…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

mercoledì 30 novembre 2011

Responsabilità

Il mio amante

E ora parlerò del mio amante, che rimarrà senza nome.
Perché a 49 anni sa fare il rumore di cinque diversi tipi
di camion che cambiano le marce in salita.
Perché a volte lo fa sulle scale del posto dove lavora.
Perché poi si vergogna quando gli altri lo sentono.
Perché sa anche imitare almeno tre tipi diversi di treni.
Perché questi includono: la metropolitana di Londra,
il treno a vapore e il trenino elettrico
delle Ferrovie Meridionali.
Perché tifa per il Tottenham Hotspur con gioiosa
e immutabile devozione.
Perché odia l’Arsenal, i cui tifosi sono rozzi e incivili.
Perché spiega che gli Spurs sono magici, mentre l’Arsenal
è noioso e sta sempre in difesa.
Perché io non ne sapevo niente fino a sei mesi fa,
e non mi curavo di saperlo.
Perché ora tutto questo mi affascina.
Perché lui si esibisce per gradi, dieci.
Perché, primo, si presenta come una persona gentile,
seria e mentalmente libera.
Perché, secondo, affronta molti pranzi, discutendo a tavola
della vita e dell’amore senza mai nominare il calcio.
Perché, terzo, sta attento a non rivelare quanto detesti
avere la peggio in una discussione.
Perché, quarto, parla delle donne del suo passato,
riconoscendo che in parte è stata colpa sua.
Perché, quinto, è talmente ragionevole che tendi a dubitarne.
Perché, sesto, si autoinvita per un drink una sera.
Perché, settimo, in due vi scolate due bottiglie di vino.
Perché, ottavo, si ferma per la notte.
Perché, nono, non vedi l’ora di rivederlo.
Perché, decimo, non si fa vivo per giorni.
Perché avendo raggiunto lo scopo ritorna ai suoi interessi.
Perché non salterà nemmeno un’ora del corso serale
o una sola prova di coro a causa di una donna.
Perché è quasi sempre fuori casa.
Perché non riesci nemmeno a trovarlo al telefono.
Perché è il tipo d’uomo che da generazioni fa impazzire
le donne.
Perché, è triste ammetterlo, questo pensiero non basta
a farti rinsavire.
Perché è affascinante.
Perché è buono con gli animali e coi bambini.
Perché la sua voce è rassicurante e sexy allo stesso tempo.
Perché guida una vecchissima Vauxhall Astra station wagon.
Perché va a 130 sull’autostrada.
Perché quando lo supplico di rallentare dice: “Non intendo
andare piú piano di cosí”.
Perché è convinto di conoscere le strade meglio di chiunque
altro sulla terra.
Perché non insiste per avere consigli dai suoi passeggeri.
Perché se mai dovesse perdersi sarebbe un bell’inferno.
Perché qualche volta mi fa dormire dalla parte sbagliata
del mio letto.
Perché non puoi dargli ordini.
Perché ha questa dote, che gli sta bene mangiare
i bastoncini di pesce surgelati o il cibo cinese già pronto
o prepararsi la cena da solo.
Perché sa come cucino ed è realista.
Perché mi prepara tazze di cacao densissimo con le bollicine.
Perché beve e fuma almeno quanto me.
Perché è ossessionato dal sesso.
Perché non direbbe mai che è sopravvalutato.
Perché è cresciuto prima della società permissiva
e si ricorda della sua adolescenza.
Perché non insiste nel ripetere che è sano e naturale,
né mi chiede cosa vorrei che facesse.
Perché ha alcune idee tutte sue.
Perché non è mai stato capace di dormire a lungo
e la notte parla con me fino a tardi.
Perché ci logoriamo a vicenda con la nostra insonnia.
Perché mi fa sentire come una lampadina che non può
spegnersi da sola.
Perché ispira una poesia dopo l’altra.
Perché è pulito e ordinato ma non si preoccupa
troppo del suo aspetto.
Perché permette al barbiere di tagliargli i capelli troppo corti
e per due settimane va in giro che sembra un carcerato.
Perché quando metto una collana e gli chiedo se
mi sta bene risponde: “Sí, se No vuol dire provarne altre tre”.
Perché è rimasto scioccato quando i compagni di squadra
piú giovani hanno cominciato a usare il talco negli spogliatoi
Perché la sua mascolinità vecchio stile è per me
fonte di continuo divertimento.
Perché la cosa lo rende perplesso.
Wendy Cope

Ti scrivo da vicino

Ti scrivo da vicino, come se la mano
ti fosse oggetto breve affiorato,
come se dalla strada ti arrivasse
la piccola certezza per l’acquisto
dei minuti seguenti. Da vicino
come il sole, come la cicala.
Come un silenzio pieno
che ti venisse agli occhi di mattina
e amarti fosse l’abito
scelto al cominciar del giorno.
Pedro Tamen

Quanto abbiamo dipinto

Quanto abbiamo dipinto sull’inchiostro e sulla luce all’ombra di un ulivo la nostra ferita ma l'abbiamo mescolata all'erba e all'acqua: acqua
che si trasforma in cetra, erba
che si trasforma in inchiostro. Quanto era lunga
la notte dei nostri tormenti ma abbiamo cancellato le tenebre coi passi
e sommerso col diluvio delle passioni tutto ciò che ci circonda.
Il nostro amore è morto – ma le sue tracce
non muoiono,
non hanno limiti.
Adonis

(poeta siriano-libanese)

Le stelle

Cammino e dietro camminano le stelle
verso il domani delle stelle
l’enigma, la morte, quel che fiorisce e la fatica
sfinisce i passi fanno sangue di me esangue
sono cammino non iniziato
non vi è giacimento a vista –
cammino verso me stesso
quel che verrà a me stesso
cammino e dietro camminano le stelle.
Adonis

Ho visto il tuo volto

Ho visto il tuo volto attorno alla casa dipinto su ogni ramo,
mi sono scrollato l’aurora dalle spalle e ho iniziato la ricerca: è venuta?
ho domandato alla rugiada sui rami, ho domandato al sole se avesse letto
i tuoi passi, dove la notte ti aveva vista, come si erano incamminati
accanto a te i fiori della casa e gli alberi.
Quasi disgiungo i miei giorni e me stesso:
là è il mio sangue e qui il mio corpo - fogli
che le scintille trascinano tra le rovine del mondo
Adonis

Certo...

Certo (questa è una parola che non ho detto - è dettata da lei)
certo, quando ci incontreremo
le foreste dei nostri giorni rinnoveranno le foglie,
quei campi che nei nostri corpi sospirano
cambieranno i fiori, e il luogo dell'incontro sembrerà
un letto che la mano
delle terre intesse di desiderio e incanto.
Benvenuta,
tu lava risalente dai vulcani spenti dei miei desideri,
(queste parole non sono state pronunciate da me, sono dettate da lei).
"Cento poesie d'amore, 48" di Adonis

Notte del ventuno. Lunedì

Notte del ventuno. Lunedì.
La città è immersa nel buio.
Un qualche burlone ha scritto
che c’è amore sulla terra.
E per pigrizia o per tristezza
tutti ci hanno creduto. E così vivono:
anelano incontri, temono i distacchi,
cantano amorose canzoni.
Ma diverso si rivela il mistero
e il silenzio calerà su ognuno…
Anch’io mi ci sono imbattuta per caso
e d’allora sono sempre come ammalata.
 

Anna Achmatova

La corsa del tempo

Sentirai il tuono e mi rammenterai,
penserai: desiderava la bufera...
Sarà una striscia di cielo accesa di rosso,
e il cuore come allora in fiamme.
E ciò accadrà nel giorno moscovita
in cui abbandonerò per sempre la città,
muoverò verso il bramato riparo,
lasciando in mezzo a voi ancora la mia ombra.
Anna Achmatova

La sentenza

Ed è caduta la parola di pietra sul mio petto ancora vivo.
Non è niente, vi ero preparata,
ne verrò a capo in qualche modo.
Ho molte cose da fare, oggi:
bisogna uccidere fino in fondo  la memoria,
bisogna che l’anima si pietrifichi,

bisogna di nuovo  imparare a vivere.
Se no
l’ardente stormire dell’estate, come una festa oltre la finestra.
Da tempo  presentivo questo  giorno festoso e la casa vuota.

Anna Achmatova

Sguardo

Lo sguardo alle volte può farsi carne, unire due persone più di un abbraccio.
Dacia Maraini

Sguardo

Ma lo sguardo no, quello non si può confondere, né da vicino né da lontano! Oh, …lo sguardo, sì che è significativo! Come il barometro. S’indovina tutto: chi ha un gran deserto nell’anima, chi senza una ragione è capace di ficcarti uno stivale fra le costole e chi invece ha paura di tutto.
Michail Bulgakov, Cuore di cane

Mi sei accanto da un anno intero

Mi sei accanto da un anno intero
e come prima sei giovane e ridente!
Possibile che non ti stanchi
il canto inquieto delle corde smosse?
Quelle corde che tese vibravano
ed ora gemono leggere,
mentre la mia mano esile di cera
le tormenta senza scopo?
Davvero occorre poco per la gioia
a chi ama d'amore tenero e luminoso,
poichè non gli toccano la bella fronte
gelosia, collera o risentimento.
Egli sta silenzioso e non chiede carezze,
lungamente mi guarda estasiato
e con sorriso beato sopporta del mio deliquio
il terribile vaneggiamento.
(Anna Achmatova - Slepnevo, primavera 1915)

L'amore

Ora come un serpente acciambellato
Ammalia proprio vicino al cuore,
Ora per giorni interi come un colombo
Tuba sulla bianca finestra,
Ora lampeggia sulla brina smagliante,
Appare nel sopore della violacciocca
Ma sicuro e segreto si allontana
Dalla gioia e dalla pace.
Sa singhiozzare dolcemente
Nella preghiera dello struggente violino,
Ed terribile indovinarlo
In un ancora sconosciuto sorriso.
Anna Achmatova

Natale

E’ Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese.
Charles Bukowski

Indifferenza

Sono sere di un’indifferenza così addolorata che, prima di cominciare nelle cose, l’autunno comincia in noi.
Fernando Pessoa

Turbamento

1
Si soffocava per la luce ardente,
ma gli sguardi suoi erano come raggi...
Sussultai appena,
ché ammansirmi poteva.
S'inchinò: "Dirà qualcosa" pensai.
Dal volto il sangue si. ritirò.
Come pietra tombale posi
sulla mia vita l'amore.
2
Non ami, non vuoi guardare.
Oh, come sei bello, maledetto!
E io non posso involarmi,
io che fui alata dall'infanzia.
Una nebbia mi offusca la vista,
cose e persone si confondono...
E solo un tulipano rosso,
un tulipano porti all'occhiello.
3
Come ordina semplice cortesia,
venne a me, sorrise.
A mezzo tra affabile e indolente
con un bacio mi sfiorò le mani.
E di antiche, enigmatiche immagini
mi fissarono gli occhi...
Dieci anni di palpiti e di gridi,
tutte le mie notti insonni
avevo posto in una calma parola,
e invano la dissi.
T'allontanasti, e di nuovo nell'anima
si fece chiaro e deserto.
Anna Achmatova

Strinsi le mani sotto il velo oscuro

Strinsi le mani sotto il velo oscuro...
“Perché oggi sei pallida?”
Perché d’agra tristezza
l’ho abbeverato fino ad ubriacarlo.
Come dimenticare? Uscì vacillando,
sulla bocca una smorfia di dolore...
Corsi senza sfiorare la ringhiera,
corsi dietro di lui fino al portone.
Soffocando, gridai: “E’ stato tutto
uno scherzo. Muoio se te ne vai”.
Lui sorrise calmo, crudele
e mi disse: “Non startene al vento.”
Anna Achmatova (1911)

Nel distacco v’è un profondo significato

Nel distacco v’è un profondo significato:
Per quanto tu possa amare, un giorno, un secolo,
L’amore è un sogno, e il sogno un solo momento,
E giungerà prima o poi il risveglio!
Alla fine l’uomo dovrà sempre destarsi…
Fjodor Ivanovic Tjutcev

Una canzone in più è nata

Ho smesso di sorridere,
il vento ghiacciato mi gela le labbra.
una speranza viene meno,
un canzone in più è nata.
e questo canto mio malgrado
lo cederò
al riso e al rimprovero.
perché l’intollerabile dolore dell’anima
è il silenzio d’amore.
Anna Achmatova

Sempre si troverà una donna

Sempre si troverà una donna,
che, fredda e lieve,
compatendo e un poco amando,
ti plachi come un fratello.
Sempre si troverà la spalla di una donna
dove, abbandonata la testa scapestrata,
tu possa respirare con ardore
e a cui possa affidare il tuo ribelle sonno.
Sempre si troveranno gli occhi di una donna
che, smorzando il tuo dolore,
in parte almeno, se non proprio tutto,
vedano la tua sofferenza.
Ma c’è una mano
che ha particolare dolcezza
quando la fronte tormentata sfiora,
come l’eternità e il destino.
Ma c’è una spalla
che, un mistero il perché,
in eterno ti è data, non per una notte sola,
e questo tu da tanto l’hai capito.
Ma ci sono occhi
che appaiono sempre tristi,
e sono gli occhi del tuo amore e della tua coscienza,
fino ai tuoi ultimi giorni.
Ma tu vivi malgrado te stesso,
e quella mano, quella spalla,
quegli occhi tristi non ti bastano…
Quante volte in vita li hai traditi!
Ma eccolo, arriva, il castigo.
Traditore! – ti schiaffeggia la pioggia.
Traditore! – i rami ti sferzano il viso.
Traditore! – rimbalza l’eco nel bosco.
Ti rattristi, ti agiti, ti tormenti.
Non saprai perdonare tutto questo a te stesso.
E solo quella mano diafana perdona,
anche se grave l’offesa,
e solo quella spalla stanca
perdona adesso e perdonerà ancora,
e solo quegli occhi tristi
perdonano quello che non si può perdonare.
Evgenij Evtusenko

martedì 29 novembre 2011

Tentativo

Ohi, sì, canzone, ti fai beffe di me:
se anche prendessi il monte, non fiorirei d'una rosa.
D'una rosa fiorisce solo la rosa. Lo sai.
Cercavo di aver foglie. Volevo attecchire.

Trattenendo il respiro - perché accadesse prima -
aspettavo di chiudermi in una rosa.
Canzone, che non provi compassione per me:

ho un corpo singolo, non mutabile in nulla,
sono monouso fino alle midolla.
 
Wislawa Szymborska

L'amore trasparente - Ivano Fossati

Preghiera

Rifiutati di cadere.
se non puoi rifiutarti di cadere,
rifiutati di restare a terra.
se non puoi rifiutarti di restare a terra,
leva il tuo cuore verso il cielo,
e come un accattone affamato,
chiedi che venga riempito,
e sarà riempito.
puoi essere spinto giù.
ti può essere impedito di risollevarti.
ma nessuno può impedirti
di levare il tuo cuore
verso il cielo -
soltanto tu.
è nel pieno della sofferenza
che tanto si fa chiaro.
colui che dice che nulla di buono
da ciò venne,
ancora non ascolta.
Clarissa Pinkola Estés

Alba

La dolce luce.
Dopo il noioso e angosciante inverno, sono fiorito
qui tutta la primavera.
Una dolce luce
ha cominciato a riempirmi il petto.
Ho accostato
una sedia e mi sono seduto per ore davanti al mare.
Ho ascoltato la campana della boa
e ho imparato a capire la differenza tra una campana
e il suono di una campana.
Volevo lasciare
tutto alle mie spalle.
Volevo persino diventare inumano.
E lo sono diventato.
So che è stato così.
(Lei in questo mi darà ragione).
Ricordo il giorno che chiusi il coperchio
sulla memoria e girai la maniglia.
Mettendola sotto chiave per sempre.
Nessuno sa quello che mi è accaduto
qua fuori, mare.
Solo tu ed io.
La notte, si formano nuvole davanti alla luna
E quella dolce luce di cui parlavo?
Anche quella è andata via.

Raymond Carver

Un'alba

Com'è spoglia la luna, è quasi l'alba.
Si staccano i convogli, nella piazza
bruna di terra il verde dei giardini
trema d'autunno nei cancelli.
È l'ora fioca in cui s'incide al freddo
la tua città deserta, appena un trotto
remoto di cavallo, l'attacchino
sposta dolce la scala lungo i muri
in un fruscìo di carta.
La tua stanza
leggera come il sonno sarà nuova
e in un parato da campagna al sole
roseo d'autunno s'aprirà.
La fredda
banchina dei mercati odora d'erba.
La porta verde della chiesa è il mare.
Alfonso Gatto
[da"Arie e ricordi"]

Rosa malinconica

L’anima vola e vola
cercandoti lontano,
oh Rosa melanconica,
rosa del mio ricordo.
Guardo poco a poco l’alba
la campagna inumidisce,
e il giorno è come un bimbo
che si sveglia nel cielo,
oh Rosa melanconica,
carichi gli occhi d’ombra,
dal mio povero lenzuolo
tocco il tuo solido corpo.
Quando già alto il sole
arde col suo alto fuoco,
quando la sera cade
dal ponente disfatto,
io nel mio lontano desco
il tuo ignoto pane osservo.
E nella notte gravida
d’appassionato silenzio,
oh Rosa melanconica,
rosa del mio ricordo,
dorata, viva e umida,
tu discendi dal tetto,
mi prendi la mano fredda
e resti li a guardarmi.
Io chiudo allora gli occhi,
ma pur sempre ti vedo,
là piantata, a fissare
il tuo sguardo sul mio petto,
lungo sguardo immobile,
come un pugnale di sogno. 
Nicolas Guillén 

A galla

Chiari mattini,
quando l'azzurro è inganno che non illude,
crescere immenso di vita,
fiumana che non ha ripe né sfocio
e va per sempre,
e sta - infinitamente.
Sono allora i rumori delle strade
l'incrinatura nel vetro
o la pietra che cade
nello specchio del lago e lo corrùga.
E il vocìo dei ragazzi
e il chiacchiericcio liquido dei passeri
che tra le gronde svolano
sono tralicci d'oro
su un fondo vivo di cobalto,
effimeri...
Ecco, è perduto nella rete di echi,
nel soffio di pruina
che discende sugli alberi sfoltiti
e ne deriva un murmure
d'irrequieta marina,
tu quasi vorresti, e ne tremi,
intento cuore disfarti,
non pulsar più! Ma sempre che lo invochi,
più netto batti come
orologio traudito in una stanza
d'albergo al primo rompere dell'aurora.
E senti allora,
se pure ti ripetono che puoi
fermarti a mezza via o in alto mare,
che non c'è sosta per noi,
ma strada, ancora strada,
e che il cammino è sempre da ricominciare.
Eugenio Montale

Dove la luce

Come allodola ondosa
nel vento lieto sui giovani prati,
le braccia ti sanno leggera,vieni.
 Ci scorderemo di quaggiù,
e del male e del cielo,
e del mio sangue rapido alla guerra,
di passi d’ombre memori
entro rossori di mattine nuove.
 Dove non muove foglia più la luce,
sogni e crucci passati ad altre rive,
dov’è posata  sera,
vieni, ti porterò
alle colline d’oro.
L’ora costante, liberi d’età,
nel suo perduto nimbo
sarà nostro lenzuolo.
Giuseppe Ungaretti

Non berremo dallo stesso bicchiere

Non berremo dallo stesso bicchiere
l’acqua o il dolce vino,
al mattino non ci daremo baci,
e a sera non guarderemo dalla finestra.
Tu il sole respiri, io la luna,
ma siamo vivi dello stesso amore.
 Con te è sempre la tua gaia compagna,
con me il fedele, mio tenero amico,
ma vedo lo sgomento di grigi occhi,
e del mio male sei colpevole tu.
Lasciamo radi i nostri brevi incontri.
Così ci è serbata la pace dalla sorte.
 La tua voce soltanto canta nei miei versi,
in quelli tuoi spira il mio respiro.
Oh, esiste un fuoco che non osa
toccare né oblio né paura…
e se sapessi come mi son care
ora le tue rosse, aride labbra.
Anna Achmatova

La tenerezza vera non si confonde con niente

La tenerezza vera non si confonde
con niente. E' silenziosa.
Invano con cura tu avvolgi
le mie spalle e il mio petto nella pelliccia.
Invano parole sommesse
sussurri sul primo amore.
Come conosco questi insistenti
avidi sguardi tuoi!
Anna Andreevna Achmatova

Non sappiamo separarci

Non sappiamo separarci,
vaghiamo spalla a spalla.
Gia` comincia a imbrunire,
tu sei pensoso, io taccio.
Entriamo nelle chiese, vediamo
funerali, battesimi, matrimoni.
Senza guardarci usciamo:
perche` nulla per noi?
O ci sediamo sulla neve pesta
del cimitero, sospiriamo appena;
e col bastone tu disegni stanze
dove staremo sempre insieme.
(Anna Achmatova)

Terra d'amore

La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.
 Alda Merini

Vorrei - Francesco Guccini

Quella notte fummo pazzi uno dell'altra

Quella notte fummo pazzi uno dell'altra;
ci era lume la tenebra ferale,
assorti mormoravano i canali
e d'Asia odoravano i garofani.
Andavamo attraverso la città forestiera
nel canto velato e l'afa di mezzanotte,
soli sotto le stelle del Serpente
senza osare scambiarci uno sguardo.
Poteva essere il Cairo o anche Bagdad,
non la mia spettrale Leningrado
e questo divario amaro soffocava
come luttuosa atmosfera.
Forse accanto ci camminavano i secoli,
una mano invisibile batteva il tamburello:
i suoni, come segni arcani,
ci volteggiavano innanzi nel buio.
Così camminammo nella tenebra segreta
come in una terra di nessuno;
ad un tratto la luna -feluca adamantina -
rischiarò l'incontro che fu commiato.
Se un giorno quella notte ritornerà da te
non scacciarla come maledetta
e sappi che qualcuno
vide nel sogno quel momento sacro.
Anna Andreevna Achmatova

The Death King

Ho chiesto a un falegname
di costruire la mia bara
e ieri notte sono stata lì dentro,
appoggiata a un cuscino,
annusando il legno,
lasciando che il vecchio re
respirasse sopra di me,
pensando al mio povero corpo assassinato,
assassinato dal tempo,
aspettando di diventare rigida come un maresciallo,
lasciando che il silenzio mi disonori,
ricordando che non tossirò un'altra volta ancora.
La morte sarà la fine della paura
e la paura di morire,
paura come un cane conficcato nella mia bocca
paura come sterco conficcato nel mio naso,
paura dove l'acqua diventa acciaio,
paura come il mio seno che finisce nel tritarifiuti,
paura come mosche che ronzano nel mio orecchio,
paura come il sole che si infiamma nel mio grembo,
paura come una notte che non può essere spenta,
e l'alba, la mia alba solita,
è bloccata per sempre.
La paura e una bara in cui giacere
come una patata avvizzita.
Pure ancora danzerò nei miei vestiti spaventosi,
un volo crematorio,
accecando i miei capelli, le mie dita,
ferendo Dio con la sua faccia blu,
la sua tirannia, il suo regno assoluto,
con il mio afrodisiaco.
Anne Sexton

Dedica

Davanti a questa pena s'incurvano i monti,
Non scorre il grande fiume,
Ma tenaci sono i chiavistelli del carcere,
E dietro ad essi le "tane dell'ergastolo"
E una mortale angoscia.
Per chi spiri il vento fresco,
Per chi sia delizia il tramonto,
Noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
Sentiamo solo l'odioso strider delle chiavi
E i passi pesanti dei soldati.
Ci si alzava come a una messa mattutina,
Si andava per la capitale abbandonata,
Là ci s'incontrava, più inanimate dei morti,
Il sole più in basso e più nebbiosa la Neva,
Ma la speranza canta sempre di lontano.
La condanna. E subito sgorgano le lagrime,
Ormai divisa da tutti,
Come se con dolore la vita dal cuore le strappassero.
Come se con rozzezza la rovesciassero indietro,
Ma cammina. Barcolla. Sola.
Dove sono ora le amiche occasionali
Di quei miei due anni maledetti?
Che appare loro nella bufera siberiana,
Che balugina nel disco lunare?
A loro invio il mio saluto d'addio.
(Anna Andreevna Achmatova)

A molti

Io sono la vostra voce, il calore del vostro fiato,
il riflesso del vostro volto,
i vani palpiti di vane ali...
fa lo stesso, sino alla fine io sto con voi.
Ecco perché amate così cúpidi
me, nel mio peccato e nel mio male,
perché affidaste a me ciecamente
il migliore dei vostri figli;
perché nemmeno chiedeste di lui,
mai, e la mia casa vuota per sempre
velaste di fumose lodi.
E dicono: non ci si può fondere più strettamente,
non si può amare più perdutamente...
Come vuole lombra staccarsi dal corpo,
come vuole la carne separarsi dall'anima,
così io adesso voglio essere scordata.
Anna Achmatova - 1922 (Da Anno Domini)

L'assenza

L’assenza dondola nell’aria come un batacchio di ferro
martella il mio viso martella
ne sono stordito
corro via l’assenza m’insegue
non posso sfuggirle
le gambe si piegano cado
l’assenza non è tempo né strada
l’assenza è un ponte fra noi
più sottile di un capello più affilato di una spada
più sottile di un capello più affilato di una spada
l’assenza è un ponte fra noi
anche quando
di fronte l’uno all’altra le nostre ginocchia si toccano.
(Nazim Hikmet, Mosca, 1961)

Insonnia

Non ho chiuso le tendine,
guarda dritto nella stanza.
Perché non puoi fuggire
oggi sono così allegra.
Dimmi pure svergognata,
scagliami i tuoi sarcasmi:
sono stata la tua insonnia,
la tua angoscia sono stata.
(Anna Andreevna Achmatova)

Il salice

Io crebbi in un silenzio arabescato,
in un'ariosa stanza del nuovo secolo.
Non mi era cara la voce dell'uomo
ma comprendevo quella del vento.
Amavo la lappola e l'ortica,
e più di ogni altro un salice d'argento.
Riconoscente, lui visse con me
la vita intera, alitando di sogni
con i rami piangenti la mia insonnia.
Strana cosa, ora gli sopravvivo.
Lì sporge il ceppo, e con voci estranee
parlano di qualcosa gli altri salici
sotto quel cielo, sotto il nostro cielo.
Io taccio....come se fosse morto un fratello.
Anna Achmatova

Dalla tua memoria estirperò questo giorno

Dalla tua memoria estirperò questo giorno
per chiedere al tuo sguardo velato e basso:
" Dove ho visto il lilla persiano
e le rondini, e la casetta di legno?"
Oh, ricorderai spesso l'improvvisa nostalgia
di vaghi desideri e cercherai nelle confuse
contrade dei pensieri quella strada
che non esiste sulla cartina!
Alla vista di una qualunque lettera,
ad ogni voce da una porta socchiusa
tu penserai:" Ecco, è venuta lei stessa
in aiuto alla mia incredulità".
(Anna Achmatova - Carskoe Selo, 4 aprile 1915)

Umiltà

Umiltà non è affatto, in senso betocchiano, attaccamento alle piccole cose, «fedeltà alla vita», adesione all’immediatezza e alla gratuità dell’esistenza – scelte e atteggiamenti, peraltro, pienamente rispettabili, se non altro sul piano etico. Umiltà dev’essere, nel senso dei tragici greci, senso del limite, accettazione dei confini dell’umano; e accettazione, in pari tempo, quasi per una sorta di amor fati, della propria sorte, del proprio cammino, del proprio essere-nel-mondo – se vogliamo, del proprio “particulare”. Ora, fato del poeta è la forma a cui egli è chiamato, spazio del dicibile da cui è cinto il suo respiro, con i suoi ritmi, i suoi silenzi – le sue «svolte» direbbe Celan. Dante chiamava questo «il fren de l’arte» – limite, linea di confine, soglia sacra, e insieme termine e contorno che determinano la forma, che fanno essere il consistere della parola e del discorso. L’umiltà del poeta è la sua consapevolezza, la sua coscienza, il suo sapersi arrestare ai confini del dicibile, pur protendendosi a volte verso di essi fino al limite del loro oltrepassamento; limite sul cui crinale, a un passo dall’abisso del silenzio, sorge la parola, e trema il filo del canto. Nella sua umiltà è la sua grandezza. 
(Matteo Veronesi)

Il moto circolatorio del tempo nel corpo

Questa ragazza è la figlia di qualcuno,
Ha negli occhi acqua azzurra,
Nell’inguine - una sorda notte lacera
E una stella rosata.
Ma nel suo cuore – che ora è?
Tra il cane e il lupo.
Azzurro e crepuscolare cola il raso
Sotto l’ago conficcato nel centro.
Ha sulla fronte un giardino antelucano –
E’ avvampata l’alba – ecco ora farà giorno,
Ma è già sulla tempia il tramonto purpureo,
Sulla spina dorsale s’arrampica la notte.
Elena Svarc

Il Tempo

Il tempo scorre, anzi: fugge. Il nostro tempo. Il mio. È ozioso chiedersi che cosa sia, l’aveva già compreso Sant’Agostino: «se nessuno me lo domanda, lo so; ma se qualcuno me lo chiede, non so cosa rispondere»; e allora: meglio non chiedere.
Mi domando piuttosto a che cosa serva, il tempo.
Rispondo: mi serve ad essere. Il tempo sono io. Io sono il mio tempo.
Se il tempo si sarà limitato a scorrere, io non sarò nulla.
Se avrò plasmato il mio tempo, sarò ciò cui ho dato forma.
È tutto qui, il mistero del tempo. Ed è terribile.
Perché il nostro tempo non ha più forme. Non posso accomodarmi in una bella figura scultorea, in un fulgido modello universale, in un tragico destino storico, in un impegnativo ruolo pubblico, in una chiara funzione sociale, in una rivoluzionaria missione politica, e poi mettermi in quiete.
Non ci crediamo più.
Poteva crederci un uomo antico, segnato dal destino, un Agamennone, un Oreste, un Edipo.
Poteva crederci un medievale, un Re Artù, un San Francesco, un Abelardo. Già ironizzava su se stesso un Don Chisciotte, vacillavano i Romeo e Giulietta, sprofondava nel vuoto un Amleto. Le ultime fiammate di poeti maledetti, di amanti romantici, di eroi nazionali, di dittatori feroci e deliranti.
E poi il vuoto. Per fortuna.
Nessuno ci insegnerà più come dare forma al tempo. Che intanto scorre, implacabile.
Dobbiamo farlo da soli. Senza modelli, ma nella disperata ricerca di una forma che resti. Perché se non resta, allora scorre.
E di nuovo siamo nulla.
Ci troviamo così nella poco invidiabile posizione di operai che debbano costruire un palazzo senza i materiali da costruzione. E senza un progetto. O meglio: il materiale c’è, ma è frantumato, sparso, rovinato. E progetti ce ne sono, sono infiniti, tutti esposti nelle vetrine delle vite possibili.
Ma vivere (lo sappiamo ancora?) non è fare acquisti.
Non c’è filosofo o narratore che non abbia percepito ed espresso questa condizione del nostro tempo. La Gelassenheit di Heidegger, la nausea di Sartre, l’ineffabile di Wittgenstein, il soggetto nomade di Deleuze, le identità fragili di Paul Auster (magnifico il suo Follie di Brooklyn).
Alasdair MacIntyre paragona l’etica contemporanea (poiché dar forma al tempo è l’impresa etica per eccellenza) al tentativo di ricostruire l’edificio del sapere partendo dai lacerti di una scienza perduta: brandelli di definizioni, pezzi di teoremi, schegge di sistemi teorici. Insensati.
Per noi, molte di quelle parole non avranno più un significato riconoscibile. Ma è tutto ciò che abbiamo. E aggirarci fra le macerie è il solo modo di cominciare.
Non serve confidare nelle «civiltà», nel loro scontro e nell’idea che, per contraccolpo, ritroveremo magicamente noi stessi nella guerra contro il Diverso, l’Altro, l’alieno.
L’Occidente è questa ricerca, questa pretesa di non irrigidire né me stesso né l’altro in un’identità assolutamente integra e inamovibile, vale a dire in un integralismo intollerante e assolutista. L’Occidente è il tempo che scorre, che non si arresta, che come Crono divora le proprie creature, per formarne sempre di nuove. Questo è la «Tecnica», il cosiddetto progresso, ovvero niente più che il ciclo costante di distruzione e produzione.
La nostra identità di «occidentali» è in movimento, è nel movimento: è in quella téchne tou biou, quella «tecnologia dell’esistenza», di cui ci parla Michel Foucault a proposito dei saggi dell’età stoica, di Seneca, di Marco Aurelio, di Plutarco: uomini vissuti in una transizione epocale, in un vuoto di forme così simile al nostro, ai margini delle illusioni e degli incubi di un secolo sanguinario.
Avere cura di sé, assumersi il compito di dare forma al tempo, presente e futuro: una forma mobile, dinamica, plastica ma non evanescente, riconoscibile almeno come una forma umana.
Nessuna ingegneria genetica avrà mai il permesso di privarci di questo. Il resto è affidato alle libertà e alle capacità creative, ai modi personali di dar figura a ciò che può restare. Perché vale, oltre il tempo, la capacità di esprimere la vita, in ogni sua forma.
Il tempo ci sfugge. Ma non fugge invano. È l’occasione, il kairós, il momento propizio.
Afferrarlo, carpirlo (carpe!) può significare distruggerlo o plasmarlo. Si illudeva il Faust di Goethe: fermare l’attimo è impossibile; ma viverlo, è un compito ineludibile.
Roberto Mordacci

Privilegio

Quante volte ti ho violato
una volta e un'altra ancora
sempre deformandoti
sempre diversa
fondata una volta e un'altra ancora
nella veemenza del desiderio
e le sue evocazioni
Dovevo discuterti ora
ancora nelle tua ombra assottigliata
dietro i miei occhi
lì, dove imperava la tua opulenza
Una sei
con tutto
e dovrò definire i tuoi limiti
non importa dove
qui
nei numerati palmi di questo bianco deserto
o lì
nel concavo privilegio della dismemoria

Rovine

Non dicano che solo il vento
ha fatto questo lavoro.
Che l'arena non si è fatta piano piano come al solito,
alla fine di una notte o di pochi giorni.
Non dicano che vincono sempre loro.
L'indifferenza di un giallo deserto
non deve prevalere
sopra i muri
e il rigore delle tue parole
e i suoi curati orti
lasciando al mare come unica via.
Inventino una guerra, una prolungata difesa
dicano che ciascuno alla sua ora
visse le aspettative della patria, non la sua propria.
Complottino la loro menzogna
la nuova estensione delle nostre anime
la storia.
Cé Mendizábal

Sistemi

La poesia è
un sistema di specchi
rotatori, che scivolano armonici,
che spostano luci ed ombre nel salottino di prova: perché
il vetro smerigliato? Come parlando - conversando
con la tovaglia e musica soave - ti direi, mia cara,
che questo riflesso, o l’altro, è la poesia
o ne è uno degli aspetti: c’è una poesia possibile
sulla duchessa morta a Ekaterinenburg,
e quando si muove il sole rosso nelle finestre, io ricordo
i suoi occhi azzurri... Non so, ne ho passate tante, d’ore,
nei treni di notte, leggendo romanzi polizieschi
(soli nella buia casa, aprivamo gli armadi),
e una notte, andando a Berna, due uomini si
baciarono nel mio scompartimento
perché era vuoto, o io dormivo, o era buio
(una mano cerca l’altra, un corpo l’altro) e adesso gira il cristallo
e nasconde questo aspetto: di realtà e di finzione,
la convenzione, vale a dire, e le cose vissute,
l’esperienza della luce nei boschi invernali,
la difficoltà di dare coerenza - è un gioco di specchi -,
gli atti che si dissolvono nell’irrealtà,
gli acidi che invadono vecchie fotografie,
il giallo, la lebbra, la ruggine e il muschio che cancellano le immagini,
il catrame che imbratta le facce dei ragazzi in canotier,
tutto ciò che un pomeriggio morì con le biciclette,
rossi cromati sepolti in cisterne,
a camera lenta i corpi (nello spazio, come nel tempo) sotto le acque.
(Offuscato come il fondo d’uno specchio infranto, il salottino
è l’asse di questa poesia.) 
Pere Gimferrer

Leggenda

E come avvolto tra fiamme o splendore invisibile,
un cavaliere nella città, perché l'amore è il mio scudo;
più in là rifulge il silenzio, i pozzi dell'infanzia,
gli occhi verdi di un bambino e il fruscio della tua pelle.
Le tue mani, come due aironi feriti e tremanti,
e i tuoi capelli e le tue labbra nella bionda primavera,
così vicini a me, amore mio, come la luce del silenzio,
come due apparizioni trasfigurate dall'amore:
solo un corpo traslucido nell'oscurità del sole.
Pere Gimferrer - da Amor en vilo (2006)

lunedì 28 novembre 2011

Angelo di Dio

Angelo di Dio, che un mattino d'inverno
in segreto ci hai fidanzati,
allontana lo sguardo dei gelosi
dalla nostra vita rasserenata!
Per questo noi amiamo il cielo
e l'aria fine, il vento ondoso
e i rami che anneriscono
oltre la balaustra di ghisa.
Per questo amiamo la città scura,
profumata d'acqua, e le nostre rese
e le ore dei nostri incontri
rapidi e inattesi.
(Anna Achmatova - Inverno 1914)

Distacco

Ho davanti la via isoscele
della sera.
Già ieri, innamorato,
supplicava: «Non dimenticarmi».
E adesso solamente i venti
e i gridi dei pastori
e i cedri agitati
sopra fresche fontane.
Anna Achmatova

Sogno

Sapevo che tu mi sognavi.
Perciò non potevo dormire,
azzurrina la fiamma d'un fanale
m'indicava la via.
Tu vedevi il giardini della Zarina,
il favoloso palazzo bianco
e il nero disegno dei cancelli
presso le logge di pietra sonora.
Camminavi ignorando la strada
e pensavi: "Più presto, più presto!
Purché io la trovi, purché
io non mi svegli, prima dell'incontro".
Ma la guardia d'onore
ti gridò: "Dove vai?".
Il ghiaccio si fendeva, scricchiolando,
l'acqua era nera sotto i piedi.
"Questo è il lago -pensavi-
"e sul lago c'è un isolotto...".
D'un tratto sul buio fondo
brillò una fiammella azzurrina.
Nella luce avara del mattino
gemendo ti svegliasti,
e per la prima volta
mi chiamasti per nome.
Anna Achmatova

L'isola in me

C'è un'isola in me,
dove il vento soffia
di terra, e quando il mare urla
la sabbia impazzisce.
E c'è sempre luce, ma non è mai giorno.
Fernando Pessoa