…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...
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mercoledì 13 settembre 2017

Chi fa vive

La memoria d’un uomo è nei suoi baci.
Ma non è verità memoria estinta.
Numerare la vita ai baci dati
non è lieto. Ma darli senza memoria è più triste.
Con quanto è fatto si misura il tempo.
Fare è vivere ancora, o esser vissuti,
o prossimi. Chi muore vive e dura. Vicente Aleixandre

sabato 19 luglio 2014

Per l’ultima notte

Per l’ultima notte
ho camminato
sul tempo
verso di te.
Per l’ultima volta
ho voluto vedere
se lo spazio aveva confini.
Non li aveva
e nemmeno il tempo li aveva
e neanche tu.
Ora riposo
per l’ultima volta
in quest’ultima notte di pace.
Domani avremo tempesta
- mi si dice -
ma ogni attimo mio
è legato al presente
e a te.
Niente domani
niente confini
solo silenzio
per noi
ora.
Vicente Aleixandre

sabato 7 dicembre 2013

Solo morire di giorno

Esalta il giorno le sue ali.

Bosco immenso, selva, leone o nube;
lentissima pupilla che quasi non si muove;
lagrima dolorosa dove brilla una stella,
dolore quasi uccello, iride tra la pioggia.

Il tuo cuore gemello del mio,
alta roccia da cui una breve figura
muove le braccia che quasi non vedo, ma che odo;
invisibile punto dove una tosse o un petto ancora anelo
giunge quasi sia l’ombra delle braccia perdute.

Il tuo cuore gemello come un uccello in terra,
come la palla in fuga che ha piegato le ali,
come due labbra sole che ieri sorridevano…

Una magica luna colore di basalto
esce di dietro il monte come una spalla nuda.
Era di piuma l’aria, la pelle la si udiva
come una superficie che un battello ferisce.

Oh cuore, cuore o luna, oh terra secca a tutto,
oh arena assetata che s’imbeve di un’aria
quando soltanto le onde gialle son acqua!

Acqua o luna è lo stesso: ciò che sfugge alla mano,
linfa che mentre goccia sopra la fronte fredda
imita a un tratto labbra o una mente ascoltata.

Voglio morir di giorno, quando la luna bianca,
bianca come quel velo che cela solo aria,
voga senza sostegno, senza raggi, una lamina,
come una dolce ruota che non può dare gemiti,
infantile e castissima nel sole clamoroso.

Voglio morir di giorno, quando amano i leoni,
allorché le farfalle volano sopra i laghi,
quando la ninfea emerge da un’acqua verde o fredda,
fiore assonnato e strano nella luce rosata.

Voglio morire al limite degli ampi boschi estesi,
dei boschi che levano le braccia.
Quando canta la selva in alto e il sole brucia
capigliature, pelli o un amore che annienta. 
Vicente Aleixandre

lunedì 21 maggio 2012

Totale amore

No.
La vitrea luce che ferisce il fuoco,
che dissolve la fronte come un diamante finalmente arreso,
come un corpo cui fa groppo la gioia,
che si sfa come la luce che non sarà mai fredda.
La luce che ammassa il suo corpo come l’ansia che nulla placa,
come il cuore che lotta e pur sull’orlo assale,
che non vuol esser più sé né riflesso, ma il fiume felice,
quel che senza l’azzurra memoria trascorre,
alla volta dei mari che tra loro si fondono
e sono amato e amante, ciò che gioisce e soffre.
Felicità crescente di stendere le braccia,
di toccare i limiti del mondo come rive remote
di dove le acque non si ritraggono,
ma giocano con sabbie dorate come dita
che carne o seta toccano, quel che freme e si turba.
Godere delle lontane luci crepitanti
Sopra le nude braccia,
come suono remoto di giovani denti
che divorano l’erba giubilante del giorno,
quel che nascendo mostra la sua rosea saldezza
dove le acque bagnano tutto un cielo vissuto.
Vivere là alle falde dei monti
Dove mare e dirupo si confondono,
dove i verdi pendii ora son acqua
ora la guancia immensa dove i soli si specchiano,
dove il mondo ha un’eco in quella musica,
specchio al quale non sfugge il più piccolo uccello,
in cui è riflesso il trascorrere gioioso del creato.
Amore o ciò che ruota
O universo sereno
O mente che si eleva,
sangue che gira, cuore che si fonde,
luminoso baleno che nella notte crepita
e percorre la lingua oscura: che comprende.
Vicente Aleixandre

domenica 6 maggio 2012

Voglio sapere se il cuore

Voglio sapere se il cuore
è una pioggia o un confine,
quel che resta da parte quando
due si sorridono
o è solo la frontiera
tra due mani recenti
che stringono una pelle
calda che non divide.
Vicente Alexaindre

giovedì 1 marzo 2012

Quando contemplo il tuo corpo disteso - A te viva

Quando contemplo il tuo corpo disteso
come un fiume che non cessa mai di passare,
come un limpido specchio dove cantano uccelli,
e dà gioia sentire il giorno come albeggia.
Quando guardo i tuoi occhi, profonda morte o vita che mi chiama,
canzone da un profondo che sospetto;
o vedo la tua forma, la tua fronte serena,
pietra lucente ove i miei baci brillano,
come rocce che specchiano un sole che non cala.
Quando accosto il mio labbro a quell'incerta musica,
al rumore di quanto è sempre giovane,
dell'ardore terrestre che canta in mezzo al verde,
umido corpo in perpetuo trascorrere
come amore felice che va e torna...
Sotto di me sento il mondo girare,
girare lieve con virtù eterna di stella,
con generosità lieta di astro
che non chiede neppure un mare ove riflettersi.
Tutto è sorpresa. Il mondo scintillante
sente che un mare a un tratto è la tremulo, nudo,
che è quel petto avido, febbrile,
che chiede solo il brillio della luce.
La creazione fulge. Resa quieta la gioia
passa come un piacere che non tocca il suo colmo,
come fulminea ascensione d'amore
dove il vento circonda le fronti più cieche.
Contemplare il tuo corpo alla tua sola luce,
con la vicina musica che concerta gli uccelli,
le acque, il bosco, il palpito in catene
di questo mondo pieno che sento sulle labbra.
Vicente Aleixandre

lunedì 23 gennaio 2012

Lenta umidità

Felice ombra dei capelli
che serpeggia quando il sole è al tramonto,
simile a giunchi aperti - è tardi; fredda
umidità lasciva, quasi polvere -.
Delicata una cenere,
il grembo segreto del giunco,
serpente tenero senza veleno
di cui lo sguardo verde non fa male.
Addio. Dondola il sole
i quasi rossi, quasi verdi raggi.
La triste fronte aureolata immerge.
Umido, freddo, sapore di terra.
Vicente Aleixandre

giovedì 12 gennaio 2012

Si amavano

Si amavano.
Pativano la luce, labbra azzurre nell’alba,


labbra ch’escono dalla notte dura,
labbra squarciate, sangue, sangue dove?
Si amavano in un letto battello, mezzo tra notte e luce.
Si amavano come i fiori le spine profonde,
o il giallo che sboccia in amorosa gemma,
quando girano i volti melanconicamente,
giralune che brillano nel ricevere il bacio.
Si amavano di notte, quando i cani profondi
palpitano sotterra e le valli si stirano
come arcaici dorsi a sentirsi sfiorare:
carezza, seta, mano, luna che giunge e che tocca.
Si amavano d’amore là nel fare del giorno
e tra le dure pietre oscure della notte,
dure come son corpi gelati dalle ore,
dure come son baci di dente contro dente.
Si amavano di giorno, spiaggia che va crescendo,
onde che su dai piedi carezzano le cosce,
corpi che si sollevano dalla terra e fluttuando...
Si amavano di giorno, sul mare, sotto il cielo.
Mezzogiorno perfetto, si amavano sí intimi,
mare altissimo e giovane, estesa intimità,
vivente solitudine, orizzonti remoti
avvinti come corpi che solitarî cantano.
Che amano. Si amavano come la luna chiara,
come il mare che colmo aderisce a quel volto,
dolce eclisse di acqua, guancia dove fa notte
e dove rossi pesci vanno e vengono taciti.
Giorno, notte, occidenti, fare del giorno, spazî,
onde recenti, antiche, fuggitive, perpetue,
mare o terra, battello, letto, piuma, cristallo,
labbro, metallo, musica, silenzio, vegetale,
mondo, quiete, la loro forma. Perché si amavano.
Vicente Aleixandre

El sol

Lieve, leggero, appena,
il sandalo. Passi
senza carne. Dea sola,
chiede a un mondo pianta
per il suo corpo, lassù
solare. Non dite chioma,
ma capello ardente.
Sandalo dite, leggero
calpestio; dite soltanto
non terra, ma erba dolce
che scricchiola per quel fulgore,
così soffice che l'adora
quando la calpesta. Oh, senti
la tua luce, il tuo grave tatto
solare! Qui, sentendoti,
la terra è cielo. E splende.
Vicente Aleixandre

domenica 18 dicembre 2011

Unità in lei

  Corpo felice, acqua tra le mie mani,
volto amato dove contemplo il mondo,
dove graziosi uccelli si riflettono in fuga,
volando alla regione dove nulla si oblia.
La forma che ti veste, di diamante o rubino,
brillio di un sole che tra le mie mani abbaglia,
cratere che mi attrae con l'intima sua musica,
con la chiamata indecifrabile dei denti.
Muoio perchè m'avvento, perchè voglio morire
o vivere nel fuoco, perchè quest'aria che spira
non mi appartiene, è l'alito rovente
che se m'accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.
Lascia, lascia che guardi, infiammato d'amore,
mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,
che guardi nel remoto clamore del tuo grembo
dove muoio e rinuncio a vivere per sempre.
Voglio amore o la morte, o morire del tutto,
voglio essere il tuo sangue, te, la lava ruggente
che bagnando frenata estreme membra belle
sente così i mirabili confini dell'esistere.
Sulle tue labbra un bacio come una lenta spina
o un mare che volò mutato in specchio,
come il brillio d'un'ala,
è ancora mani, è ancora crepitio di capelli,
fruscio vendicatore della luce,
luce o spada mortale sul mio collo minaccia,
ma non potrà distruggere l'unità di questo mondo.
Vicente Aleixandre

mercoledì 14 dicembre 2011

Vieni sempre, vieni

Non avvicinarti. La tua fronte, la tua infuocata fronte, la tua accesa fronte,
le impronte di certi baci,
questo bagliore che anche di giorno si vede se t'avvicini,
questo bagliore contagioso che mi rimane in mano,
questo fiume luminoso dove immergo le braccia,
dove non oso quasi bere, per timore poi d'una vita d'ura ornai d'astro brillante.
Non voglio che tu viva in me come vive la luce,
con questo isolamento di stella che si unisce alla sua luce,
cui l'amore e' negato attraverso lo spazio
duro e azzurro che separa e non unisce,
dove ogni astro inaccessibile
e' una solitudine che, gemebonda, trasmette la sua tristezza.
La solitudine scintilla nel mondo senza amore.
La vita e' una vivida corteccia,
una rugosa pelle immobile
dove l'uomo non puo' trovare il suo riposo,
per quanto scagli i suoi sogni contro un astro spento.
Ma tu non avvicinarti. La tua fronte sfavillante, carbone acceso che mi strappa alla stessa coscienza,
duello sfolgorante in cui di colpo provo la tentazione di morire,
di bruciarmi le labbra con il tuo contatto indelebile,
di sentirmi la carne disfarsi contro il tuo diamante rovente.
Non avvicinarti, perche' il tuo bacio si prolunga come l'urto impossibile delle stelle,
come lo spazio che all'improvviso s'incendia,
etere propagante dove la distruzione dei mondi
e' un unico cuore che totalmente s'infiamma.
Vieni, vieni, vieni come il carbone consunto e oscuro che racchiude una morte;
vieni come la notte cieca che mi avvicina il suo volto;
vieni come le due labbra segnate dal rosso,
per quella lunga linea che fonde i metalli.
vieni, vieni, amore mio; vieni, ermetica fronte, rotondita' quasi movente
che brilli come un'orbita che nelle mie braccia si estingue;
vieni come due occhi o due profonde solitudini,
come due imperiosi richiami da una profondita' che non conosco.
Vieni, vieni, morte, amore: vieni subito, ti distruggero';
vieni, che voglio ammazzare, o amare, o morire, o darti tutto;
vieni, che tu rotoli come pietra lieve,
confusa come una luna che chiede i miei raggi!
Vicente Aleixandre

lunedì 12 dicembre 2011

Vida

Un uccello di carta nel petto
dice che il tempo dei baci non è ancora giunto;
vivere, vivere, il sole scricchiola invisibile,
baci e uccelli, tardi o presto o mai.
Per morire basta  un rumore leggero,
quello che un altro cuore fa quando tace,
e quel grembo altrui che sulla terra
è una barca dorata per i capelli biondi.
Testa sofferente, tempie d'oro, sole che sta per calare;
qui nell'ombra sogno un fiume,
giunchi di verde sangue che ora nasce,
sogno appoggiato a te calore o vita.
Vicente Aleixandre (1898-1984)