Giunta a quel punto dove la memoria
per troppa luce quasi si scolora,
raccoglievo in preghiera le tue forme.
Il peso immenso del tuo corpo assente
la notte mi copriva di sudore
e prolungavo ferma il mio risveglio
per accaldarmi dentro il tuo mantello.
Poi m’abbigliavo tutta in quella stoffa
che si mischiava stretta al mio respiro
e attraversavo le conversazioni
attenta a non sgualcire il mio vestito.
Qualche volta però per distrazione
cedendo alle domande dei miei ospiti
mi sì impigliava un lembo nella noia
e scivolava via con qualche strappo.
Per restaurare la trama in perfezione
poco sicura delle mie sole mani
ricorrevo al valore del telefono.
per troppa luce quasi si scolora,
raccoglievo in preghiera le tue forme.
Il peso immenso del tuo corpo assente
la notte mi copriva di sudore
e prolungavo ferma il mio risveglio
per accaldarmi dentro il tuo mantello.
Poi m’abbigliavo tutta in quella stoffa
che si mischiava stretta al mio respiro
e attraversavo le conversazioni
attenta a non sgualcire il mio vestito.
Qualche volta però per distrazione
cedendo alle domande dei miei ospiti
mi sì impigliava un lembo nella noia
e scivolava via con qualche strappo.
Per restaurare la trama in perfezione
poco sicura delle mie sole mani
ricorrevo al valore del telefono.
Patrizia Cavalli
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