…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

lunedì 30 aprile 2012

Ciò che unisce gli uomini


Io che nulla amo più dello scontento

Io che nulla amo più dello scontento per le cose mutabili, così nulla odio più del profondo scontento per le cose che non possono cambiare.
Bertolt Brecht

Butti via le speranze

Se sinistramente, ti vidi
apparire, come un sole nero
la tua biondezza, e il sole
recuperava tutto – o quasi
il tutto che in te trovai…
Un tutto che è mascherata
un tutto che è bisogno: semmai
era anche disperante, ritrovarsi
tali e quali all’adolescente
che mai crebbe: un sentimento
di devozione, è tutto ciò
che m’addombra… nell’ammiccare
per una fiotta di baci che
mai desti, né darai ora che
so quanto luminosa era per
me la tua figura sfocatamente
giustiziera, e lo spirito che
tramortendo la vita che
come sempre, scartando le
molte speranze s’annunciava
già la pronta a rinunciare, magari
morendo nello sforzo di non
distinguere tra te e il male…
Però questa ennesima volta
veramente hai saputo riconoscerla
come tale. Butti via le speranze
non sono altro che una fiotta
di baci ingenui e semplici
mentre nel male il vivere
si fa complesso, e ardendo
d’un nulla che è tutto il
mio pieno, la mia bislacca
vita in un mercato che ha
anch’esso il suo destinato
amore di copulazione, si farebbe
come tale la vuoi, disdegnando
d’insegnarmela!
Amelia Rosselli

Voce di donna io vorrei avere?

Voce di donna io vorrei avere?
per raccontare più completamente ?
i giochi della voglia e del piacere,?
il mio canto maschile è insufficiente.?
Non voglio solo il tuo corpo gioioso,?
il grido che tu nutri nella gola,?
lo sguardo che arde muto nel riposo,?
ma la tua voce e la tua parola.?
Non per me: per il canto, per narrare?
quello che conta in tono femminile,?
parole misteriosamente chiare,?
il sesso detto in amoroso stile.?
Da solo canto questa dole lena?
a mezza voce non a voce piena.
Roberto Piumini

Se stoffa, vorrei essere la lana

Se stoffa, vorrei essere la lana?
che scende aderendoti ai capelli?
in cui il braccio chiaro si rintana?
e che si gonfia sui seni gemelli,?
e accarezzandoli in lenta discesa,?
i tuoi capezzoli ha fatto rizzare ?
in un'allerta che la fanno tesa.?
Se altra stoffa volessi sognare,?
sarei le mutandine di cotone?
che legano salendo le caviglie?
e poi, continuando l'ascensione?
livellano le lunghe meraviglie?
delle tue cosce e, quietamente,?
allunano sul sesso lumescente.
Roberto Piumini

Il vecchio professore

Gli ho chiesto di quei tempi,
quando ancora eravamo così giovani,
ingenui, impetuosi, sciocchi, sprovveduti.
È rimasto qualcosa, tranne la giovinezza
-mi ha risposto.
Gli ho chiesto se sa ancora di sicuro
cosa è bene e male per il genere umano.
È la più mortifera di tutte le illusioni
-mi ha risposto.
Gli ho chiesto del futuro,
se ancora lo vede luminoso.
Ho letto troppi libri di storia
-mi ha risposto.
Gli ho chiesto della foto,
quella in cornice sulla scrivania.
Erano, sono stati. Fratello, cugino, cognata,
moglie, figlioletta sulle sue ginocchia,
gatto in braccio alla figlioletta,
e il ciliegio in fiore, e sopra quel ciliegio
un uccello non identificato in volo
-mi ha risposto.
Gli ho chiesto se gli capita di essere felice.
Lavoro
-mi ha risposto.
Gli ho chiesto degli amici, se ne ha ancora.
Alcuni miei ex assistenti,
la signora Ludmilla, che governa la casa,
qualcuno molto intimo, ma all'estero,
due signore della biblioteca, entrambe sorridenti,
il piccolo Jas che abita di fronte e Marco Aurelio
-mi ha risposto.
Gli ho chiesto della salute e del suo morale.
Mi vietano caffè, vodka e sigarette,
di portare oggetti e ricordi pesanti.
Devo far finta di non aver sentito
-mi ha risposto.
Gli ho chiesto del giardino e della sua panchina.
Quando la sera è tersa, osservo il cielo.
Non finisco mai di stupirmi,
tanti punti di vista ci sono lassù
-mi ha risposto.
Wislawa Szymborska

Il Marinaio

Se almeno potessimo gridare per svegliarci! Sento gridare dentro di me, ma non conosco più il cammino dalla mia volontà fino alla mia gola. Sento la necessità feroce di avere paura che qualcuno possa bussare a quella porta. Perché non bussa nessuno?
Oh, quale orrore, quale segreto orrore separa in noi la voce dall’anima e le sensazioni dai pensieri, e ci fa parlare, sentire, pensare, quando tutto in noi domanda il silenzio? Chi è la seconda persona in questa stanza che stende il braccio e si interrompe ogni volta che stiamo per sentirla?
Il Marinaio. Fernando Pessoa

Una sola moltitudine

Nessuno mi ha riconosciuto sotto la maschera dell’identità con gli altri, né ha mai saputo che ero maschera. Nessuno ha supposto che al mio lato ci fosse sempre un altro che in fondo ero io. Mi hanno sempre creduto identico a me stesso.
Tutti noi viviamo distanti e anonimi; dissimulati, soffriamo da sconosciuti. Ad alcuni, però, questa distanza fra loro stessi e un altro essere non si rivela mai; per altri è talvolta illuminata, di orrore o di pena, da un lampo senza limiti; per altri ancora, essa non è altro che la dolorosa costanza e quotidianità della vita.
Sapere esattamente che chi siamo non ci riguarda, che ciò che vogliamo è ciò che non vorremmo, né forse qualcuno ha voluto; sapere tutto questo a ogni minuto, sentire tutto questo in ogni sentimento, non significherà essere straniero nella propria anima, esiliato nelle proprie sensazioni?
Una sola moltitudine. Fernando Pessoa

Non possiedo il mio corpo

Non possiedo il mio corpo – come, dunque, posso possedere attraverso esso? Non possiedo la mia anima – come, come posso possedere attraverso essa? Non comprendo il mio spirito – come, dunque, comprendere attraverso esso?
Non possediamo né il corpo né una verità – neppure un’illusione. Siamo fantasmi di menzogne, ombre di illusioni e la nostra vita è vuota dentro e fuori.
Conosce qualcuno le frontiere della sua anima, per cui possa dire – io sono io?
Tuttavia so che quello che sento, lo sento io.
Quando qualcun altro possiede quel corpo, possiede in esso la stessa cosa che possiedo io? No. Possiede un’altra sensazione.
Possediamo, dunque, qualche cosa? Se noi non sappiamo cosa siamo, come sappiamo cosa possediamo?
Il Libro dell’Inquietudine. Fernando Pessoa

Siamo gli unici guardiani della luce

Siamo gli unici guardiani della luce
nel mondo che noi stessi ci siamo creati?
Dobbiamo continuare divorando i nostri figli
in un Universo dove l’altro è tenebra?
Quando smetteremo di bramare l’aldilà
sbattendo la testa contro la porta chiusa
che la nostra coscienza crea per eccesso di veglia?
Come si può continuare a vivere
quando tante tentazioni ci rinfocolano il desiderio?
Come liberarsi dal laccio che ci lega agli specchi
per entrare in solitudine nella città delle ombre?
Lasceremo che l’invisibile cacciatore per un secolo ci insegua
Indifferenti alla sua pioggia di frecce?
Legheremo il fiore d’oro con filo nero
per annichilire lo splendore dei suoi petali?
Viaggio di ritorno al porto di ogni speranza
da cui anche se il mondo percorriamo non salpiamo mai
procedendo nel futuro come bruchi che il frutto scavano
per arrivare al seme che la rinascita del passato promette
e lì la pelle lasciar cadere sì che si propaghi il profumo
che crea i corpi che lo esalano!
Ardere Incenerirsi in vita Carbonizzare la carne
fino a rendere puro il diamante e nell’agonia
lasciarlo tendendo un’ambigua mano
che mentre lo dona lo sottrae
e con esso nel nulla s’immerge!
Alejandro Jodorowski

Se non eri tu

Niente passa però il mondo si sfuma
per sempre la rosa qui sembra restare
ma tutti i treni se ne stanno andando
nessuno che dorma nella mia cuccetta di fango
le radici del sogno sono altri sogni
Se non sono io, chi si veste della mia carne?
Se non è qui, da dove salpa l’illusione?
Se non è adesso, quando può essere l’ora?
Se non eri tu, cosa riflette la mia coscienza?
Nella sua stessa ombra naufraga il muro dell’anima
in basso il corpo striscia con le sue oscure ansie
in un mulinello d’acido l’io stesso si dissolve
la mente vaga aperta come un fiore di niente
Senza poteri dovrà abituarsi a vivere
ingrassando la coscienza come un tacchino natalizio
costruendo la speranza su falsi miracoli
dell’incomprensibile facendo la bandiera del saggio
agonizzare crocifisso nella penombra del presente
Se non c’è punto finale come parlare della nascita?
Se non eri tu chi illumina le strade del sogno?
Se non c’è inizio quando tutto ciò può cessare:
un diamante che per sempre naufraga nel vuoto?
Alejandro Jodorowski

Con labbra rosse di tempo

Nel mare è maturata la bocca,
qui la sera ne ripete le parole
in vista delle sue terre.
Mormorando le ripete,
con labbra rosse di tempo.
Bocca, generata dal mare,
dal mare, dove nuotava il tonno,
nel luccichio,
che raggia dagli uomini.
Argento del tonno colpito dal raggio,
argenteo specchio del tonno:
agli occhi risplende
la seconda, errante aureola
delle fronti.
Argento e argento.
Doppio argento del profondo.
Rema le barche laggiù,
fratello.
Poi getta le tue reti,
fratello.
Tiralo su,
gettalo nelle nostre case,
gettalo sulle nostre tavole,
gettalo sui nostri piatti -
Guarda, le nostre labbra s'ingrossano,
anche loro, rosse di tempo come la sera,
anche loro mormorando -
e la bocca su dal mare
già emerge
al bacio infinito.
Paul Celan

Appassionatamente

E tanto, e tanto ti amo,
che muoiono le mie parole
in un mormorio di baci incessanti!
E tanto ancora che le mie mani
non ti trovano al toccarti!
Tanto e talmente senza sosta
che fluisco, e fluisco, e fluisco,
e non è che pianto!
Gabriel Celaya

La poesia è un'arma carica di futuro

Quando non ci si aspetta
più nulla di personalmente esaltante,
ma si palpita e si va avanti
più in qua della coscienza,
fieramente esistendo,
ciecamente affermando,
come un polso che colpisce le tenebre,
quando si guardano dritto in fronte
i vertiginosi occhi chiari della morte,
si dicono le verità:
le barbare, terribili, amorose crudeltà:
si dicono poesie
che allargano i polmoni di quanti,
asfissiati,
chiedono di essere,
chiedono ritmo,
chiedono legge per quello
che sentono che è troppo.
Con la velocità dell'istinto,
col lampo del prodigio,
come magica evidenza,
il reale ci diventa,
identico a se stesso.
Poesia per il povero,
poesia necessaria
come il pane quotidiano,
come l'aria che pretendiamo
tredici volte al minuto,
per essere e, in quanto siamo,
dare in sì che glorifica.
Perché viviamo a colpi,
perché a malapena ci lasciano
dire che siamo quelli che siamo,
i nostri canti non possono
essere senza peccato un ornamento.
Stiamo toccando il fondo.
Maledico la poesia
concepita come un lusso
culturale per i neutrali
che, lavandosene le mani,
si disinteressano ed evadono.
Maledico la poesia di chi
non prende partito
fino a macchiarsi.
Faccio miei gli errori.
Sento in me quanti soffrono
e canto respirando.
Canto e canto,
e cantando al di là delle mie pene
personali, mi espando.
Vorrei darvi vita, provocare nuovi atti,
e calcolo per questo, con tecnica,
che cosa possa fare.
Mi sento un ingegnere
del verso e un operaio
che forgia con altri
la Spagna nei suoi acciai.
Tale è la mia poesia.
Poesia-arnese
al tempo stesso che palpito di ciò
che è unanime e cieco.
Tale è, arma carica di futuro espansivo
con cui miro al tuo petto.
Non è una poesia
goccia a goccia pensata.
Nemmeno un bel prodotto.
Non un frutto perfetto.
È un poco come l'aria
che tutti respiriamo
ed è il canto che effonde
quanto dentro portiamo.
Son parole che tutti ripetiamo,
sentendole
come nostre, e che volano.
Son più di quanto è detto.
Sono il più necessario:
quello che non ha un nome.
Sono grida nel cielo e,
in terra, sono atti. 
Gabriel Celaya

Il destino assomiglia a una tempesta di sabbia

Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso.Per evitarlo cambi l'andatura.E il vento cambia andatura,per seguirti meglio.Tu allora cambi di nuovo,e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo.Questo si ripete infinite volte,come una danza sinistra con il dio della morte prima dell'alba.Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano,indipendente da te.È qualcosa che hai dentro.Quel vento sei tu.Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci,in quel vento,camminando dritto,e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l'altro. Non troverai sole nè luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo. .. E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia, E' una tempesta metafisica e simbolica. Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi... Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato. Sì, questo è il significato di quella tempesta di sabbia.
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia

sabato 28 aprile 2012

Donna

Guardati, donna, da chi ti coccola!
Guardati, da colui che ti sospira
E non ti porta sulla strada della lotta allo stesso tempo!
Guardati da chi dice di amarti
E non ti insegna ad amare la giustizia!
Guardati da quelli che si interessano di te,donna
Perché ti vogliono prigioniera,
Addormentata tra le sbarre del tuo stesso inganno!
Il tuo cuore e il tuo corpo, donna,
Non sono marionette nè caroselli
Dove si può perdere solo il fiato
La tua voce, donna, i tuoi capelli
Addormentati tra le sbarre del tuo stesso inganno!
Sono armi perfette
Contro i nostri comuni nemici
I tuoi seni danno da nutrire al mondo che nasce,
Non al passato che muore
E ripeti a te stessa, donna, tutte le notti
Questi semplici versi:
Sia benedetto lo schiavo che si ribella!
Glorificato il canto e la lotta per una nuova vita!
Non abbiamo un'altra vita, donna,
Nè altro sole nè altra alternativa.
In tutti gli angoli della terra qualcuno lotta per la sua Patria,
Per la libertà,per la giustizia,
Per il pane e per la bellezza.
Cantiamo e lottiamo
E riproduciamoci
Nei nostri canti e nelle nostre lotte.
Insieme ad un uomo
Una donna alza il fucile
E nasce un nuovo mondo.
Insieme ad un uomo,una donna alza il figlio,
Tra sorrisi.
Insieme ad una donna,
L'uomo spinge la leva
Del cambio necessario, obbligatorio.
Metà del cielo,
Unisciti alla metà del mondo che lotta!
Tutti e due stiamo qui
Ed il nemico trema
Noi due abbiamo un futuro
Chiaro e semplice
Torneremo ad amarci
Diverse volte
Prima e dopo i combattimenti
Nei sogni
I nostri volti conquisteranno
La terra, perché tutti e due abbiamo
La ragione!
Perché tutti e due abbiamo la forza!
Rafael Larrea

Vegliando il desiderio

Vorrei essere la luce dorata
che ti brilla d’intorno ogni sera
quando l’ombra del sonno leggera
adorna la tua fronte immacolata.
Di sogno in sogno quella luce veglia
le tue espressioni, fin quando al mattino
si fonde lo sguardo sereno
nell’alba che già ti risveglia.
Vorrei essere la rossa cortina
di quel tuo giaciglio di neve
e tinger la guancia tua lieve
con la mia luce riflessa!
La fascia d’oro il cui nastro
trapunto di stelle raggiunge
la piega della tua coperta
e fino ai tuoi riccioli giunge.
Dispersa nel roseo torpore
io, morbida ombra dei tuoi sogni:
tra tenebra e grigio incolore
il nastro iridato che splende.
Sì: esser qualcosa di bello
per te, mia luce – un uccello,
un fiore con te in sintonia,
o una stella per farti compagnia!
Charlotte Brontë

Vorrei lasciare tra le tue dita una parte di me

Vorrei lasciare
tra le tue dita
una parte di me
la più piccola parte di me,
la più indifesa, smarrita.
La parte di me
che ha paura del buio
e dei sogni cattivi,
che spesso s’illude
di avere le ali
e di prendere il volo.
Vorrei lasciare
tra le tue dita
quel poco di me
che tu non comprendi
che tu non conosci.
Guido Mazzolini

Lei è l'amore

Cerco il cammino che porta al suo cuore gentile,
Ma lei lo nasconde bene, dentro il suo scrigno di fiori.
Vago senza meta, perduto in questo ideale,
Ma amo questo bouquet, gusto i suoi petali.
Lei è inaccessibile, adorabile e unica,
E’ un ideale, un voto, una supplica,
Un astro luminoso, una stella cadente,
Un diamante eterno.
E’ un vento estivo che accarezza la pelle,
una brezza marina da soffio lungo e caldo.
Può diventare un tifone,
un violento uragano, se niente la mitiga.
So che Lei è l’amore in tutta la sua bellezza.
Ha mostrato tutta le sue armi nell’arte dell’amare.
Un giorno si sveglierà, aprirà i suoi occhi,
Ed un principe affascinante le dirà: Ti voglio!
Jacques Prévert

Tu dici...

Tu dici:
"Mi penetri come ago addolcito di miele
Entri senza cautela con delirio"
E rispondo:
"Ero assetato delle tue acque, dei tuoi umori
ansioso di trovare la cadenza della tua riva
Raggiungere il porto ed entrare nella quieta darsena
impregnarti di catrame, nave impaziente
e lasciarti il gemito che non cessa"
tacendo ascolto il mare del tuo rumore, quando dici:
"Sentirai il polso della sabbia
vibrante pelle dorata, sfuggente forma bianca
Percepirai l'eco che lasci come onda
tra i sentieri segreti della mia spiaggia
Gli spasmi attrarranno la tua forza
E sarò prigione del veliero che arriva
Sarai schiavo del mio aroma
in umido baule di dolci lucentezze
e mi berrò il tuo muschio profumato
di fertile erba
Perditi nelle mie viscere e non ti trattenga
lo straripare dei colori
che è dipingere una tela di aurore
Il fiume che mi offri
cresce e cresce senza soffocamento
e orna di una dolce ambra
il cespuglio aperto del mio spazio"
E dopo un lungo silenzio,
ascolterai dalla mia ansietà:
"Rinasci al mio arrivo
col tremore della marea che ti sommerge.
So continua, ciclo che si ripete
tempo di schiuma viaggiatrice verso il sole
Mi avvicino al tuo centro
di geometrica armonia
e spruzzo col mio impeto
i petali granulosi della tua profonda dimora."
Sazietà:
Troveranno la medaglia di bianco fuoco
Intrisa della linfa marina
che un vascello fantasma abbandonò
Nient'altro
Alejo Urdaneta

Conosco il sale della tua pelle secca

Conosco il sale della tua pelle secca
dopo che l'estate divenne inverno
della carne che riposa nel sudore notturno.
Conosco il sale del latte che bevemmo
quando dalle bocche si stringevano labbra
e il cuore nel sesso palpitava.
Conosco il sale dei tuoi capelli neri
o biondi o grigi che si attorcigliano
in questo dormire di bagliori bluastri.
Conosco il sale che resta sulle mie mani
come sulle spiagge rimane il profumo
quando la marea cala e si ritira.
Conosco il sale della tua bocca, il sale
della tua lingua, il sale dei tuoi capezzoli,
e quello della vita nell'incurvarsi con le anche.
Tutto il sale che conosco è solo tuo,
o è mio in te, o è tuo in me,
una cristallina polvere di amanti intrecciati
Jorge De Sena

Denuncia

Sognerò, sul tuo seno calmo,
il sogno invisibile del cieco dalla nascita.
Dormirò, sulle tue palpebre chiuse,
come un pesce guizza tra i rami d'albero
riflessi nell'acqua.
Dormirò, sulle tue mani posate sul mio corpo,
il desiderio di accarezzarti senza pericolo
- non ti toglie le squame, farfalla imprigionata.
Dormirò, sul tuo sesso, la solitudine del mio
che esiste affinché io pensi a te.
Dormirò, sulla tua vita, la caparbietà umana
di un senso universale delle cose con noi.
E se, dopo, amore mio, saremo sterili,
se l'indugio del tempo avrà avuto un gesto abbandonato,
e la morte, intorno a noi, un mugnaio senza grano,
il mondo che verrà ci invidierà
e il nostro spirito dovrà perdonarci.
Jorge De Sena

Fuoco

L'amo.
Più bruciante del fuoco,
più violento dell'urlo di un uragano,
più aspro dell'inverno è l'amor mio per lei.
Qual effusione di lacrime!
Se il mio pensiero le sfiorasse il seno,
la brucerei con i miei desideri,
o se inavvertitamente il suo seno si scoprisse,
con torbido occhio la fisserei.
Incommensurabile è il mio amore per lei,
come ella mi scorresse nelle vene.
La voglio io solo. Altri
non pretenda la sua passione! Quelle son colline mie.
Su di esse voglio far scorrere la mia mano,
per la mia diffidenza, per l'eccesso del mio amore.
L'amo io solo. Nè mi nuoce
che le stelle raccontino la mia storia.
L'alba attinge alla sua luce,
il tramonto alla mia.
Finchè tu resti mia, mio è il segreto della sera,
mie sono queste lune.
Gli astri della notte sono per me un manto,
sulla palpebra dell'Oriente è il mio fazzoletto.
Nizzar Qabbani

Ad uno sconosciuto

Sconosciuto che passi! Tu non sai con che desiderio io ti guardo.
Devi essere colui che cercavo, o colei che cercavo (mi arriva come un sogno).
Sicuramente ho vissuto con te in qualche luogo una vita di gioia.
Tutto ritorna, fluido, affettuoso, casto, maturo, mentre
passiamo veloci uno vicino all'altro,
Sei cresciuto con me, con me sei stato ragazzo o giovanetta.
Ho mangiato e dormito con te, il tuo corpo non è più
solo tuo né ha lasciato il mio corpo solo mio.
Mi dai il piacere dei tuoi occhi, del tuo viso, della tua carne, 
passando in cambio prendi la mia barba, il io petto, le mie mani. 
Non devo parlarti, devo pensare a te quando siedo in disparte o 
mi sveglio di notte, tutto solo. 
Devo aspettare, perché t'incontrerò di nuovo, non ho dubbi.
Devo vedere come non perderti più"
Walt Whitman

Amare

Ho amato fino alla follia, ma ciò che gli altri chiamano follia  per me è l'unico modo di amare.
Françoise Sagan

Prospettiva

Si sono incrociati come estranei,
senza un gesto o una parola,
lei diretta al negozio,
lui alla sua auto.
Forse smarriti
o distratti
o immemori
di essersi, per un breve attimo,
amati per sempre.
D’altronde nessuna garanzia
che fossero loro.
Sì, forse, da lontano,
ma da vicino nient’affatto.
Li ho visti dalla finestra
e chi guarda dall’alto
sbaglia più facilmente.
Lei è sparita dietro la porta a vetri,
lui si è messo al volante
ed è partito in fretta.
Cioè, come se nulla fosse accaduto,
anche se è accaduto.
E io, solo per un istante
certa di quel che ho visto,
cerco di persuadere Voi, Lettori,
con brevi versi occasionali,
quanto triste è stato.
Wislawa Szymborska

Ricordo

Non esiste separazione definitiva fino a quando c’è il ricordo
Isabel Allende

La cultura si secca, appassisce...

La cultura si secca, appassisce:
l'orto ben coltivato torna selvaggio.
Ciò che era ordine è di nuovo caso.
Una foglia marcia, un cespuglio si interroga senza rispondersi
nella malinconia delle stagioni naturali.
Avere appreso non significa nulla, se non si apprende.
Ma l'uomo, come il sole, si stanca.
Gli interessi, le passioni non sono più novità.
Così, alle volte, a più di quarant'anni
si torna adolescenti: si sa soltanto
ciò che si sapeva allora.
Ma è un sapere freddo come il sole dei giorni
e delle stagioni, quando tutto torna com'era.
Tuttavia, quasi per vendetta contro questo mio fallimento
io voglio tornare ancora più indietro.
Con l'aridità il Non-Amore celebra i suoi trionfi,
ma in compenso (l'Amore è sempre il più forte)
anch'esso mi dà qualcosa.
Pier Paolo Pasolini

Stiamocene un po' in cucina assieme

Stiamocene un po' in cucina assieme;
l'aria è dolce di bianco cherosene;
un coltello tagliente e una pagnotta...
Se vuoi, prepara ben bene il fornello;
altrimenti raduna e intreccia corde:
prima dell'alba fa' una grande sporta;
fuggiamo alla stazione, ad un binario
ove nessuno ci possa trovare.
Osip Mandel'stam (Gennaio 1931)

Desideravo vederti

Desideravo vederti:
desidero la fantasia dei tuoi capelli
a inaugurare grida
di libertà in ore troppo lente; la rivolta
dei tuoi polsi terrestri
che muovono inizi di bandiere,
e accusano l’indugio, la disperazione
cauta, il tempo.
Mi occorre l’urlo d’uno sguardo
ed oltre la violenza del tuo esistere
io esigo il gesto d’un tuo riso.
Giorgio Manganelli

E' durato poco

E' durato poco
ti ricordi
la tovaglia a fiori rossi
il bicchiere che sapeva d’uovo
l’acquazzone improvviso
i campi arruffati e vetrosi
gli archi di pietra serena
il giornale sulla testa
ingoiavi frutti di mare gonfi di pomodoro
il fango dentro le scarpe di tela
l’odore aspro di menta pestata
il nostro abbracciarci insaziabile
la lite nell’ascensore
la buccia di cocomero sul davanzale
ti ricordi
il fresco delle lenzuola
la finestra aveva una cresta di stelle arancioni
soffrivo di mal di pancia
la tua testa di ragazzo mi pesava sul petto
ti ricordi
è durato così poco ma dura ancora.
Dacia Maraini

venerdì 27 aprile 2012

L’amore è illogico

L’amore è illogico, non ha una spiegazione tangibile. Molte persone si abituano ad avere accanto qualcuno, a sentire calore o un leggero tepore emozionale, una sensazione di lieve tranquillità.
Qualcosa a cui non potrei mai abituarmi. Stare bene non è amare.
L’amore se lo senti ti prende tutto o non ti prende nulla.
E se te lo fai andare bene è un quasi amore ma non è amore.
Puoi fingere di amare ma non puoi convincerlo l’amore.
Non esiste nessuna magia che non sia quella del cuore a farlo nascere se non c’è.
E’ inutile annaffiare il cemento, dar fuoco ad una miccia sperando in una stella.
Puoi confonderlo con la gratitudine, con la tenerezza, con l’amicizia, con la complicità. Ma non disseta e non brilla.
Ecco io voglio lottare per qualcosa per cui valga la pena vivere e morire per lo stesso motivo esatto, un’equazione illogica, la variabile che determina inequivocabilmente la differenza fra le cose e le cose importanti.
Questo nella vita capita con molta difficoltà ma se non dovesse più capitare io surrogati non ne voglio.
E se non riesco a stare zitto mai è solo perché penso sempre che le mie parole possano raggiungerti e stravolgere quel destino in cui non credo. I pensieri più belli ci spaccano dentro, sono estasi e tormento.
Quel che non esiste non lo troverai neppure cercandolo all’infinito mentre l’infinito è lì, davanti agli occhi, non lo puoi non vedere.
Massimo Bisotti da La luna blu

Di certo ti chiederai cosa voglio da te

Di certo ti chiederai cosa voglio da te, tutt’a un tratto. Perché faccio impazzire entrambi in questo modo. Non lo so. So solo che ora ti desidero disperatamente. Ma sono anche sicuro che ci è proibito persino osare di porre un piede nella realtà. Tutto si scioglierebbe, perderebbe vigore, ricadrebbe nei soliti clichè. I mille fili sottili e trasparenti con cui abbiamo ricamato noi stessi - di colpo quest’astratta bellezza si materializzerebbe nella carne e andrebbe perduta in un istante. Credimi, so quello che dico e ripeto:
esisteremo solo per noi, anche se pensi che non abbiamo niente da nascondere…
David Grossman - Che tu sia per me il coltello

Tu sei per me il coltello

E forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più cara; amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.
Franz Kafka, Lettere a Milena (Praga, 14.IX.20)

Ombra

La mia ombra è come un buffone
dietro la regina. Quando lei si alza,
il buffone sulla parete balza
e sbatte nel soffitto col testone.
Il che forse a suo modo duole
nel mondo bidimensionale.
Forse al buffone non va la mia corte
e preferirebbe un diverso ruolo.
La regina si sporge dal balcone
e dal balcone lui si butta giù.
Così hanno diviso ogni azione,
però a uno ne tocca assai di più.
Si è preso il merlo i gesti liberali,
il pathos con la sua impudenza
e tutto ciò per cui non ho la forza
- corona, scettro, mantello regale.
Lieve sarò, ah, nell´agitare il braccio,
ah, lieve nel voltare indietro il capo,
sire, nell´ora del nostro commiato,
sire, alla stazione ferroviaria.
Sire, in quel momento sarà il buffone
a sdraiarsi sui binari alla stazione.
Wislawa Szymborska (1962)

Riso

La ragazzina che ero -
la conosco, ovviamente.
Ho qualche fotografia
della sua breve vita.
Provo un´allegra pietà
per un paio di poesiole.
Ricordo alcuni fatti.
Ma,
perché chi è qui con me
rida e mi abbracci
rammento solo una storiella:
l´amore infantile
di quella bruttina.
Racconto
com´era innamorata di uno studente,
cioè voleva
che lui la guardasse.
Racconto
come gli corse incontro
con una benda sulla testa sana
perché almeno, ah, le chiedesse
cos´era successo.
Buffa piccina.
Come poteva sapere
che anche la disperazione dà benefici
se si ha la fortuna
di vivere più a lungo.
Le pagherei un dolcetto.
Le pagherei il cinema.
Vattene, non ho tempo.
Eppure vedi
che la luce è spenta.
Certo capisci
che la porta è chiusa.
Non scuotere la maniglia -
quello che ha riso,
quello che mi ha abbracciato,
non è il tuo studente.
Faresti meglio a tornare
da dove sei venuta.
Non ti devo nulla,
donna qualunque,
che sa solo
quando
tradire un segreto altrui.
Non guardarci così
con quei tuoi occhi
troppo aperti,
come gli occhi dei morti.
Wislawa Szymborska (1967)

giovedì 26 aprile 2012

Le maschere

Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c’è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
ch’egli stesso non sappia il suo privilegio.
Eugenio Montale

Nel buio estremo

Nel buio estremo
che si trova dietro le pareti
e i corpi abbracciati nella notte,
nel buio che solo percepisce la mente
e solo possono vedere gli occhi
dei morti e di quelli che sognano,
nel buio estremo
che si trova dietro alle pupille dell’occhio
e dall’altro lato della finestra,
lì faremo la nostra casa.
Homero Aridjis

Quello che ho

Mi stanco sempre di contare
prima di finire l’inventario
di tutto quello che ho
Tante albe e crepuscoli
e notti silenziose
Tanti alberi in tutto il mondo
quasi tutti con uccelli
Tante delizie per il tatto e la vista
e l’udito finchè mi arriva
per l’olfatto ed il gusto raffinato
e tante ore per stare allegro
e altre per  sognare assopito
e tanti giorni con le sue notti
com il fedel rinnovarsi dell’onda
Ho tutto questo oltre
la donna che mi possiede.
Tomas Segovia

Tra la forma della Vita e la Vita

Tra la forma della Vita e la Vita
grande è la differenza
come tra il liquore alle labbra
e il liquore nella bottiglia
questo – si conserva bene -
ma per un bisogno d’estasi
è meglio quello stappato -
lo so per aver provato
Emily Dickinson

La piccola città

Nacqui in una piccola città e in una piccola casa
sotto l’intreccio verde d’una vite.
Per questo ho tanta voglia di scoprire
tutto quanto è nel mondo.
L’uno con l’altro ci si conosceva nella città,
si camminava adagio,
ci si fermava per la strada e a lungo
l’uno con l’altro ci si interrogava:
- Come stai? Come va?
Ricordo nella piccola città
i vicini donarsi dalla soglia
il pane, i fiori da trapianto, ecc …
o scambiarsi attraverso i muriccioli
fuoco, notizie e una parola buona.
Oh se la gente
del mondo, sorda, estranea, decidesse
di porgersi, attraverso le barriere,
di propria iniziativa, mani e cuore!
Ringrazio la mia piccola città
d’avermi spalancato gli occhi
di meraviglia verso il mondo intero,
occhi di provinciale ma insaziabili,
che sempre crederanno e cercheranno,
lungo il cammino, d’incontrare quanti
porgono una parola di conforto,
o un po’ di fuoco, o un consiglio, ecc…
Blaga Dimitrova

Rivedo le tue lettere d'amore

Rivedo le tue lettere d’amore
illuminata adesso dal distacco
senza quasi rancore:
l’illusione era forte a sostenerci
ci reggevamo entrambi negli abbracci
pregando che durassero gli intenti
ci promettemmo il sempre degli amanti.
E hai potuto lasciarmi
e hai potuto intuire un’altra luce
che seguitasse oltre le mie spalle.
Mi hai suscitato dalle scarse origini
con richiami di musica divina
mi hai reso divergenza di dolore
spazio per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di un errore
e mi hai lasciato solo le tue lettere
onde ne ribevessi la mia assenza.
Alda Merini

Siate cauti con le parole

Siate cauti con le parole,
anche con quelle miracolose.
Per le miracolose facciamo del nostro meglio,
a volte sciamano come insetti
e non lasciano una puntura ma un bacio.
Possono essere buone come dita.
Possono essere sicure come la roccia
su cui incolli il culo.
Ma possono essere margherite e ferite.
Io sono innamorata delle parole.
Sono colombe che cadono dal tetto.
Sono sei arance sacre sedute sul mio grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell’estate,
e il sole, il suo volto appassionato.
Ma spesso non mi bastano.
Ci sono così tante cose che voglio dire,
tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non sono abbastanza buone,
quelle sbagliate mi baciano.
A volte volo come un’aquila
ma con le ali di un passero.
Ma cerco di averne cura
e di essere gentile con loro.
Le parole e le uova devono essere maneggiate con cura.
Una volta rotte
sono cose impossibili da aggiustare.
Anne Sexton

Tu sei la nuvola della sera

Tu sei la nuvola della sera che vaga nel cielo dei miei sogni. Io ti dipingo e ti modello con i miei desideri d’amore. Tu sei mia, solo mia, l’abitatrice dei miei sogni infiniti! I tuoi piedi sono rosso-rosati per la vampa del mio desiderio, spigolatrice dei miei canti al tramonto! Le tue labbra sono dolci-amare del sapore del mio vino di dolore. Tu sei mia, solo mia, abitatrice dei miei sogni solitari! Ho oscurato i tuoi occhi con l’ombra della mia passione, frequentatrice della profondità del mio sguardo! T’ho presa e ti stringo, amore mio, nella rete della mia musica. Tu sei mia, solo mia, abitatrice dei miei sogni immortali!
Rabindranath Tagore – da Il Giardiniere

Il silenzio

Mi dici che il silenzio
è più vicino alla pace delle poesie
ma se in dono
ti portassi il silenzio
(perché io conosco il silenzio)
diresti allora
questo non è silenzio
è un’altra poesia
e me lo restituiresti…
Leonard Cohen

martedì 24 aprile 2012

Mauro Pagani - Gli occhi grandi


Alcuni, con gli occhi rivolti al passato

Alcuni, con gli occhi rivolti al passato,
vedono quello che non vedono; altri,
gli occhi fissi nel futuro, vedono
quello che non si può vedere.
Perché cercare tanto lontano ciò che ci sta vicino,
la nostra sicurezza? Questo è il giorno,
questa è l’ora, questo è il momento, questo
è ciò che siamo, e non v’è altro.
Senza sosta scorre l’interminabile ora
che proclama la nostra nullità. Con lo stesso
boccone col quale siamo vissuti, moriremo.
Carpe diem, altra cosa non sei.
Fernando Pessoa

Lettera d'amore di John Keats a Fanny Brawne

13 ottobre 1819

In questo momento mi sono messo a copiare dei bei versi.
Non riesco a proseguire con una certa soddisfazione. Ti devo dunque scrivere una riga o due per vedere se questo mi concede di escluderti dalla mia mente anche per un breve momento. Dentro la mia anima non so a pensare a null’altro.
Tempo fa avevo la forza di ammonirti contro la poco promettente mattina della mia vita.
Il mio amore mi ha reso egoistico. Non posso esistere senza di te. Scorderei tutto pur di vederti ancora.
La mia vita sembra fermarsi qui, non vedo oltre. Mi hai assorbito.
In questo preciso momento ho la sensazione di essermi dissolto.
Sarei profondamente infelice senza la speranza di vederti presto.
Sarei spaventato di dovermi allontanare da te.
Mia dolce Fanny, cambierà mai il tuo cuore? Mio amore cambierà?
Ora il mio amore è senza limiti… Tuo biglietto è arrivato proprio qui.
Non posso essere felice lontano da te. È più ricco di una nave di perle. Non mi trattare male neanche per scherzo.
Mi sono meravigliato che gli uomini possano morire martiri per la loro religione. Ho avuto un brivido. Ora non rabbrividisco più.
Potrei essere un martire per la mia religione – la mia religione è l’amore – potrei morire per questo. Potrei morire per te.
Il mio credo è l’amore e tu sei il mio unico dogma.
Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso “di ragionare contro le ragioni del mio amore”.
Non posso più farlo. Il dolore sarebbe troppo grande.
Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.
Tuo per sempre
John Keats

L'amore

Un giorno un vecchio mi disse: ” Quando incontri qualcuno, e questo qualcuno ti fa fermare il cuore per alcuni secondi: fai attenzione, questo qualcuno potrebbe essere la persona più importante della tua vita.
Se gli occhi si incrociano e in quel momento c’è la stessa luce intensa tra loro: stai allerta, può essere la persona che stai aspettando dal giorno che sei nato. Se il tocco delle labbra è stato intenso, se il bacio è stato appassionante e gli occhi si sono riempiti di acqua in quel momento: rifletti, c’è qualcosa di magico tra voi. Se il primo e l’ultimo pensiero del giorno è per quella persona, se il desiderio di stare insieme arriva a stringerti il cuore: ringrazia Dio, ti ha mandato un dono divino…l’amore. Se un giorno doveste chiedere perdono l’uno a l’altro per qualche motivo e in cambio ricevere un abbraccio, un sorriso, una carezza fra i capelli e i gesti varranno più di mille parole: arrenditi, voi siete fatti l’uno per l’altro. Se per qualche motivo fosse triste, se la vita le avesse inflitto un colpo e tu sarai lì a soffrire il suo dolore, a piangere le sue lacrime e asciugarle con affetto: che cosa meravigliosa! Lei potrà contare su di te in qualsiasi momento della vita. Se riesci col pensiero a sentire l’odore della persona come se si trovasse al tuo fianco, e se la trovi meravigliosamente bella anche quando indossa un vecchio pigiama, ciabatte e ha i capelli arruffati. Se non riesci a lavorare per tutto il giorno, emozionato per l’appuntamento che avete…se non riesci ad immaginare in nessun modo un futuro senza quella persona, e se hai la certezza che la vedrai invecchiare e, anche così, sei convinto che continueresti ad essere pazzo per lei. Se preferiresti morire prima di vedere l’altra andarsene…allora vuol dire che l’amore è entrato nella tua vita! E’ un dono!”
Poi sorrise e mi disse: “Molte persone si innamorano molte volte nella vita, ma poche amano o trovano un amore vero. A volte lo incontrano e non prestano attenzione a questi segnali, e lo lasciano passare senza accadere veramente. E’ libero arbitrio. Per questo, presta attenzione ai segnali, non lasciare che le follie del quotidiano ti rendano cieco alla miglior cosa della vita: l’amore! Quello che è sincero non cambia mai!”
Carlos Drummond de Andrade

Testamento olografo

Lascio la mia ombra,
un affilato ago che ferisce la strada
e con occhi tristi esamina i muri,
le finestre con l'inferriata dove furono amori inetti,
il cielo senza cielo della mia città.
Lascio le mie dita spettrali
che percorsero tasti, ventri, acque, palpebre di miele
e per le quali discese la scrittura
come una vergine dall'anima sfilacciata.
Lascio la mia testa ovoide, le mie zampe di ragno,
il mio vestito bruciato dalla cenere dei presagi,
scolorito dal fuoco del libro notturno.
Lascio le mie ali a metà battere, il mio meccanismo
che come un piccolo cavallo un anno dopo l'altro galoppò,
in cerca della sorgente dell'orgoglio dove muore la morte.
Lascio vari taccuini bacati dalla pigrizia,
un certo numero di discole immagini del mondo
e tra grandi lampi qualche pianto
che ebbi come un po' di sporca polvere fra i denti.
Accetta questo, raccoglilo nel tuo grembo come briciole,
dà all'oblio da mangiare un così fragile cibo.
Sebastián Salazar

Malato d'insonnia

Il cielo notturno è una carta-carbone neroblù,
Con le orbite a lungo riattizzate delle stelle
Filtranti la luce, spiraglio a spiraglio -
Luce d'un bianco d'ossa, come la morte, al di là di tutto.
Sotto gli occhi delle stelle e il rictus della luna
Egli patisce il suo guanciale deserto, l’insonnia
Sparge per ogni dove i suoi granelli di sabbia.
Ossessivamente si replica un vecchio, sgranato
Film di imbarazzi -giorni uggiosi
D'infanzia e adolescenza, appiccicosi di sogni,
Facce parentali su alti steli, severe o piangenti,
Un verminoso roseto che lo faceva strillare.
La sua fronte è bozzuta come un sacchetto di sassi.
Dive obsolete, i ricordi competono per l'inquadratura.
È assuefatto alle pillole: rosse, vermiglie, azzurre -
Quanto gli confortarono la noia di sere prolungate!
Quei zuccherosi pianeti la cui influenza gli valse
Un po' di vita ribattezzata non-vita,
E i dolci, storditi risvegli da infante senza memoria-
Le pillole sono ormai vane, come gli dei del passato.
Più non gli giovano i loro papaverosi colori.
La sua testa è un angusto interno di grigi specchi.
Ogni gesto si snoda di colpo in una serie
Di prospettive in decrescendo, e il suo senso
Fuoresce come acqua da un buco all'estremità.
Esposto in mostra: lui vive in una stanza spalpebrata,
Le nude fessure degli occhi spalancate in permanenza
Su un accendi-e-spegni infinito di situazioni.
Per tutta la notte in cortile gatti invisibili
Berciavano come comari o strumenti scordati.
Egli ormai vede il giorno, il suo bianco disagio
Che spunta col suo carico di futili ripetizioni.
La città è una mappa di gioviali pigolìi, adesso;
Tutti con occhi vacui dai riflessi di mica
Vanno in schiera al lavoro, come dopo un lavaggio del cervello.
Silvia Plath