Anaïs, sei stata tu a dare il via allo
scorrere della linfa. Non sono più responsabile di ciò che dico e che
faccio. Ascolta, riceverai la lettera e forse ne resterai delusa. È un
così piccolo frammento di quello che
avrei da dirti, e ancora mi manca il coraggio che dovrei avere. Perché,
accidenti, perché? Tu mi hai dato il permesso. Ma te l’aspetti tutto
quello che ho da dirti? Mi hai letto tutti i tuoi appunti – sì, sì c’è
differenza fra ciò che dico e ciò che faccio, diciamo che c’era. Anaïs,
vengo di continuo interrotto. Cercherò di continuare a casa. La gente
intorno si incuriosisce del fatto che molto spesso io sia qui intento a
scrivere. Pensano che io sia uno che va in cerca di punizioni. Mi
chiedono perché non me ne vado a casa. Anaïs, potrei restare qui tutta
la notte a scriverti. Ti ho continuamente davanti agli occhi, il capo
chino, le lunghe ciglia abbassate. E mi sento umilissimo. Non capisco
perché tu abbia dovuto scegliere me, non riesco a venirne a capo. Ma non
ho voglia di andare troppo a fondo. Mi hai messo il fuoco dentro e
adesso non potrò più essere quello che ero, semplicemente tuo amico. Ma
sono mai stato soltanto tale? Ho l’impressione che fin dal primissimo
inizio, da quando ho aperto l’uscio e mi hai porto sorridendo la mano,
io sono rimasto preso, ero tuo. Anche June l’ha avvertito. Ha detto
subito che eri innamorata di me o che io lo ero di te. Ma per quanto mi
riguardava non ignoravo che fosse amore. Parlavo di te con calore, senza
riserve.
Henry
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