Il male sta nelle parole che la tradizione ha
voluto assolute,
nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore, esattamente come la
parola morte. Mentivano molte
parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le
parole esattamente come si studiano le piante, gli animali. E poi, ripulirle
dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di
tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più
di quelle che l'uso quotidiano adopera con maggior frequenza, le più marce,
come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore,
eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.
Imparai a leggere i
libri in un altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo
aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano
usare nel "mio" contesto. In quel primo tentativo di individuare la
bugia nascosta dietro le parole anche per me suggestive, mi accorsi di
quante di esse e quindi di quanti falsi concetti ero stata vittima.
E il mio odio crebbe giorno per giorno:
l'odio di sentirsi ingannati.Trovai ciò che tutti i poeti sanno,
che si può uccidere
con le parole, oltre che con il coltello e il veleno.
L'arte della gioia, Goliarda Sapienza
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