L’aria mena colpi: davvero troppo forti, troppo spesso?
No: è decisa a buttar giù l’estate.
Foglie morte disertano a migliaia, verso il fuori, verso l’alto,
numerose come uccelli; ma gli uccelli volan via,
e risuonano colpi, come d’acqua che si abbatta in lontananza,
o d’ospedali che crollino stanza dopo stanza
giù verso l’ovest, forse, dov’è la luce rabbiosa.
Poi parte la pioggia; l’anno di colpo ristagna.
O pioggia, o gelo, ancora tanto dev’essere sgombrato:
tutta questa pienezza, questa carne riprovevole,
e l’estate, che continua a tornare come spettro
di qualcosa che la morte ha solo reso bello,
e a notte i cieli così a lustro a braccia e gambe tese
con loro nette dritte di viaggio- tutto va disperso
prima che la stagione sia anonima e smarrita,
come un quartiere di Londra che non si è mai certi di trovare
ma nondimeno esiste, alle spalle della nebbia,
terra nuda, un lampione, delle ruspe. Poi ci sarà tempo
di cercare quella casa brutta, inusuale,
sprangare l’uscio, schermare l’unta fiamma,
sedersi un’altra volta solo con carte sottosopra,
buste smozzicate, scatole di foto,
e la cassetta di farfalle così ricca da sembrare
quasi l’estate tutta si sia posata lì a morire.
Philip Larkin
No: è decisa a buttar giù l’estate.
Foglie morte disertano a migliaia, verso il fuori, verso l’alto,
numerose come uccelli; ma gli uccelli volan via,
e risuonano colpi, come d’acqua che si abbatta in lontananza,
o d’ospedali che crollino stanza dopo stanza
giù verso l’ovest, forse, dov’è la luce rabbiosa.
Poi parte la pioggia; l’anno di colpo ristagna.
O pioggia, o gelo, ancora tanto dev’essere sgombrato:
tutta questa pienezza, questa carne riprovevole,
e l’estate, che continua a tornare come spettro
di qualcosa che la morte ha solo reso bello,
e a notte i cieli così a lustro a braccia e gambe tese
con loro nette dritte di viaggio- tutto va disperso
prima che la stagione sia anonima e smarrita,
come un quartiere di Londra che non si è mai certi di trovare
ma nondimeno esiste, alle spalle della nebbia,
terra nuda, un lampione, delle ruspe. Poi ci sarà tempo
di cercare quella casa brutta, inusuale,
sprangare l’uscio, schermare l’unta fiamma,
sedersi un’altra volta solo con carte sottosopra,
buste smozzicate, scatole di foto,
e la cassetta di farfalle così ricca da sembrare
quasi l’estate tutta si sia posata lì a morire.
Philip Larkin
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