Per così dire, auguravo loro tutto il bene del
mondo, come ai personaggi di un romanzo o di un film dei quali si
prendono le parti sin dall’inizio, ben sapendo che qualcosa di brutto
accadrà loro, che qualcosa andrà storto a un certo punto, altrimenti non
ci sarebbe romanzo né film. Nella vita reale, tuttavia, non per forza
doveva andare in quel modo e io speravo di continuare a vederli ogni
mattina così com’erano, senza scoprirli un giorno con disinteresse
unilaterale o vicendevole e senza sapere cosa dirsi, impazienti di
separarsi, con un atteggiamento d’irritazione reciproca o
d’indifferenza. Erano il breve e modesto spettacolo che mi metteva di
buonumore prima di entrare nella casa editrice e litigare con il mio
capo megalomane e con i suoi fastidiosi autori. Se Luisa e Desvern si
assentavano per qualche giorno, ne sentivo la mancanza e affrontavo la
mia giornata con più fastidio. In qualche misura mi sentivo in debito
con loro, perché, senza saperlo e senza volere, mi aiutavano giorno dopo
giorno e mi permettevano di fantasticare sulla loro vita che mi
appariva senza macchia, tanto che mi rallegravo di non potermi informare
né di verificare nulla al riguardo, e così non uscire dal mio incanto
passeggero (la mia aveva molte macchie, e la verità è che non tornavo a
ricordarmi di loro fino al mattino seguente, mentre maledicevo
sull’autobus di aver tirato tardi, che mi uccide). Io avrei desiderato
offrire loro qualcosa di simile, ma non era così. Loro non avevano
bisogno di me, e probabilmente di nessun altro, io ero quasi invisibile,
cancellata dalla loro contentezza. Soltanto un paio di volte, mentre
lui andava via, e dopo aver dato il consueto bacio sulle labbra a Luisa –
lei non aspettava mai quel bacio seduta, ma si alzava in piedi per
ricambiarlo –, mi rivolse un lieve cenno con il capo, quasi un inchino,
dopo aver allungato il collo e sollevato la mano a mezz’aria per
accomiatarsi dai camerieri, come se io fossi uno di loro, ma al
femminile. La moglie, osservatrice, mi rivolse un gesto simile quando me
ne andai – sempre dopo di lui e prima di lei – le stesse due volte in
cui suo marito aveva mostrato quella cortesia.
Javier Marías - Gli innamoramenti
Nessun commento:
Posta un commento