…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

domenica 13 luglio 2014

Solitudine

Quando ho avuto la sensazione che nessuno – assolutamente nessuno: né sciamani né psichiatri né mio marito – fosse in grado di capire ciò che provavo, lui è riuscito a spiegarmi l’origine e l’essenza del mio disagio. La solitudine, nonostante io viva circondata da persone care, che mi augurano ogni bene, ma che probabilmente si preoccupano di aiutarmi soltanto perché condividono la mia stessa situazione – una sorta di isolamento dal mondo – e perché, con il loro gesto di solidarietà, intendono proclamare un concetto che non sanno esprimere: “Io sono utile, anche se sono solo.” Sebbene la mente possa arrivare a convincersi che tutto va bene, la nostra anima è smarrita, confusa, incapace di guarire il malessere che ci tormenta. Ci invia segnali che non sappiamo interpretare: non guardiamo mai nel nostro cuore, e seguitiamo a svegliarci al mattino e a occuparci dei nostri figli, dei nostri mariti, dei nostri amanti, dei nostri capi, dei nostri impiegati, dei nostri studenti, delle decine di persone che costituiscono il nostro mondo fisico.
Per il prossimo, abbiamo sempre il sorriso sulle labbra e una parola di incoraggiamento – nessuno può o vuole raccontare la propria solitudine, soprattutto quando gli altri finiscono per rappresentare la pietra angolare dell’esistenza. Ma la solitudine esiste e continua a minare, a corrodere, il nostro vero essere, visto che dobbiamo impiegare ogni energia per apparire felici: ci imponiamo determinati atteggiamenti, ma ci risulta impossibile ingannare pure noi stessi. In ogni caso, ci ostiniamo a mostrare soltanto la rosa sontuosa, evitando accuratamente di far vedere lo stelo spinoso che ci ferisce e ci fa sanguinare.
E questo anche se sappiamo che tutti, in un qualche momento della vita, si sono sentiti totalmente e assolutamente soli. Reputiamo sconveniente e umiliante dire: “Sono solo, ho bisogno di compagnia. Devo uccidere il mostro che mi sta rubando la gioia di vivere e, a differenza dei draghi delle favole, non è soltanto il frutto della fantasia.” Ci limitiamo ad aspettare un cavaliere virtuoso che, con spada e lancia, vinca la bestia e la ricacci nell’abisso: ma quell’eroe non arriva mai.
Comunque, non possiamo perdere la speranza. E allora ci dedichiamo a nuove esperienze, compiamo scelte che esigono forza e coraggio – molto più di quanto sia necessario. Nel nostro cuore, le spine aumentano, diventano più taglienti e devastanti, eppure dobbiamo sopportare il dolore: non possiamo desistere, abbandonare la sfida. Come se la vita fosse una gigantesca partita a scacchi, tutti sono in attesa del risultato. Fingiamo che non sia importante vincere o perdere, bensì competere, e ci adoperiamo affinché i nostri veri sentimenti siano indecifrabili, nascosti, ma poi…
… Poi, anziché cercare la compagnia e il conforto degli altri, ci isoliamo sempre più, per poter leccarci le ferite in silenzio. Oppure partecipiamo a cene e pranzi con persone lontanissime dalla nostra vita, con le quali ci ritroviamo a conversare di argomenti insignificanti. Ci distraiamo per qualche ora, beviamo e festeggiamo ma, dentro di noi, il drago è sempre vivo. Poi, a un certo punto, le persone davvero vicine si accorgono del nostro disagio e si sentono in colpa perché non sanno renderci felici. Quando ci domandano se abbiamo qualche problema, rispondiamo che va tutto bene, anche se non è così.
Anzi, le cose vanno davvero male. A coloro che ci offrono aiuto, vorremmo dire: “Ti prego, lasciami in pace: non ho più lacrime per piangere né cuore per soffrire. Per me, non c’è altro che insonnia, vuoto, apatia. Credo che tu viva la mia stessa situazione, perciò…” Ma gli altri insistono, dicono che si tratta solo di un periodo difficile, di una depressione passeggera: si sentono assaliti dal terrore al pensiero di pronunciare la parola maledetta: “solitudine”.
Nel frattempo, noi seguitiamo indefessamente a sperare nella comparsa del cavaliere dall’armatura splendente: soltanto l’eroe può donarci la felicità, uccidendo il drago, eliminando le spine dallo stelo della rosa e assaporando il suo profumo.
Alcuni affermano che siamo ingiusti con la vita. Altri si rallegrano della nostra situazione, poiché sono convinti che sia proprio ciò che meritiamo: la solitudine e l’infelicità derivano dal fatto che, a differenza di loro, noi abbiamo tutto ciò che desideriamo.
Poi, un giorno, quelli che sono ciechi cominciano a vedere. Quelli che sono tristi, si consolano. Quelli che soffrono, gioiscono. Arriva il cavaliere e ci libera dal mostro – e, di nuovo, la nostra vita acquista un senso.
Eppure sentiamo ancora il bisogno di mentire e ingannare, anche se con motivazioni diverse. Chi non ha mai avvertito il desiderio di abbandonare tutto e di inseguire un sogno? Nel sogno esiste sempre un elemento di rischio, un prezzo da pagare: in alcuni paesi, esso può condurre a una sentenza di lapidazione; in altri, può causare indifferenza o ostracismo. Di certo, però, ogni sogno ha un costo. Anche se continuiamo a mentire e gli altri fingono di crederci e di invidiarci, nascostamente sparlano alle nostre spalle, dicendo che siamo individui spregevoli, pericolosi. Tu non sei un uomo che inganna la moglie – qualcuno che si tollera e spesso si ammira –, ma un’adultera, una donna che va a letto con un altro e che tradisce il consorte – quel povero marito, sempre così comprensivo e premuroso.
Ma soltanto tu sai che il tuo compagno non è in grado di allontanare la solitudine che ti devasta. Non hai mai cercato di parlargli di ciò che ti manca perché lo ami e non vuoi perderlo. Di certo, un cavaliere dall’armatura scintillante, che ti fa immaginare avventure in terre lontane, si dimostra sempre assai più forte della tua aspirazione a condurre una vita tranquilla, anche se nella situazione in cui ti trovi, gli altri pensano che la soluzione dei tuoi problemi sia una pietra al collo e un tuffo nell’acqua profonda – oltretutto, sei un pessimo esempio.
E il fatto che tuo marito sopporta ogni cosa in silenzio contribuisce a peggiorare lo scenario. Non protesta né urla. Si dice che passerà. D’accordo, passerà, ma per ora ti sta soffocando.
E così la situazione si protrae per un mese, due mesi, un anno… E tutti sopportano in silenzio.
Per cambiare, non occorrono permessi. Ti guardi indietro e ti rendi conto che la pensavi come coloro che ti accusano. Anche tu condannavi le adultere e immaginavi che, se fossero vissute in un altro paese, avrebbero pagato con la lapidazione. Poi è capitato a te. E allora hai trovato un milione di giustificazioni per il tuo comportamento: ti sei ripetuta che hai il diritto di essere felice, fosse pure per poco tempo, perché i cavalieri che uccidono i draghi esistono solo nelle fiabe dell’infanzia. I draghi autentici non muoiono mai. A questo punto, tu non puoi negarti il piacere di vivere una favola adulta almeno una volta nella vita.
E così arriva il momento che, per mesi o anni, ti sei sforzata di evitare a ogni costo: quello che ti obbliga a prendere una decisione, a scegliere se continuare a stare insieme o separarsi. Nel contempo, ti assale la paura di sbagliare, quale che sia la decisione che prenderai. Allora desideri ardentemente che qualcuno scelga al tuo posto, che ti caccino da casa o dal letto, perché è impossibile continuare una vita di falsità. Pensi: ‘In fondo, non esiste più nessuna comunione: siamo due persone totalmente diverse l’una dall’altra.’ È una presa di coscienza nuova, una cosa che non avevi neppure immaginato, e che non sai dove ti condurrà. Di sicuro, è una situazione che farà soffrire un’altra persona, o forse due, oppure tutti, ma…
Ma, soprattutto, distruggerà te – qualunque sia la tua scelta.
  Paulo Coelho - Adulterio

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