Prima d’amarti, amore, nulla era mio:
vacillai per le strade e per le cose:
nulla contava né aveva nome:
il mondo era dell’aria che attendeva.
vacillai per le strade e per le cose:
nulla contava né aveva nome:
il mondo era dell’aria che attendeva.
Io conobbi saloni di cenere,
gallerie abitate dalla luna,
hangars crudeli che s’accomiatavano,
domande che insistevano sull’arena.
gallerie abitate dalla luna,
hangars crudeli che s’accomiatavano,
domande che insistevano sull’arena.
Tutto era vuoto, morto e muto,
caduto, abbandonato, decaduto,
tutto era inalienabilmente estraneo,
caduto, abbandonato, decaduto,
tutto era inalienabilmente estraneo,
tutto era degli altri e di nessuno,
finchè la tua bellezza e povertà
riempirono l’autunno di regali.
finchè la tua bellezza e povertà
riempirono l’autunno di regali.
Pablo Neruda (trad. Salvatore Quasimodo)
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