La
Sofferenza è il vuoto. Uno spazio senza aria, un soffocante luogo di
morte, la dimora del sofferente. La Sofferenza è un palazzo - alveare,
stanze come gabbie d’allevamento, ci si siede sui propri escrementi, ci
si sdraia sulla propria sporcizia. La Sofferenza è una strada dove non è
possibile invertire il senso di marcia, dove non ci si può fermare. La
si percorre spinti da quelli che stanno dietro, intralciati da quelli
che stanno avanti. La si percorre a una velocità folle anche se i giorni
sono mummificati, di piombo. Succede tutto così rapidamente, una volta
che si è preso il via, non esiste alcuna àncora del mondo reale che ci
faccia rallentare, niente a cui aggrapparsi. La Sofferenza strappa i
freni della vita, d’improvviso si è abbandonati in caduta libera. Quale
che sia il nostro interno personale, ne troveremo altri mille uguali a
quello, nella Sofferenza. E’ la città dove gli incubi di tutti diventano
realtà. […] Non ci sono orologi nella Sofferenza, solo un ticchettio
incessante.
Scritto sul corpo - Jeanette Winterson
Scritto sul corpo - Jeanette Winterson
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