Dio, oggi non ho nessuna voglia
di sentirti scorrere nel sangue,
e faccio di tutto per non sentire
come pulsi alle orecchie,
vecchio sangue del mio Dio che s'attempa,
e si fa sempre più stanco e lento
finché un giorno cadremo insieme.
Levarsi la mattina e levarti con me,
accudirti, rivestirti, profumarti,
questi gesti di antica confidenza
di carcerati in così poco spazio,
lisi come abiti, frusti come parole
d'auguri ai compleanni,
le stesse che useremo capovolte
come stoffe per condoglianze,
che fatica si fa a tenerti in piedi,
mio vecchio Dio incolpevole, viziato,
capriccioso, sempre più sordo,
che non s'accorge di ripetersi
o forse finge e a volte riesce
a farsi credere unico e fedele,
deciso a restarmi accanto
per amore solo per amore,
e non perché non sa dove andare.
Ma intanto mi lasci qui a ricordare
il giovane Dio che eri,
che non aveva caldo né sete
e pattinava leggero sul ghiaccio
del Nulla cantando senz'ombra,
senza colpe da temere,
né premi da attendere,
il bel niente che eri
senza eco di me,
immune da questa leucemia
dell'eternità che mi beve il sangue.
Sei la mia subdola malattia, Dio mio,
febbre e nebbia che sale
dall'argine consumato del mio tempo.
Roberto Pazzi
di sentirti scorrere nel sangue,
e faccio di tutto per non sentire
come pulsi alle orecchie,
vecchio sangue del mio Dio che s'attempa,
e si fa sempre più stanco e lento
finché un giorno cadremo insieme.
Levarsi la mattina e levarti con me,
accudirti, rivestirti, profumarti,
questi gesti di antica confidenza
di carcerati in così poco spazio,
lisi come abiti, frusti come parole
d'auguri ai compleanni,
le stesse che useremo capovolte
come stoffe per condoglianze,
che fatica si fa a tenerti in piedi,
mio vecchio Dio incolpevole, viziato,
capriccioso, sempre più sordo,
che non s'accorge di ripetersi
o forse finge e a volte riesce
a farsi credere unico e fedele,
deciso a restarmi accanto
per amore solo per amore,
e non perché non sa dove andare.
Ma intanto mi lasci qui a ricordare
il giovane Dio che eri,
che non aveva caldo né sete
e pattinava leggero sul ghiaccio
del Nulla cantando senz'ombra,
senza colpe da temere,
né premi da attendere,
il bel niente che eri
senza eco di me,
immune da questa leucemia
dell'eternità che mi beve il sangue.
Sei la mia subdola malattia, Dio mio,
febbre e nebbia che sale
dall'argine consumato del mio tempo.
Roberto Pazzi
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