…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

mercoledì 15 agosto 2012

Scarpette rosse

Eccomi in pista
nella città morta.
M'allaccio le scarpette rosse.
La calma è il mio possesso:
l'orologio formicola,
le dita come cani in fila,
la pentola non bolle ancora rospi,
la sala bianca d'inverno senza mosche,
la lepre s'acquatta nel muschio prima dello sparo.
M'allaccio le scarpette rosse.
Non sono mie,
sono di mia madre
e furono di sua madre.
Tramandate come un cimelio
ma nascoste come lettere sconce.
La strada, la casa di cui fanno parte, sono celate
e tutte le donne pure
sono celate.
Tutte le ragazze
che portarono scarpette rosse
salirono su un treno che non si fermò.
Sfrecciarono fra corteggiatori
senza fermarsi alle stazioni.
Ballarono
come trote prese all'amo.
Con loro si giocò.
A loro le orecchie
come spille da balia si strappò.
E caddero le braccia,
diventarono cappelli.
E rotolarono le teste,
Cantarono per strada.
E i piedi - oddio al mercato i piedi -
i piedi loro, scarafaggi
verso un angolo sgusciati,
balzarono poi danzando baldanzosi.
La gente esclamò: "Di certo!
Di certo v'è automatico congegno. Se no...".
Ma i piedi continuavano.
I piedi non riuscivano a fermarsi.
Caricati a molla come un cobra che ti fissa.
Due elastici tirati al punto di spezzarsi.
Due isole durante il terremoto.
Due navi in collisione, e affondano.
Non badavano a te e a me.
Non potevano ascoltare.
Non potevano fermarsi.
Quel che fecero fu la danza della morte.
Quel che fecero le finirà.
Anne Sexton

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