Strano ora pensare a te
incuneata in spazi rarefatti
che non riesco a rendere immagine,
sul tappeto osceno di questa stanza
a pochi centimetri dal tunnel del liquido.
L’unico modo per farti mia
è chiudere gli occhi e soffiare sull’oblio della forma,
scagliare lontano il vortice che strattona lo stomaco,
leccarmi le vene delle mani
sino a renderle polvere,
dare inizio alla sparizione dagli arti superiori
e proseguire con dovizia di particolari:
petto, stomaco, pene, gambe, piedi.
L’ultima zona tangibile resta il cranio
e ciò che dentro s’agita.
Strano ora pensare a te
andata via senza il minimo incrocio di occhi,
mentre continuo a leccare ciò che resta di me,
a pochi centimetri dal nulla,
consumare persino il pensiero,
sbriciolare il cranio
e ciò che dentro s’agita,
saturare di vuoto lo spazio e il tempo
nel quale io e te ora galleggiamo,
in attesa della rinascita
situata oltre la soglia d’ogni insano delitto.
Rossano Astremo
incuneata in spazi rarefatti
che non riesco a rendere immagine,
sul tappeto osceno di questa stanza
a pochi centimetri dal tunnel del liquido.
L’unico modo per farti mia
è chiudere gli occhi e soffiare sull’oblio della forma,
scagliare lontano il vortice che strattona lo stomaco,
leccarmi le vene delle mani
sino a renderle polvere,
dare inizio alla sparizione dagli arti superiori
e proseguire con dovizia di particolari:
petto, stomaco, pene, gambe, piedi.
L’ultima zona tangibile resta il cranio
e ciò che dentro s’agita.
Strano ora pensare a te
andata via senza il minimo incrocio di occhi,
mentre continuo a leccare ciò che resta di me,
a pochi centimetri dal nulla,
consumare persino il pensiero,
sbriciolare il cranio
e ciò che dentro s’agita,
saturare di vuoto lo spazio e il tempo
nel quale io e te ora galleggiamo,
in attesa della rinascita
situata oltre la soglia d’ogni insano delitto.
Rossano Astremo
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