In
caso di pericolo, l’oloturia si divide in due:
dà
un sé in pasto al mondo,
e
con l'altro fugge.
Si
scinde d’un colpo in rovina e salvezza,
in
ammenda e premio, in ciò che è stato
e
ciò che sarà.
Nel
mezzo del suo corpo si apre un abisso
con
due sponde subito estranee.
Su
una la morte, sull’altra la vita.
Qui
la disperazione, là la fiducia.
Se
esiste una bilancia, ha piatti immobili.
Se
c’è una giustizia, eccola.
Morire
quanto è necessario, senza eccedere.
Ricrescere
quanto occorre da ciò che si è salvato.
Già,
anche noi sappiamo dividerci in due.
Ma
solo in corpo e sussurro interrotto.
In
corpo e poesia.
Da
un lato la gola, il riso dell'altro,
un
riso leggero, di già soffocato.
Qui
il cuore pesante, là non omnis moriar,
tre
piccole parole soltanto, le piume d’un volo.
L'abisso
non ci divide.
L'abisso circonda.
Wislawa Szymborska
Wislawa Szymborska
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