…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

lunedì 14 aprile 2014

Un vestito di jersey rosa

Nel tuo vestito di jersey rosa
quando nulla era ancora imbrattato
stavi davanti all'altare Bloomsday.

Pioggia, e così un ombrello appena comprato
fu la sola parte del mio abbigliamento
con meno di tre anni di servizio.
La cravatta - unica, triste, nera, di ex aviere della RAF -
era il simbolo frusto di una cravatta.
La giacca di velluto a coste - tre volte ritinta di nero, stremata,
si teneva in piedi per miracolo.

Ero un genero di austerità, da dopoguerra!
Non proprio il Principe Ranocchio. Forse il Porcaro
che rubava i sogni di pedigree di questa figlia
da sotto il suo futuro sorvegliato da torrette e riflettori.

Nessuna cerimonia d'arruolamento poteva spogliarmi
dalla mia uniforme. Indossavo tutto il mio guardaroba -
eccetto qualche capo di ricambio, identico.
Le mie nozze, come la Natura, volevano nascondersi.
Comunque, se dovevamo sposarci
era meglio farlo a Westminster Abbey, perché no?
Il Decano ci spiegò perché no. Fu così
che seppi di avere una Chiesa parrocchiale.

San Giorgio degli Spazzacamini.
E alla fine in qualche modo ci sposammo.
Tua madre, coraggiosa anche in questo
azzardo degli Affari Esteri americani,
fece la parte di tutte le damigelle e di tutti gli invitati,
e persino, magnanima, rappresentò
la mia famiglia che non sapeva nulla.
Avevo invitato solo gli antenati.
Non avevo confidato il mio furto di te
nemmeno a un carissimo amico. Come testimone - scudiero
addetto ai temporanei anelli -
sequestrammo il sacrestano. Colmo dello scandalo:
stava caricando su un bus un gruppo di bambini
per portarli allo zoo - sotto quel diluvio!
Tutti gli animali della prigione dovettero pazientare
che fossimo sposati.
Tu eri trasfigurata.
Così sottile e nuova e nuda,
un ramo oscillante di lillà bagnato.
Tremavi, singhiozzavi di gioia, eri profondità d'oceano
traboccanti di Dio.
Dicesti che vedevi aprirsi i cieli
e mostrare ricchezze, pronte a piovere su noi.
Levitato al tuo fianco, io ero soggetto
a uno strano tempo grammaticale: il futuro incantato.

In quel presbiterio feriale spoglio d'echi,
ti vedo
lottare per contenere le fiamme
nel tuo vestito di jersey rosa
e nelle tue pupille - grandi gemme sfaccettate
che scuotono le loro fiamme di lacrime, davvero come grosse gemme
agitate in una coppa di dadi e offerte a me.
Ted Hughes

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