…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

giovedì 24 gennaio 2013

E lo scienziato ceco?

E lo scienziato ceco? Con la lingua incollata al dente che dondola, sta pensando: ecco che cosa resta di tutta la mia vita, un dente che dondola e il terrore di essere costretto a portare la dentiera. Nient'altro? Proprio niente niente? Niente. In un lampo, tutto il suo passato gli appare non come un'avventura sublime, ricca di avvenimenti drammatici ed eccezionali, ma come il minuscolo frammento di un'accozzaglia di eventi confusi che hanno attraversato il pianeta a una tale velocità da impedire a chiunque di distinguerne la fisionomia, sicché forse Berck ha avuto ragione a prenderlo per un ungherese o per un polacco, perché forse lui è davvero ungherese, polacco, o magari turco, o russo - o addirittura un bambino somalo moribondo. Quando gli eventi accadono troppo rapidamente nessuno può essere sicuro di niente, assolutamente di niente, neppure di se stesso.   Rievocando la notte di Madame de T., ho citato la ben nota equazione contenuta in uno dei primi capitoli del manuale di matematica esistenziale: il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio. Da tale equazione si possono dedurre diversi corollari, per esempio il seguente: la nostra epoca si abbandona al demone della velocità ed è per questo motivo che dimentica tanto facilmente se stessa. Ma io preferisco rovesciare questa affermazione: la nostra epoca è ossessionata dal desiderio di dimenticare, ed è per realizzare tale desiderio che si abbandona al demone della velocità: se accelera il passo è perché vuole farci capire che ormai non aspira più ad essere ricordata; che è stanca di se stessa, disgustata di se stessa; che vuole spegnere la tremula fiammella della memoria.
Milan Kundera, La lentezza

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