…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

giovedì 5 settembre 2013

Canto alla Durata

…..
quel senso di durata cos’era?
era un periodo di tempo?
qualcosa di misurabile?
una certezza?
No, la durata era una sensazione,
la più fugace di tutte le sensazioni,
spesso più veloce di un attimo,
non prevedibile non controllabile,
inafferrabile non misurabile.
Eppure con il suo aiuto
avrei potuto affrontare sorridendo ogni avversario
e disarmarlo
e se mi considerava un uomo malvagio
l’avrei convinto a pensare
“egli è buono!”
e se esistesse un dio,
sarei stato la sua creatura
finché provavo quella sensazione della durata.
….
e mi venne così di descrivere
la sensazione della durata
come il momento in cui ci si mette in ascolto
il momento in cui ci si raccoglie in se stessi
in cui ci si sente avvolgere
da cosa? da un sole in più,
da un vento fresco,
da un delicato accordo senza suono
in cui tutte le dissonanze si compongono e si fondono insieme.
“ci vogliono giorni, passano anni”
Goethe mio eroe
e maestro del dire essenziale,
anche questa volta hai colto nel segno:
la durata ha a che fare con gli anni
con i decenni, con il tempo della nostra vita.
ecco la durata è la sensazione di vivere.
….
Ancora una volta ho capito che l’estasi è sempre un che di troppo,
è la durata invece la cosa giusta.
Eppure l’accenno al giardino di casa
non vuol significare
che si possa raggiungere la durata
con una residenza stabile
e con le abitudini.
E’ vero che essa deriva da
atti quotidiani ripetuti
attraverso gli anni,
ma non dipende
dalla permanenza in un luogo
e da itinerari consueti.
Mai ho sentito la durata
standomene al mio solito posto
-in quello star seduto in silenzio
ch si dice faccia diventar santi-
mai ho sentito la durata
seduto a un tavolo riservato ai clienti abituali,
non ho mai sentito la durata
consumando le pietanze favorite
passeggiando lungo la “mia” strada.
Certo la durata è l’avventura del passare degli anni,
l’avventura della quotidianità
ma non è un’avventura dell’ozio, non è un’avventura del tempo libero.
E’ dunque connessa col lavoro
con la fatica, con l’impegno, con la continua disponibilità?
No, perché se avesse una regola
richiederebbe un paragrafo
e non una poesia.
Io infatti l’ho vissuta anche viaggiando, sognando, tendendo l’orecchio
giocando contemplando,
in un campo sportivo, in una chiesa, in molti pissoir.

l’essenza della durata
potervi accennare, parlarne nel modo giusto,
farla vibrare,
quell’essenza che ogni volta mi ridà slancio.
Eppure in un primo momento mi viene di intonare
soltanto una litania fatta di singole parole:
sorgente, prima neve, passeri, piantaggine
albeggiare imbrunire, benda sterile, accordo
(lui, peter handke, io queste parole qua:
papaveri, nuvole, alberi, quietamente addormentarmi, camminare a passo lesto, lo scatto velocissimo di una corsa
suono della fisarmonica, cogliere un arbusto)

credo di capire che la durata
diventa possibile solo quando riesco
a restare fedele a ciò che riguarda me stesso
quando riesco ad essere cauto,
attento, lento
sempre del tutto presente a me stesso sino nelle punte delle dita.
e qual’ è la cosa a cui devo restare fedele?
la durata ti apparirà nell’affetto per i vivi
-per uno di loro-
e nella consapevolezza di un legame
(anche soltanto illusorio)
e questa non è una cosa grande
particolare, non è insolita sovrumana non è guerra non è allunaggio non è una scoperta, un capolavoro del secolo, la conquista di una vetta un volo da kamikaze:
io la condivido con migliaia di persone, con il mio vicino e allo stesso tempo con gli abitanti ai margini del mondo,
dove grazie a questo fatto comune
si crea lo stesso centro del mondo
che è qui accanto a me.
Restando fedele a ciò che mi è caro e che è la cosa più importante
impedendo in tal maniera che si cancelli con gli anni
sentirò poi forse
del tutto inatteso
il brivido della durata
e ogni volta per gesti di poco conto
nel chiudere con cautela la porta
nello sbucciare con cura una mela
nel varcare con attenzione una soglia
nel chinarmi a raccogliere un filo.
Il canto della durata è una poesia d’amore.
….
sapermi guardare amichevolmente negli occhi
talvolta mi assolve.
Essere capace di pensare
al bambino che ero
significa già ritrovarlo.
Essere indulgente con i miei difetti
(non con i miei eccessi)
rabbonirmi se mi viene fatto un torto
come mio unico parente
battermi il petto
in trionfo per una parola felice
al posto giusto
e urlare un sì nella foresta della mia stanza
può ringiovanirmi
come una bottiglia di prelibatissimo vino.
E infine, felice chiunque abbia i propri luoghi della durata!
e i luoghi della durata non rifulgono di splendore, spesso non sono riportati sulle carte
o sono senza nome.

nel fattempo non sento più il bisogno di fare lunghi viaggi
verso i luoghi della durata

mi sono educato
ad attendere la durata
senza la fatica del pellegrinare.
Eppure il semplice stare a casa non basta
io devo andare incontro alla durata
andare incontro a ciò che mi è caro o dirigermi in quel senso
mi dà fiato
in modo più forte e più durevole di una corsa di resistenza.
Non a chi sta seduto a casa
ma al viandante sul cammino del ritorno
si avvicina la durata come a Odisseo bisognoso di aiuto
la sua divina amica Pallade Atena.
Ma anche a casa mi si fa accanto molte volte
quando cammino su e giù per il giardino
sulla neve nella pioggia al sole sotto il temporale
guardando il bosco ondeggiante
l’albero di tasso trapunto di tele di ragno
gli uccelli che si tuffano nell’aria
oppure quando mi siedo nella mia stanza
al cosiddetto tavola da lavoro
nel fare tutti quei soliti gesti secondari
spostare indietro la sedia
dare uno sguardo nel cassetto
con i mozziconi di matita
dare uno sguardo allo scaffale
con la fila di occhiali che aumenta
sbirciare dalla finestra in giardino
dove i gatti lasciano le loro tracce
nella neve profonda
e tra l’erba alta

o durata o mia quiete!
o durata mia scelta!

resta vero:
la durata non è un’esperienza collettiva,
essa non forma un popolo.
E tuttavia nello stato di grazia della durata
finalmente non sono più solo.
La durata è il mio riscatto
mi lascia andare ad essere.
Animato della durata
io sono anche quegli altri
che già prima di me sono stati sul lago di Griffen
che dopo di me gireranno alla Porte D’Auteuil

sostenuto dalla durata – io essere effimero porto sulle mie spalle i miei predecessori e i miei successori
un peso che mi eleva-
Per questo la durata doveva essere chiamata una grazia
le sue immagini e i suoi suoni
non hanno forse quel bagliore e quel tono che ci si aspetta?
la pioggia serale che cade nella pozzanghera del mattino,
le scritte sempre uguali sui camion dei corrieri
che sfrecciano sul ponte dell’autostrada.
La scossa della durata
già di per sé intona un canto
dà un ritmo senza parole che,
elemento scatenante,
nelle mie vene fa battere il palpito di un epos
in cui alla fine il bene trionferà.
Il pungolo della durata è ciò
che mi è mancato.
Chi non hai provato la durata
non ha vissuto.
La durata non stravolge
mi rimette al posto giusto.
Senza esitazione rifuggo la luce abbagliante dell’accadere quotidiano
e mi riparo nell’incerto rifugio della durata.
Durata si ha quando in un bambino
che non è più un bambino
-e che forse è già vecchio-
ritrovo gli occhi del bambino.
Durata non c’è nella pietra immortale
preistorica
ma dentro il tempo
nel morbido-
lacrime di durata, troppo rare!
lacrime di gioia-
Incerte non invocabili
non implorabili
scosse della durata
ora siete custodite
in un canto.
Peter Handke

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