…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

sabato 9 febbraio 2013

Che: fugacità della sua morte

Già trenta anni?
cioè abbiamo potuto continuare a restare per trent’anni in un mondo in cui lui non c’era?
cioè c’è una generazione che ha potuto nascere crescere e procreare in un mondo in
     cui da trent’anni lui manca?
come concepire il mondo per trent’anni senza lui?
l’america senza lui?
(se addirittura dicevamo agli europei che doveva essere triste non essere latinoamericani
perché lui era il primo esemplare di quell’uomo futuro che l’america avrebbe partorito
     un giorno
egli fu quell’essere di carne che era già nella leggenda o al contrario quell’eroe da
     epopea con il quale fino a poco fa prendevamo un caffè
egli fece sentire nobile la nostra america sentirsi degna quando a cuba era più america
      che mai
e andavamo lì orgogliosi di essere nati nel suo stesso continente nella sua stessa epoca
e dell’ammirazione e dell’affetto dell’umanità quando si parlava di una qualsiasi delle sue
     imprese o delle sue difficili virtù avevamo in un certo modo la pretesa che ce ne spettasse
     una parte…)
cioè stiamo noi senza il che dopo aver lasciato il che senza noi
(si stava pericolosamente convertendo in una scusa
egli faceva per noi quello che noi dovevamo fare
egli faceva quello che noi sapevamo di dover fare ma non facevamo
quello che avremmo voluto fare ma non facemmo
quello che inevitabilmente dobbiamo fare ma non facciamo
ed eravamo soddisfatti lui lo faceva bene tutto faceva bene
e lo lasciammo solo comandante senza esercito
noi l’esercito stavamo applaudendo da lontano il suo modo di essere uomo
ammirando la sua rettitudine commovendoci per la sua integrità di uomo…)
forse credendolo così grande credemmo che non fosse necessaria la nostra piccolezza
     ai suoi ordini
e perché lo credevamo invulnerabile non facemmo nulla perché quegli indios impenetrabili
trovassero una fessura nella pietra dell’anima attraverso la quale potesse penetrare una
     volta per tutte il futuro a rischiarare le cose delle loro tenebre
nulla facemmo mai affinché quella india con una figlia malata sapesse chi la stava
     assassinando da tanto tempo e chi ci stava salvando
lei prese i cinquanta pesos che le diede il che e qualcuno lo denunciò
e noi lo tradimmo perché non eravamo con lui davanti a lui vicino a lui dietro di lui
quando lo accerchiarono i militari e i lupi (lupi e lupi)
ora è difficile credere che lui sia potuto morire un giorno
ma fu ancora più difficile trent’anni fa perché il mondo non poteva immaginare che la
     misera morte degli uomini potesse toccarlo
perché la morte è così poca cosa e un tenente prado è poca cosa e un generale ovando è
     ben poca cosa
(e noi ci aggrappavamo alle menzogne della stupidità armata alle contraddizioni
     dell’infamia cercando di trovare in esse il segnale che era vivo
diventando d’un tratto esperti di logica come se i gorilla avessero la nostra logica
esperti di trucchi fotografici analizzando la sua barba temendo che fosse lui ma parlando
      del cristo del mantegna e di sculture del barocco...)
quando fidel disse che era morto
abbassammo la testa e raccogliemmo il mucchietto di ricordi come facciamo ogni volta che
     qualcuno muore come per ricomporlo
perché ce lo restituissero completo
senza buchi i suoi polmoni e il suo ventre
integre le ossa che dissero di aver spezzato per metterlo in un barile
intatta la sua pelle che dissero di aver bruciato affinché la sua tomba non diventasse luogo
     di pellegrinaggio
però cazzo dissi
se non c’è un solo cespuglio in america dove non lo abbiano ammazzato
non c’è un solo luogo che non sia la sua tomba di combattente e martire
e ci sentimmo miserabili un po’ in colpa per la sua solitudine
ma ancora inorgogliendoci per quello schiaffo finale che in nome di noi tutti diede a tutti i
     colonnelli sulla faccia di selniche
e riempendoci di odio più di quanto un essere umano possa sopportare
contro quel barrientos ibrido di gorilla e di G.I. che si fregava le mani e
contro la nostra stessa cosa? codardia dogma comodità mutilazione?
e allora solo allora desiderammo essere stati a valle grande
essere morti accanto a lui
meglio al posto di lui...
qualcuno disse quel giorno che il gran barbudo dell’isola del caribe era rimasto solo
no cazzo dissi
lui è lì con dieci milioni di compagni che lo amano e i rivoluzionari del mondo che lo
     ammirano
quelli che sono rimasti soli e senza scuse siamo noi
quelli che sempre sono stati soli perché abbiamo voluto stare soli viziosamente soli
occupati della nostra domesticità blablablaterando della rivoluzione prima di andarcene a
      bere o a dormire
e quegli altri che ormai neppure parlano di rivoluzione
e non si trattò più di essere morti al suo posto ma di unire le nostre solitudini e le nostre
     piccolezze per rimpiazzarlo fra tutti
né di essere stati al suo posto ma di andare al suo posto
noi almeno quelli che non si erano imputriditi…
e molto tempo dopo persino nei villaggi più remoti di asia e di africa abbiamo visto
     contadini discutere i loro problemi agrari intorno a un tavolo sulla terra sotto la
     bandiera del loro paese e uno stendardo con l’immagine dell’uomo dalla stella
     sulla fronte
e sui muri delle nostre città dipinta l’immagine ripetuta dell’uomo dalla stella sulla fronte
e le adolescenti che non lo hanno conosciuto portare nel petto sui seni l’immagine
     dell’uomo dalla stella sulla fronte...
repentina arrivò la carognata della storia
attoniti entrammo in una specie di vacanza ideologica quando all’improvviso nessuno
     seppe nulla né credette più in nulla
e invece di maledirci e di odiarci come se piangessimo per la nostra impotenza
ho cominciato a chiedere che era stato in che ansa delle viscere dell’america
avevamo perso l’uomo nuovo che aspettavamo e per il cui avvento alcuni avevano dato
     la vita
che ne era stato da quando lo abbandonammo con la sua guerriglia fantasma nella selva
che ne era stato quando il neoliberismo diventò “l’unica forma universale di governo” con
      la discola eccezione di cuba
quando perché lo avevano ucciso credettero che fosse morto e annunciarono “la fine della
     storia”
come se ormai tutti pensassimo allo stesso modo con la indocile eccezione del chiapas e di
     cuba
ma io so sappiamo che la storia non può finire prima che ritorni l’uomo nuovo che lui
      annunciò portandolo con sé
come la più bella utopia dell’america
e per questo lo aspetto per poter continuare ad essere vivo
e poter continuare ad aspettare quello che verrà
e allora che? hasta la victoria siempre?
Jorge Enrique Adoum 
"L’amore disinterrato e altre poesie" 2002

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