…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...
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giovedì 2 maggio 2013

Considerato a freddo

Considerato a freddo, imparzialmente,
che l’uomo è triste, tosse, e tuttavia
si compiace d’avere un petto rosso;
che tutto ciò che fa è esser composto
di giorni;
che è un fosco mammifero e si pettina…
Considerato che
l’uomo procede dolcemente dal lavoro
e riecheggia capo, suona subordinato;
che il diagramma del tempo
è sempre un diorama di medaglie
e a metà aperti i suoi occhi studiarono
fin da lontani tempi
la formula famelica di massa…
Compreso senza sforzo
che l’uomo a volte si mette a pensare,
come volendo piangere,
e destinato a stendersi da oggetto
si fa buon falegname, suda, uccide
e dopo canta, pranza, s’abbottona…
Considerato inoltre
che l’uomo in verità è un animale
e tuttavia, girando, m’urta nel capo con la sua tristezza…
Esaminati infine
le sue carte in contrasto, il suo cesso,
la sua disperazione al terminare del giorno atroce,
che lo annienta…
Compreso
ch’egli sa che lo amo,
che l’odio con affetto e m’è, in definitiva, indifferente…
Considerato i suoi documenti d’insieme
e guardato con lente l’attestato
che prova ch’egli nacque piccolino…
gli faccio un cenno,
viene,
e io gli do un abbraccio, mi commuovo.
Che importa! Mi commuovo… Mi commuovo… 
César Abraham Vallejo

Nella cella del duro

Nella cella, nel duro, anche
i cantoni si acquattano. 
Accomodo ciò che, nudo, fa grinze,
si piega, si sfilaccia. 
Smonto dal mio cavallo ansante, soffiando
via tracce di percosse e di orizzonti;
piede schiumoso contro i suoi tre zoccoli.
E lo incito: Andiamo, animale! 
Si piglierebbe meno, sempre meno
di quanto mi toccava dare
nella cella, nel liquido. 
Il compagno di carcere mangiava il grano
delle colline col mio stesso cucchiaio
quando, bambino, alla paterna tavola,
m’addormentavo masticando. 
Sussurro all’altro:
torna, esci dall’altra parte:
sbrìgati, via, fa’ in fretta! 
E senza avvedermene progetto, almanacco
sul lettuccio sconnesso, so capire:
Ma no. Quel medico è un uomo sincero. 
Non riderò più quando mia madre pregherà
nell’infanzia, la domenica, alle quattro
del mattino, pei viandanti,
i carcerati,
gli ammalati
e i poveri. 
Nel recinto dei bambini, non darò più
pugni a nessuno di loro, che dopo,
ancora sanguinando, avrebbe pianto: sabato
ti darò la mia carne, ma tu
non mi picchiare!
Non gli dirò più va bene. 
Nella cella, nel gas illimitato
che si arrotonda condensandosi,
chi incespica lì fuori? 
Cesar Vallejo