chiama nell’attesa che non cede:
amore che ogni giorno ci accompagna.
Elio Pecora

Sarò fedele

Non a quello che a volte sento
e magari mi inganno
non a quello che a volte senti
e forse è vero
sarò fedele
non ai tuoi dubbi
sinceri come lo schifo
non a questa sconfitta
che è di entrambi
sarò fedele
non a quello che dico
o cancello
sarò fedele soltanto
bosco di mirra / collina d’incenso
al tuo corpo
nel mio corpo.
Juan Gustavo Cobo Borda

domenica 21 settembre 2014

E' così poco

Ciò che conosci
è così poco
ciò che conosci
di me
ciò che conosci
sono le mie nuvole
sono i miei silenzi
sono i miei gesti
ciò che conosci
è la tristezza
di casa mia vista da fuori
sono le persiane della mia tristezza
il campanello della mia tristezza
Però non sai
niente
al massimo
pensi a volte
che è così poco
ciò che conosco
di te
ciò che conosco
cioè le tue nuvole
o i tuoi silenzi
o i tuoi gesti
ciò che conosco
è la tristezza
di casa tua vista da fuori
sono le persiane della tua tristezza
il campanello della tua tristezza.
Però non chiami.
Però non chiamo.
Mario Benedetti

sabato 20 settembre 2014

L'altezza del sogno

Non ti ricordi il sogno        solo la sua altezza
fa tremare la carne nella tua carne
uccelli nei tempi più quieti sono in imminente pericolo
sotto i colpi di martello del chiaro di luna
il giardino intorpidito si annusa
sul pavimento argento frantumato, vertiginoso come mai
non ti ricordi       ma l’uomo del sogno
fu sollevato in cielo per una costola
e come musica barcollante cammina ancora là
qualche volta un sogno si prolunga più di una vita
qualche volta è solo uno strapiombo        che vi fa invecchiare
di diversi anni       anni bui -
se il buio deve sostenervi
    
Yang Lian

venerdì 19 settembre 2014

Quei due


Perché mi fai soffrire?

Perché mi fai soffrire?
Perché ti amo.
No, non mi ami! Chi ama vuole la felicità, non il dolore.
Chi ama vuole solo l'amore, anche a costo del dolore.
Mi fai soffrire apposta, allora.
Si, per vedere se mi ami.
Italo Calvino

giovedì 18 settembre 2014

Carcere

Laddove c'era
una possibilità di fuga
restarono tutti
nel carcere.

La possibilità di fuggire
era una libertà che nessuno
voleva perdere.
Gösta Ågren 

Un film dimenticato degli anni Venti

A completamento di tutto, la fiamma estiva. Né un albero, né una tettoia di assi:
solo un muro bianco, invaso dal fuoco,- sotto di esso si inebetisce
un anemico gatto giallo (sembrerebbe morto,
se non fosse per la spaventosa premeditazione della sua posa). Quale
circondario deserto, permeato dal sole! Forse,
una pericolosa desolazione? Sulla superficie
polverosa e insicura della terra, sulle pietruzze lucide,
sui gradini di calce del muro,
il sole ha dissolto gli insetti – ovunque diversamente.
Tre giovani, come sagome di un altro quadro,
appaiono a destra. Non li aspettavamo forse? Nonostante
la crudeltà della loro condotta, difficilmente lasceranno
graffi sulla commovente fragilità
della pellicola imbrattata. Sventurata pellicola. Tuttavia
non scoppierà, né si romperà nulla: il mondo esiste,
finché qualcosa muove i giovani e loro muovono noi,
quando osserviamo come vagano, attraversando
il paesaggio e talora guardandosi attorno. Sono indifferenti
allo sfondo, alle tracce dell’abbandono – come se
soltanto l’indifferenza potesse
preservare la loro dignità. Vorrei avere
la loro serena fissità e i grigi
sandali francescani. È forse essenziale
che questa sia una “Località presso il fiume Arno”, come annuncia
la scritta sulla stringa superiore del fotogramma muto?
È molto più importante che ora impariamo
a vedere fuori di noi, dove quanto non abbiamo trovato è ormai perso  
Šamšad Abdullaev

Sera. Febbraio

Un vento forte, umido – la calligrafia del tardo inverno.
Una rigida folata stringe senza sosta i passanti l'uno all'altro.
Il fumo di una sigaretta è uscito dalle labbra e subito si è appiattito
avendo toccato il nervo nudo della natura. Un fiammifero
acceso per miracolo nel giardino buio, ed ecco
il fischio salvifico del bollitore del tè sul fornello di cucina.
Le tazze di tè nella cerchia familiare. Gli abiti dei parenti
corrispondono alle loro voci - sono liberi. I rami spogli
si scuotono e volteggiano, mentre il vapore
si alza dal bollitore verso il soffitto senza
neppure dondolare.
Šamšad Abdullaev

Vastità a mezzogiorno

Il paesaggio inglese, che lui sognava da dieci anni,
guardando l’angusta alba nella stringa sanguigna davanti al letto.
Lo Yorkshire, Saint-Ives.
I lontani profili delle valli dei minatori.
Stringeva il cuore, colmo di frantumati segreti infausti.
Era sdraiato con i vuoti occhi aperti,
anche se il mondo aveva sporto oltre il suo corpo di fellah
le esili formiche sul bordo di un cucchiaio appiccicoso.
Sul vassoio d’argento poggiava un frutto ondulato,
come se in una tomba di ceralacca si corrompesse a stento la mutezza
delle divinità,
ma nella stanza ribolliva l’aria,
come l’infuocato idolo di stracci, che era riuscito a dividere
due donne furiose con vestiti color pannocchia presso la steppa
rigata,
a sinistra, mentre un nero canale le aggirava accanto alle discariche.
Lui veniva qui ogni estate
e si sdraiava bocconi sul tappeto (lo stesso?),
come allettato dalla sua quiete intessuta in una stanza disabitata.
Un filo ronzava. Vedevi la polvere delle mosche sulla tavola di alzaia.
Šamšad Abdullaev

All’una la mia fortuna alle due il tuo orologio

Sono stato tutta la notte in piedi davanti alla tua porta
aspettando che uscissero i tuoi sogni
all’una uscì una galleria di specchi
alle due una stanza da letto inzuppata d’acqua
alle tre uscì un albergo in fiamme
alle quattro uscimmo tu ed io facendo l’amore
alle cinque uscì un uomo con una pistola
alle sei si udì uno sparo e ti sei svegliata
alle sette lasciasti trafelata casa tua
alle otto ci trovammo all’hotel Valdivia
alle nove ci moltiplicammo negli specchi
alle dieci ci distendevamo su quel letto d’acqua
alle undici abbiamo fatto l’amore fino allo sterminio
ora sono le dodici, mezzogiorno
e ho tra le braccia il corpo di tutti i miei delitti
Óscar Hahn

martedì 16 settembre 2014

Ballata dell’amante insicuro

Oggi, domani o dopo, ma in un attimo
in cui proprio nessuno se l’aspetta,
il nodo arriverà tacito al pettine,
il pettine si spezzerà d’un tratto.
Non ci proteggeranno neanche gli assi
che abbiamo a questo scopo malcelati
nella manica, o che, bene truccati,
acquietano la mano che li passa.
Ci inghiottirà con ritmo indifferente
il vortice dei giorni, per sbarcarci
sul lato posteriore del creato,
dove il suono dell’ombra non si sente
e la vertigo continua ovattata,
senza turbare ma senza lasciarci.
Nasos Vaghenàs

Silenzio

Sferzi la mia perversità con una frusta
una rozza correggia di carne essiccata
sino a che le rosse ferite mi invogliano
a piangere
Ma non mi uccidi a colpi di silenzio
Ai morsi della mia fame
neghi il pane ed il suo lievito per la vita
Al punto che io sia disseccato come una
foglia d’autunno
Ma non mi uccidi a colpi di silenzio
Lusinghi le mie orecchie con promesse
Infiorate da una lingua esperta
Perché forse io canti come vuoi tu
Ma non mi uccidi a colpi di silenzio
Oh! I nostri occhi non guardano
coloro che colpiamo con il silenzio
Perché noi siamo sposi del tempo
che si affretta e galoppa
Giorno e notte
Mentre il nostro silenzio langue in prigione.
Sipho Sepamla
(dall’antologia “Poeti Africani Anti Apartheid” )

...


sabato 13 settembre 2014

Verresti?

Potremmo essere in giro a passeggiare in una città qualunque, col caldo, mano nella mano e io dovrei accorgermi del tuo sorriso triste e allora darti un bacio o prenderti il viso e farti fare una smorfia che mimi la gioia. Sorrideresti e il mio desiderio di felicità per te sarebbe compiuto.
La verità è che i tuoi sorrisi tristi a me piacciono, perché a te stanno bene, perché li sai trattare, li sai adoperare e mettere in fila senza che rompano le righe. Se lo facessi io sarei penoso.
Questo è il punto: faccio pensieri e desidero cose nuove. Non importa cosa so. Per la prima volta, non importa.
Non so da dove vengono o come si chiamino e non potrei spiegarle a nessuno eccetto te, con un po’ di tempo, con un po’ di pause, con quei silenzi che non saprei riempire, all’inizio.
Ma potrei imparare.
Sono un pessimo romantico, lo ammetto. E’ per questo che non sono riuscito a farti innamorare. Lo so che è così.
Ho immaginato che potessi bastare io, con i miei modi normali e l’aria spavalda. Fintamente sicura. E del tempo, per spiegarti quello che manca, per farti vedere che ne sarebbe valsa la pena, alla fine.
Ho provato, che dire, a farmi scegliere. Ho sperato. Dovevo. Era una possibilità, capisci? Come fare a metterla via, a dimenticarla. Forse aspettando, forse non era il momento. Forse io e te abbiamo un altro tempo. Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei portato via con me. E’ l’idea che almeno una volta succeda, no? Hai presente? Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno.
Come un sibilo fluttuante e sinuoso.
A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo.
Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere. Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me.
E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro.
Verresti?


Fonte sconosciuta

(citazione erroneamente attribuita a Italo Calvino)

venerdì 12 settembre 2014

Estremo saluto

Estremo saluto è l’amore,
come una mano che prende l’ultima foglia
e la divora come fosse anima.
Estremo saluto è il tuo bacio.
Io volevo finire in te come un secondo respiro.
Ti ho scelto per la mia morte,
avevo capito in un attimo
che il tuo bacio mi avrebbe ucciso
Alda Merini

Non t'amo più

Non t'amo più. E' un finale banale.
Banale come la vita,
banale come la morte.
Spezzerò la corda di questa crudele romanza,
farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia perché recitare!
Al cucciolo soltanto,
a questo mostriciattolo peloso,
non è dato capire perché ti dai tanta pena e
perché io faccio altrettanto.
Lo lascio entrare da me,
e raschia la tua porta,
lo lasci passare tu, e raschia la mia porta,
C'è da impazzire,
con questo dimenio continuo.
O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto.
Ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.
Il sentimentalismo non è una debolezza,
ma un crimine quando di nuovo ti impietosisci,
di nuovo prometti e provi,
con sforzo,
a mettere in scena un dramma
dal titolo Ottuso
"Un amore salvato".
E' fin dall'inizio che bisogna difendere l'amore
dai "mai" ardenti e dagli ingenui "per sempre!".
E i treni ci gridavano:
"Non si deve promettere!".
E i fili fischiavano
"Non si deve promettere!".
I rami che s'incrinavano e il cielo annerito dal fumo
ci avvertivano,
ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l'ottimismo totale,
che per la speranza c'è più posto senza grandi speranze.
E' meno crudele agire con sensatezza e
giudiziosamente soppesare gli anelli
prima di infilarseli,
secondo il principio dei penitenti incatenati.
E' meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte,
ma offrire almeno l'amore d'un momento.
E' meno crudele non ripetere
"ti amo",
quando tu ami.
E' terribile dopo, da quelle stesse labbra
sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità
quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.
Non bisogna promettere.
L'amore è inattuabile.
Perché condurre all'inganno, come a nozze?
La visione è bella finché non svanisce.
E' meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.
Guaisce come impazzito il nostro povero cane,
raspando con la zampa ora la mia,
ora la tua porta.
Non ti chiedo perdono per non amarti più.
Perdonami d'averti amato.
Evgenij A. Evtusenko

giovedì 11 settembre 2014

Irrazionalità

Ma l’amore dev’essere una cosa che non va capita con la razionalità di chi come me fa continuamente funzionare il cervello per difendersi.
Ma con l’irrazionalità
Orhan Pamuk, Il mio nome è rosso

Siloe (e intanto)

Ti parlo come parlano i ciechi
che hanno il silenzio negli occhi
e sulle labbra delle palpebre
vedono il vento in un filo di saliva
un orlo disegnato di ombre nei passi
della polvere che s’impasta di luce
in desideri incurabili di sapere tutto
con le mani sul viso ti ascolto e ti vedo
e intanto è mio tutto quello che io so di noi.
Raffaele Di Pietro


Fermo

Mi fermo appeso agli spigoli
Della tua bocca che prende
Il mio desiderio riposto
Dietro una curva di buio
E lo ripiega nel punto nato
Dalle nostre parole di sempre
Che non finiscono di dare
Voce a questi giorni spietati
Di quello che dicono silenzio
Come fosse lo stesso filo
Che mi tiene diviso da te
Ma legato alle tue labbra.
Raffaele Di Pietro

mercoledì 10 settembre 2014

Siamo chi siamo - Ligabue


Siamo in piedi, rigidi e dimenticati

Siamo in piedi, rigidi e dimenticati,
sull’orlo di un precipizio selvaggio,
l’uno all’altra attaccati;
nè un lamento, lacrima o parola:
per precipitare basta una mossa.
Come legami di carne e sangue
ci proteggono le nostre labbra,
blu e tremanti, ci tengono attaccati.
Finché mi baci non abbiamo parole,
ma dì una parola e cadiamo entrambi.
Endre Ady de Diósad

Il bacio

Tacciono, e il silenzio incide ancora più a fondo il ricordo di questo bacio. Il bacio c’è stato, e potrebbe essere uno di quei baci che nella magia dell’attimo uomini e donne si sono scambiati già miliardi e miliardi di volte: un bacio, perché in fondo alla vita c’è il bacio; un bacio, perché solo così i corpi riescono a esprimere quel che cercano per tutta l’esistenza; un bacio, perché tra uomo e donna qualsiasi parola è superflua. Il bacio c’è stato, perché era giunto il momento, l’improrogabile momento del bacio, nel quale perde ogni senso tutto ciò che è accaduto e può accadere senza il bacio – un gesto indifeso e assetato, l’incontro di due epidermidi riarse, al di sopra delle abitudini, delle inclinazioni e dei riti, un morso ammansito, un comportamento da predatore ormai addomesticato che l’uomo custodisce nei nervi e nelle labbra, come il ricordo di qualcosa che all’inizio dei tempi e della vita umana era spaventoso, cruento e mortale…
Si sono baciati perché non potevano fare altro. E ora tacciono.
Sándor Márai da “Il gabbiano”

Io sono parente della Morte

Io sono parente della Morte,
Amo l’amore che svanisce,
Amo baciare,
Chi se ne va.
Amo le rose malate,
Bramose quando sfiorite, le donne,
I lucenti, i malinconici
Tempi d’autunno.
Amo delle ore tristi
Lo spettrale, monitorio richiamo,
Della grande Morte, della santa Morte
Il sosia giocoso.
Amo chi è in partenza,
Chi piange e chi si sveglia,
E nei freddi mattini brinati
I campi.
Amo la stanca rinuncia,
Il pianto senza lacrime e la pace,
Di saggi, poeti, malati
Il rifugio.
Amo chi è deluso,
Chi è invalido, chi si è fermato,
Chi non crede, chi è malinconico:
Il mondo.
Io sono parente della Morte,
Amo l’amore che svanisce,
Amo baciare,
Chi se ne va.
Endre Ady

Sono un pensiero

Sono un pensiero che non vuole mai legare le tue mani libere nel mondo, anche se vorrei che fossero solo mie.
Alda Merini

Io sono con te

Io sono con te
in ogni maledetto istante
che ci vuole dividere
e non ci riesce.
Alda Merini

Solo gli inquieti

Solo gli inquieti sanno
com’è difficile sopravvivere alla tempesta
e non poter vivere senza.
Emily Brontë