…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

mercoledì 13 febbraio 2013

VIII - Il giorno si innamora di se stesso

Il giorno si innamora di se stesso
come un corpo in un specchio.
Tempo, composizione d’acqua che fluisce
in un fiume di rumori e desideri.
Frastuono dell’essere! Rossore di aurora
nel cielo più alto, in nubi che sono porte
nella rotta glaciale
lontano dalla paura e dall’orrore.
E il biancore del mondo, neve e ghiaccio
in candide sculture si tramuta
nell’altezza senza vertigine.
Sotto il dirupo candido delle nuvole
la terra custodisce il nostro scoramento.
E la morte insolente segue i passi
degli uomini che camminano sotto il sole
verso la notte suprema, il mare irregolare.
Non abbiamo fretta di morire e tuttavia moriamo
nel giorno veloce.
E sono qui, immobile come l’acqua delle cisterne.
E la morte è un’aurora che non sa attendere
e scoppia dal cielo spalancato
al sogno strepitoso che è la vita.
Mi è sempre mancata la saggezza.
Durante la mia vita, ho imparato poco
e ora, dinnanzi all’oceano esatto e visibile, dinnanzi al
                                     grande mare prosodico
nulla so sulla traversata.
Dopo tanti viaggi, questa è l’ultima frontiera
che mi tocca attraversare.
La barca senza nocchiere oscilla nell’acqua viscosa.
E io sono il fango nero pieno di miasmi
che regge le palafitte della miseria e della morte,
e la verità della fame nelle labbra mute.
Mi è stato dato solo di conoscere la pioggia interminabile
e questo vento che trascina il vento stesso
nel giorno delirante, nella notte iraconda.
Ho visto la marea che avanza nella penisola
e il mare che mi veniva incontro come un’offerta,
il mare femminino che carezzava i miei piedi.
C’è una conoscenza che sfugge ai miei passi
anche quando calco le assi marcite dell’arsenale
e cerco nella mia ombra la prua delle navi.
Il tempo è il signore della verità e della menzogna.
Dico addio alla canicola. È l’ora dell’arrivo
di quell’uccello migratore che sorge solo d’inverno
e turba il mondo sedentario con il suo canto stridente.
O chiarore, addio! Mi congedo dal sole,
dal mare incomparabile e dalla notte intempestiva.
Ho vissuto senza comprendere che tutto è perdita e passaggio
e che il vento marino cancella i nomi delle navi
e porta molto lontano i rumori della vita.
Ora il silenzio del mondo sigilla la mia anima.
Il roseo raggio della rosea alba
indica la notte scura.
Da me stesso allontanato dalla morte,
questa conchiglia che non conserva il rumore del mare,
è qui che termina, nel fango nero delle lagune,
il mio lungo cammino fra due nulla.
Lêdo Ivo

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