Passato il tempo delle biglie,
felici scorribande,
e le noci, i palloni, gli uccellini,
altro sole a guidarci, e un crepuscolo lungo
avvolse i nostri passi principianti
nella coscienza della finitezza.
Ci avviammo in cammino
nella notte esitante che s’appropria
dei passi degli uomini,
in quella stessa notte in cui si generano
la memoria di sé e del passato.
Tesoro di memoria
che alimenti il vissuto:
tu nascesti al contempo della notte
in cui ci avviammo oscuri.
In te misuro i tempi,
e non mi frastornare, che è così,
né frastornarti, tu, con le tue folle
d’impressioni: in te misuro i tempi.
L’impressione, cioè, che in te produce
tutto ciò che succede
(e che se anche passato, poi permane)
è quella di presente che misuro,
e delle cose non quelle passate
e che l’hanno prodotta:
è questo che misuro
quando misuro i tempi.
Insomma o questa è il tempo
o non misuro il tempo.
E in quale notte
hanno trovato rifugio le stampe,
le fiabe, le figure ritagliate,
e gli arenili sui quali vedevo
il buio che arrivava nell’estate
e impossessarsi di secchi e castelli
crollati nella sabbia, ed i gabbiani,
la loro arcana scrittura al di sopra
dei monticelli umidi, il sale
sul cotogno affondato e tornato a affondare
nelle acque brillanti.
Non quello che è successo,
né ciò che lo produsse:
l’impressione,
ciò che permane in te, quella misuro.
Andrés Sánchez Robayna
felici scorribande,
e le noci, i palloni, gli uccellini,
altro sole a guidarci, e un crepuscolo lungo
avvolse i nostri passi principianti
nella coscienza della finitezza.
Ci avviammo in cammino
nella notte esitante che s’appropria
dei passi degli uomini,
in quella stessa notte in cui si generano
la memoria di sé e del passato.
Tesoro di memoria
che alimenti il vissuto:
tu nascesti al contempo della notte
in cui ci avviammo oscuri.
In te misuro i tempi,
e non mi frastornare, che è così,
né frastornarti, tu, con le tue folle
d’impressioni: in te misuro i tempi.
L’impressione, cioè, che in te produce
tutto ciò che succede
(e che se anche passato, poi permane)
è quella di presente che misuro,
e delle cose non quelle passate
e che l’hanno prodotta:
è questo che misuro
quando misuro i tempi.
Insomma o questa è il tempo
o non misuro il tempo.
E in quale notte
hanno trovato rifugio le stampe,
le fiabe, le figure ritagliate,
e gli arenili sui quali vedevo
il buio che arrivava nell’estate
e impossessarsi di secchi e castelli
crollati nella sabbia, ed i gabbiani,
la loro arcana scrittura al di sopra
dei monticelli umidi, il sale
sul cotogno affondato e tornato a affondare
nelle acque brillanti.
Non quello che è successo,
né ciò che lo produsse:
l’impressione,
ciò che permane in te, quella misuro.
Andrés Sánchez Robayna
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