solo un muro bianco, invaso dal fuoco,- sotto di esso si inebetisce
un anemico gatto giallo (sembrerebbe morto,
se non fosse per la spaventosa premeditazione della sua posa). Quale
circondario deserto, permeato dal sole! Forse,
una pericolosa desolazione? Sulla superficie
polverosa e insicura della terra, sulle pietruzze lucide,
sui gradini di calce del muro,
il sole ha dissolto gli insetti – ovunque diversamente.
Tre giovani, come sagome di un altro quadro,
appaiono a destra. Non li aspettavamo forse? Nonostante
la crudeltà della loro condotta, difficilmente lasceranno
graffi sulla commovente fragilità
della pellicola imbrattata. Sventurata pellicola. Tuttavia
non scoppierà, né si romperà nulla: il mondo esiste,
finché qualcosa muove i giovani e loro muovono noi,
quando osserviamo come vagano, attraversando
il paesaggio e talora guardandosi attorno. Sono indifferenti
allo sfondo, alle tracce dell’abbandono – come se
soltanto l’indifferenza potesse
preservare la loro dignità. Vorrei avere
la loro serena fissità e i grigi
sandali francescani. È forse essenziale
che questa sia una “Località presso il fiume Arno”, come annuncia
la scritta sulla stringa superiore del fotogramma muto?
È molto più importante che ora impariamo
a vedere fuori di noi, dove quanto non abbiamo trovato è ormai perso
Šamšad Abdullaev
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