“Tu potresti sprofondare in blocco in quel nulla dove scompaiono i 
morti: io mi consolerei se tu mi lasciassi l’eredità delle tue mani. 
Soltanto le tue mani sopravviverebbero, scisse da te, inesplicabili come
 quelle degli dèi di marmo diventati polvere e calce della loro stessa 
tomba. Sopravviverebbero ai tuoi atti, ai corpi miserabili che hanno 
accarezzato. Non servirebbero più da intermediarie fra le cose e te: 
sarebbero mutate loro stesse in cose. Ridiventate innocenti, dal momento
 che non ci saresti più tu a farle tue complici, tristi come levrieri 
senza padrone, sconcertate come arcangeli a cui nessun dio dirami più 
ordini, le tue mani inutili riposerebbero sulle ginocchia delle tenebre.
 Le tue mani aperte, incapaci di dare o di prendere una gioia 
qualsivoglia, mi avrebbero lasciata cadere come una bambola rotta.
Io bacio, all’altezza del polso, quelle mani indifferenti che le tua volontà non scosta più dalle mie; accarezzo l’arteria azzurra, quella colonna di sangue che un tempo sorgeva incessante come lo zampillo di una fontana dal suolo del tuo cuore. Con brevi singhiozzi soddisfatti io abbandono il capo come nell’infanzia fra quelle palme piene di stelle, di croci, di precipizi di ciò che fu il mio destino.”
Io bacio, all’altezza del polso, quelle mani indifferenti che le tua volontà non scosta più dalle mie; accarezzo l’arteria azzurra, quella colonna di sangue che un tempo sorgeva incessante come lo zampillo di una fontana dal suolo del tuo cuore. Con brevi singhiozzi soddisfatti io abbandono il capo come nell’infanzia fra quelle palme piene di stelle, di croci, di precipizi di ciò che fu il mio destino.”
Margherite Yourcenar

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