Sai, torni spesso a visitare i sogni.
Un eccesso di parole, un vizio
mai sopito e tu sei lì – ed i tuoi giorni
senza ozio pronti a ritornare ancora.
Così mi porti un seme, un nome certo
che sfugge dalle mode e non ha ora
ma codici modesti da ridire
quando è notte e non basta la coperta,
quando gli occhi si chiudono allo sguardo
e tutto è una scoperta. Il mondo è fuori,
vedi che poi arranca: se puoi ritardalo,
che non ci stanca la finestra aperta,
l’incerta vista sulle case. Il tempo
di guardarle, le altre cose, di averle
solo per un attimo. Che già viene
il volo degli uccelli al davanzale,
e sale il canto delle scarpe nuove,
quel solito lamento novembrino
che segue i passi piano, quando piove.
mai sopito e tu sei lì – ed i tuoi giorni
senza ozio pronti a ritornare ancora.
Così mi porti un seme, un nome certo
che sfugge dalle mode e non ha ora
ma codici modesti da ridire
quando è notte e non basta la coperta,
quando gli occhi si chiudono allo sguardo
e tutto è una scoperta. Il mondo è fuori,
vedi che poi arranca: se puoi ritardalo,
che non ci stanca la finestra aperta,
l’incerta vista sulle case. Il tempo
di guardarle, le altre cose, di averle
solo per un attimo. Che già viene
il volo degli uccelli al davanzale,
e sale il canto delle scarpe nuove,
quel solito lamento novembrino
che segue i passi piano, quando piove.
Ivan Fedeli
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