L’ho compreso lentamente.
Ti fa bello la mia vicinanza,
il guardarti che guardi me,
e specchi,
e rialzi il tiro,
e chiedi,
e poi taci,
e mi tocchi non toccandomi.
E’ l’assoluzione mistica
delle retrovie e le sue evocazioni sbavate,
la luce corrotta da mano e dei passi.
L’ho visto,
t’ho visto,
si diventa ciò che si ha accanto,
si finisce col reincarnare ciò che si ha accanto.
Ma non sempre la volontà decide la strada,
non sempre accade e suona male
la mano, l’abbraccio, l’altezza.
Ma io ho capito d’amarti,
quando il mio dare
ti faceva bello, senza misura,
e la mia assenza ti faceva uguale al mondo.
Ho compreso e ti ho tenuto stretto tra i denti,
gustando con la lingua il volto senza strade
di una nera resurrezione.
Irene Ester Leo
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