Sono rimasta a lungo alla finestra.
L’occhio è tornato alla realtà; più libero,
Rasserenato, nuovamente è il petto.
Il perché non lo so. Può darsi che
L’anima sia semplicemente stanca,
E in qualche modo non ho avuto voglia
Di metter mano a un lapis irrequieto.
Così sono rimasta — nella nebbia —
Lontana sia dal bene che dal male,
Tamburellando calma con le dita
Sul vetro, che ne tintinnava appena.
Non fa nessuna differenza, l’anima,
Su ciò che incontra per la prima volta:
Sia una pozzanghera di madreperla,
Dove s’è arrovesciato il firmamento,
O un uccello che sfreccia su nell’aria,
O un cane che, semplicemente, corre:
Perfino il canto d’una mendicante
Non m’ha portato mai fino alle lacrime.
L’arte gentile del dimenticare
L’anima mia l’aveva già imparata.
Oggi non so che immensa sensazione
Mi si è sciolta nell’anima.
Marina I. Cvetaeva
(da L'amica)
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