Un giorno incontriamo la persona giusta. Restiamo indifferenti,
perché non l’abbiamo riconosciuta. Passeggiamo con la persona giusta per
le strade di periferia, prendiamo a poco a poco l’abitudine di
passeggiare insieme ogni giorno. Di tanto in tanto, distratti, ci
chiediamo se non stiamo forse passeggiando con la persona giusta: ma
crediamo piuttosto di no. Siamo troppo tranquilli, la terra e il cielo
non sono mutati; i minuti e le ore fluiscono quietamente, senza
rintocchi profondi nel nostro cuore. Noi ci siamo sbagliati già tante
volte: ci siamo trovati in presenza della persona giusta, e non la era
[…]. Per settimane e mesi, passiamo i giorni con la persona giusta,
senza sapere: solo a volte, quando rimasti soli ripensiamo a questa
persona, la curva delle sue labbra, certi suoi gesti inflessioni della
voce, nel ripensarli, ci danno piccolo sussurro al cuore: ma non teniamo
conto d’un così piccolo, sordo sussulto. La cosa strana, con questa
persona, è che ci sentiamo sempre così bene e in pace, con un largo
respiro, con la fronte che era stata così aggrottata, torva per tanti
anni, d’un tratto distesa; e non siamo mai stanchi di parlare e
ascoltare. Ci rendiamo conto che mai abbiamo avuto un rapporto simile a
questo con nessun essere umano; tutti gli esseri umani ci apparivano
dopo un po’ così inoffensivi, così semplici e piccoli; questa persona,
mentre cammina accanto a noi col suo passo diverso dal nostro, col suo
severo profilo, possiede una infinita facoltà di farci tutto il bene e
tutto il male. Eppure noi siamo infinitamente tranquilli.
— Natalia Ginzburg, I rapporti umani (Le piccole virtù, 1953)
Nessun commento:
Posta un commento