…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

giovedì 6 settembre 2012

Nell'insidia delle parole

O poesia,
non posso fare a meno di nominarti
col tuo nome che non amano più quelli che errano
oggi tra le rovine della parola.
prendo il rischio di rivolgermi a te, direttamente,
come nell’eloquenza delle epoche
in cui si ponevano, alla vigilia del dì di festa,
in vetta alle colonne delle grandi sale,
ghirlande di fiori e frutti.
questo faccio, fidando che la memoria
che insegna semplici parole a chi tenta
di far essere il senso malgrado l’enigma,
lo porti a decifrare, nelle sue grandi pagine,
il tuo nome uno e molteplice, dove arderanno
in silenzio, fuoco chiaro,
i rami dei suoi dubbi e paure.
“guardate, dirà, nell’unico libro,
che si scrive attraverso i secoli, vedete crescere
i segni delle immagini. e i monti
inazzurrarsi in lontananza, per essere la vostra terra.
ascoltate la musica che delucida
col flauto sapiente alla cima delle cose
il suono del colore in ciò che è”.
o poesia,
so che ti disprezzano e ti negano,
che ti ritengono teatro, anzi menzogna,
che ti accollano le colpe del linguaggio,
che dicono cattiva l’acqua che tu porti
a quelli che pur desiderano bere
e delusi si voltano, verso la morte.
ed è vero che la notte gonfia le parole,
venti voltano le pagine,
fuochi respingono
le bestie spaventate fin sotto i nostri passi.
abbiamo forse creduto che ci portava lontano
il cammino che si perde nell’evidenza?
no, le immagini urtano l’acqua che sale,
la loro sintassi è incoerenza, cenere,
e ben presto non più immagini,
non più libro, non più gran corpo caldo del mondo,
da stringere colle braccia del desiderio.
ma so anche che non vi è alba stella
che si muova, misteriosa, auguralmente
nel cielo illusorio degli astri,
se non la tua barca sempre oscura, ma dove ombre
si raccolgono in prua, e perfino cantano,
come un tempo a quelli che arrivano, ingrandiva,
di fronte, al termine del lungo viaggio,
la terra nella schiuma, e il faro splendeva.
e se rimane
altro che vento, scoglio, nome,
so che tu sarai, anche nella notte,
l’àncora gettata, i passi barcollanti sulla sabbia,
e la legna che si ammassa, e la scintilla
sotto i rami bagnati, e nell’inquieta
attesa della fiamma che vacilla,
la prima parola dopo il lungo silenzio,
il primo fuoco che prende nel basso del mondo morto.
Yves Bonnefoy

Nessun commento: