A Jean Paul Sartre,
che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi Azzurri.
Era nel mondo un figlio
e un giorno andò in Calabria:
era estate, ed erano
vuote le casupole,
nuove, a pan di zucchero,
da fiabe di fate color
delle feci. Vuote.
Come porcili senza porci, nel centro di orti senza insalata,
di campi
senza terra, di greti senza acqua. Coltivate dalla luna, le
campagne.
Le spighe cresciute per bocche di scheletri. Il vento dallo
Jonio
scuoteva paglia
nera
come nei sogni
profetici:
e la luna color
delle feci
coltivava terreni
che mai l’estate
amò.
Ed era nei tempi
del figlio
che questo amore
poteva
cominciare, e non
cominciò.
Il figlio aveva
degli occhi
di paglia
bruciata, occhi
senza paura, e
vide tutto
ciò che era male:
nulla
sapeva
dell’agricoltura,
delle riforme,
della lotta
sindacale, degli
Enti Benefattori,
lui. Ma aveva
quegli occhi.
[mancano seconda, terza e quarta croce]
Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sé
i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di
Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai
porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camice americane.
Subito i Calabresi diranno,
come malandrini a malandrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica,
voleranno davanti alle willaye.
Essi sempre umili
essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo
per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che
vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al
cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantarono
ai massacri dei re,
essi che ballarono
alle guerre borghesi,
essi che pregarono
alle lotte operaie…
…deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Alì
dagli Occhi Azzurri – usciranno da sotto la terra per
rapinare –
saliranno dal fondo del mare per uccidere, – scenderanno dall’alto
del cielo
per espropriare – e per insegnare ai compagni operai la
gioia della vita –
per insegnare ai borghesi
la gioia della libertà –
per insegnare ai cristiani
la gioia della morte
– distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno come zingari
su verso l’Ovest e il Nord
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento…
Pier Paolo Pasolini
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