Chi volesse fare un catalogo di
mostri, non dovrebbe far altro che fotografare con le parole quelle cose
che la notte reca alle anime sonnolente che non riescono a dormire.
Tali cose possiedono tutta l’incoerenza del sogno senza la scusa
inconsapevole di stare a dormire. Aleggiano come pipistrelli sulla
passività dell’anima, o come vampiri che succhiano il sangue della
sottomissione. Sono larve del declivio e della dispersione, ombre che
riempiono la valle, vestigia del destino che restano. Talora sono vermi,
nauseanti per la stessa anima che li nutre e li alleva; a volte sono
spettri e girano sinistri intorno a niente; altre volte ancora, emergono
serpenti dagli antri assurdi delle emozioni perdute. Zavorra del falso,
servono solo a fare in modo che noi non serviamo. Sono dubbi
dell’abisso gettati nell’anima, che trascinano pieghe sonnolente e
fredde. Permangono fumo, passano scie, e non c’è niente altro che
l’essere state nella sostanza sterile dell’averne avuto coscienza. L’uno
o l’altro sono come un frammento intimo di fuoco d’artificio: scintilla
per un po’ tra i sogni, e il resto è l’incoscienza della coscienza con
cui lo abbiamo visto. Nastro sciolto, l’anima non esiste in se stessa. I
grandi paesaggi sono per domani e noi abbiamo già vissuto. La conversazione interrotta è fallita. Mi perdo se mi trovo, dubito se giudico,
non possiedo se ho ottenuto. Come se passeggiassi, dormo, ma sono
sveglio. Come se dormissi, mi sveglio, e non mi appartengo. La vita è una grande insonnia e c’è un soprassalto lucido in ciò che pensiamo e facciamo. La notte è un peso immenso dietro alla soffocazione con la coperta muta. Ho una indigestione nell’anima. Sempre, solo molto dopo, il giorno verrà, ma sarà tardi.
F. Pessoa – Il libro dell’inquietudine
F. Pessoa – Il libro dell’inquietudine
Nessun commento:
Posta un commento