Lassù sul rigido ramoscello
si curva una nera cornacchia bagnata
che aggiusta e riordina le sue piume nella pioggia.
Non m'aspetto un miracolo
o un incidente
Tale da infuocarmi la pupilla
nell'occhio, né ricerco ancora
nel tempo sconnesso un qualche disegno,
ma lascio cadere le foglie macchiate così come capita,
senza cerimonie, o portenti.
Benché, lo ammetto, io desideri,
occasionalmente, un qualche responso
dal cielo muto, in verità non posso lamentarmi:
una qualche luce non primaria potrebbe ancora
sbalzare incandescente
Dal tavolo di cucina o dalla seggiola
come se un ardere celestiale prendesse ogni tanto
possesso di questi oggetti così ottusi
consacrando così un intervallo
altrimenti inconseguente
Concedendo larghezze, onori,
perfino amore. Io ora cammino comunque,
attenta (potrebbe capitare
perfino in questo paesaggio noioso, rovinoso); scettica
benché politica, ignorante
D'un qualsiasi angelo che scegliesse d'avvampare
d'un tratto al mio lato. So soltanto che una cornacchia
che riordina le sue piume può luccicare a tal punto
da sopraffare i miei sensi, forzare
le mie palpebre, e concedere
Una breve tregua dalla paura
della neutralità completa. Con un po' di fortuna,
marciando testarda attraverso questa stagione
di stanchezza, io potrò
raccozzare assieme un contenuto
Di qualche genere. Avvengono miracoli,
se siamo disposti a chiamare miracoli
quegli spasmodici trucchi di radianza. L'attesa è ricominciata,
la lunga attesa dell'angelo,
di quella sua rara, rarefatta discesa.
Sylvia Plath
si curva una nera cornacchia bagnata
che aggiusta e riordina le sue piume nella pioggia.
Non m'aspetto un miracolo
o un incidente
Tale da infuocarmi la pupilla
nell'occhio, né ricerco ancora
nel tempo sconnesso un qualche disegno,
ma lascio cadere le foglie macchiate così come capita,
senza cerimonie, o portenti.
Benché, lo ammetto, io desideri,
occasionalmente, un qualche responso
dal cielo muto, in verità non posso lamentarmi:
una qualche luce non primaria potrebbe ancora
sbalzare incandescente
Dal tavolo di cucina o dalla seggiola
come se un ardere celestiale prendesse ogni tanto
possesso di questi oggetti così ottusi
consacrando così un intervallo
altrimenti inconseguente
Concedendo larghezze, onori,
perfino amore. Io ora cammino comunque,
attenta (potrebbe capitare
perfino in questo paesaggio noioso, rovinoso); scettica
benché politica, ignorante
D'un qualsiasi angelo che scegliesse d'avvampare
d'un tratto al mio lato. So soltanto che una cornacchia
che riordina le sue piume può luccicare a tal punto
da sopraffare i miei sensi, forzare
le mie palpebre, e concedere
Una breve tregua dalla paura
della neutralità completa. Con un po' di fortuna,
marciando testarda attraverso questa stagione
di stanchezza, io potrò
raccozzare assieme un contenuto
Di qualche genere. Avvengono miracoli,
se siamo disposti a chiamare miracoli
quegli spasmodici trucchi di radianza. L'attesa è ricominciata,
la lunga attesa dell'angelo,
di quella sua rara, rarefatta discesa.
Sylvia Plath
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