I miei occhi, chiamati dal tuo corpo,
della sua bellezza avvisano, ampio torso devastano,
e negli stretti fianchi si fermano storditi.
Senza indulgenza alcuna al labbro famelico mostrano
di ciliegie mordenti il seme,
e quando nelle mie dita il più ardente sfiorare
la tua pelle predice, della ametista intrusa
e iridato capezzolo nella mia lingua confusa
il tocco ravviva.
Le feroci trafitte di un conturbante augurio
prova a lenire il mio non assalito ventre
ma è vana la battaglia di chi già è stato ferito.
E un abisso è il piacere, e la smania è pazzia,
il tuo nome invocato è amara estenuazione
e il tuo corpo imminente rigorosa misura
del mio inferno.
Da questo affanno insaziabile, dicono, mi salverai.
Ma è certo solo che febbrile aspetto,
e che posso morire prima che tu mi tocchi.
della sua bellezza avvisano, ampio torso devastano,
e negli stretti fianchi si fermano storditi.
Senza indulgenza alcuna al labbro famelico mostrano
di ciliegie mordenti il seme,
e quando nelle mie dita il più ardente sfiorare
la tua pelle predice, della ametista intrusa
e iridato capezzolo nella mia lingua confusa
il tocco ravviva.
Le feroci trafitte di un conturbante augurio
prova a lenire il mio non assalito ventre
ma è vana la battaglia di chi già è stato ferito.
E un abisso è il piacere, e la smania è pazzia,
il tuo nome invocato è amara estenuazione
e il tuo corpo imminente rigorosa misura
del mio inferno.
Da questo affanno insaziabile, dicono, mi salverai.
Ma è certo solo che febbrile aspetto,
e che posso morire prima che tu mi tocchi.
Ana Rossetti
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