…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

martedì 10 aprile 2012

Viole

Soltanto un ciuffo di pallide viole
un ciuffo di questi fiori deboli e quasi insulsi,
e un bambino che gioca nel prato…
Quel giorno, in quel febbraio, non poi così distante
eppure perso come tutti gli altri giorni della propria vita
che mai più sarà dato riafferrare, per un attimo breve,
devono avermi sgombrato la vista.
Fiori tra i più insignificanti e più nascosti. Infimi.
Al limite dell’insulsaggine.
Nate dalla terra che le ultime nevi d’inverno hanno reso più molle.
E come possono, poi, se tanto fragili, anche solo apparire,
sbucare dalla terra, e stare ritte?
Nella liturgia dell’anno, più costante, un poco più eterna dell’altra
– che d’altronde si va sfaldando –
hanno il loro posto preciso come l’ora d’aria nella giornata dei reclusi.
Per sentirle, bisogna spostare dell’ombra.
Essere usciti dagli incubi. Aver sciolto le proprie bende.
O non è forse la loro vista che in questo ci aiuta?
Viole.
Frecce di tenera punta, incapaci di veleno.
(Cancellare tutti gli errori, i sotterfugi, tutte le forme di distruzione;
per non conservare altro che queste lievi, queste fragili punte di freccia,
scoccate da un angolo d’ombra a fine inverno).
L’infimo, che apre una via, che traccia una via;
ma nulla di più. Quasi ben altro occorresse, a me mai dato,
per passare di là.
Philippe Jaccottet

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