Il paesaggio inglese, che lui sognava da dieci anni,
guardando l’angusta alba nella stringa sanguigna davanti al letto.
Lo Yorkshire, Saint-Ives.
I lontani profili delle valli dei minatori.
Stringeva il cuore, colmo di frantumati segreti infausti.
Era sdraiato con i vuoti occhi aperti,
anche se il mondo aveva sporto oltre il suo corpo di fellah
le esili formiche sul bordo di un cucchiaio appiccicoso.
Sul vassoio d’argento poggiava un frutto ondulato,
come se in una tomba di ceralacca si corrompesse a stento la mutezza
delle divinità,
ma nella stanza ribolliva l’aria,
come l’infuocato idolo di stracci, che era riuscito a dividere
due donne furiose con vestiti color pannocchia presso la steppa
rigata,
a sinistra, mentre un nero canale le aggirava accanto alle discariche.
Lui veniva qui ogni estate
e si sdraiava bocconi sul tappeto (lo stesso?),
come allettato dalla sua quiete intessuta in una stanza disabitata.
Un filo ronzava. Vedevi la polvere delle mosche sulla tavola di alzaia.
guardando l’angusta alba nella stringa sanguigna davanti al letto.
Lo Yorkshire, Saint-Ives.
I lontani profili delle valli dei minatori.
Stringeva il cuore, colmo di frantumati segreti infausti.
Era sdraiato con i vuoti occhi aperti,
anche se il mondo aveva sporto oltre il suo corpo di fellah
le esili formiche sul bordo di un cucchiaio appiccicoso.
Sul vassoio d’argento poggiava un frutto ondulato,
come se in una tomba di ceralacca si corrompesse a stento la mutezza
delle divinità,
ma nella stanza ribolliva l’aria,
come l’infuocato idolo di stracci, che era riuscito a dividere
due donne furiose con vestiti color pannocchia presso la steppa
rigata,
a sinistra, mentre un nero canale le aggirava accanto alle discariche.
Lui veniva qui ogni estate
e si sdraiava bocconi sul tappeto (lo stesso?),
come allettato dalla sua quiete intessuta in una stanza disabitata.
Un filo ronzava. Vedevi la polvere delle mosche sulla tavola di alzaia.
Šamšad Abdullaev
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