Ogni cosa a suo tempo ha il suo tempo.
Non fioriscono d’inverno gli albereti
né di primavera
mostrano brinate i campi.
Alla notte che entra non appartiene, Lidia,
lo stesso ardore che il giorno ci chiedeva.
Amiamo con più calma
la nostra incerta vita.
Accanto al fuoco, stanchi non dell’opra,
ma perché l’ora è ora di stanchezze,
non alziamo la voce
sopra un segreto,
e casuali, siano interrotti
i nostri verbi di reminescenza
(non ad altro ci serve
la nera partenza del sole).
A poco a poco il passato ricordiamo,
e le storie narrate nel passato,
ora due volte
storie, ci parlino
dei fiori che nella nostra andata infanzia
con altra coscienza coglievamo
e con un’altra specie
di sguardo dato al mondo.
E così, Lidia, stando al fuoco, come stanno
gli dèi Lari, là nell’eternità
come chi ripone un vestito
riponiamo il già stato.
In questa irrequietezza che la calma
porta alle vite nostre quando pensiamo solo
a quello che già fummo,
e c’è solo notte, fuori.
Non fioriscono d’inverno gli albereti
né di primavera
mostrano brinate i campi.
Alla notte che entra non appartiene, Lidia,
lo stesso ardore che il giorno ci chiedeva.
Amiamo con più calma
la nostra incerta vita.
Accanto al fuoco, stanchi non dell’opra,
ma perché l’ora è ora di stanchezze,
non alziamo la voce
sopra un segreto,
e casuali, siano interrotti
i nostri verbi di reminescenza
(non ad altro ci serve
la nera partenza del sole).
A poco a poco il passato ricordiamo,
e le storie narrate nel passato,
ora due volte
storie, ci parlino
dei fiori che nella nostra andata infanzia
con altra coscienza coglievamo
e con un’altra specie
di sguardo dato al mondo.
E così, Lidia, stando al fuoco, come stanno
gli dèi Lari, là nell’eternità
come chi ripone un vestito
riponiamo il già stato.
In questa irrequietezza che la calma
porta alle vite nostre quando pensiamo solo
a quello che già fummo,
e c’è solo notte, fuori.
Ricardo Reis (Fernando Pessoa) da “Odi”
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