Quanto a lungo ci lasciammo ingannare, noi due,
ora trasfigurati, evadiam rapidi come evade la Natura,
noi siamo la Natura, a lungo fummo assenti, ma ora torniamo,
diventiam piante, tronchi, foglie, radici, corteccia,
incastrati nella terra siamo rocce,
siamo querce, e cresciamo nelle radure, uno accanto all’altro,
bruchiamo, due della mandra selvatica, come ogni altro spontanei,
siamo due pesci che accosto nuotiamo nel mare,
siamo ciò che sono i fiori dell’acacia, e facciamo piovere aromi per i sentieri, sera e mattina,
così come siamo la volgare lordura di bestie, vegetali e minerali,
siamo due falchi predaci, voliamo in alto e guardiamo giù,
siamo due soli fulgenti, e siamo noi due che ci bilanciamo sferici e stellari, siamo come due comete,
erriamo zannuti e quadrupedi per i boschi, balziamo sulla preda,
siamo due nubi che, mattino e sera, veleggiano in alto,
siamo mari che si confondono, siamo due di quelle onde gioconde, che a vicenda si accavallano e [sprizzano,
siamo cosa è l’atmosfera, trasparente, ricettiva, pervia e impervia,
siamo neve, pioggia, freddo, tenebra, siamo ognuno il prodotto e l’influenza del globo,
abbiamo girato e girato finché siamo tornati a casa, noi due,
e abbiamo dato fondo a tutto, eccetto la libertà, a tutto, tranne la nostra gioia.
Walt Whitman, Foglie d’erba
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